Catania '10/'11: il pagellone di fine anno

Rossazzurri in festa dopo l'ennesima stagione positiva...

Rossazzurri in festa dopo l'ennesima stagione positiva... 

I voti ai protagonisti della quinta salvezza consecutiva. Per Silvestre la consacrazione definitiva, Lodi e Bergessio gli uomini della provvidenza

ANDUJAR 5,5 Non arriva alla sufficienza la stagione del portiere rossazzurro. Un rendimento altalenante, con poche impennate e più d’un calo. In diverse occasioni è stato al centro delle critiche per interventi non ottimali e diverse reti concesse agli avversari, non certo impossibili da evitare. Raggiunge il picco in Catania-Genoa, gara nella quale fa un paratone su Rossi da due passi, prima di neutralizzare un rigore a Veloso, consegnando di fatto tre punti d’oro al Catania. Poca esplosività e scarsa sicurezza nelle uscite alte, questo è ciò che può essere maggiormente rimproverato a chi, ad ogni modo, spera di poter giocare la Coppa America con la propria nazionale a luglio. Difficile una sua riconferma in rossazzurro per la prossima stagione.

ALVAREZ 5 Irriconoscibile. Ha cercato per tutta la stagione la condizione atletica ottimale, fondamentale perché uno come lui possa rendere al massimo. Ma il top della forma non è mai arrivato, e le prestazioni il più delle volte ne hanno risentito. Poche le prestazioni all’altezza della fama costruitasi appena un’annata fa. Di più le incertezze, due maldestre espulsioni all’attivo, un pizzico di recidiva ingenuità e mancanza di verve nel proporsi in sortite offensive.

SILVESTRE 8 La stagione della consacrazione definitiva. Ha dimostrato di aver raggiunto la piena maturità, dopo quattro stagioni da titolare in un campionato che ormai padroneggia. Impressionante per continuità di rendimento, sempre sostenuto da un’eccellente condizione fisica (ha saltato solo due partite, di cui una per squalifica). Le perle però sono, senza dubbio, le sei marcature messe a segno, che lo eleggono vice bomber di squadra. Capitano dopo l’addio di Mascara. Una sua partenza sarebbe, insieme a quella di Maxi, la prima fondamentale tessera da rimpiazzare a dovere.

SPOLLI 7 La differenza rispetto a Silvestre la fanno quasi esclusivamente i gol. Nessuno per l’altro pilastro della difesa rossazzurra, che però ha messo in cascina un altro anno d’esperienza nel nostro campionato, condito da un rendimento sempre su standard medio-alti. Anche quest’anno è stata una roccia, ispiratrice di sicurezza per tutto il reparto. Solo qualche acciacco di troppo, che alla fine della stagione gli fa contare 25 presenze su 38 gare.

CAPUANO 6 Conclude la stagione in rossazzurro che lo ha visto meno impiegato del solito. Ben 15 le assenze, tutte per malanni fisici. Quando c’è stato ha avuto sempre il privilegio di prima scelta sulla fascia mancina. Il suo picco nel match del Meazza contro il Milan, quando segna l’illusorio vantaggio con un sinistro al volo leggendario, da oltre trenta metri. Goduria pura. Un rendimento onesto, fatto di tantà volontà nonostante qualche amnesìa di troppo sia stata pagata a caro prezzo in alcune circostanze. Ad ogni modo non ha una alternativa di spessore, dunque la sua presenza risulta importante nel pacchetto arretrato.

MARCHESE s.v. Spirito di sacrificio e volontà. Le poche volte che è stato chiamato in causa (11 presenze in campionato) non si è mai risparmiato, pur con i suoi limiti.

TERLIZZI 6 Stagione quasi fotocopia alla precedente. Panchinaro fisso, per un certo periodo ai margini della squadra per dissidi interni. Ma sempre e comunque pronto nel momento della chiamata in causa. Continuano le ruggini con una certa frangia della tifoseria, lui tira avanti e risponde con i fatti. All’attivo anche due gol: uno inutile a Palermo, l’altro decisivo nella vittoria casalinga con il Bari.

