17/07/2015 1:35
Non era dotato di tecnica sopraffina né di un piede particolarmente educato, ma la sua grinta e la sua abnegazione hanno fatto le fortune degli allenatori che lo hanno schierato lungo la fascia, vincendo con lui in Italia ed in Europa.
In panchina niente giacca e cravatta ma una maglia e la casacca d’allenamento sopra.
Pippo Pancaro è un calabrese doc: tanto sacrificio e testa dura. Con lui si fila e non si sgarra.
L’esperienza stabiese - La prima esperienza significativa in panchina, dopo quella da vice di Marcolin a Modena nel 2012/13, la scorsa stagione alla Juve Stabia (Lega Pro, girone C).
Un girone d’andata esaltante cui seguirono una serie di risultati negativi culminati con l’esonero che arrivò a marzo, con la squadra terza in classifica. Pancaro ha lasciato a Castellammare un ottimo ricordo ma a dirla tutta il suo rapporto con la tifoseria non è stato sempre idilliaco. Anzi, è iniziato proprio con il piede sbagliato. All’inizio di ogni stagione gli ultras delle vespe hanno l’abitudine di riunirsi nello spogliatoio assieme ai giocatori per il canonico discorso di iniziazione. Una sorta di rito propiziatorio ed una occasione per cementare i rapporti e condividere gli obiettivi stagionali da perseguire.
Pancaro si oppose, rompendo una vera tradizione che si perpetuava da anni. Gli ultras non la presero bene e con alcuni mancò poco si rischiasse il contatto fisico.
Sul campo, poi, le prime uscite delle vespe non furono esaltanti (sconfitta a Catanzaro per 2-0 e pareggio interno per 1-1 contro il Matera) e già alla terza di campionato, durante il derby di Caserta, lo striscione esposto “Pancaro vattene” sembrava già aver delineato il rapporto tra il tecnico ed i tifosi.
Un gol allo scadere (Vella al minuto 86) mise tutti d’accordo e fu pace fatta. Anche in virtù dei dodici risultati utili che seguirono (14 in totale) che portano la Juve Stabia al secondo posto in classifica a soli due punti dalla capolista Salernitana. L’incantesimo si ruppe ad inizio dicembre, proprio all’Arechi, nel big match della sedicesima di campionato. I granata si imposero in rimonta per 3-2 ed a Pancaro non fu perdonato il fatto di aver cambiato modello tattico in corsa, abbandonando il 4-4-2 di partenza. Da allora la Juve Stabia iniziò a perdere smalto, anche a causa di frizioni interne allo spogliatoio generate dal cambio del modulo (Pancaro mise definitivamente da parte il 4-4-2 che aveva regalato tanti successi, in luogo del 4-2-3-1 imperniato sul trequartista Bombagi alle spalle della sola punta Di Carmine) e soprattutto causate dal progressivo allontanamento dei senatori Ripa e Caserta (oggi l’ex rossazzurro verrà presentato alla stampa come vice del tecnico stabiese Ciullo).
La goccia che fece traboccare il vaso arrivò a metà marzo, alla vigilia della trasferta contro la Lupa Roma. Alla base dell’esonero uno scontro verbale parecchio animato tra lo stesso allenatore ed il D.S. Logiudice (già nell’entourage del Catania in qualità di osservatore) che avrebbe messo piede nello spogliatoio per scambiare qualche parola con i giocatori. Una presenza indesiderata che avrebbe portato alla definitiva frattura tra Pancaro e il club gialloblù che decise di sollevarlo dall’incarico.