25 Giugno 1983: Il mio matrimonio con... il Calcio Catania

Roma 25 giugno 1983: il triplice fischio di Menegali manda il Catania in Serie A

Roma 25 giugno 1983: il triplice fischio di Menegali manda il Catania in Serie A 

Nel 40' anniversario della promozione in A proponiamo l'appassionante racconto di un grande tifoso rossazzurro...

di Salvo Ferrigno

Classe '58, 13 febbraio: questa è la mia data di nascita, oggi sono un sessantacinquenne. Segno zodiacale Acquario, ascendente Scorpione: questo per chi crede agli oroscopi, dove alla fine "Essere superstiziosi è da ignoranti; ma non esserlo porta male" Eduardo De Filippo metteva d'accordo un po' tutti con questo suo aforismo.

La mia infanzia è stata felicemente costellata nel segno di una stella lucente bicolore: rossa e azzurra!

La buonanima di mio padre era letteralmente "rapito" da questa stella chiamata "Club Calcio Catania". Ne era talmente patito che appena io ebbi compiuto i due anni volle assolutamente che io ne divenissi la sua "mascotte".

Dei suoi racconti ricordo le parole "Ho smosso mari e monti affinché potevo vederti al centro del campo insieme ai nostri giocatori".

Riuscì ad avere un incontro con i membri societari chiedendo e ottenendo l'autorizzazione affinché quel suo sogno potesse realizzarsi. Correva l'anno 1960, o forse 1961 (scusate se non so essere preciso in questa parte di racconto. Essendo i miei primi anni di vita, racconto ciò che i miei genitori mi hanno riportato). Comunque sia ringrazio le foto che stavano lì a testimoniare il tutto: istantanee scattate mentre mi trovavo in braccio al portiere Gaspari e altri componenti della squadra di quel periodo. Mia madre teneva conservato persino il completino, rigorosamente originale, in lana. I testimoni esistevano. Fui la "mascotte" per un paio d'anni.

I miei ricordi di bimbo iniziano a focalizzarsi dal 1964. Quello per il sottoscritto fu l'anno della prima classe elementare: anche se a quei tempi se non avevi già compiuto i sei anni, nel momento dell'iscrizione, non potevi essere ammesso. Infatti, agli inizi del 1964, frequentavo ancora l'asilo. Ebbi l'autorizzazione a frequentare la mia prima classe dalla stagione scolastica 1964-1965. Le scuole a quel tempo avevano inizio nei primi giorni del mese di ottobre, quindi quando iniziai a frequentare andavo già per i sette anni da lì a qualche mese.

Dicevo sopra che i miei ricordi partono da quel 1964, più esattamente il 2 febbraio 1964. Lo ricordo vividamente, in tutti i suoi particolari, colori, voci. Tornare con la mente indietro mi procura la stessa eccitazione, adrenalina, la gioia di quel giorno. Significa riviverlo con la stessa vigoria di quel "bimbo": rivivo l'emozione di trovarmi all'interno dello stadio Cibali, tribuna A, insieme alla buonanima di mio padre e di suo zio. Quel giorno rimane impresso nella mia mente: Catania-Genoa, risultato finale 5-3. Il mio cuore si lega da qui in poi alla passione, all'amore infinito e indescrivibile per quei colori rossazzurri. Questo è ciò che la mia mente riesce a focalizzare. Parlo di quel Catania targato Ignazio Marcoccio (mito assoluto), Carmelo di Bella (Allenatore), Vavassori, Chinesinho, Prenna, Corti, Rambaldelli, Cordova, Biccherai, Biagini, Fanello, Miranda. Già al solo nominarli mi viene la pelle d'oca.

Ogni qualvolta penso a quel periodo, che penso al Calcio Catania, mi riporta al ricordo di mio padre. A cui dico immensamente grazie per avermi accostato a questa fede e per averla condivisa con me.

