Opinioni

Desolati e desolanti

Di

27/03/2014 8:00

Gyomber, prima rete al "Massimino"...

Debacle
Il peggior primo tempo della Serie A targata Pulvirenti. Una squadra che approccia e gioca una partita di tale importanza in questa maniera, non può che meritare l’ultimo posto in classifica e una sempre più probabile retrocessione. L’impressione lasciata dai primi 45’ è proprio quella di una squadra rassegnata al peggio e impotente, tatticamente, tecnicamente e psicologicamente, a opporsi a un avversario sì più forte, ma sceso al “Massimino” con istinti tutt’altro che “omicidi” e in formazione largamente rimaneggiata. Unico difensore titolare in campo: Fernandez; unici titolari a centrocampo (in campionato): Jorginho e Hamsik; unico titolare fisso in attacco: Callejon. Il tecnico spagnolo degli azzurri ha dovuto rinunciare dal primo minuto a Maggio, Ghoulam, Albiol, Zuniga, Inler, Behrami, Mertens, Higuain. In campo Henrique e Zapata, uno da poco giunto in Italia, l’altro panchinaro fisso. Ebbene, contro questo “Napoli 2”, il Catania, proveniente dalla prova gagliarda offerta contro la Juve, si è sfaldato alla prima contrarietà, il gol di Zapata (errore difensivo generale, compreso il portiere), senza aver la forza di reagire, malgrado la solita sfortuna rappresentata dalla traversa di Keko, per poi imbarcare acqua a più non posso, senza che l’avversario desse la sensazione di affondare veramente i colpi. Inguardabile Andujar nel raddoppio di Callejon e nel terzo gol di Henrique (un tiro cross assurdo, senza pretese, su cui non è stata abbozzata nemmeno una “mossa” equivalente in modo lontano a una parata), incolpevole sul poker dello stesso attaccante colombiano, alla prima doppietta in A, ma terrificante in negativo l’atteggiamento del centrocampo e della difesa. Una debacle netta e inequivocabile, scandita dai cori di protesta dello stadio. Particolarmente bersagliato Andujar, che si è presentato ai suoi prossimi tifosi (è di proprietà del Napoli) nel peggior modo possibile. Sinceramente, mi pare impensabile che l’estremo argentino possa continuare con serenità a giocare da titolare fino al termine della stagione. Bisogna prenderne atto. Stagione fallimentare la sua, così come quella di parecchi altri suoi compagni. Lo sanciscono i numeri, peggior attacco, seconda peggior difesa, minor numero di vittorie complessive, tanto per attenerci alla “superficie”, ma lo decretano inequivocabilmente le prestazioni: quando vi è stato da tirare fuori gli attributi nei momenti decisivi, ci si è inabissati. Ovviamente, l’ultima piazza a 6 punti di distacco dal quart’ultimo posto con 8 partite da giocare non è giunta perdendo con il Napoli. Molto più decisive le “stecche” negli scontri diretti del girone di ritorno. Proprio per questo, stare ancora lì ad arzigogolare sulle sconfitte delle rivali (Livorno, Sassuolo e Bologna) o della pessima partita del medesimo Bologna a Verona avrebbe il gusto della beffa. Bisogna guardare in casa propria. E non è un bel vedere…

Prestazione da squadra che non ci crede più…
Dispiace dirlo, ma i primi 45’ sono da squadra che mentalmente ha mollato gli ormeggi. Mi metto nei panni di Maran, ancora una volta costretto a “inventare” in difesa (Spolli e Rolin out) e in attacco (Bergessio squalificato), ma anche lui ormai sembra spaesato. Il 3-5-2 articolato contro l’undici di Benitez ha mostrato una fragilità impressionante, nei centrali (in specie Legrottaglie, irriconoscibile, e Bellusci), nei mediani (male, questa volta, anche Rinaudo), nei due sperduti piccoletti in avanti (Keko e Barrientos). Gli unici fin da subito a mostrare di avere più grinta e gamba sono stati lo stesso spagnolo, encomiabile per impegno ma desolatamente inefficace in zona gol, il redivivo Monzon e il difensore slovacco Gyomber. Non per niente, si sono rivelati i migliori nel corso di tutta la gara. Per gli altri, notte fonda. Hamsik fra le linee, Insigne, Callejon e Zapata hanno fatto la figura dei fenomeni facendo il minimo sforzo. Inammissibile. Meno male che nella ripresa i partenopei hanno tirato un po’ i remi in barca e Maran ha cambiato modulo, passando a 4 e inserendo Plasil e Petkovic che hanno dato una fisionomia più plausibile alla squadra. I due gol di Monzon (limitatamente al secondo tempo) e Gyomber, entrambi alla prima marcatura in rossazzurro, hanno addolcito la pillola e, almeno, salvato la faccia. Ma non hanno cambiato la sostanza delle cose. Giustificati i fischi a fine gara, così come lo scoramento dell’ambiente che non proviene solo dalla constatazione desolata e desolante di una classifica ormai compromessa, ma dalla prestazione complessiva. Da squadra abbandonata ai marosi di un destino avverso, ormai disperata e quasi del tutto mancante di reattività.

Basta palliativi
La società le ha provate tutte, dal ritiro all’ennesimo silenzio stampa a fine partita. I risultati sono lì, davanti a tutti. Non bastano questi palliativi. Non scende in campo il silenzio. E, soprattutto, non segna. Ormai, a tenere insieme i cocci di una stagione disgraziata fin dalle improduttive scelte estive, per poi passare alla preparazione atletica durante il ritiro, alla gestione problematica e “barocca” di alcune partite, al deleterio cambio di allenatore, fino al mercato di gennaio che non ha rafforzato il reparto offensivo e alla pessima gestione degli scontri diretti successivi alla vittoria con la Lazio, rimane un unico collante, assai poco tenace: la matematica. Da qual punto di vista ancora non è stato scritto il verdetto definitivo. I tifosi, quelli veri, possono solamente attaccarsi a questa flebile speranza e attendere la prossima gara di lunedì pomeriggio a Udine. Augurandosi che non sia un replay di Reggio Emilia o della prima frazione gettata al vento contro il Napoli. A questo punto, ritengo che Maran debba veramente tentare il tutto per tutto, o la va o la spacca. Basta tatticismi, dentro i ragazzi con più gamba e “comu finisci si cunta”. Sperare tuttora che qualche senatore sbiadito possa resuscitare stile Lazzaro e produrre il miracolo del secolo sarebbe da ingenui. Coraggio, sfrontatezza, e gioventù, anche in proiezione “futura”. In ogni caso il campionato bisogna concluderlo con dignità. Il tempo delle speranze diventa sempre più breve... Let’s go, Liotru, let’s go!!!


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