Ritardo nella scelta del nuovo tecnico? Ennesima lacuna dell’attuale gestione societaria

L'ad Grella con il neo consigliere Bresciano

L'ad Grella con il neo consigliere Bresciano 

Disamina su tanti aspetti che, sino ad ora, non sono stati gestiti bene dall’ad Grella e dalla dirigenza.

Sono circa le ore 12:00 del quinto giorno post esonero del mister Tabbiani, il Catania non ha ancora annunciato il suo sostituto e, frattanto, Michele Zeoli prosegue nel compito a lui affidato ad interim. Anche qualora il nome del nuovo allenatore venisse ufficializzato oggi, sarebbe comunque tardi per consentirgli di preparare la trasferta contro l’Audace Cerignola. Quando un tecnico viene sollevato dall’incarico, nel 99% dei casi le società operano alternativamente in due modi: o hanno l’accordo col successore già pronto, oppure lo individuano nell’arco di 24 ore, per evidenti ragioni di urgenza. L’attuale situazione in cui versa il club etneo rientra invece nel restante 1% ed è l’ennesima in cui l’attuale proprietà si sta distinguendo per estrema lentezza decisionale. La stessa che si è avuta nell’annunciare Tabbiani quale nuovo allenatore per la stagione 2023/24 e per compiere diverse scelte in sede di calciomercato estivo. Peraltro, nei casi precedenti, questa riflessione “allungata”, col senno di poi, non ha partorito decisioni fruttuose. Eppure, si sta ricadendo nello stesso errore e si sta dando all’esterno l’impressione di una certa impreparazione nella gestione societaria, che va oltre la fisiologica inesperienza dell’attuale ad del Catania, il quale è al suo primo incarico dirigenziale. Impressione, questa, dettata non soltanto dai ritardi a cui si è fatto cenno, ma anche da molti altri aspetti che appare opportuno evidenziare.

 

L’equivoco del "tabbianismo"

In primis, le motivazioni che a suo tempo furono addotte in merito alla scelta di ingaggiare Tabbiani. L’ad parlò insistentemente di ricerca del risultato tramite il “calcio aggressivo”. Alcuni storcevano il naso di fronte al curriculum del tecnico genovese e ad alcuni dati che emergevano dalla sua esperienza col Fiorenzuola: in particolare, quello dei gol fatti. Con il club rossonero, infatti, negli ultimi due campionati Tabbiani aveva collezionato il terzultimo ed il quartultimo attacco del girone di appartenenza. Era anche vero che il trainer aveva ricevuto encomi per la filosofia di volersi giocare sempre le partite, anche di fronte ad avversarie più forti; era altrettanto vero che non vi era la controprova di ciò che avrebbe potuto ottenere Tabbiani alla guida di una compagine competitiva.

Ma, sin dalle prime battute, il “tabbianismo” che si è osservato a Catania è risultato quasi antitetico rispetto al dogma del gioco aggressivo. Potremmo definirlo, al contrario, un calcio “riflessivo”, improntato su un ossessivo gioco in orizzontale, con la palla continuamente rimbalzata da una fascia all’altra, senza aggressione degli spazi centrali, con una scarsa occupazione dell’area avversaria e con la costruzione di poche occasioni da gol in ogni partita (prima causa, quest’ultima, della sterilità offensiva rossazzurra). Anche in fase di non possesso, il pressing alto è stato carente e confuso. Se le prime settimane vi erano alibi di diverso genere che è superfluo ribadire, alla lunga è emerso che i dettami di Tabbiani non apparivano consoni al contesto: di giocatori, di pressione ambientale, di esigenze di risultati.

 

Quali sono le colpe di Laneri?

Posto che si attende ancora di conoscerne le reali motivazioni, contradditoria nel merito e inopportuna nei tempi è apparsa a chi scrive la scelta di sollevare dall’incarico il ds Laneri. Contradditoria nel merito perché, sempre secondo l’opinione dello scrivente, la squadra costituita per affrontare la stagione 2023/24 è competitiva – e su questo si concorda con Grella, il quale in conferenza ha dichiarato che, a suo giudizio, ci sono i presupposti per raggiungere i primi tre posti della graduatoria. Forse si è sbagliato qualche acquisto (Ladinetti?) e probabilmente qualcuno tra i giocatori più accreditati (Mazzotta? Marsura?) sta rendendo molto al di sotto delle aspettative, ma la rosa è ampia e consente di colmare agevolmente queste défaillances, senza la necessità – strombazzata da molti – di chissà quali rivoluzioni a gennaio. Il rendimento oltremodo deludente va imputato non alla qualità del roster (che è alta) ma alle criticità ben note, legate alla preparazione, all’arrivo alla spicciolata di molti giocatori e alle idee del tecnico, che non si sono rivelate produttive. Quale sarebbe, dunque, la colpa di Laneri, il quale peraltro ha operato sulla base del budget messogli a disposizione e delle direttive della dirigenza?

