Catania: uno studio degli storici dietro la scelta della nuova denominazione
- di Enrico Salvaggio
- 14 Jul 2022 6:35
Gli autori de 'Tutto il Catania minuto per minuto' hanno fornito uno studio al gruppo Pelligra su vari aspetti identitari del club
Gli autori del volume “Tutto il Catania minuto per minuto” (Filippo Solarino, Roberto Quartarone, Antonio Buemi, Alessandro Russo, ai quali si è aggiunto Salvatore Giglio) hanno rivelato alla nostra redazione che alla base della scelta della nuova denominazione sociale del Catania (“Società Sportiva Dilettantistica Catania”, abbreviata in “S.S.D. Catania”) vi è stato un loro coinvolgimento, promosso dai dirigenti che fanno capo al Pelligra Group. Gli storici, infatti, hanno fornito a Scibilia & company una relazione, che oltre alla denominazione si è focalizzata anche su altri aspetti, quali lo stemma ed ai colori social del club.
“Abbiamo elencato ai rappresentanti della costituenda società le varie denominazioni che, dal 1929 in avanti, si sono succedute nel corso della storia del club etneo” ci spiega lo storico Filippo Solarino.
Di seguito lo stralcio contenuto, al riguardo, all’interno della relazione: “La prima denominazione del Calcio Catania è S.S. Catania (Società Sportiva Catania) e risale al 1929, quando il regime impose che ogni capoluogo di provincia si dotasse di una società calcistica che portasse il nome della città. La definizione “Società Sportiva” indicava che il Club era attivo in diverse discipline sportive. La S.S. Catania fu per importanza tra le principali polisportive del centro sud, seconda forse solo alla S.S. Lazio. Conobbe i suoi maggiori successi sotto la gestione del Duca Vespasiano Trigona di Misterbianco e la guida tecnica di Geza Kertesz. Nel 1946, dopo lo scioglimento della società originaria a causa della guerra, nasce il C.C.C., Club Calcio Catania, risultato della prima rifondazione rossazzurra. Il nuovo Club condivide con il predecessore la maglia, lo stemma i colori sociali e anche un buon numero di dirigenti e giocatori. La sigla C.C.C. è abitualmente usata in quel periodo nei titoli dei quotidiani cittadini che seguono le vicende della squadra. Nel 1951 c’è un ritorno alla originaria denominazione di S.S., ma dura un solo anno perché l’ambizioso progetto di creare una polisportiva si rivela non più percorribile. Nel 1970 con l’inizio del regime delle SpA il nome cambia prima in A.C. Catania (Associazione Calcio Catania), poi, nel 1975, in Calcio Catania 1946. Nel 2006 l’ultima denominazione Calcio Catania 1946 SpA”.
L’entourage di Pelligra, all’esito di questo approfondimento, ha deciso di optare per la denominazione che si ricollega, in qualche modo, alle più lontane origini del Catania. Si tratta in ogni caso di una soluzione transitoria, essendo stato esplicitato l’intento di recuperare prima possibile la denominazione della società fallita negli scorsi mesi.
Oltre alla denominazione, c’era molta attesa sul nuovo logo societario. Ecco la storia che si cela dietro la successione degli stemmi del Catania, sempre dalla relazione degli storici: “Lo stemma originario del 1929 è quello di un elefante che sovrasta lo scudo rossazzurro, venne riproposto identico al momento della rifondazione nel 1946 (vedi foto articolo, ndr). L‘ultimo stemma, quello col pallone che si aggiunge agli altri due elementi, nasce solo negli anni sessanta e viene usato con continuità solo a partire dagli anni novanta. C’è da considerare che questa versione necessita comunque di un ammodernamento, come testimonia il fatto che è stata giudicata uno degli stemmi meno belli d’Europa dalla rivista online FourFourTwo, probabilmente per la tonalità del pallone tendente all’arancione scuro e per la sua sproporzione rispetto allo scudo”.
L’ultima versione dello stemma per i noti motivi non potrà comunque essere riutilizzata sino a che non verrà riacquistata dalla società. Per ammirare il nuovo logo, invece, il gruppo Pelligra ha comunicato che ci sarà da attendere un po’. Abbiamo chiesto a Filippo Solarino quali sono le idee al riguardo del gruppo “Tutto il Catania minuto per minuto”. “Vista la necessità di eliminare uno degli elementi del precedente, secondo noi sarebbe meglio ripartire dallo stemma che prevede soltanto lo scudo rossazzurro sormontato dall’elefante o con l’elefante all’interno dello scudo (questa versione fu usata nella maglia indossata nel campionato di Serie A 1954-’55), eliminando dunque il pallone. In linea di principio sarebbe preferibile la forma appuntita dello scudo, mentre occorrerebbe evitare ad ogni costo un restyling troppo aggressivo in ottica modernista, che non incontrerebbe probabilmente i gusti dei tifosi notoriamente ancora molto legati allo scomparso Calcio Catania”.
