Catania: le indicazioni e gli interrogativi che accompagnano la scelta di Tabbiani

Vincenzo Grella

Vincenzo Grella 

La ricostruzione delle vicende delle ultime settimane, legate all'investitura del nuovo tecnico del Catania.

Lo scorso 15 giugno, quando abbiamo incontrato il vicepresidente del Catania Grella dinanzi al Tribunale di Catania, qualche attimo prima dell’inizio di un convegno sul diritto sportivo al quale stava per partecipare in qualità di relatore, il dirigente italo-australiano ci ha giocato un simpatico tiro mancino, dichiarando di non avvertire pressione in merito all’attesa dell’annuncio del nuovo allenatore da parte della piazza e sottolineando la necessità di prendersi tutto il tempo necessario. Nemmeno 24 ore dopo…l’investitura di Luca Tabbiani veniva ufficialmente comunicata dalla società. La sensazione è che in realtà la scelta fosse stata presa già da un po’ di tempo e che il Catania l’abbia resa nota soltanto il 16 giugno per questioni formali. In particolare, da indiscrezioni di stampa è emerso che, a fronte del comunicato dell’1 giugno con il quale il Fiorenzuola aveva comunicato di aver trovato un accordo per la conclusione consensuale del rapporto di collaborazione che legava i rossoneri al proprio ex tecnico, la firma della risoluzione è avvenuta soltanto in un momento successivo, cioè il 15 giugno, dopo che Tabbiani si era congedato la sera precedente con un momento conviviale dalla società che l’ha lanciato, da allenatore, nel professionismo.

In attesa di conferme sulla data di presentazione nel nuovo trainer etneo – l’indiscrezione lanciata dal portale alfredopedulla.com, secondo cui la conferenza si terrà sabato 1 luglio, non ha sino ad ora trovato conferme ufficiali – molte sono le curiosità che sorgono spontanee in merito ai processi decisionali che hanno portato a questa scelta e le anticipiamo qui, nell’attesa di poterle rivolgere ai dirigenti alla prima occasione. La premessa è che la società, nella stagione da poco conclusa, ha messo in cassaforte la promozione in Serie C con notevole anticipo. Al di là del conseguimento della certezza matematica, intervenuto il 19 marzo, l’esito del campionato era prevedibile già da molti mesi. Ragion per cui il club ha potuto disporre di un periodo di tempo più che congruo per programmare nei minimi dettagli la prossima stagione di Serie C.

E in riferimento a ciò, in prima battuta, vien da chiedersi in quale momento è stato deciso di non riconfermare Giovanni Ferraro. Un po’ tutti i dirigenti, nelle varie interviste, hanno sottolineato i meriti del tecnico campano, il quale ha colto dei risultati che sono andati oltre le comunque rosee aspettative ed hanno fatto intendere che, nei ragionamenti in vista della stagione 2023/24, anche Ferraro era tenuto in considerazione come possibile opzione per la panchina. Potrebbero essere considerate come dichiarazioni di prammatica, ma è difficile ritenere che l’ex Giugliano, tramite il proprio lavoro, non abbia messo alcuna pulce nell’orecchio della società.

Quanto a Tabbiani, Alessandro Vagliasindi ai microfoni di Telecolor ha evidenziato che i primi approcci da parte del Catania risalgono al novembre 2022, quando alcuni osservatori del club rossazzurro cominciarono a visionare il suo Fiorenzuola. Grella ha già abbondantemente sottolineato i motivi della scelta, legati ad una filosofia basata su un gioco aggressivo che la società intende perseguire; nulla si sa – perché nulla è stato detto – invece, in merito al timing di tale decisione, aspetto che rimane importante per comprendere in quale modo la dirigenza ha impostato il proprio lavoro nell’ottica del prossimo campionato.

Di certo, con l’annuncio di Tabbiani, è caduto il mito che si era un po’ generato nel corso della passata stagione, legato all’imperscrutabilità ed all’impenetrabilità dei vertici societari del Catania, mito sul presupposto del quale si riteneva che la stampa non riuscisse a sfornare, contrariamente al passato, indiscrezioni di sorta. Ed invero della trattativa con Tabbiani ha iniziato a parlarne già lo scorso 25 maggio il sito riconducibile al giornalista Alfredo Pedullà. Non si è trattato di un caso isolato. Ad esempio, la nuova denominazione sociale, “Catania FC”, è stata “spoilerata” da Alessandro Vagliasindi già ad inizio maggio.