Sotto altro punto di vista, non si comprende la tempistica della decisione, praticamente contestuale a quella dell’esonero di Tabbiani. E’ evidente che i destini dell’ex tecnico e dell’ex ds non potessero essere legati, perché il primo è stato una chiara scelta dell’amministratore delegato. Né appare verosimile che il rapporto di fiducia con Laneri sia venuto meno all’improvviso. L’impressione è che si trattasse di una volontà maturata da tempo e che si sia sfruttata, in modo inelegante, l’onda emotiva della sconfitta di Potenza per ratificarla.

 

La contraddittorietà dell’opzione Lucarelli

Tornando alla questione della guida tecnica, il nome che circola con più insistenza in queste ore è quello di Cristiano Lucarelli. Anche in questo caso, tenendo conto delle pregresse dichiarazioni dell’ad, si tratterebbe di una scelta cervellotica che meriterebbe delle spiegazioni. Grella, infatti, in estate ha ripetuto fino allo sfinimento il concetto di progetto a lungo termine, basato sul famigerato gioco aggressivo e non condizionato dai risultati della domenica. La predilezione per il calcio aggressivo è stata ribadita nella recente conferenza stampa. Coerenza imporrebbe, pertanto, che il successore di Tabbiani fosse un tecnico fautore di un gioco quantomeno offensivo (alla Gaetano Auteri, tanto per fare un esempio) e che, in caso contrario, si dovrebbe avere l’accortezza di comunicare alla piazza che ci si è sbagliati e che si è cambiata idea. Perché, se arrivasse davvero un tecnico più pragmatico come Lucarelli (o chi per lui), si tratterebbe proprio di questo: un cambio di direzione, che però stonerebbe enormemente coi proclami di visione ad ampio respiro, slegata dai risultati, convintamente propagandata nei mesi precedenti. E, se così fosse, la solidità dell’intero progetto societario andrebbe significativamente rivalutata.

 

La fuga di notizie è un danno che la società farebbe bene a prevenire

Non si tratterebbe dell’unico aspetto da rivalutare. Un altro è legato alla presunta impermeabilità della società, totalmente sconfessata dagli avvenimenti degli ultimi tempi. Immediatamente dopo una riunione tra Grella ed alcuni giocatori, tenutasi dopo il pareggio col Monterosi, sono circolate notizie relative a provvedimenti disciplinari nei confronti di alcuni atleti. Notizie che hanno poi trovato conferma nel caso specifico di Rizzo e che hanno contribuito ad aumentare la tensione ambientale, già alta per il cattivo rendimento, alla vigilia del match con l’Avellino. Negli scorsi giorni si è avuta contezza, sempre tramite indiscrezioni giornalistiche, dell’incontro tra la società e Cristiano Lucarelli, che ha alimentato le aspettative della tifoseria, con la conseguenza che, nel caso in cui si dovesse scegliere un allenatore diverso, quest’ultimo sarebbe accolto con molto più scetticismo (è già eclatante la bocciatura dei social nei confronti di Brocchi, altro nome emerso in settimana). Bravura dei cronisti a carpire informazioni? Indubbiamente. Ma anche scarsa attenzione della società a proteggerle, con evidenti ripercussioni.

 

Serve un cambio di approccio di Grella nell’ambito della comunicazione

Al tema da ultimo trattato se ne lega un altro, quello relativo alla comunicazione dell’ad. Di voci, infatti, sul progetto societario e su presunte frenate e ridimensionamenti, se ne rincorrono da tempo all’interno della tifoseria, certamente favorite da un momento negativo in termini di risultati (chi scrive è infatti convinto che, se e quando il Catania tornerà a volare, ci si dimenticherà in fretta del business plan, della “sostenibilità”, del cda, del curriculum di Grella, delle infrastrutture e di tante altre cose). Se ciò è stato possibile e se si è arrivati ad una forte contestazione – come quella registratasi in occasione del match interno con l’Avellino – ciò è stato dovuto alla carenza di comunicazione dei vertici societari. Non bastano sporadiche interviste concesse da Grella o altri dirigenti a questa piuttosto che a quell’altra trasmissione. In una piazza come Catania, specie quando le cose vanno male, serve metterci la faccia e fare da parafulmini. Cosa che sin qui non è accaduta e di cui ne ha fatto le spese il povero Tabbiani, il quale non è stato protetto e negli ultimi tempi ha dovuto farlo da solo, dinanzi ai microfoni.

E’ evidente che Grella avesse sottovalutato questo aspetto, come da sua stessa ammissione in conferenza, quando ha lasciato intendere che si è sentito quasi costretto ad organizzarla, di fronte al clima si era creato. Clima del quale l’ad si è dichiarato sorpreso, dimostrando, in tal modo, di non essersi sufficientemente documentato sulla piazza e di non avere ancora imparato a conoscerla, ad oltre un anno di distanza dal suo insediamento. Ci si augura che abbia fatto tesoro della lezione e che da qui in avanti il modus operandi in questo specifico ambito faccia segnare un deciso cambio di passo.