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Conclusa l’avventura di Pancaro: i pro e i contro della sua gestione

Di Enrico Salvaggio

01/03/2016 10:00

Pippo Pancaro

Andamento da parte sinistra, non altissima, della classifica
L’esperienza di Pippo Pancaro sulla panchina del Catania si conclude dopo 8 vittorie, 11 pareggi e 5 sconfitte, con una media punti pari a 1,45 a partita, che senza penalizzazione attesterebbe i rossazzurri al 6° posto in classifica in coabitazione col Matera, a -9 dalla zona playoff. La “pareggite” rappresenta il male endemico della gestione Pancaro, come rappresentato dagli otto 0-0 collezionati in stagione. Nel ruolino del tecnico di Acri anche le sconfitte rimediate in Coppa Italia (0-1 con la Spal, risultato successivamente non omologato dal giudice sportivo, e 1-4 col Cesena) e in Coppa Italia di Lega Pro (1-0 subito dall’Akragas).

L’attacco parte forte per poi spegnersi improvvisamente; fenomeno opposto per il settore difensivo
Dal punto di vista statistico è opportuno analizzare anche i dati relativi ai gol fatti e subiti. Con 28 gol realizzati in 24 giornate il Catania si attesta soltanto all’8° posto della speciale classifica. La formazione di Pancaro paga la sterilità offensiva dell’ultimo mese (411 minuti senza reti), prima del quale risultava come una delle squadre più prolifiche del girone. 8° posto anche nella classifica dei gol subiti (23), settore in cui si è verificato il fenomeno contrario: spesso perforata nella prima parte di stagione, a lungo andare la difesa rossazzurra ha migliorato la propria capacità di resistenza, in particolar modo dopo la promozione di Luca Liverani al posto di Bastianoni (in ben 7 circostanze l’ex portiere del Barletta ha mantenuto inviolata la propria porta).

I “pro” della gestione Pancaro: gran lavoro di costruzione a inizio stagione e partenza sprint
Ma al di là di ogni considerazione statistica è opportuno esprimere una valutazione complessiva sulla gestione Pancaro. Iniziamo dai “pro”. All’ex tecnico della Juve Stabia va riconosciuto il fatto di aver accettato quasi a scatola chiusa la chiamata del Catania, firmando con la società rossazzurra in un momento in cui non vi era alcuna certezza sulla categoria da disputare; ha avuto indubbiamente il merito di aver gestito al meglio un ritiro caratterizzato dal fatto che la maggior parte dei giocatori erano in prova o in partenza, aiutando la dirigenza ad effettuare le opportune scelte in sede di mercato in modo tale da approntare a tempo record una formazione competitiva per la categoria e formare un gruppo affiatato (almeno a inizio stagione) capace di annullare immediatamente la penalizzazione e di sciorinare un gioco più che apprezzabile. Meriti considerevoli, ma circoscritti a un lasso di tempo abbastanza breve (diciamo tre mesi) e ai quali non ha fatto seguito quel proseguo di campionato che non solo i tifosi, ma anche la stessa società si attendeva.

I “contro” della gestione Pancaro: Bastianoni; “doppio regista”; testardaggine tattica
Veniamo alle “magagne”. Come non cominciare da Elia Bastianoni, al quale è imputabile qualche punticino che manca alla classifica del Catania. Partito come secondo di Liverani perché tesserato in extremis e per motivi di recupero della condizione, è stato poi preferito al più esperto collega, probabilmente in virtù del fatto che si trattasse di un giocatore di proprietà (e non in prestito). Una scelta “filo-societaria” pagata a caro prezzo, alla quale Pancaro ha posto rimedio, sì, ma dopo un paio di mesi di troppo.
L’altro enigma strettamente tecnico è quello legato alla compatibilità tra Agazzi e Musacci, due giocatori con caratteristiche non del tutto simili ma che hanno in comune il ruolo di mediano davanti alla difesa. Partiti in ballottaggio a inizio stagione con un’alternanza forzata dalle partite infrasettimanali che sembrava comunque giovare (sia a loro che alla squadra), sono stati poi utilizzati in contemporanea, con lo spostamento di Agazzi in un ruolo, quello di mezzala, in cui ha smesso improvvisamente di brillare, mentre Musacci ha pagato problemi di condizione che, uniti alla scarsa continuità degli altri centrocampisti e alla lungodegenza del pimpante Castiglia, hanno di fatto segnato il destino di un reparto dal quale sono nati i problemi di gioco e risultati della squadra.
Problemi, questi, da imputare al vero grande limite della gestione Pancaro, legato a una caratteristica che è ricorrente nella carriera del tecnico, che già l’anno scorso a Castellammare di Stabia aveva pagato un simile atteggiamento: ci riferiamo alla “testardaggine” riguardante le scelte tattiche. Partito col 4-3-3 più che sensato di inizio stagione, ha insistito su tale modulo senza mai pensare o applicare delle varianti. In tal modo la squadra ha perso il proprio equilibrio nel momento in cui alcuni elementi determinanti si sono infortunati (Castiglia) o non hanno più ritrovato lo smalto di inizio stagione (Russotto, Calderini). A ciò va aggiunto che gli allenatori delle altre squadre del girone, dopo il primo mese di campionato, non hanno incontrato grosse difficoltà nel preparare le partite contro gli etnei proprio in virtù dell’eccessiva prevedibilità del gioco propinato da Pancaro. Tutti elementi, questi, che hanno portato alla perdita di un’identità di gioco e della continuità di risultati necessaria per tirarsi fuori prima possibile dalla lotta per i playout e coltivare delle ambizioni più grandi.

Mancata riduzione della penalizzazione: alibi o aggravante?
Un alibi parziale per l’allenatore e per il gruppo (ma attenzione, è risaputo che gli alibi nel calcio sono tutt’altro che salutari) è rappresentato dal mancato riconoscimento da parte del Collegio di Garanzia del CONI della riduzione della penalizzazione auspicata a inizio stagione, che ha inciso in modo rilevante sulla tenuta mentale della squadra, la quale a campionato in corso si è improvvisamente resa conto della sopravvenuta difficoltà/impossibilità del raggiungimento dei traguardi prefissati. Ma un allenatore dovrebbe annoverare tra le proprie qualità e caratteristiche anche quella legata alla gestione psicologica della squadra, gestione che nel caso di specie è evidentemente sfuggita di mano…


Enrico Salvaggio - Dopo una saltuaria collaborazione con CalcioCatania.Com tra il 2006 e il 2008, è rientrato in redazione a pieno regime nel 2013, occupandosi dei commenti alle partite e di approfondimenti di carattere tecnico. Laureato in giurisprudenza e giornalista pubblicista dal 2017, anno in cui si è aggiudicato la borsa di studio “Norman Zarcone” istituita dall’Ordine dei Giornalisti di Sicilia. Dal 2 Aprile 2020 è il vicedirettore del sito. . Per CalcioCatania.com è autore di 851 articoli