POTENZA 5,5 Un’inizio quasi disastroso, poi l’infortunio e la panchina, fino al ritorno importante nel rush finale. Tra lui e Alvarez la fascia destra non ha avuto un vero padrone quest’anno. Sempre molto generoso, meglio in fase difensiva che propositiva, ma non il massimo della continuità.

BELLUSCI s.v. Di cristallo. Altra stagione passata più in infermeria che sui campi. Solo 9 presenze, tutte buone prestazioni, ma troppo poco per essere giudicato.

AUGUSTYN s.v. Seconda linea dall’inizio alla fine. Appena 7 volte in campo, con le solite incertezze. Comunque non giudicabile la sua stagione.

LEDESMA 5 Il grave infortunio è ormai un ricordo. Ma se ha dimostrato d’aver superato del tutto il trauma a livello psicologico non risparmiando mai entrate dure e contrasti, non si può dire che lo abbia fatto sotto il profilo del rendimento. Mai più si è vista la mezzala efficace e produttiva del primo anno in rossazzurro. E questo a dispetto della generosità, mai fatta mancare in campo. Nonostante tutto, e causa anche le numerose assenze che per tutto l’anno hanno falcidiato il reparto di centrocampo, risulta il mediano più utilizzato con ben 32 presenze in campionato. All’attivo anche due un gol, nella goleada che ha sommerso il Palermo al Massimino e nell'inutile passerella con l'Inter.

LLAMA 5 Si può fare lo stesso discorso fatto sopra. Un grave infortunio quando era al top, dal quale non si è ancora ripreso. Mai o quasi è apparso in condizioni atletiche ottimali, ed il rendimento è stato spesso sotto le aspettative. L’attenuante della lungodegenza può essere a stento accettato per adesso, non di certo per la prossima stagione. E’ riuscito comunque a dare il suo contributo, siglando uno dei gol più belli della stagione castiga-Samp, in un match casalingo delicatissimo che sapeva tanto di spareggio.

BIAGIANTI s.v. Un anno che avrebbe dovuto proiettarlo in orbita si è trasformato in un calvario. Solo 15 presenze, per lui che era al passo d’addìo ed invece è rimasto in rossazzurro la scorsa estate. Quando ha giocato lo ha fatto sempre in condizioni fisiche precarie (e non si è mai saputo pubblicamente), fino alla sosta forzata per diversi mesi. Se non ci saranno fulmini a ciel sereno in sede di mercato lo attende un futuro prossimo da capitano.

CARBONI 6,5 Encomiabile come sempre. Ha portato la croce di un reparto deficitario, sobbarcandosi per mesi l’incombenza di fare legna e provare anche a dettare i tempi come quel regista che non è. Esempio di sacrificio e dedizione, saremmo bugiardi a dire che solo una volta si sia risparmiato in corsa, sudore e fatica. A lui va un plauso in più perché ha onorato una maglia che già sapeva di dover lasciare a giugno. Poteva sedersi sulla sella e mollare, invece si è issato sui pedali continuando a spingere fino all’ultimo. Saluterà Catania da gladiatore vincitore, e da uomo vero. Grazie Vichingo.

RICCHIUTI 6,5 In prestito la definizione di alcuni colleghi: ha sette vite come i gatti. Dato sempre per spacciato, con le valigie in mano o non visto dal tecnico di turno, ha trovato ancora una volta la chiave per risorgere ed affermarsi come pedina indispensabile. Il film della sua stagione sembra la replica di quella precedente. Inizio in sordina, poi a scaldar la panca. A gennaio la cessione pareva di nuovo cosa fatta. E invece è tornato ancora titolare inamovibile, con quelle caratteristiche che lo rendono unico nello scacchiere dell’intero centrocampo catanese. Meno presente in zona gol rispetto a un anno fa (solo una rete stavolta), ma pedina tattica e modo di giocare di fondamentale importanza per tutte le manovre.

