Catania: rivoluzione incoerente e vuoti da colmare nell’organigramma

L'allenatore-manager Lucarelli

L'allenatore-manager Lucarelli 

Analisi sulla conduzione del mercato invernale della società etnea e sulle prospettive future.

Grande potenziale economico, veicolato attraverso una navigazione a vista, dalla direzione indecifrabile. Così pare il progetto societario del Catania FC alla luce degli ultimi sviluppi ed in particolar modo delle mosse attuate nel mercato di riparazione. Mercato, peraltro, che è virtualmente ancora in corso per il club etneo, stando alle dichiarazioni del tecnico-manager Lucarelli nel post-partita di Foggia: lista bloccata per il momento a 22 elementi, con l’esclusione degli infortunati Bethers, Silvestri e Rizzo e degli epurati Mazzotta e Marsura, con riserva di pescare tra gli svincolati ulteriori rinforzi o di reintegrare qualcuno dei cinque attualmente esclusi, anche sulla base delle rispettive prospettive di recupero (fisico, tecnico o “mentale” che sia). Quel che è certo è che quei pochi che erano rimasti a nutrire dubbi, non solo sulle risorse finanziare della proprietà ma anche sulla volontà della stessa di investire in modo importante sul Catania – e che erano stati già smentiti, in verità, dal monte ingaggi della prima metà di stagione, svelato a fine dicembre tramite un’inchiesta giornalistica – si saranno indubbiamente ricreduti: ben 12 nuovi acquisti, una vera e propria rivoluzione, in buona parte imperniata su prospetti dall’indiscutibile pedigree per la terza serie.

Rivoluzione che, però, va a smentire sonoramente le filosofie gestionali che erano state predicate nei mesi passati sia da Grella che da Lucarelli. Il primo, in estate, aveva sottolineato la necessità di costruire una squadra che durasse nel tempo e che non fosse figlia dei risultati della domenica. Il secondo, al suo reinsediamento in Sicilia, aveva puntato l’accento sulla creazione di uno zoccolo duro da integrare gradualmente con pochi acquisti ad ogni sessione di mercato. Cosa ha fatto cambiare loro idea? Possiamo solo ipotizzare. Di certo l’ad è parso particolarmente colpito dalla dura reazione ambientale che si è manifestata al “Massimino” lo scorso autunno, nel corso della crisi di risultati registratasi sotto la gestione Tabbiani. Per altro verso, il tecnico livornese ha lasciato intendere che la sua intenzione di recuperare quanti più ragazzi possibili, tra quelli che avevano iniziato la stagione, sia stata vanificata dalla scarsa reazione che molti di essi hanno avuto nelle uscite a cavallo tra la fine del 2023 e l’inizio del 2024, in particolar modo la gara di Crotone. E così, stando sempre alle parole del mister, la ragione di questo radicale cambio di rotta starebbe nella volontà di anticipare di sei mesi la costruzione della squadra per la prossima stagione, anticipandone anche la “fucinatura”, senza rinunciare all’idea di provare a raggiungere il traguardo promozione, tramite i playoff (sempre che ci si arrivi), già quest’anno. A ben vedere, un massiccio investimento come quello profuso dalla proprietà avrebbe come logica spiegazione soltanto l’ultima, tra quelle snocciolate: ovvero che la società, scottata dal fallimento del progetto tecnico estivo, ha inteso inseguire la ricerca immediata del risultato (promozione), da ottenere a tutti i costi il prima possibile.

Per far ciò, Grella, Lucarelli & company hanno assunto notevoli rischi. Perché cambiare così tanto, a stagione in corso, ti costringe a svolgere un lavoro di assemblamento tattico dalle tempistiche incerte, col calendario che nel frattempo corre. E da un punto di vista gestionale ha comportato uno scotto non indifferente: diversi giocatori che si intendevano escludere dal progetto sono rimasti sul groppone. Alcuni addirittura in rosa (Mazzotta e Marsura) e vi è il rischio di doverli mettere fuori lista e pagare a vuoto sino a giugno…e non si tratta di stipendi da minimo sindacale. Altri, come Zanellato e De Luca, sono stati piazzati soltanto in prestito, evidentemente perché non si è trovato l’accordo per risolvere anticipatamente il contratto, col problema rinviato a fine stagione, salvo scadenze contrattuali. Tutto ciò avrà un impatto sul bilancio: nulla che Ross Pelligra non possa ripianare, intendiamoci, ma quanto di più lontano ci sia dalla famosa “sostenibilità” che era stata illustrata da Grella l’estate scorsa.

Soltanto il campo ed il tempo diranno se questi passi più lunghi della gamba pagheranno o meno. C’è invece un aspetto di immediata percezione – che emerge dalla gestione societaria degli ultimi mesi – che andrebbe corretto il prima possibile, nell’ottica di una più proficua conduzione del club. Riguarda la composizione dell’organigramma e la suddivisione delle mansioni. L’approdo a Catania di giocatori importanti come alcuni tra quelli ingaggiati nella finestra invernale ha indotto molti a ritenere che, tutto sommato, la figura del ds (attualmente vacante nella società rossazzurra) non fosse poi così indispensabile come appariva. Invece è vero il contrario: non soltanto per i lati negativi già evidenziati, relativi al mercato in uscita (quello in entrata, pur scintillante sulla carta, andrà valutato sulla base del rendimento dei nuovi arrivi); soprattutto, perché sia Grella che Lucarelli ricoprono altri delicatissimi incarichi, che necessitano una totale dedizione. Occuparsi personalmente del mercato ha inevitabilmente ridotto il tempo e le energie da dedicare ai rispettivi ruoli principali. Lo ha fatto intendere lo stesso dirigente australiano, il quale ha ammesso di aver dovuto ultimamente trascurare la ricerca della soluzione del centro sportivo (che è centrale nel progetto societario e rientra tra le proprie attribuzioni da ad). Grella sul quale, peraltro, poggia il peso dell’intera gestione, atteso che il presidente Pelligra ed il consigliere Bresciano sono spesso lontani da Catania: questo è un ulteriore motivo per il quale appare opportuna un’integrazione dei quadri societari. In una società che si rispetti, ben venga la cooperazione tra le varie aree, ma si lavora meglio se ciascuno si occupi quasi esclusivamente del proprio campo di pertinenza. Non è da escludere che Lucarelli sia stuzzicato dall’accentramento di poteri nelle sue mani, che gli consente di avere maggiore voce in capitolo nell’orientare le scelte di mercato di una proprietà dal budget importante, ma proprio a causa della rivoluzione che lui stesso ha avallato adesso deve dedicarsi da cima a fondo alla gestione della squadra, senza ulteriori distrazioni. Che al momento persistono, stante le due caselle non ancora occupate nella lista.