Approfondimenti

Catania-Chievo (2-0): commento tecnico-tattico

Di Enrico Salvaggio

29/09/2013 6:54

"Pata" Castro, finalmente una prestazione all'altezza.

Focus sulla tattica: usato sicuro da una parte e dall’altra.
Sia Maran che Sannino schierano le proprie squadre con i rispettivi consueti schieramenti. Per il tecnico di Rovereto, però, si tratta di un ritorno al 4-3-3, abbandonato dopo le prime tre negative uscite. Si fa di necessità virtù adattando l’incerottato Izco nel ruolo di terzino destro al posto dell’infortunato Alvarez; l’altro infortunato Spolli, e lo squalificato Bellusci, vengono sostituiti da Legrottaglie e da Rolin (prima da titolare per lui); a sinistra Biraghi preferito a Monzon; torna in mezzo al campo Tachtsidis, coadiuvato da Plasil e Almiron; tridente Barrientos-Bergessio-Castro, sulla falsa riga di quanto visto già la passata stagione in occasione delle poche assenze del “Papu” Gomez.
Il Chievo risponde col 4-4-2, marchio di fabbrica di Sannino: Frey vince il ballottaggio con l’ex Sardo; Bernardini rileva l’infortunato Dainelli al centro della difesa; Sestu-Estigarribia la coppia di esterni prescelta; Pellissier viene preferito a Paloschi come spalla di Thereau.
Non si segnala alcun cambiamento tattico durante i 90’. L’unico cambio di pedine lo dispone Sannino, quando fa entrare Sardo al posto di Dramè: l’ex rossazzurro si posiziona nel ruolo naturale di terzino e determina il conseguente spostamento di Frey a sinistra. Tutti le altre sostituzioni determinano l’avvicendamento di pari-ruolo: nel Catania Guarente per Almiron, Maxi per Bergessio e nel finale Keko per Castro; nel Chievo Sannino prova a sfruttare le fasce, cavallo di battaglia del proprio scacchiere, inserendo i freschi Improta e Lazarevic per Sestu ed Estigarribia.

Cosa va: emergenza difensiva fronteggiata; ritornano alla grande i meccanismi offensivi.
Prima vittoria. Zona retrocessione momentaneamente scavalcata, in attesa del posticipo Roma-Bologna. Porta inviolata per la seconda volta consecutiva in casa. Basterebbero già questi pochi dati per infondere un po’ di tranquillità all’ambiente. Ma, fortunatamente, c’è di più.
C’è che per la prima volta in questa stagione il Catania ha saputo REAGIRE, non solo alla precedente cattiva prestazione o al precedente cattivo risultato, ma, soprattutto, all’ennesima emergenza che Maran ha dovuto fronteggiare. Se contro la Lazio aveva dato forfait praticamente tutto l’attacco, Barrientos escluso, quest’oggi il Catania si è ritrovato senza due elementi fondamentali della retroguardia come Alvarez e Spolli, le cui indisponibilità dell’ultim’ora si sono sommate a quella di Bellusci, già preventivata per squalifica. Si è così forzato il recupero di un Izco che, sebbene sia parso un po’ in debito di condizione e brillantezza, ha assolto, per l’ennesima volta, alla grande un compito gravoso, dimostrando quanto sia importante per questa squadra. Finalmente anche le riserve non hanno fatto rimpiangere gli assenti: paradigmatica in tal senso la prova di Rolin. Insomma, sebbene a tratti, si è visto un po’ del Catania dell’anno scorso.
Discorso che fila alla grande per il reparto avanzato: Maran ha capito già dalla partita con la Lazio che l’abilità in fase di inserimento offensivo di Plasil è una freccia nell’arco che non può essere compromessa da compiti difensivi. Il rientro di Bergessio, molto più performante del Petkovic intravisto a Roma, ha permesso di esaltare la caratteristica principale del n°8 grazie al consueto lavoro di sponda che a Catania nessuno sa garantire meglio del “lavandina”. Gli inserimenti offensivi di Plasil, peraltro, necessitano di una maggiore copertura alle spalle: in tal senso si giustifica la scelta di schierare Tachtsidis, scelta che, a prescindere dalla prestazione del greco, si è dimostrata necessaria per garantire un certo equilibrio tattico. Gli applausi, dalla trequarti in sù, non spettano ovviamente solo a Plasil. Bergessio è entrato anche nell’azione del secondo gol, ingannando Puggioni con l’inserimento sul cross di Castro. Barrientos è tornato a fare…il Barrientos, ubriacando di finte i malcapitati avversari, provocando l’ammonizione di alcuni di essi (Dramè e Frey, in pratica i due messi alle grinfie del “Pitu” da Sannino nel corso dei 90’) e proteggendo il pallone, e conseguentemente il possesso, molto meglio che nelle prime cinque uscite. Discorso a parte merita Castro, per cui si rinvia alla disamina dei migliori in campo.

