Opinioni

A piccoli passi

Di

30/11/-0001 12:00

Boa, esordio promettente...

Piccoli accenni di ripresa, ma c'è da lavorare, lavorare, lavorare…
Posso capire Maran. Dopo tre sconfitte consecutive e la semplice constatazione di una condizione generale della squadra sotto la sufficienza, è comprensibile come abbia provato innanzitutto a smuovere la classifica, magari evitando pericolosissime (sotto il profilo psicologico) imbarcate al “Massimino”. Posso comprenderlo sì… e, tutto sommato, il punto conquistato al termine di 90’ piuttosto difficili e “tortuosi” non è poi da buttare. Come dice lo stesso tecnico, da qui si può solo migliorare, si può cercare di costruire un percorso diverso, partendo dallo zero nella casella dei gol subiti nel singolo match. Bene, posso comprenderlo, ma non posso assolutamente farmi piacere qualcosa che non mi piace. Il primo tempo contro il Parma di Donadoni, per me, è il più brutto della stagione etena e, se consideriamo i risultati fin qui raggiunti, bisogna ancor più pensare a lavorare, lavorare, pedalare, pedalare… Il nodo tattico, soprattutto, continua a non essere sciolto e, per una squadra che per anni ha vissuto di certezza (4-3-3), non è problema da poco. Intendiamoci, non è che i rossazzurri, nel corso degli ultimi tre o quattro anni da Mihajlovic, a Giampaolo, a Simeone, a Montella allo stesso Maran non abbiano talora presentato moduli differenti da quello “canonico” dettato dalle caratteristiche della rosa a disposizione. Con Zenga e Simeone si è fatto il 4-4-2 o il 4-5-1, con Montella e Maran il 3-5-2 e il 4-2-3-1. Non è questo. È che mai come adesso un modulo proposto tanto male si attaglia al materiale a disposizione. Si è trattato di una contingenza, ripeto, di una scelta comprensibile, ma assimilabile a una strada difficilmente percorribile in futuro. Ameno, non con questi interpreti. Infatti, il 3-5-2 proposto, figlio del momento psicologico, tecnico, tattico e atletico, nonché condizionato da assenze importanti come quelle di Izco (decisiva), Leto (defaillance dell’ultimo momento) e Castro, non è nelle corde di questa squadra e, soprattutto, non può essere strutturato in casa (dove devi vincere, in specie contro squadre di pari o inferiore levatura) con un terzino puro come Alvarez sulla destra,un centrocampista di riferimento lontanissimo da una condizione almeno discreta come Almiron (preferito a Tatchsidis ma non certo più brillante sotto il profilo della mobilità) e un “desolato” Barrientos seconda punta a supporto di un “isolato” Bergessio. Desolati e isolati, per l’appunto… In questo modo, fare gol diventa un’utopia e quanto visto sul terreno di gioco del “Massimino” lo conferma. Pur con l’attenuante di un campo allentato dalla pioggia, i rossazzurri hanno tirato in porta un paio di volte, e pericolosamente solo con il solito, positivo Plasil a metà ripresa. Questo modulo, peraltro “imperante nell’attuale calcio italiano, lo puoi eventualmente proporre con Izco sulla corsia esterna destra, il “pitu” a centrocampo e magari Leto a supporto di Bergessio, a disegnare una sorta di 3-4-1-2 o 3-4-2-1, non in queste condizioni. Comunque, la realtà è che si è trattato di un incontro fra due squadre sì disposte “a specchio, ma entrambe in difficoltà perché tuttora alla ricerca di una propria identità precisa, povero di emozioni e giustamente finito in parità, appurato che anche i ducali, pur sviluppando una mole di gioco superiore (Parolo, Acquah, Gobbi e Biabiany hanno mostrato di avere più “gamba” rispetto ai dirimpettai), si sono procurati una sola nitida palla gol (con il mediano ex palermitano, provvidenziale Legrottaglie nell’occasione). Cassano inguardabile, Amauri impensabile. Insomma, Se Atene piange, Sparta non ride.

Dubitare il giusto...
Come non ridono i sostenitori appartenenti alle due tifoserie. Però, attenzione, comincio a sentire e a leggere sentenze definitive sul Catania: per molti saremmo già spacciati. Le stesse “verità assolute” sentite già durante la famosa “Era Atzori”, anch’essa cominciata con un punto in quattro match. Diceva Charles-Joseph De Ligne: “Ci sono due razze di sciocchi: quelli che non dubitano di niente e quelli che dubitano di tutto”. Ecco, in questo momento sarebbe deleterio sia mettere il prosciutto davanti agli occhi, fingendo che tutto vada bene, sia sparare a zero distruggendo tutto e tutti. Bisogna evidenziare le problematicità con chiarezza, senza peli sulla lingua e, al momento stesso, far emergere gli accenni di miglioramento, specialmente sotto il profilo della grinta e dell’attenzione, mostrati oggi dalla squadra. Insomma, ci sono problemi evidenti, ma esistono anche le possibilità concrete di risolverli e riprendere una marcia più consona al valore dell’organico a disposizione del trainer trentino.