Ricordo che dopo gli anni di quella Serie A, dopo qualche anno, Ignazio Marcoccio volle passare la mano. Si fece avanti l'imprenditore edile Angelo Massimino, che a dire il vero si era fatto avanti più volte già negli anni prima per rilevare la società. Ci riuscì intorno alla fine del 1969. Non perse tempo: nella stessa stagione sportiva (1969-1970) riportò il Catania in Serie A.

Non fu la sola: riuscì ad ottenere la promozione in Serie A anche in quel 25 giugno 1983. Quello degli spareggi...quello dei "quarantamila". È a conoscenza di tutti quella data, anche chi a quel tempo era in fasce o non era addirittura neanche nella mente di Dio. È una parte della nostra storia tramandata di padre in figlio, e oggi dal nonno ai nipoti. 

Quel 25 giugno 1983 è una data che non potrò mai dimenticare, per me non è legata solo alla giornata del nostro ritorno in Serie A; è legata anche ad una parte della mia storia intima e personale.

Di quel giorno potrei ricordare ore, minuti, forse financo i secondi. Un giorno che ricordo con gioia immensa mista a rabbia. Provo a raccontarvi una storia, vera. Questo racconto non è tratto da nessun romanzo di genere fantastico o trama da film comico e drammatico allo stesso tempo.

Il tutto ebbe inizio dopo i festeggiamenti del 1982, quando la Nazionale italiana conquistò il titolo di "Campione Del Mondo" in quel di Madrid. Era l'11 luglio. Quella sera mi trovavo a festeggiare insieme alla mia fidanzata, uno dei miei fratelli, il più giovane, e un suo amico; con il tricolore a sventolare fuori dal tetto di una vecchia 500. Alla fine della "serata" (nottata) di "bordelli" per vie e piazze di Catania, iniziai a fare strada per accompagnare a casa la mia fidanzata. Sarà stato il sonno, l'euforia, l'adrenalina, non saprei; ma appena arrivati sotto casa sua, scendemmo dall'auto e, come fanno i gentiluomini che si rispettino, facemmo insieme quei pochi passi che mancavano al suo portone di casa, a seguito del bacio della buonanotte le sussurrai all'orecchio: "Da domani iniziamo i preparativi per le nozze...il prossimo anno ci sposiamo!" Dopo dieci anni insieme mi sembrò giusto regolarizzare la nostra relazione. Quel 1982, per il Catania fu un campionato abbastanza deludente. I tifosi eravamo molto delusi.

Mentre io e la mia fidanzata eravamo nel pieno della concentrazione per organizzare il matrimonio, ebbe inizio la stagione 1982-1983 che prometteva bene. Si partiva con una Serie B fortissima: Milan, Lazio, Bologna, Como. Corazzate che da tutti gli addetti ai lavori venivano indicate come assolute protagoniste di quel campionato. In più c'erano squadre che si erano attrezzate bene, tra queste anche il Catania che si presentò con in panchina Gianni Di Marzio. Un allenatore che godeva di alta stima e considerazione, personaggio apprezzatissimo dal circo calciofilo di allora. Un napoletano verace, con esperienze assolute in promozioni, godeva del rispetto di tutti i calciatori. Insomma, un personaggio con quotazioni altissime. Infatti in quella stagione, grazie a lui, vennero a Catania tanti calciatori dall'alto profilo e spessore tecnico-tattico che fecero la storia.

Fu per me e tanti altri tifosi, una stagione vissuta a 360°, iniziata con la disputa di una buonissima Coppa Italia. Cosa rara a Catania; in genere eravamo soliti uscire dalla competizione alla prima gara. In quella stagione ebbi il piacere di poterla seguire in più di qualche trasferta (Lecce, Bari, Milano, Roma contro la Lazio).

