Approfondimenti

Milan-Catania (4-2): Analisi tattica

Di Enrico Salvaggio

29/04/2013 4:23

Mister Maran, tecnico rossazzurro


Partite come quelle di ieri sera dimostrano come le scelte tattiche degli allenatori siano spesso il miglior modo per spiegare, se non il risultato finale, quantomeno l’andamento della gara, a prescindere da eventuali recriminazioni legate agli errori della terna arbitrale. In questo senso possiamo notare come il tecnico etneo Rolando Maran abbia influito parecchio, con le sue scelte, nella dinamica delle diverse fasi di gioco.

Il trainer di Rovereto sceglie inizialmente uno spregiudicato 4-2-3-1, spregiudicato perché composto dal centrocampo in sù da elementi di prevalente qualità e scarsa quantità (il più interditore di tutti era Almiron, e questo la dice lunga). Di per sé non si tratta di una follia, giacché mettere Castro in pressione sul portatore di palla Montolivo e programmare efficaci contropiedi col trio Barrientos-Bergessio-Gomez è una scelta piuttosto logica. Un po’ meno, come detto prima, non prevedere una cerniera difensiva più robusta in mediana. Non a caso Lodi ed Almiron hanno giocato con questo modulo soltanto in occasione della vittoria interna col Bologna, partita nella quale sulla fascia destra era stato schierato Izco al posto dell’indisponibile Barrientos: in quel caso era sufficiente un ripiegamento del n°13 rossazzurro per riportare ordine tattico allo scacchiere di Maran.
Le intenzioni tattiche descritte sopra vengono però mortificate dall’arrembante avanzata del Milan, che nella prima parte di gara preferisce portare il pallone direttamente sulla trequarti e farlo gestire agli attaccanti (prevalentemente Balotelli, sempre puntuale a venire incontro e difendere la sfera spalle alla porta), piuttosto che far cominciare l’azione dal centrocampo. Cosicché i vari Barrientos, Castro e Bergessio pressano a vuoto e a Gomez tocca quasi fare il terzino aggiunto a Marchese.
Maran decide dunque di abbassare Castro, talvolta provato da interno di centrocampo a inizio stagione, e la squadra riprende i contorni dell’usuale 4-3-3. A quel punto, col centrocampo rinforzato almeno da un punto di vista quantitativo, diminuiscono i pericoli, riescono meglio le ripartenze e…arriva il gol di Legrottaglie, seguito a stretto giro di posta dall’occasione per il raddoppio sciupata da Gomez.

Il Milan si riorganizza e riparte più arrembante che mai, fino a trovare il pareggio con Flamini quasi al termine della prima frazione di gioco. Dopo l’intervallo, il Catania a sorpresa rientra dagli spogliatoi presentando un modulo diverso. Maran cambia ancora, infatti, e passa al 3-5-2, modulo molto caro al predecessore Montella ma che questa stagione è stato utilizzato occasionalmente, e quasi esclusivamente per schierarsi “a specchio” contro squadre, come Juventus ed Udinese, che utilizzano lo stesso schema. Per la prima volta dunque Maran propone il 3-5-2 contro una squadra che propone il tridente. Mossa coraggiosa che dimostra come la voglia di vincere in casa Catania sia superiore rispetto a quella di coprirsi dinnanzi al prestigioso avversario. Izco viene infatti spostato più avanti rispetto al ruolo atipico di terzino destro, peraltro interpretato parecchio bene, mentre sull’altra fascia viene spostato Castro. La penuria di difensori causata dalle multiple squalifiche post-derby, infatti, ha privato Maran di valide alternative nel reparto arretrato. Il derelitto Potenza ed il baby Cabalceta non vengono giudicati alternative adeguate e di conseguenza si accentra in difesa, per completare il trio con Rolin e Legrottaglie, il terzino sinistro Marchese, anch’egli talvolta già provato in quella posizione.

La mossa di Maran si dimostrerà un’arma quasi decisiva ma allo stesso tempo un limite. Succede infatti che nei primi 20’ della ripresa il Catania, pur concedendo alcuni spazi al Milan, riesce ad orchestrare bene la manovra e soprattutto i contropiedi, grazie al collocamento di Barrientos nella zona centrale del campo, dalla quale imbecca magistralmente Bergessio per il gol del momentaneo 1-2 (quando il Pitu è schierato sulla fascia vengono invece mortificate le capacità che possiede in fase di verticalizzazione).

Tuttavia, nel successivo e prevedibile assalto del Milan, emergono i limiti di quest’atteggiamento tattico e di alcuni suoi interpreti. A centrocampo continua a mancare quell’elemento di rottura, ed in tal senso l’ingresso di Biagianti per uno stanco Almiron si rivelerà tardivo. E per quanto riguarda la difesa, se Marchese regge perché predisposto alla fase difensiva, Castro soffre, e soprattutto non riesce a dare quella profondità sulla fascia in genere garantita dal terzino deliano nelle ripartenze. L’argentino invece tende sempre ad accentrarsi e finisce col perdere spesso il pallone. Non gli si può addebitare lo scarso adattamento al ruolo, si può invece invocare contro la sfortuna perché con un solo difensore titolare in più a disposizione la strategia adottata da Maran avrebbe potuto rivelarsi maggiormente efficace e magari vincente.

Il resto è storia nota: il Milan realizza due gol non privi di polemiche (il primo per la brutta presa di Frison, il secondo per l’episodio da moviola…e fair play che ha per protagonista Gomez) ed il Catania, a parte un’imbucata di Bergessio, non riesce a reagire, e nel finale subisce il 4-2 su rigore.


Enrico Salvaggio - Dopo una saltuaria collaborazione con CalcioCatania.Com tra il 2006 e il 2008, è rientrato in redazione a pieno regime nel 2013, occupandosi dei commenti alle partite e di approfondimenti di carattere tecnico. Laureato in giurisprudenza e giornalista pubblicista dal 2017, anno in cui si è aggiudicato la borsa di studio “Norman Zarcone” istituita dall’Ordine dei Giornalisti di Sicilia. Dal 2 Aprile 2020 è il vicedirettore del sito. . Per CalcioCatania.com è autore di 851 articoli