Una storica “battaglia” degli storici riguarda invece i colori sociali utilizzati sia sullo stemma che sulle maglie, che a loro giudizio dovrebbero essere più accesi rispetto a quelli sfoggiati negli ultimi lustri. Ecco cosa si legge al riguardo nella relazione: “È evidente che i colori sociali del Catania sono gli stessi del gonfalone cittadino, una prerogativa non comune fra i club calcistici, quindi sia un rosso che un azzurro accesi. Per intenderci, l’azzurro del Catania è più vicino al blu che al celeste. A supporto di questa tesi, si noti la posizione dello storico presidente rossazzurro Giuseppe Rizzo, il primo capace di portare il Catania in Serie A al termine della stagione 1953-’54 e recentemente scomparso. Il Presidente Rizzo scrive il 30 marzo 2014 sul suo blog personale: “Ho un solo rilievo da fare ai miei vecchi amici catanesi: i colori del Club erano e sono -rosso e azzurro- come quelli della città di Catania. Come sono nel gagliardetto, con l’elefante ornato in oro, che mi è stato donato dalle donne tifose catanesi in occasione della prima Serie A del club e che ancora custodisco. Non sono gli sbiaditi rosa-celeste di adesso”.”.
In chiusura, abbiamo chiesto a Filippo Solarino se il suo gruppo di storici ha sottoposto all’attenzione del gruppo Pelligra, oltre alle notazioni storiche, le proprie idee su logo e colori sociali. “Sì, abbiamo sviluppato uno studio a 360° che ha rappresentato l’occasione per evidenziare come la matricola 11700 non fosse l’unico elemento identitario andato perduto. Molti altri sono stati persi senza che ne nessuno se ne accorgesse: la denominazione e lo stemma dell’ultimo Catania non erano più, da tempo, quelli originali, e la tonalità dei colori, soprattutto quella dell’azzurro, non era più quella originale, ispirata al gonfalone comunale, ma tendeva molto più al celeste”. Non a caso questa è la chiosa finale della relazione consegnata alla società: “Concludiamo sottolineando come i colori sociali, la denominazione e lo stemma a nostro avviso sono i veri elementi identitari del Club e la loro importanza deve essere riscoperta. Una forte unione fra il Club e i tifosi intorno a valori condivisi non può che essere un obiettivo prioritario del Catania del futuro”.
“Abbiamo elencato ai rappresentanti della costituenda società le varie denominazioni che, dal 1929 in avanti, si sono succedute nel corso della storia del club etneo” ci spiega lo storico Filippo Solarino.
Di seguito lo stralcio contenuto, al riguardo, all’interno della relazione: “La prima denominazione del Calcio Catania è S.S. Catania (Società Sportiva Catania) e risale al 1929, quando il regime impose che ogni capoluogo di provincia si dotasse di una società calcistica che portasse il nome della città. La definizione “Società Sportiva” indicava che il Club era attivo in diverse discipline sportive. La S.S. Catania fu per importanza tra le principali polisportive del centro sud, seconda forse solo alla S.S. Lazio. Conobbe i suoi maggiori successi sotto la gestione del Duca Vespasiano Trigona di Misterbianco e la guida tecnica di Geza Kertesz. Nel 1946, dopo lo scioglimento della società originaria a causa della guerra, nasce il C.C.C., Club Calcio Catania, risultato della prima rifondazione rossazzurra. Il nuovo Club condivide con il predecessore la maglia, lo stemma i colori sociali e anche un buon numero di dirigenti e giocatori. La sigla C.C.C. è abitualmente usata in quel periodo nei titoli dei quotidiani cittadini che seguono le vicende della squadra. Nel 1951 c’è un ritorno alla originaria denominazione di S.S., ma dura un solo anno perché l’ambizioso progetto di creare una polisportiva si rivela non più percorribile. Nel 1970 con l’inizio del regime delle SpA il nome cambia prima in A.C. Catania (Associazione Calcio Catania), poi, nel 1975, in Calcio Catania 1946. Nel 2006 l’ultima denominazione Calcio Catania 1946 SpA”.