IZCO 5 Annata da dimenticare. Come Alvarez non è stato nemmeno lontano parente del giocatore che fu un anno fa. Presenze poche e quasi mai all’altezza. Anche diversi problemi fisici, che alla fine gli fanno raggiungere a stento le 17 presenze.

PESCE 6 L’esempio del perfetto gregario. Tornato a Catania senza pretesa alcuna d’essere titolare, si è giocato la sue chances con dignità e risultati onesti. Per un breve periodo titolare nell’inedito ruolo di interno di centrocampo con compiti di pressing, trovatogli da Giampaolo a dispetto del suo ruolo naturale di terzino sinistro. Poi tantissima panchina senza mai fiatare, fino al pallonetto dell’apoteosi che ha firmato il poker sul Palermo. All’attivo altri due gol di pregevole fattura in Coppa Italia.

MARTINHO s.v. Da rivedere e seguire con attenzione, perché nei pochi sprazzi giocati ha mostrato ottime qualità ma anche qualche lacuna su cui poter lavorare per il futuro. Un infortunio serio lo ha tolto dalla mischia facendogli collezionare solo 11 gettoni.

LODI 7 Ecco il primo uomo della provvidenza. Pescato da Lo Monaco a gennaio per dare geometrie e fantasia ad un centrocampo asfittico. Lui per i più era nient’altro che un trequartista del Frosinone (serie B), talentuoso si, ma che ha bruciato il suo lancio nella massima serie perdendosi in pochi mesi sfortunati con la maglia dell’Udinese appena un anno prima. E invece Catania fa il miracolo. Lodi gioca, non più da trequartista ma regista basso. E seppur debba ancora far suo al meglio il nuovo ruolo ed alcune prestazioni non siano esaltanti (Firenze e Bologna su tutte), scrive con il suo mancino due pagine fondamentali per la storia di questo campionato rossazzurro. La doppietta in pochi minuti rifilata su punizione al Lecce (e conseguente vittoria 3-2 in rimonta), insieme alla perla del 95esimo a Torino che uccella Buffon e procura uno dei punti più preziosi di tutta la storia recente del Catania Calcio. Senza voler considerare che il suo tentativo di tiro sullo sciagurato retropassaggio di Balzaretti aveva aperto le danze al 4-0 sui rosanero. Per uno venuto dalla B a stagione in corso è stato forse ogni oltre più felice aspettativa.

SCHELOTTO 6,5 Altra carta vincente, arrivata a tragitto iniziato. 13 presenze e un gol, decine di chilometri sulla fascia destra a ridare fiato, gamba e polmoni ad una zona di campo quest’anno quasi mai brillante e produttiva per il gioco del Catania. Non sempre precisissimo nel finalizzare le giocate, ma la mole di giocate fa pensare che il gioco valga la candela.

GOMEZ 7 Come sarebbe stato il gioco del Catania quest’anno senza Gomez? In molte gare su cosa avrebbe poggiato la manovra offensiva rossazzurra senza le accelerazioni del Papu? Un giocatore che provoca giudizi contrastanti, perché le sue prestazioni non sono sempre state accompagnate dal massimo dell’efficacia. Insieme a Ricchiuti ha rappresentato per tutto l’anno l’unica fonte di gioco. Unico a provarci sempre, a cercare la porta nei periodi in cui la squadra stentava materialmente a concludere un’azione verso il portiere avversario. Per lui è stato fondamentale il primo anno di ambientamento a ritmi e tattiche italiane. Se saprà metterli a frutto (e c’è da sperarci visto che è un classe ’88) ci sarà da divertirsi negli anni a venire. Funambolico, potrebbe andare ben oltre i 4 gol fatti quest’anno. Se sarà meno innamorato del pallone lieviteranno anche gli assist andati a buon fine. Un giocatore con il suo potenziale e più concreto non potrà che essere una perla da coltivare con cura.

