Lezione epocale

Il punto più basso della stagione...

Il punto più basso della stagione... 

Figura peggiore di quella rimediata all’andata. Rosanero eroici in 10, etnei troppo impalpabili per essere veri.

La storia recente del Derby di Sicilia insegna che si tratta una partita che esce fuori dagli schemi e, nella maggior parte dei casi, premia la squadra sfavorita, quella messa peggio in classifica, che ha una minor qualità e che proprio in questo match riesce a ribaltare le gerarchie grazie alle motivazioni, all’approccio, all’intensità. Lo sa bene il Catania, che ai tempi della Serie A ha quasi sempre vissuto tale situazione e proprio ieri, nella condizione opposta, ne è rimasto vittima. Inutile nasconderlo: l’impresa del Palermo è una di quelle destinate a rimanere come una delle più clamorose nella storia dell’eterno confronto tra le nobili del calcio isolano, paragonabile al 5-0 del 4 aprile 2004.
Conseguentemente, per gli etnei rimarrà come una macchia che segna inevitabilmente questo campionato, con l’aggravante di non aver imparato la lezione della gara d’andata, un’altra brutta figura che però cede il passo al capitombolo di ieri sera, decisamente più grave. Peggiore perché maturato nonostante la superiorità numerica di cui Dall’Oglio e compagni hanno usufruito, a partire dal 35° del primo tempo, per un’ora di gioco, che non hanno saputo tramutare in grandi occasioni se non nel palo colto da Russotto in avvio di ripresa. Se la palla fosse entrata in quella circostanza probabilmente parleremmo di un’altra partita, ma nessun alibi è ammissibile. Anche a seguito del vantaggio - se vogliamo casuale - dei rosanero, i padroni di casa avevano il dovere quantomeno di rendersi pericolosi dalle parti di Pelagotti. Cosa che nella sostanza non è mai avvenuto in modo convincente.
Segno ed ulteriore conferma, dopo i passi falsi di Pagani e Vibo, che questa squadra sta attraversando un momento di crisi ormai certificato, che probabilmente trae le sue origini dall’infortunio di Piccolo. Il salto di qualità in termini di gioco oltre che di risultati, nel cammino condotto dagli etnei sin qui, si è avuto col suo ritorno in campo; il progressivo crollo, dopo il suo nuovo infortunio. E se il rendimento di una compagine dipende dalla disponibilità di un solo giocatore, per quanto forte e fuori categoria, vuol dire che le stesse ambizioni vengono inevitabilmente ridimensionate. Il Catania raggiungerà i playoff, probabilmente conquistando una buona posizione (sempre che le scorie di questa partita non si facciano sentire a lungo), ma appare una formazione troppo poco solida per poter coltivare sogni di gloria in questa stagione.

Filippi sorprende, il Palermo punge, ma Marconi rischia di rovinare tutto
Dopo l’esperimento del 4-2-3-1, indotto dalle assenze e non riuscito contro la Vibonese, mister Raffaele torna al fido 3-4-3 schierando la miglior formazione possibile, con Sales promosso titolare al fianco di Giosa e Silvestri in virtù della squalifica di Tonucci, Calapai e Pinto sulle fasce, coppia di mediani composta da Welbeck e Dall’Oglio, ed il tridente già visto (senza grosse soddisfazioni) a Pagani, con Sarao supportato da Russotto e Golfo. Giacomo Filippi, alle prese con svariate indisponibilità nel suo esordio da “titolare” sulla panchina rosanero, risponde con un sorprendente schieramento a specchio, caratterizzato dall’utilizzo di alcuni giocatori adattati, come Palazzi in difesa (stranamente posizionato sul centro destra e non da “libero”) e Valente nell’inedito ruolo di tornante sinistro, con la responsabilità di tenere a bada Calapai. Ad Accardi, sulla destra, il compito di limitare Pinto. Una partita, dunque, studiata a tavolino sui duelli individuali, con la coppia di mediani Luperini-De Rose che, alla lunga, vincerà il duello coi dirimpettai Welbeck-Dall’Oglio e probabilmente sarà proprio questa la chiave del match. Monumentale, in particolar modo, la prestazione del lungagnone ex Trapani, determinante in entrambe le fasi.
Il Palermo imita il Catania non solo nella disposizione in campo ma anche nell’atteggiamento. Entrambe le squadre, infatti, in avvio di gara pressano alte e, pur esponendosi a pericolose ripartenze, non danno fiato ai portatori di palla. Il Catania, però, si dimostra più abile in questo fondamentale e nei primi 15’ mostra la propria superiorità, sfondando a più riprese nell’area avversaria senza però trovare la giocata vincente. Un difetto cronico di questa squadra. Nel successivo quarto d’ora è il Palermo ad uscire fuori dal guscio. Pur giocando in modo più attendista, i rosanero creano i maggiori grattacapi, centrando una clamorosa traversa con un tiro dal limite dell’area di Marconi (provvidenziale l’impercettibile deviazione di Confente) e rendendosi pericolosi con Lucca e Floriano nei minuti seguenti.
Poi, l’episodio che sulla carta potrebbe cambiare la partita. Marconi, graziato da Marcenaro cinque minuti prima (evidente la gomitata rifilata in pieno volto a Sarao), guadagna gli spogliatoi anzitempo per il secondo cartellino giallo, rimediato per un intervento scomposto su Russotto. E’ il 35°. Filippi corre ai ripari con coraggio, limitandosi ad abbassare Accardi e Valente (quest’ultimo, ricordiamolo, è un esterno offensivo) e Silipo e Floriano, passando ad un 4-4-1. Il Catania dà l’impressione di approfittarne, alzando il proprio baricentro, ma né un paio di spunti di Golfo e Russotto, né i solitamente “amici” calci piazzati producono i frutti sperati.

