Opinioni

Non ni po Paci...

Di Max Licari

13/03/2021 7:01

Piccolo, unica nota lieta in un pomeriggio assai deludente per i colori rossazzurri...

Scelte improduttive
Il peggior Catania stagionale. Questa volta, con tutta la buona volontà possibile, non è consentito dal Dio dell’Onestà Intellettuale attribuire alcun alibi a Raffaele e alla sua “ciurma”. Fin dalla consegna delle distinte in tribuna stampa, chiunque avrebbe “fiutato” un pomeriggio di enormi difficoltà. E così è stato, senza alcuna sorpresa. Ovviamente, quando fai determinate scelte “impopolari”, devi assumertene la responsabilità al momento del loro stesso fallimento. E il tecnico rossazzurro dovrà farlo. Il 99,9% dei giornalisti, degli addetti ai lavori, dei tifosi sapeva che, con quelle opzioni tecniche, all’interno di quel modulo, il Catania, “questo” Catania in netto calo fisico e con la testa annebbiata, sarebbe colato a picco. Proprio per tali ragioni, esse appaiono scarsamente comprensibili. E perniciose, perché il Catania, riuscito miracolosamente a intravedere uno spiraglio di sole dalle nebbie di un derby orripilante, adesso si ritrova nuovamente nell’occhio del ciclone delle critiche. La stessa classifica diventa traballante, con un quarto posto lontano cinque punti (alla luce della vittoria del Catanzaro al “Ceravolo” contro la Virtus Francavilla) e un quinto posto (43) ora assolutamente in bilico, con il Teramo a un punto (42), la possibilità per Foggia e Juve Stabia di agganciare i rossazzurri nelle sfide in programma domenica pomeriggio, peraltro entrambe in casa, rispettivamente contro il fanalino di coda Cavese e contro la Turris (prossimo avversario degli etnei) nell’infuocato derby campano del “Menti”, nonché una Casertana in grado potenzialmente di sfruttare il turno casalingo domenicale con il Bisceglie e attestarsi a quota 40. Insomma, un mezzo disastro.