Tornando ad argomenti più seri ed interessanti, la scelta di Tabbiani ha generato un dibattito animato tra i tifosi sui social. A primo acchito era parso che i più non l’avessero gradita, perché avrebbero preferito un profilo dalla maggiore esperienza che, in quanto tale, desse maggiori garanzie in ottica promozione in Serie B. Ma come spesso accade, specie sui palcoscenici virtuali, chi denigra o critica dà l’impressione di essere in maggioranza sol perché la maggioranza reale, quella silenziosa, preferisce non esprimersi o non alza la voce con la stessa irruenza. Al riguardo è abbastanza indicativo il sondaggio promosso sulla nostra pagina facebook nelle ore successive al comunicato ufficiale del Catania. A fronte di un cospicuo campione di votanti, il 75% (in pratica, 3 partecipanti su 4) si è pronunciato a favore della decisione della società. Il dato va comunque preso con le pinze, sia perché rappresenta – chiaramente – una comunità ristretta e non l’intera tifoseria, sia, soprattutto, perché il tifoso per indole tende ad assecondare le scelte del club, specie in contesti come quello che attualmente si è sviluppato alle falde dell’Etna, fortemente caratterizzato da una fiducia praticamente cieca che la nuova proprietà si è conquistata tramite i primi risultati ottenuti ed il modo in cui sono stati raggiunti.

Per il resto, esprimere delle valutazioni preliminari è pratica da “Bar dello Sport” e non sarebbe serio farlo in questa o in qualunque altra sede nella quale le vicende sportive vengono sviscerate professionalmente. Perlomeno, non prima di vedere all’opera il nuovo tecnico e giudicarlo di conseguenza. Basarsi sul solo curriculum può trarre in inganno, come è accaduto tante volte nella storia del calcio. Stesso dicasi per le statistiche collezionate da Tabbiani lo scorso anno alla guida del Fiorenzuola. C’è chi ha sottolineato lo scarso numero di reti della squadra emiliana a fronte della mentalità offensiva predicata dal tecnico; altri ancora hanno puntato l’indice sul crollo verticale dei valdardesi nel girone di ritorno. Ma questi dati vanno pur sempre rapportati con il livello della rosa a disposizione di Tabbiani, con l’obiettivo della società rossonera e con gli infortuni che hanno condizionato il rendimento della squadra nella seconda parte di stagione. Ad ogni modo, quel che è stato realizzato - di buono e meno buono - a Fiorenzuola d’Arda, da parte del genovese, adesso non conta più. I parametri si dovranno ricalibrare sulle base delle ambizioni del Catania, che sono differenti e sarà il campo ad emettere i suoi verdetti.

Il lungo periodo di chiacchiere al vento, fortunatamente, sta per finire. Ma a proposito di chiacchiere, con riferimento agli intenti della società in vista della prossima stagione, in chiusura appare opportuno evidenziare i concetti espressi dal vicepresidente Grella ai microfoni di City Zone lo scorso 20 giugno. Il dirigente del Catania ha sottolineato una volta di più l’idea che orienta la visione societaria: il club punta al successo, ma non al successo fine a sé stesso; punta, infatti, a raggiungere il risultato attraverso la propria filosofia, che è quella di proporre un determinato tipo di calcio che renda il Catania riconoscibile negli anni, indipendentemente dall’esito delle singole stagioni. Un progetto sicuramente ambizioso e in linea con quelle che sono le tendenze del calcio moderno nell’ambito della gestione dei club calcistici. Che accompagna, però, con sé, un paio di incognite. La prima è relativa alla dimensione in cui si trova il Catania: avere una precisa identità di gioco e raggiungere attraverso essa la vittoria del campionato, in terza serie, non è così facile (basti pensare al Foggia di De Zerbi, forse la squadra più iconica della Serie C dell’ultimo decennio, che si fermò alla finale playoff persa col Pisa e contro il “corto muso” di Gattuso). La seconda riguarda il feeling con la piazza. Una piazza storicamente abituata ad esaltarsi oltremodo nelle gioie ed abbandonarsi altrettanto eccessivamente alla delusione nelle sconfitte, reduce, prima dell’avvento di Pelligra, da sette campionati di C e da un dolorosissimo fallimento. Una piazza che ha abbracciato con entusiasmo il nuovo corso perché in esso ha visto il potenziale per tornare a sognare in grande. Si riuscirà a mantenere la necessaria e doverosa pazienza per supportare la società in caso di incidenti di percorso? E’ forse questa la sfida più grande che dovrà sostenere Ross Pelligra.