Quell'anno cambiai anche settore dove poter assistere le gare allo stadio. Insieme ad altri amici, con i quali condividevamo anche le trasferte, eravamo soliti, da parecchi anni, fare l'abbonamento in Tribuna B. Però, almeno nell'anno precedente, era diventato il covo di "allenatori della domenica" contestatori "seriali" del Presidente e di qualche giocatore che meritava solo rispetto (leggi Damiano Morra). I giocatori avversari erano sempre i migliori: se vincevamo erano però scarsi. Praticamente si viveva di sole critiche. Divenne qualcosa di insostenibile. Ci stufammo di discutere ogni domenica con molti di questi, con il rischio di venire alle mani. Alla fine scegliemmo la "Tribuna C" (oggi fa parte della curva nord).

Il campionato andava avanti, con entusiasmo. Allo stesso modo andavano avanti anche i preparativi del matrimonio. Mobili scelti in uno dei negozi più frequentati a quel tempo: "Mediterranea mobili" a Misterbianco (nota a margine: si dava la possibilità di poterli pagare poco alla volta senza finanziarie di mezzo, come è d'uso oggi, o firmare cambiali. Al saldo della somma totale si sceglieva la data della consegna).

Nel contempo ci premurammo di fissare la data delle nozze. Si doveva fare in fretta per far sì di poter prenotare tutto l'iter burocratico-religioso della chiesa e ristorante per il banchetto nunziale. Da parte mia dovevo tenere in considerazione che il campionato finiva il 12 giugno, quindi era assolutamente indispensabile fissare le nozze solo dopo tale data.

Il buon inizio di campionato da parte del Catania convinceva. Feci la prima trasferta a Lecce (terza o quarta giornata, non ricordo di preciso) con nostra vittoria per 1-0, rete di Cantarutti. Agli inizi di ottobre riuscimmo a fissare la data con il prete: 18 giugno 1983. Il locale scelto per il banchetto nunziale a "La Bussola" (allora locale molto in voga, prima che gli dessero fuoco) Pedara. Scelta fatta, logisticamente assai comoda per noi, visto che prendemmo casa nella zona alta di Pedara: si trattava di una villetta sperduta, a quel tempo, a Tarderia bassa, ma si stava divinamente bene. Tutto sembrava proseguiva come sperato.

Il campionato procedeva in modo avvincente nella parte alta della classifica. Il 13 febbraio 1983, giorno del mio compleanno, mi regalai la trasferta a Milano contro il Milan, risultato 0-0. La classifica vedeva il Milan primo, la Lazio seconda e il Catania terzo, con un in più su Como, Cremonese e Cavese. Eravamo agli inizi del giro di boa del campionato. Il viaggio di ritorno, in treno, mi portò a riflettere. Mi sforzavo d'immaginare come potesse concludersi la classifica finale e con il calendario del campionato in mano iniziai a fare delle ipotesi di proiezione, visto anche l'equilibrio che andava avanti da parecchie giornate. Nessuno aveva mostrato segni di cedimento fino a quel punto.

Certo, il fatto che il campionato potesse avere una coda finale, non era da scartare, anzi. Le condizioni che si potesse andare oltre il 12 giugno c'erano tutte. Questo nella mia mente era un tarlo che iniziava a prendere corpo. Era pur vero che mancassero ancora tante giornate alla fine (approssimativamente ricordo si fosse alla seconda o terza giornata di ritorno), ma bisognava mettere in preventivo questa ipotesi. Il 18 giugno avevo le mie nozze già fissate. Rientrato da Milano iniziai a pensare un modo indolore sul come fare a porre rimedio: spostare la data delle nozze più avanti di qualche settimana, in modo indolore?

Mancavano quattro mesi alle nozze e mi dovevo sbrigare. Ne parlai con la mia futura sposa che, a dire il vero non la prese benissimo, anzi tutt'altro. Arrivammo al punto morto, dopo dieci anni, di mettere in discussione tutto. Fortunatamente con il passare di qualche giorno riuscii nel "convincimento", mettendo sul tavolo "l'amore".

