Opinioni

Un entusiasmo (per il momento) ingiustificato

Di Enrico Salvaggio

18/03/2022 3:52

Mancini acclamato dai tifosi nel pre-gara col Campobasso

Lo scorso mercoledì sera al “Massimino” nel pre-gara di Catania-Campobasso sono rimasto perplesso nel constatare quanti, tra i presenti in Tribuna A e Tribuna Vip, hanno ritenuto di acclamare a gran voce Benedetto Mancini, chiedendogli compulsivamente di fissare l’obiettivo dei propri smartphone per scattare dei selfie. Per carità, è assolutamente comprensibile il sollievo provato dai tifosi a seguito del positivo esito dell’invito ad offrire del Tribunale di Catania, grazie al quale l’imprenditore romano si è momentaneamente aggiudicato il ramo d’azienda della fallita Calcio Catania S.p.A., in attesa che proceda al rogito notarile e versi il prezzo residuo per perfezionare definitivamente l’acquisto. Fa piacere a tutti che grazie a ciò la squadra abbia scongiurato l’ingiusta e drammatica ipotesi di concludere anticipatamente la stagione.

Eppure c’è da dire che l’entusiasmo che molti hanno manifestato sugli spalti e sui social è tutto fuorché giustificato. Lo sarebbe stato se ad acquistare il club fosse stato un imprenditore o un gruppo conosciuto e notoriamente solvibile. Per fare degli esempi rimanendo in casa etnea, quando il Catania fu acquistato da Gaucci nell’estate del 2000, si era in presenza di un personaggio che gravitava da anni con successo nel mondo del calcio e che, in quel momento, deteneva un club in massima serie. Quando arrivò Pulvirenti, qualche anno dopo, si trattava di un business-man in ascesa che aveva da poco fondato una compagnia aerea, presiedeva una holding che controllava diverse attività commerciali e aveva già positivamente sperimentato sé stesso nel mondo del calcio professionistico ad Acireale. Quando arrivò la S.I.G.I., dalla relativa visura era possibile risalire ai vari soci, che erano titolari di imprese locali: non si trattava di una “potenza di fuoco” notevole, ma in quel momento la priorità avvertita quasi all’unanimità era quella di salvare la società e, quantomeno, le aziende coinvolte erano facilmente tracciabili anche sotto il profilo del fatturato, che faceva dormire sonni tranquilli almeno con riferimento all’immediato proseguo, con l’ottica di una possibile cessione a Tacopina.

Oggi arriva Benedetto Mancini, con premesse diverse: non c’è più una società da salvare, essendo già fallita, ma “soltanto” un titolo sportivo, che per quanta rilevanza abbia, comunque non dovrebbe esimere l’ambiente dal diventare più selettivo nei confronti di chi si avvicina al club, oltretutto con la dichiarata intenzione di restarci a lungo. Esaminando il curriculum sia imprenditoriale che sportivo di Mancini, ci accorgiamo di quante differenze ci siano coi predecessori più illustri. Sotto il primo profilo, poco o nulla si sa del suo core business e nonostante nella conferenza stampa di presentazione abbia parlato di “progetto trasparente”, sono state poi disattese le domande sul punto dei colleghi. Ha infatti parlato di non meglio precisati progetti finanziari a livello internazionale, ha citato l’azienda BM Group Financial Project Ltd che ha sede in Bulgaria e della quale però, come riportato dai colleghi di City Zone, non risultano bilanci pubblici. In buona sostanza, non si può in alcun modo verificare quale sia la consistenza patrimoniale e il volume d’affari delle attività di Mancini. Il quale asserisce, come ha già fatto altrove in passato, che a noi non dovrebbe interessare da dove provengono i soldi.

Peccato però che le cose non stiano esattamente così. Perché forse Mancini dimentica che i tifosi del Catania sono reduci da otto anni di crisi societaria sotto il versante dei risultati sportivi e da sei anni di conclamata crisi economica con frequenti risvolti giudiziari, sfociati in diverse penalizzazioni, in iscrizioni al campionato intervenute per il rotto della cuffia, in due istanze di fallimento della società, la seconda delle quali con esito nefasto nei confronti di quella matricola che per buona parte della tifoseria rappresentava molto di più di un numero. A ciò si aggiungano le diverse disavventure che lo stesso Mancini ha vissuto nei suoi diversi tentativi di rilevare altre società sportive. Non sta a noi giudicarle, ci mancherebbe. Ma è assolutamente naturale preoccuparsi e stare in guardia. Quindi sì, certo che ci interessa da dove arrivano questi soldi, perché abbiamo o dovremmo avere la necessità di essere rassicurati, senza smettere di fare e farci domande sol perché è stata versata una cauzione, è stato aumentato un capitale sociale, o sarà versato il prezzo residuo di aggiudicazione. Perché poi a giugno si tireranno le fila, per Mancini e per tutto l’ambiente. Ed un nuovo colpo basso, col lutto fresco del Catania ’46 e con la conseguenza di dover sprofondare tra i dilettanti senza alcuna prospettiva certa no, questa città non lo meriterebbe davvero.


Enrico Salvaggio - Dopo una saltuaria collaborazione con CalcioCatania.Com tra il 2006 e il 2008, è rientrato in redazione a pieno regime nel 2013, occupandosi dei commenti alle partite e di approfondimenti di carattere tecnico. Laureato in giurisprudenza e giornalista pubblicista dal 2017, anno in cui si è aggiudicato la borsa di studio “Norman Zarcone” istituita dall’Ordine dei Giornalisti di Sicilia. Dal 2 Aprile 2020 è il vicedirettore del sito. . Per CalcioCatania.com è autore di 851 articoli