Cosa non va: qualche pericolo di troppo dalle fasce.
Anche in una giornata positiva si può sempre trovare il classico “pelo nell’uovo”, la cui sottolineatura è chiaramente costruttiva. 0 gol subiti non nascondono i diversi rischi che Andujar ha dovuto correre durante il match. Per fortuna non troppi, per fortuna non grossi. Ma l’impressione è che la difesa non sia stata ancora registrata a dovere e che soffra troppo le azioni che gli avversari sviluppano sulle fasce (nel primo tempo un filtrante di Estigarribia ha preso in controtempo tre-quattro difensori e Legrottaglie ha dovuto immolarsi fermando Pellissier prima che fosse troppo tardi). E’ chiaro, però, che questa valutazione non può assumere i contorni di una grave critica, dal momento che la difesa di oggi non corrispondeva a quella presumibilmente titolare.
Tra le cose che non vanno si inserisce anche la prova offerta da Tachtsidis, che approfondiamo nella rubrica dei peggiori in campo.

Migliori in campo: Castro e Thereau.
L’applausometro del Massimino ha dato una chiara indicazione: oggi “El Pata” Castro ha offerto una bella prova, e ha dato una sonora lezione a chi sostiene che sia un giocatore che fa la differenza soltanto quando entra dalla panchina, come accadeva sovente durante la passata stagione. Per fare giocare il n°19, Maran ha rinunciato ad un elemento importante come Leto, ed è stato ripagato alla grande. Finalmente Castro ha offerto un contributo incisivo con i dribbling e gli accenni di serpentina che abbiamo imparato a conoscere l’anno scorso. Una buona dose di fortuna l’ha sicuramente aiutato in occasione del gol, per cui deve ringraziare anche il lavoro sporco di Bergessio, ma il cross con cui nel primo tempo Castro ha servito Plasil (che ha sciupato di testa l’occasione della doppietta personale) è una delizia ed è un elemento di cui Maran deve fare tesoro, perché una squadra con queste caratteristiche non può rinunciare a proporre veloci ripartenze e fulminanti traversoni. Possibilità oggi agevolata anche dal fatto che si è riusciti a sbloccare la partita, con conseguente gioco di rimessa che fino a questo punto del campionato non era mai stato possibile.
Per il Chievo la palma di migliore in campo va assegnata a quello che sembra l’elemento che spicca per personalità e qualità tecniche: Cyril Thereau. Il n°77 clivense ha cercato di prendere in mano la squadra, proponendo sortite personali, battendo (bene) tutti i calci piazzati, ha provato a fare qualche passo indietro sulla trequarti per smarcarsi e gestire il pallone al posto dei non irresistibili Radovanovic e Rigoni, fortunatamente senza creare grossissimi pericoli.

Peggiori in campo: Tachtsidis e Dramè.
Come preannunciato, oggi la palma di peggiore in campo, in casa etnea, va attribuita a Tachtsidis. Il pubblico del Massimino ha borbottato per un bel po’ di fronte alla sequenza costante di passaggi sbagliati del greco fino a sbottare e fischiare sonoramente all’ennesima palla persa. Una situazione ambientale, in uno stadio orfano di Lodi, che certo non fa bene e non aiuta un giocatore che ha bisogno di tempo per integrarsi nei meccanismi di Maran, possedendo caratteristiche decisamente diverse rispetto a quelle dell’ex n°10 rossazzurro. Tachtsidis è stato comunque aiutato, nella situazione di difficoltà, dalla prova positiva dei compagni, che lo ha incoraggiato a non mollare e mostrare di tanto in tanto qualche discreto appoggio. Il livello attuale, per conservare una maglia da titolare, resta comunque insufficiente, e un Guarente oggi intravisto con positività per mezz’ora già scalpita per sfilargli il posto.
Per il Chievo prestazione negativa del terzino sinistro Dramè, rivelazione degli ultimi due campionati ma oggi in grave difficoltà su un tonico Barrientos. Il n°93 clivense si è beccato un giallo dopo soli 11’ e sul finire del primo tempo per poco non combinava il patatrac con un altro fallo sul “Pitu” che per poco non è gli costato il secondo giallo. Non a caso il prudente Sannino lo ha sostituito nell’intervallo, con esiti comunque pessimi: anche Frey si è beccato un giallo, pur disimpegnandosi meglio, e Sardo dall’altro lato ha mostrato di non essere cambiato granché rispetto ai tempi in cui si beccava le invettive del Cibali.


Enrico Salvaggio - Dopo una saltuaria collaborazione con CalcioCatania.Com tra il 2006 e il 2008, è rientrato in redazione a pieno regime nel 2013, occupandosi dei commenti alle partite e di approfondimenti di carattere tecnico. Laureato in giurisprudenza e giornalista pubblicista dal 2017, anno in cui si è aggiudicato la borsa di studio “Norman Zarcone” istituita dall’Ordine dei Giornalisti di Sicilia. Dal 2 Aprile 2020 è il vicedirettore del sito. . Per CalcioCatania.com è autore di 851 articoli