L’entourage di Pelligra, all’esito di questo approfondimento, ha deciso di optare per la denominazione che si ricollega, in qualche modo, alle più lontane origini del Catania. Si tratta in ogni caso di una soluzione transitoria, essendo stato esplicitato l’intento di recuperare prima possibile la denominazione della società fallita negli scorsi mesi.
Oltre alla denominazione, c’era molta attesa sul nuovo logo societario. Ecco la storia che si cela dietro la successione degli stemmi del Catania, sempre dalla relazione degli storici: “Lo stemma originario del 1929 è quello di un elefante che sovrasta lo scudo rossazzurro, venne riproposto identico al momento della rifondazione nel 1946 (vedi foto articolo, ndr). L‘ultimo stemma, quello col pallone che si aggiunge agli altri due elementi, nasce solo negli anni sessanta e viene usato con continuità solo a partire dagli anni novanta. C’è da considerare che questa versione necessita comunque di un ammodernamento, come testimonia il fatto che è stata giudicata uno degli stemmi meno belli d’Europa dalla rivista online FourFourTwo, probabilmente per la tonalità del pallone tendente all’arancione scuro e per la sua sproporzione rispetto allo scudo”.
L’ultima versione dello stemma per i noti motivi non potrà comunque essere riutilizzata sino a che non verrà riacquistata dalla società. Per ammirare il nuovo logo, invece, il gruppo Pelligra ha comunicato che ci sarà da attendere un po’. Abbiamo chiesto a Filippo Solarino quali sono le idee al riguardo del gruppo “Tutto il Catania minuto per minuto”. “Vista la necessità di eliminare uno degli elementi del precedente, secondo noi sarebbe meglio ripartire dallo stemma che prevede soltanto lo scudo rossazzurro sormontato dall’elefante o con l’elefante all’interno dello scudo (questa versione fu usata nella maglia indossata nel campionato di Serie A 1954-’55), eliminando dunque il pallone. In linea di principio sarebbe preferibile la forma appuntita dello scudo, mentre occorrerebbe evitare ad ogni costo un restyling troppo aggressivo in ottica modernista, che non incontrerebbe probabilmente i gusti dei tifosi notoriamente ancora molto legati allo scomparso Calcio Catania”.
Una storica “battaglia” degli storici riguarda invece i colori sociali utilizzati sia sullo stemma che sulle maglie, che a loro giudizio dovrebbero essere più accesi rispetto a quelli sfoggiati negli ultimi lustri. Ecco cosa si legge al riguardo nella relazione: “È evidente che i colori sociali del Catania sono gli stessi del gonfalone cittadino, una prerogativa non comune fra i club calcistici, quindi sia un rosso che un azzurro accesi. Per intenderci, l’azzurro del Catania è più vicino al blu che al celeste. A supporto di questa tesi, si noti la posizione dello storico presidente rossazzurro Giuseppe Rizzo, il primo capace di portare il Catania in Serie A al termine della stagione 1953-’54 e recentemente scomparso. Il Presidente Rizzo scrive il 30 marzo 2014 sul suo blog personale: “Ho un solo rilievo da fare ai miei vecchi amici catanesi: i colori del Club erano e sono -rosso e azzurro- come quelli della città di Catania. Come sono nel gagliardetto, con l’elefante ornato in oro, che mi è stato donato dalle donne tifose catanesi in occasione della prima Serie A del club e che ancora custodisco. Non sono gli sbiaditi rosa-celeste di adesso”.”.
In chiusura, abbiamo chiesto a Filippo Solarino se il suo gruppo di storici ha sottoposto all’attenzione del gruppo Pelligra, oltre alle notazioni storiche, le proprie idee su logo e colori sociali. “Sì, abbiamo sviluppato uno studio a 360° che ha rappresentato l’occasione per evidenziare come la matricola 11700 non fosse l’unico elemento identitario andato perduto. Molti altri sono stati persi senza che ne nessuno se ne accorgesse: la denominazione e lo stemma dell’ultimo Catania non erano più, da tempo, quelli originali, e la tonalità dei colori, soprattutto quella dell’azzurro, non era più quella originale, ispirata al gonfalone comunale, ma tendeva molto più al celeste”. Non a caso questa è la chiosa finale della relazione consegnata alla società: “Concludiamo sottolineando come i colori sociali, la denominazione e lo stemma a nostro avviso sono i veri elementi identitari del Club e la loro importanza deve essere riscoperta. Una forte unione fra il Club e i tifosi intorno a valori condivisi non può che essere un obiettivo prioritario del Catania del futuro”.