28/11/2017 10:19
“Il campo è già gremito, la folla è già esultante, adesso lo squadrone scenderà, con stemma l’Elefante: questo è il Catania della Serie A! Forza Catania, forza Catania, passa subito all’attacco ora è tempo di segnar! Forza Catania, forza Catania, non fermarti ma galoppa per restare sempre in A!”. E ancora: “U stadiu è chinu chinu di banneri, u tifu supra a cuvva e na tribuna, a uci ca si sente sulu una Catania si na squatra i Serie A”.
La Serie A da ormai quattro stagioni è soltanto un ricordo assai nostalgico. Un ricordo reso ancor più triste nel vedere alcuni dei componenti di quella squadra (da Gomez a Castro, da Izco a Spolli, tanto per citare i più rappresentativi) ancora impegnati nel massimo palcoscenico calcistico italiano ma con altre casacche, con altri colori. La Serie A c’è stata e chissà se ci sarà ancora. Di certo rimarrà traccia indelebile anche nei testi prodotti da Natalino Otto e Giuseppe Castiglia, versi d’amore pallonaro che viaggiano in una sinfonia rossazzurra.
Ma al di là della categoria, che sia A o C, B o D, l’elemento che emerge più degli altri in questo soleggiato martedì 28 novembre 2017 è l’immancabile riferimento alle care e calde mura amiche dell’Elefante: “Il campo è già gremito, la folla è già esultante!” intona Natalino il ligure, “U stadiu è chinu chinu di banneri, u tifu supra a cuvva e na tribuna” risponde a caccarara Pippu u catanisi. Il Catania e il suo stadio, il suo stadio e il Catania. Ottant’anni come oggi l’Associazione Fascista Calcio Catania affrontava il Foggia nella nona giornata del campionato di Serie C edizione 1937-38. Uno a zero il risultato finale per i rossazzurri di mister Giovanni Degni in virtù della rete di Raffaele Pulzone al minuto trentatré del primo tempo. Una vittoria che spezzò una serie nera di quattro sconfitte di fila, sfociate nel cambio in panchina, ma che va oltre al risultato in sé. Quel 28 novembre 1937 s’inaugurava il Polisportivo Cibali, il primo atto di una storia d’amore, tra gioie e sofferenza, tra vittorie e sconfitte, tra giornate di gloria e annate nere, arrivata a quota ottant’anni.