Sconfitta meritata
Mister Raffaele aveva legittimamente fatto comprendere, alla vigilia del match contro il Teramo (presentatosi, è bene rimarcarlo, al “Massimino” privo di parecchi giocatori), come non fosse il momento degli esperimenti, avendo fuori (oppure appena al rientro dopo più di un mese di infortunio) elementi decisivi come Silvestri, Zanchi o Piccolo. E lo avevamo anche metabolizzato, sebbene, a livello di preferenze tattiche, tale modulo non ci faccia impazzire (fra l'altro, il mister ritiene, come evidenziato nell’intervista postgara, che Sales, Giosa e Claiton non siano adatti a giocare a quattro, considerata l’indisponibilità dell’ultima ora di Tonucci, infortunatosi venerdì in allenamento, notizia non comunicata preventivamente). Tuttavia, quando abbiamo visto in campo il 3-5-2 imperniato su una mediana composta da tre portatori d’acqua, di cui uno chiaramente spremuto come un limone (Welbeck), uno fuori ruolo (Rosaia, una mezzala utilizzata da regista) e uno evidentemente in confusione (Dall’Oglio, che non sa più quale altra responsabilità, al di là delle sue limitate qualità tecniche, debba assumersi) e un attacco con una mezzapunta non di ruolo (Russotto è un esterno offensivo) e un centravanti adattato (Di Piazza, peraltro non certo a suo agio contro difese schiacciate nella propria area), ci siamo fortemente sorpresi, individuandone immediatamente i punti di criticità. Purtroppo, tutti irrimediabilmente materializzatisi in campo fin dal primo minuto. Il 4-2-3-1 di mister Paci, ordinato, ben messo in campo e proclive al pressing alto ha rapidamente messo a nudo tutti i limiti del centrocampo etneo, incapace di creare gioco perché privo di un ragionatore in grado di dettare i tempi. Gli stessi esterni Albertini e Pinto, non certo in condizione brillante, facevano fatica a fornire opzioni di scarico ai compagni, con il risultato (piuttosto “solito”) di affidarsi a lunghi lanci dalle retrovie a opera di Claiton o Giosa, sempre preda della difesa ospite. Neutralizzato, così, l’attacco “leggero” scelto per questa gara. Dispiace dirlo, ma i vari Arrigoni, Santoro, Costa Ferreira e Bombagi hanno subissato per ritmo e tecnica l’arrancante mediana rossazzurra, disegnando un gigantesco punto interrogativo al centro del terreno di gioco del glorioso impianto del quartiere Cibali. Una domanda che aleggiava da prima dell’inizio del match; perché Maldonado in panchina? Premesso che non si stia parlando di Redondo e che avesse sofferto di dissenteria nell'ultima parte della settimana, il ragazzo ecuadoriano appare l’unico, nell’ambito del modulo prescelto, in grado di garantire un minimo di fluidità di manovra, magari qualche verticalizzazione, alla squadra. Non possono essere i tre “faticatori” scelti a inizio gara a farlo. Inoltre, in una partita del genere, dove tutti sanno che si affronterà una quadra compatta, aggressiva e pronta alle ripartenze, un centravanti fisico come Sarao appariva la scelta più logica, essendo Di Piazza notoriamente più incline al contropiede. Il primo tempo, concluso senza un tiro in porta, un’azione degna di nota e in svantaggio per la “papera” di Confente al 29’ sul doppio palo di Vitturini, fotografa in modo nitido tutte le perplessità relative alle scelte tecnico-tattiche dell’ultimo periodo, durante il quale i rossazzurri hanno sostanzialmente sempre regalato il primo tempo agli avversari, passando regolarmente in svantaggio, con l’affanno poi di dover recuperare a tutti i costi. Un affanno, chiaramente, che non porta a nulla di buono e toglie lucidità ai giocatori. A inizio ripresa, un po’ tutti ci saremmo attesi l’innesto di Maldonado al posto di Rosaia. Invece, Raffaele ha inserito il redivivo Reginaldo al posto dello stesso mediano ex cesenate, passando a una sorta di 3-4-1-2, con Russotto trequartista dietro il brasiliano e Di Piazza. Francamente, un altro pastrocchio (Reginaldo, in tutta sincerità, non ci pare nelle condizioni fisiche di giocare) che non ha fatto altro che consolidare le certezze degli abruzzesi, beatamente attestati nella propria metà campo, ma sempre aggressivi e pronti a ripartire, tanto da avvicinarsi più spesso loro al raddoppio che un arruffone Catania al pareggio, malgrado nel finale Raffaele abbia tentato il tutto per tutto, inserendo Calapai (per Albertini), Sarao (per Di Piazza), ambedue al 58’, Maldonado al 69' e Piccolo al 75' (una sorta di 4-tutti all’attacco), ottenendo certamente qualcosina in più in termini di qualità in mezzo (il regista sudamericano ha imbucato un paio di palle interessanti, Picccolo ha fatto vedere un'incursione palla al piede "old times") e di spinta offensiva (due o tre situazioni potenzialmente pericolose in area di rigore), ma nulla di trascendentale, niente di definitivo. Obiettivamente, il portiere ospite Lewandowski non si è mai dovuto produrre in parate di particolare entità. Una sconfitta meritata, inappellabile. Una sconfitta che deve far riflettere. Molto.

Un turno infrasettimanale assai difficile
Diciamolo subito, il Catania visto contro il Teramo perde sia a Torre del Greco mercoledì pomeriggio, sia con l’Avellino al “Massimino” domenica prossima. Per far sì che tale “baratro” non si apra sotto i piedi del tecnico rossazzurro, si dovranno fare scelte logiche e definitive, a livello di modulo e di uomini, a partire dal turno infrasettimanale in terra campana. Dentro coloro che stanno meglio e quelli che hanno più qualità. In specie in mezzo al campo. Non si può più cincischiare, perché i margini di manovra stanno restringendosi… Let's go, Liotru, let's go!


Max Licari . Per CalcioCatania.com è autore di 358 articoli