04/03/2015 7:38
La sua presenza, non c'è assenza
Diciannovesimo anniversario della tragica scomparsa del Cavaliere Angelo Massimino, il Presidentissimo. L’uomo che per oltre vent’anni ha guidato, con fortune alterne, l’Elefante. Dalle promozioni in A del 1970 e del 1983, passando alla “radiazione” del 1993 (termine improprio per il Calcio Catania 1946 non è mai stato cancellato e, di conseguenza, rifondato, così come accaduto altre società), alle numerose battaglie contro la “carta bollata” finite poi nell’asfalto di Scillato.Folla immensa all’interno della Cattedrale di Catania per l’estremo saluto da parte di quel Popolo Rossazzurro che forse l' ha amato di più dopo la morte che in vita. Come accade ai grandi, insomma. Uomo semplice, poca apparenza, grande sostanza. Figlio di una dinastia di presidenti ormai estinta, quella degli Anconetani, dei Rozzi o dei Barbera. Addio al suo corpo, ma non alla sua anima che aleggia sempre a bordo campo del vecchio Cibali, stadio carissimo a tutti i catanesi. Stadio che porta il suo nome. Ad ogni coro, ad ogni battito del cuore accelerato, ad ogni grido, ad ogni pugnetto di sale lanciato per “cacciar la sfiga”, o le cucchiate, Massimino rivive nelle gesta dei tifosi rossazzurri, di quelli veramente innamorati del Catania. Diciannove anni senza te, ma in fondo in fondo non te ne sei mai andato…
Un murale per Cannavò, una statua per Massimino
Quattro marzo 1996, quattro marzo 2015: diciannove anni senza il Presidentissimo, anni che hanno visto il “suo” Catania risorgere dalla polvere delle serie minori e ritornare nel calcio che conta (estate 2006) al termine di una lenta e progressiva scalata. Anni di rinnovato splendore – eccezion fatta per le ultime due stagioni – che non cancellano il ricordo del passato, di chi ha rappresentato Catania per anni. E nel giorno di questa triste ricorrenza non può passare inosservata la scelta da parte del comune etneo di dedicare Piazzale Oceania al giornalista catanese Candidò Cannavò, scomparso nel 2009. Una scelta che per chi conosce la storia e, soprattutto, per chi non la dimentica appare discutibile e inopportuna. Perché un murale con Cannavò circondato da una banda rossazzurra, elefanti rampanti e l’immagine della Sicilia orientale, non si può vedere. Forse sarebbe stata più opportuna una banda rosa – chiaro riferimento al colore della Gazzetta dello Sport, il “suo” giornale – e una bicicletta, così per ricordare la sua passione per il Giro d’Italia. Un murale da posizionare ai piedi di una salita, in un tornante dell’Etna magari. Ma non per il Catania Calcio, perché di “passione rossazzurra” non se ne ricorda nessuno. Neanche un po’. Sono ben altri i ricordi. “Con Massimino non si costruisce nulla”. Così scriveva la penna di Cannavò in merito all’estromissione del Catania dal calcio professionistico. Nel momento più difficile della società etnea – l’estate 1993, appunto – il giornalista catanese, alla guida del giornale sportivo più importante d’Italia, muove la sua penna proprio contro il Cavaliere, rendendo ancor più amaro quel sopruso, quell’abuso subito. Nel giorno dell’anniversario numero 19 una richiesta, da non confondere con provocazione, nasce spontanea: una statua per Angelo Massimino, al centro di Piazza Spedini. Imponente, massiccia. Come quella dedicata a Giuseppe Garibaldi in Via Etnea, nei pressi dell’imbocco di Via Caronda.
Massimino e il Catania, legame indissolubile
Angelo Massimino ed il Calcio Catania, un binomio indissolubile che neanche il fato aguzzino ha saputo spezzare in quel tragico incidente stradale del 4 marzo 1996 nei pressi di Scillato (Palermo). Quella pioggia battente, che rese l’asfalto dell’autostrada A19 Catania-Palermo una trappola mortale, non è riuscita a dissolvere, a cancellare, il legame, il ricordo che tutt’ora unisce il Presidentissimo alla sua Catania. A quel Calcio Catania guidato, con alterne fortune, ma sempre con ardente passione ed un amore sviscerale sino alla tragica fine. Un personaggio pittoresco, di un’altra epoca, di un altro calcio, del quale, talvolta, si ricorda qualche strafalcione linguistico come l’indimenticabile “C'è chi può e chi non può: io può”. Chi era Massimino? Un ‘simpliciunazzu’, come si dice in Via Cifali, Cibele e dintorni. Vie del popolare quartiere Cibali, sede del ‘Tempio del Calcio Etneo’. Quello stadio che dal giugno 2002 porta il suo nome. Quelle tribune che lo hanno osannato e criticato durante la sua Presidenza. Quelle tribune bardate di rossazzurro, che continuano a ricordarlo così: “Oooh, Massimino alè! Massimino, Massimino, Massimino alè!