25/01/2020 8:04
88 chilometri…
È da un po’ che ci penso. Ancor prima che prendesse vita quel vivai di calciatori che movimenta in questi giorni Torre del Grifo. Forse, probabilmente, da quando quell’accento toscanaccio, di matrice livornese, è ‘salito’ in cattedra prendendo in pugno la situazione. Pugno fermo, pochi peli sulla lingua e infinita sostanza, così come fanno gli allenatori tutti di un pezzo, i cosiddetti “sergenti di ferro”. Tra Livorno e Piombino – la cittadina più a sud della provincia labronica – ci sono ottantotto chilometri che costeggiano il mare e un pallone di storia rossazzurra sospinto dal “mio amico” napoletano Giambattista Vico, sempre attento a farmi notare quei dettagli simili a eventi già vissuti in passato.
Quella sporca dozzina
Gennaio 2005, il Catania è un cantiere aperto. Il mercato estivo “grandi firme” condotto da Pietro Lo Monaco (quello dei Fresi, Miceli, Walem, Vugrinec, Bruno e Ferrante, tanto per intenderci) si è rivelato sul campo un autentico fallimento. Buona parte di quei “big” vola via lontano, lasciando posto a giocatori aventi un appeal inferiore, ma sicuramente maggior grinta e fame. Agli ordini di Nedo Sonetti, un matusa della panchina, arrivano i brasiliani Cesar, Fernando Menegazzo e Jeda, insieme a Matteo Serafini e Cristian Silvestri. Quello fu un Gennaio di magra: sconfitta a Modena, pareggio interno con il modestissimo Venezia, altro K.O. a Cesena e nuovo 1-1 casalingo con l’Arezzo. Proprio dal match coi toscani, quello del famoso gol in rovesciata di Serafini, venne fuori un Catania decimato da infortuni e squalifiche. Elefante in piena emergenza, con l’aggravante di un mercato non ancora adeguatamente completato, nella fattispecie nel reparto d’attacco, dopo le cessioni di Eddy Baggio, Bruno e Ferrante. Tant’è che nella gara di Vicenza, del 30 Gennaio, mister Nedo Sonetti fu costretto ad affidare le chiavi dell’attacco al diciottenne Christian Iannelli, unico attaccante a disposizione insieme al neo arrivato Graziano Pellè, diciannovenne proveniente dal Lecce. “Quella sporca dozzina”, così come definita dal carismatico tecnico di Piombino, riuscì a pareggiare con merito, recuperano per ben due volte lo svantaggio. L’acerba punta salentina, che esordì nel secondo tempo del “Menti”, a conti fatti si rivelò l’unica vera prima punta a disposizione di Sonetti per tutto l’intero girone di ritorno, visto e considerato che il macedone Ilco Naumoski è da considerarsi una sorta di “leggenda pallonara”.