Troppo poco Catania, al Palermo basta sfruttare una distrazione
Il secondo tempo comincia come il primo, col Catania che pigia forte il piede sull’acceleratore, con ancor più convinzione rispetto ai primi 45’. Pronti-via e Russotto si presenta a tu per tu con Pelagotti, lo spiazza, ma centra il palo. Pochi minuti più tardi altra iniziativa del numero 7, il migliore dei suoi anche sotto l’aspetto caratteriale, conclusa maldestramente da Welbeck nel cuore dell’area di rigore. E poco dopo ci prova anche Dall’Oglio da fuori. Sembra che il Palermo stia per capitolare da un momento all’altro. Filippi lo capisce e scende a più miti consigli: inserisce un terzino puro (Crivello) al posto di Valente e mette dentro “nonno” Santana al posto di un impalpabile Silipo.
Bastano queste poche ed elementari mosse per far scemare le sfuriate rossazzurre ed incredibilmente al 60° gli ospiti trovano persino il gol del vantaggio. L’onnipresente Luperini, completamente dimenticato sulla trequarti dalla mediana etnea, apre sulla sinistra per l’accorrente Crivello, il quale crossa col mancino, la palla viene spizzata da Silvestri e finisce sui piedi di Santana, a sua volta dimenticato da Pinto. L'argentino con bravura ed esperienza indovina la conclusione battendo Confente e regalando ai suoi l’insperato 0-1. Già prima dell’episodio che ha deciso la gara, appariva chiaro che non aveva più senso, per Raffaele, mantenere la linea difensiva a 3, considerando che il Palermo era rintanato nella propria metà campo, con Lucca completamente isolato in avanti, e quegli spazi trovati sulla fascia in occasione del gol, probabilmente, non ci sarebbero stati con una difesa schierata a 4. Ma tant’è.
Raffaele prova immediatamente a riprendere la gara, passando al 4-2-4, con Sales richiamato in panca, Rosaia che rimpiazza un deludente Welbeck in mediana e Di Piazza sguinzagliato in avanti al fianco di Sarao. Ancora una volta, l’attaccante di Partinico non rappresenterà il mismatch auspicato a partita in corso. Filippi risponde coprendo la fascia sinistra con l’interditore Broh al posto di Floriano. Russotto prova a caricarsi la squadra sulle spalle e impegna Pelagotti da lontano, ma non basta. Serve di più. E Raffaele ci prova: fuori un irriconoscibile Pinto, dentro Manneh, chiamato a ricoprire quel ruolo di terzino fluidificante in cui non gioca dai tempi della Berretti. Il gambiano esordisce bene facendo ammonire Accardi e guadagnando un buon calcio di punizione, ma è la squadra che nel complesso non gira. Il Palermo fa le barricate e il possesso etneo si rivela sterile e improduttivo. Le poche palle lunghe tentate diventano preda della difesa avversaria.
L’ultima carta tentata dal tecnico di Barcellona Pozzo di Gotto è un nuovo doppio cambio ruolo per ruolo, con Reginaldo per Golfo e Albertini per Calapai. Il Catania sembra avere un sussulto all’82° quando Russotto trova la parte alta della traversa con un colpo di testa su cross di Di Piazza. Un po’ anomalo che sia Di Piazza a crossare e Russotto a colpire di testa, ma anche questo è un effetto delle scelte di Raffaele, che dopo l’ingresso di Reginaldo chiede al numero 33 di sacrificarsi in posizione esterna. Lo stesso Reginaldo si mostra più pimpante del solito, impegnando Pelagotti dalla distanza, per poi sciupare una buona occasione nei minuti di recupero. E’ l’ultima “emozione” di una partita che regala un finale da favola ai ragazzi di Filippi, giustamente ebbri di gioia sul prato del “Massimino” al triplice fischio di Marcenaro.

A Bisceglie reazione obbligatoria
Tra quattro giorni si torna in campo. Sesta gara in poco più di venti giorni che concluderà un tour de force che ha fatto svoltare in negativo il campionato del Catania. Una squadra che fino ad un mese fa, lottava autorevolmente per il 3° posto, strizzando l’occhio persino al 2°, vista la crisi del Bari (poi rientrata con la cura Carrera) e che adesso, invece, deve accontentarsi di una quinta piazza che, al momento, sembra la giusta dimensione per Silvestri e compagni, che anzi hanno il dovere di guardarsi alle spalle per non perdere ulteriore terreno e posizioni. Domenica gli etnei saranno di scena al “Ventura” di Bisceglie, squadra penultima in classifica con la peggiore difesa del campionato, indubbiamente assetata di punti. Servirà una prestazione di carattere, di sostanza, soprattutto serviranno i tre punti per intravedere la luce in fondo al tunnel in cui i ragazzi di Raffaele si sono cacciati, con una vittoria che manca da cinque turni ed un morale che, dopo la disfatta nel derby, scenderà sotto i tacchi. Mancherà Pinto, squalificato (ma visto il rendimento attuale, potrebbe non essere una disdetta), mentre rientrerà Tonucci. Ci si attende, inoltre, un cambio di rotta da parte del tecnico rossazzurro, le cui scelte nelle ultime settimane non hanno colto nel segno, sebbene, ad onor del vero, in termini di uomini e di moduli, non si può dire che non le abbia provate quasi tutte. Ma dovrà continuare a farlo, perché in vista del finale di stagione, per evitare ulteriori crolli, è quanto mai necessario ed urgente trovare la quadra definitiva dal punto di vista del gioco e dell’identità.