Superato lo scoglio "amoroso", a quel punto non persi tempo, mi prodigai affinché potessi parlare con il prete, secondo me lo scoglio principale da superare, a quel punto. Effettivamente avevo immaginato bene. Non aveva nessuna intenzione di spostare data e ora. A quel punto provai a metterlo alle strette: "Va bene padre, vuole dire che mi sposo solamente con il rito civile e basta... può cancellare il tutto". Dopo tanto discutere, dopo essermi sorbito tutti i sermoni del Vangelo, della Bibbia, alla fine anche lui si convinse. Addirittura mi diede la possibilità di scelta: 25 giugno o 2 di luglio!

A questo punto mi rimaneva da spostare il banchetto nunziale. Pensavo fosse l’aspetto più semplice, ma questa volta mi sbagliai. Si rivelò il più difficile. Praticamente avevano l’agenda delle prenotazioni esaurita. Il locale era prenotato per tutti i giorni estivi a seguire. Le date disponibili erano nei mesi invernali, soprattutto nel mese di novembre avevo libertà di scelta.

Spiegai al gestore del locale le motivazioni che mi portavano allo spostamento e, porgendogli la mano per salutarlo, mentre gli comunicavo che ero dispiaciuto e mi trovavo nella posizione, con mio dispiacere, di dover scegliere un altro ristoratore che mi potesse accontentare, mi fermò. Con pazienza riconsultò la sua rubrica e alla fine trovammo un escamotage del tutto eccezionale: "Se le va bene possiamo farlo di sera, nella parte interna, in concomitanza con un altro banchetto che si tiene all'esterno". Ovviamente non mi rimaneva altro da fare che accettare.

In un modo o nell’altro, seppur parzialmente, ero riuscito nel mio intento; credevo che il “prolungamento” di una settimana potesse bastare. Potevo ritenermi soddisfatto per avere ottenuto il minimo margine di tolleranza per una eventuale "coda".

Passavano le giornate, il campionato proseguiva; quell'alternanza nelle posizioni nell'alta classifica continuava. In special modo nella lotta per la conquista della terza posizione, nonché ultimo posto utile per conquistare la promozione, visto che il primo e secondo sembravano già "prenotati".

Tuttavia, a circa un mese dalla conclusione del campionato, anche il secondo posto fu messo in discussione. Quel posto che sembrava conquistato oramai dalla Lazio, era rientrato in gioco. La squadra degli "extraterrestri", mostrava forti cedimenti. Fu così che il secondo e terzo posto divenne un discorso a cinque, allargato a Catania, Lazio, Cremonese, Como e Cavese.

Il 5 giugno 1983 si arrivò alla penultima partita, la trentasettesima giornata di campionato recitava questi incontri: Lazio-Catania, Cremonese-Bologna, Como-Campobasso, Reggiana-Cavese. Sembrava essere la giornata decisiva.

La classifica, prima dell'inizio delle gare, vedeva al secondo posto Lazio e Catania appaiate, seguiva la Cremonese ad un punto, poi Como e Cavese distanziate di due punti dal secondo e ad uno dal terzo. In vetta, il Milan, saldamente al primo posto, era già stato promosso da diverse giornate. È giusto precisare che a quel tempo ogni vittoria valeva 2 punti e il pareggio 1 punto.

Praticamente passava tutto dai piedi dei rossazzurri. Bastava vincere le due partite rimanenti e sarebbe stata Serie A senza dover dividere il secondo posto con nessuno. Carovane di tifosi si diressero a Roma, tra cui anche io. Curva sud e tribuna Monte Mario erano pieni di tifosi catanesi e romanisti, intervenuti a darci una mano a tifare contro i loro rivali di sempre. Purtroppo la partita non ebbe l'esito sperato. Un Menicucci d'annata, alla sua ultima partita in divisa nera, riuscì a "pilotare" il risultato a favore della squadra biancoceleste. Uscimmo immeritatamente sconfitti per 2-1, dopo aver disputato un'ottima partita.

