Opinioni

Nessuna rassegnazione

Di

23/12/2013 8:00

Gigi De Canio, finora numeri in negativo...

Molte perplessità
Faccio una premessa: il Catania si trova a 5 punti dalla zona salvezza. Hanno perso tutte le dirette concorrenti tranne il Bologna. Mancano 21 partite e ci sono tutte le premesse matematiche e tecniche (il Catania non è inferiore a Livorno, Bologna, Sassuolo, Chievo e Sampdoria) per poter rimediare a una situazione comunque difficile. Il Catania ce la può fare. Detto questo, passiamo ai numeri, alle prestazioni, ai fatti. Su questa base, l’analisi non può che essere netta, decisa, precisa: ultimo posto in classifica, 10 gol realizzati (peggior attacco), 32 subiti (seconda peggior difesa), -22 in differenza reti, 9 sconfitte su 9 in trasferta. Il Catania, quindi, merita l’ultima piazza. E lo dimostra inequivocabilmente la prestazione odierna. Dopo 20 minuti incoraggianti, in cui sembrava che i rossazzurri fossero più compatti e più disposti al pressing contro un avversario nettamente superiore malgrado l’assenza di 2/3 del centrocampo titolare (il migliore del campionato, peraltro), ecco sopraggiungere il solito gol incassato su calcio piazzato e il vuoto conseguente. Inutile commentare il resto della partita. La voglia manca, perché si tratta di film già visto e ci sarebbe da ripetere esattamente le stesse cose. Il problema è che ogni volta si dice che dagli errori si debba imparare e poi gli stessi si ripetono in maniera pedissequa. E non mi riferisco certo alla “papera” di Frison in occasione del secondo gol giallorosso, considerato che sbagliano anche i grandi portieri e che lo stesso estremo etneo è da considerare il migliore dei suoi per aver evitato, con interventi prodigiosi, almeno quattro segnature della Roma. Mi riferisco alla vulnerabilità sui calci piazzati (doppietta, addirittura, di Benatia), all’assoluta difficoltà a sviluppare gioco offensivo, alla scarsa propensione a sfruttare le palle ferme, al calo atletico e in termini di concentrazione, con conseguente arretramento del pressing, man mano che la gara prosegue. Sostanzialmente, e ciò fa molto male doverlo constatare, sembrerebbe che i segnali di ripresa notati nella gara interna con il Verona, in pratica, si siano autoelisi. Forse si potrebbe chiedere a De Canio perché in 5 trasferte (Juve, Napoli, Torino, Samp e Roma), la squadra abbia incassato 15 reti, alla media di 3 gol a partita. Si potrebbe chiedergli perché nelle ultime tre trasferte, due delle quali giocate con dirette concorrenti come Torino (al momento della gara era così) e Samp, il Catania non abbia mai tirato in porta (a memoria, non ricordo situazioni similari in tutti gli 8 anni di A). Si potrebbe chiedergli perché il Catania abbia approcciato in maniera così disastrosa la ripresa dell’Olimpico. O, magari, se non sarebbe stato meglio lasciare in campo l’ammonito Peruzzi (fra i migliori) e rischiare anche il secondo “giallo” piuttosto che sostituirlo con Biraghi e consegnare la partita a Gervinho. O, anche, perché inserire Bergessio e rischiarlo a partita compromessa. Ma sono domande che sicuramente gli farà la società. La realtà è che i numeri di De Canio sono questi: 5 punti in 9 gare (5 in 8 quelli di Maran), 4 gol realizzati, 19 subiti. Fate voi. L’unica cosa sensata che si possa dire è che finora non si è riscontrata nessuna “scossa” psicologica, il Catania dal punto di vista del gioco è certamente peggiorato e i risultati sono tutti dalla parte opposta rispetto al tecnico materano. Molte perplessità, infine destano le dichiarazioni post-gara. Che abbia visto un Catania in crescita, obiettivamente, appare perlomeno “forzato”. Che la fortuna non abbia finora aiutato il Catania è sicuramente vero, ma la Dea bendata aiuta chi si aiuta e non pare che i rossazzurri della gestione De Canio brillino per audacia e propositività. La società finora ha deciso di andare avanti su questa strada, probabilmente cercando di modellare il mercato sulle idee tattiche e le richieste del trainer lucano. Ovviamente, l’augurio è che questa sia la scelta giusta. I risultati ne saranno unico giudice.

Cosa fare
Faccio un’ulteriore premessa: la società ha dimostrato nella sua storia di saper gestire momenti del genere e, per tutto quello che ha fatto finora, merita un’ampia apertura di credito. Pertanto, saprà benissimo quello che si dovrà fare se si vorranno avere chance di salvezza. A mio modo di vedere le cose da fare sono tre:

1. Verificare quali e quanti giocatori, sia vecchi sia nuovi, abbiano realmente la voglia di lottare fino in fondo per la maglia, credendo fattivamente nella salvezza. La verifica è d’obbligo perché le recenti prestazioni di alcuni “senatori” impongono un “check-up”. Per quanto riguarda i “nuovi”, non si può dire che ce ne sia uno che in particolare abbia “rubato l’occhio”. Con l’eccezione di Peruzzi che, entrato da poche giornate, a Roma ha dimostrato di avere qualità importanti in prospettiva. Anche in questo caso, bisognerebbe capire chi, malgrado il rendimento fin qui insufficiente, potrebbe risultare funzionale, magari sulla scorta di un "restauro" motivazionale e atletico, a una eventuale rinascita nel girone di ritorno. Comunque, la strada della gestione del primo anno di Pulvirenti, per me, sarebbe la più indicata.

2. Innestare due o tre elementi di qualità in grado di “ribaltare” il campionato del Catania. A centrocampo (un uomo di riferimento appare imprescindibile) e in attacco (una punta diversa da Bergessio ma in grado di “bucare” la porta), chiaramente. In difesa, considerato che Alvarez può adattarsi e che in rosa ci sono tre terzini sinistri, si potrebbe anche pensare di rimanere così.

3. Cercare di recuperare il più possibile dal punto di vista della condizione atletica. E, direi, questa dovrebbe essere la priorità assoluta. Francamente, sotto questo profilo, si è sbagliato tanto.

Aggiungerei: sperare (come tutti ci auguriamo) che De Canio sia l’uomo giusto per assemblare il “nuovo” Catania, che ancora deve recuperare gente come Almiron e Bellusci. Detto questo, nessuna rassegnazione, crediamoci perché ce la possiamo fare. E sosteniamo il Catania nella prima, superdecisiva, sfida del 2006: il 6 gennaio al “Massimino” sarà di scena il Bologna privo di Diamanti e Garics, in uno scontro salvezza dai toni epici. Servirà il pubblico delle sfide da “ultima spiaggia”. Che io ricordi, storicamente il Catania di Pulvirenti non le ha mai fallite. Noi, e sottolineo “noi tutti”, veri tifosi del Catania rimarremo a spingere il carro fino in fondo. Let’s go, Liotru, let’s go!!!


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