MAXI LOPEZ 6 Doveva essere il crack della stagione: alla fine non è arrivata nemmeno la doppia cifra in termini di gol. Per il mestiere che fa i numeri comandano, e questi di certo non lo incensano. In 35 presenze 8 timbri, per un terminale unico da cui tutti si aspettavano sfracelli. Anomala la sua stagione. Nella prima parte il Catania gioca male, molto male. Lui ha chances col contagocce e quando gli capitano quasi sempre sbaglia. Errori banali per lui. Pare una stagione stregata ed allora, dopo aver più volte manifestato disappunto per la solitudine di cui gode in campo, decide di cambiare registro. Lavora molto di più per la squadra, mentre il subentrato Simeone può avvicinargli Gomez ed un Bergessio fondamentale. Maxi continua a fare a sportellate ed ogni tanto qualche gol lo mette a segno. Sacrificio e lavoro di squadra comunque da grande professionista, condite da alcune prestazioni dove pur non trovando la rete ha fatto reparto da solo alla sua maniera. E’ al passo d’addio, e per qualità sarà la pedina più ardua da rimpiazzare.

BERGESSIO 7,5 Il secondo uomo della provvidenza. Quel transfert che tardava ad arrivare oggi a Torre del Grifo lo benediranno mille e mille volte. Bergessio ha riscritto il concetto di attaccante a Catania. Una punta mobile, non altissima, ma al contempo poderosa fisicamente, capace di giocare di sponda e proteggere la palla, andare in percussione con la sfera tra i piedi ed inserirsi in profondità dettando la verticalizzazione, preziosissimo e duttile sia sulla fascia che al centro dell’attacco. Promesso al Catania già un anno fa, l’ex St.Etienne è rinato all’ombra dell’Etna dopo la foschia d’oltralpe. Un diesel le sue prestazioni complessive, lievitate fino all’esplosione degli ultimi due mesi. Grande lavoro di raccordo e sacrificio, 5 gol tutti da attaccante puro, memorabile il suo ingresso in campo nel secondo tempo di Juve-Catania, quando sfasciò la fascia destra di difesa del povero Sorensen dando il là alla remuntada con l’assist a Gomez. Riconfermarlo sarebbe un importante tassello per l’anno che verrà.

MORIMOTO s.v. Come se quest’anno non ci fosse stato. Tanta panchina, anche tribuna, pochissimo campo. 11 presenze e un gol. Rimandato a tempi migliori, anche se è giunto il momento di valutare bene il suo futuro e le prospettive di una eventuale permanenza a Catania.

All. GIAMPAOLO 5 Classico esempio dove più d’ogni cosa contano i distinguo tra numeri ed espressioni di campo. Giampaolo è stato sollevato dal suo incarico lasciando in dote un Catania con 21 punti, poco fuori la zona retrocessione e con una espressione di gioco tra le più brutte dell’intera serie A. Basterebbe questo ad aprire un dibattito pressoché infinito, ma i dati di fatto sono due. Il primo è che, sotto il profilo numerico, l’ex tecnico di Siena e Cagliari, ha fatto a Catania tanto quanto gli era stato richiesto. Il secondo è che la squadra con lui al timone, aveva assunto un atteggiamento ed un modo di approcciare e condurre le partite che in certe occasioni è stato davvero sconcertante. Per non dimenticare una pianificazione atletica della stagione sui generis, che per buona parte della stagione ha visto il Catania crollare sistematicamente nei secondi tempi di tutte le partite. Momenti di gioco in cui dilapidava caterve di punti. Da qui la spinta della società a cambiare direttore d’orchestra, nonostante le cifre dessero, senza però strabordare, ragione all’operato del tecnico. Che stando ai piani estivi doveva oltremodo godere di enorme stima da parte dell’entourage rossazzurro, se è vero che aveva siglato un contratto quadriennale.