La settimana successiva arrivò l'ultima giornata, al dire il vero non è che ci lasciasse tante speranze. La Lazio, seconda, era attesa a Cava Dei Tirreni, con i campani fuori da tutto. La Cremonese terza, avanti di un punto, faceva visita ad un Varese di metà classifica con pochissimo spirito agonistico.

Il Como si trovava a pari punti con noi: giocava a casa di un Bari ultimo e già retrocesso. Anche noi non avevamo una gara difficile da superare. Giocavamo in casa contro una squadra di metà classifica, il Perugia. Quindi tutto parlava a nostro sfavore. Solo un miracolo poteva metterci in gioco per la conquista della promozione. Le contendenti che ci precedevano dovevano "suicidarsi" affinché noi potessimo rientrare in gioco. Dovevano rispettare i pronostici e nulla più. Praticamente non dipendeva dal Catania.

Ebbene, successe! Incredibile... il "suicidio sportivo" della Cremonese fu compiuto. La classifica finale della stagione di Serie B 1982-1983 diede le sue sentenze: Milan primo, promosso; Lazio seconda, promossa; Catania, Cremonese e Como, terzi. Bisognava spareggiare per conoscere chi avrebbe fatto compagnia in Serie A ai lombardi e ai laziali l’anno successivo.

Qui che ebbe inizio la mia disperazione: spareggio a tre! Significava che non mi bastava più quel margine di sicurezza.

Il lunedì furono comunicate le date e il luogo di disputa degli spareggi: Stadio Olimpico di Roma il 18 giugno prima gara, 22 giugno seconda gara, 25 giugno terza e ultima gara!

Quel 25 giugno 1983, data "re-fissata" per le mie nozze. Non avevo modo di fare più nulla.

I miei amici di "fede" misero le mani avanti: "’Mbare, senza offesa, u rialu tu facemu, è nommali, ma non parrari ca rinunciamu di iri a Roma...!" Il mio testimone di nozze a fare da corista solista: "Fratè cercati un altro testimone, mi dispiace, io non potrò mancare a Roma. Ti chiedo scusa, ma so che tu puoi capirmi!"

Quel giorno si celebrò uno dei matrimoni più drammatici (per me) e comici, allo stesso tempo, della storia.

Era tutto pronto, mancava solo una cosa: dovevo rimanere informato "minuto per minuto" nel frattempo che si svolgeva la cerimonia. Tanto oramai piangere sul latte versato non avrebbe avuto nessun senso.

Io, amante dei motori, scelsi "L'AUTO" - avuta in prestito grazie ad un amico di mio suocero, un grande collezionista di auto da competizione – si trattava di una due posti, così da essere io stesso l'autista al servizio degli sposi; per me questa è sempre stata la migliore auto italiana nel mondo, in assoluto: Fiat 124 spider Abarth, colore nero satinato!

Stabiliti i ruoli di ognuno della squadra di "informatori" per quel giorno, coinvolsi mia cognata incaricandola di comprare dei nastrini rossi e azzurri da consegnarmi alla fine della cerimonia religiosa.

In chiesa posizionai un trio d'attacco niente male: mio cugino piazzato davanti al portone della chiesa, con cuffie e radio al seguito. Il suo era un ruolo fondamentale, comunicare, ogni cinque minuti circa, a mio cognato, seduto sulla destra all'interno della chiesa; lo stesso aveva l'incarico di fare da "rimbalzo" degli aggiornamenti ad un altro mio cugino, seduto sulla sinistra, che a sua volta aggiornava uno dei testimoni sull'altare e di conseguenza, quest'ultimo, a gesti ed espressioni facciali, mi teneva aggiornato durante lo svolgimento della cerimonia religiosa, sull'altare.

Il lavoro di squadra premia sempre. Il Parroco, da parte sua, conoscendo la situazione e vedendo anche una certa agitazione, mista a svogliatezza e disattenzione da parte mia, come diciamo noi nella nostra lingua: "...ci resi n'ammugghiata!"