SIMEONE 6,5 E’ fuor di dubbio che sotto tanti punti di vista non si è assistito ad un Mihajlovic bis. Evidentemente però non c’erano le condizioni. Simeone ha ereditato come il serbo una squadra più o meno a metà campionato. Con la differenza però d’aver ricevuto in dote non i 12 miseri punti di Atzori un anno fa, ma il ben più rispettabile bottino di 21 costruito durante l’interregno Giampaolo. Altra dissonanza con l’anno passato è stata la condizione generale degli uomini. A Mihajlovic è bastato meno di un mese per ritrovarsi tra le mani, atleticamente parlando, una polveriera. I rossazzurri esplosero da inizio gennaio in poi, correndo fino a fine stagione il triplo di qualsiasi altra compagine. Frutto di un lavoro condotto da Atzori ed il suo staff, poi raccolto da Mihajlovic e soci. Il Cholo sotto lo stesso aspetto ha invece prima dovuto ricomporre nervi ed autostima di un gruppo col morale sotto i tacchi (come Sinisa), e poi ha dovuto reimbastire una preparazione nella preparazione. Nel senso che la squadra a gennaio mostrava picchi atletici bassissimi, e chissà dove si sarebbe arrivati da lì a poche settimane senza l’avvento di un tecnico diverso da Giampaolo. I risultati si sono visti alla distanza, perché non è stato certo subito che i rossazzurri sono riusciti a capovolgere partite nei secondi tempi ed a segnare nei minuti conclusivi. La trasformazione più evidente c’è stata sotto il profilo caratteriale. Anzi l’inizio è stato duro, durissimo con il Cholo che in un certo preciso momento ha addirittura rischiato di far franare il lavoro prima di poter entrare nel vivo. Ha avuto i suoi legittimi tempi di adattamento per conoscere i giocatori e studiare il modo di approcciare le gare tatticamente italiano (non da giocatore qual è stato ma da tecnico). Con lui si è però visto da subito più mordente e determinazione. Il tutto a dispetto di una brillantezza di gioco praticamente mai avuta se non a sprazzi. Ma qui c’è stata la bravura dell’ex centrocampista di Inter e Lazio, abile nel capire che se si voleva raggiungere l’obiettivo si dovevano mettere nel cassetto i sogni di gioco tutto velocità, champagne e bollicine. Altra fondamentale abilità del mister è stata la scelta quasi sempre azzeccata dei cambi in corsa. A parte rare eccezioni, da un certo momento in poi gli interventi in corso d’opera sono risultati decisivi in meglio per il Catania. E la lettura dei match in svolgimento con conseguenti innesti decisivi è da sempre una delle doti più ricercate tra i tecnici. Cosa può non aver convinto allora del Cholo? Probabilmente quella personalità, sfrontatezza e cinismo necessarie per sapersi imporre in trasferta sono rimaste doti pressoché sconosciute anche al Catania di Simeone. E’ chiaro però che questa è una diagnosi che viene stilata ogni anno ai rossazzurri, che rappresentano una squadra prettamente casalinga. E come tale, a questo punto, va intesa, ovvero come limite dei giocatori e del gruppo in sé, se è vero che dopo Pasquale Marino, nessun altro tecnico è riuscito a guarire il Catania dalla “trasfertite”.

SOCIETA’ 7,5 Il gioiello del tanto atteso centro sportivo mette il sigillo sull’ennesima stagione da ricordare. Ma al di là delle imprese e del valore che una struttura unica in Europa come Torre del Grifo ha e potrà avere per il Catania e per Catania, sul campo resta un piccolo grande capolavoro che è impossibile non riconoscere. A gennaio sono stati pescati tre assi, tutti e tre perfettamente corrispondenti alle esigenze che una squadra in palese difficoltà lamentava. Schelotto, Lodi e Bergessio, parallelamente al lievitare delle prestazioni collettive, stanno a significare un pezzo sostanzioso di salvezza rossazzurra. Lo dicono i fatti corroborati dai numeri. L’unica pecca riconoscibile a Pulvirenti e soci è quella d’aver ad inizio anno tacciato questo Catania come il più forte da quando milita in A con questa guida societaria. A dispetto dei punti conquistati questo Catania non era il migliore, e non lo sarà fin quando non sarà in grado di conquistare quantomeno tre-quattro vittorie in trasferta a stagione. Inequivocabile segno di carisma e personalità, ovvero di quel salto di qualità che tutti amano immaginare sempre più vicino.