Usciti dalla chiesa (preciso che non ricordo nulla di quello che accadde sull'altare e di tutta la cerimonia) il mio primo pensiero fu subito quello di legare i nastrini rossi e azzurri sull'antenna dell'auto posizionata nel parafango posteriore. L'alzai al massimo della sua estensione.

Salito in auto vidi il fotografo rivolgersi a me, indicandomi qualcosa a gesti; non ci capii granché, anzi niente, perché nel contempo ascoltavo la radio concentratissimo e ad alto volume. Il primo tempo di Catania-Cremonese era finito 0-0 e il radiocronista stava facendo il riassunto. Mia moglie mi disse ciò che non avevo capito "Il fotografo ha detto di stargli dietro..." Mi premurai a risponderle, dopo qualche minuto: “Va bene, avevo capito”. Ma quando mai… Sapevo solo che il Catania in quel momento era in Serie A. Mancavano ancora quarantacinque minuti di sofferenza.

Mi condusse ad Aci Castello, sulla collina, in una villa di cui sconoscevo tutto. Giunti lì, rimasi seduto in macchina ad ascoltare il secondo tempo, che già nel tragitto era iniziato. Lui e mia moglie mi chiamarono a distanza "Sbrighiamoci che poi fa buio e le foto non vengono bene", mentre io rispondevo "Certo, certo...arrivo...solo un attimo". Passarono cinque, dieci, forse più minuti affinché io mi allontanassi dal punto dove non potevo sentire il radiocronista. Non ricordo quante volte si replicò questo "quadretto". Ricordo solo che ad un certo punto sentii il radiocronista gridare: "L'arbitro Menegali in questo momento prende il pallone tra le mani e fischia la fine...il Catania è in Serie A!!!"

A quel punto non capii più nulla: saltavo, cantavo, abbracciavo tutti, fotografo, assistente, mia moglie, la macchina...baciavo i nastrini rosso e azzurri. Disinteressandomi del fotografo senza chiedergli se avessimo finito, invitai mia moglie a salire subito in auto, misi in moto e via, giù dalla collina per raggiungere la statale 114. Invece di svoltare a sinistra per poi salire verso i Paesi Etnei, per andare a Pedara, dissi a mia moglie: "Un'attimo di pazienza, prima di andare al locale dobbiamo passare da un posto...". Quindi svoltai a destra direzione Catania, piazza Europa.

Arrivati in piazza Mancini Battaglia (zona Ognina), era tutto bloccato. Ci abbiamo messo qualche ora per arrivare in piazza Europa. Riuscite ad immaginare cosa successe? Sposo che inneggiava felice, auto scoperta, nastrini rossazzurri al vento: tutti intorno all'auto a cantare, gridare di gioia. Quel giorno iniziato all'insegna della rabbia, di colpo divenne un giorno fantastico.

Arrivammo a Pedara che era quasi mezzanotte, qualcuno degli invitati, più in là con gli anni, aveva abbandonato "il campo". Fummo accolti con cori da stadio; la canzone di Venditti "Grazie Roma". Per tutta la durata del banchetto andava in ciclo continuo; palloncini rosso e azzurri accostati l'uno con l'altro, appesi per tutto il locale; una grande bandiera rossazzurra avvolgeva le due sedie al tavolo degli sposi.

Finito il tutto, a notte molto inoltrata, ci ritirammo nella nostra nuova casa. Appena entrai il mio unico pensiero fu quello di accendere la tv sul canale di "Teletna". Ancora vi erano i collegamenti, immagini della partita. Mia moglie si avvicinò, sfinita, chiedendomi la cortesia di sbottonargli almeno l'abito (abbottonato con una cinquantina di bottoni sul retro)...tentai con il primo, ci voleva troppo tempo, quindi afferrai i due lembi superiori del vestito e li tirai con forza. Vennero giù tutti i bottoni. Con indifferenza tornai a seguire i servizi di Ronsisvalle, Zuccalà ecc...

Questa fu la mia luna di miele...con il Catania in Serie A in quella storica data del 25 giugno 1983!