Meglio con i ragazzi
La decisione di “chiudere la porta” ha in ogni caso giovato, seppur parzialmente, alla classifica, alla buon’ora smossa e ancora tutta da decifrare. Nel giro di tre punti troviamo ben nove team, fra i quali tre che non hanno ancora vinto come il Catania (Samp, Bologna e Parma) e uno che ha raggranellato una vittoria seguita da tre sconfitte (Atalanta). Tutto è fluido, tutto ancora poco chiaro, tutto ancora da decidere, in positivo o in negativo. Ha giovato anche alla prestazione di alcuni elementi. Per esempio Monzon, sgravato da compiti prettamente difensivi, ha fatto meglio. Nulla di trascendentale, sia chiaro, ma ha fatto intravedere di avere un buon piede e qualità interessanti in chiave futura. Per esempio Plasil, uno che ha la personalità per rendere al meglio nell’ambito di qualunque modulo. Ma anche i tre dietro, con Spolli sugli scudi, hanno disputato un buon match. Tuttavia, ci accorgiamo che gli altri sono andati tutti in difficoltà: Alvarez, Almiron, Guarente ( encomiabile per impegno al suo esordio, ma ancora in chiaro deficit di affiatamento con i compagni), Barrientos, Bergessio. Tutti giocatori fondamentali, elementi che da soli costituiscono una elevata percentuale del potenziale tecnico della squadra. Non solo, se a ciò aggiungiamo anche la sfortuna dell’infortunio precoce dello stesso “lavandina” e l’ingresso in campo di un impalpabile Maxi Lopez, il cerchio si chiude. Sull’attaccante ex Barcelona c’è da aprire una parentesi. Se è “questo”, in “queste” condizioni, con “questa” voglia, non può servire al Catania. Sembra il cugino povero dello splendido centravanti che aveva fatto innamorare il tifo etneo un paio di stagioni fa. O si dà una “smossona” o meglio far giocare un ragazzo che almeno ci mette il cuore… E, a proposito di ciò, non è un caso che il Catania migliore si sia visto nella seconda parte della ripresa quando Maran è tornato al 4-3-3, spostando Bellusci a destra, Alvarez a sinistra su Biabiany (che con il mastino argentino non ha più toccato palla, finendo per essere sostituito) e Monzon interno di mediana, nonché inserendo un paio di ragazzi vogliosi, Boateng e Keko. Lì il Catania ha preso a macinare gioco e a rendersi pericoloso, tanto che le occasioni più propizie le ha prodotte in questo periodo (Maran ha anche sottolineato come abbia preso anche un paio di imbarcate in contropiede potenzialmente letali, ma nel calcio per vincere si deve pure rischiare). Sorprendente soprattutto il giovane ex milanista, un tipo veloce e tecnico che potrebbe essere riproposto in futuro, a cominciare dalla prossima gara di Roma con la Lazio, una gara difficile ma non impossibile se affrontata nel giusto modo.

A Roma si può, ma solo a una condizione...
... sputare sangue in campo! Alias, correre, combattere... I biancocelesti hanno perso un derby tirato e avranno voglia di rifarsi, ma anche loro hanno alcune difficoltà di condizione e di organico. È chiaro che Maran dovrà proporre un minimo di turn-over (si giocano tre partite in una settimana, considerando il match con il Chievo al “Massimino” di domenica prossima). Ritengo che, dopo quattro gare, possa essersi fatta un’idea dello stato di forma dei singoli e possa scegliere. Innanzitutto, recupererà Leto? Recupererà Bergessio? Recupererà Castro? Il potenziale offensivo sta tutto lì e lì la possibilità di adattare un modulo funzionale. La mia idea è che bisogna far giocare chi garantisce innanzitutto la corsa e un pizzico di velocità in più, specie sulle corsie laterali. Forse un ragazzo di questi, fra Biraghi, Keko e Boateng, potrebbe essere preso in considerazione? Magari un Biraghi terzino e un Monzon più avanti, stile il Vargas di mihajloviciana memoria? O la riproposizione del duo Alvarez-Monzon su quella fascia? O una nuova chance al greco ex romanista, dando un turno di riposo ad Almiron? Magari un Barrientos riportato al suo ruolo, supportato da almeno due elementi offensivi, anche un Boateng, se non dovesse recuperare uno fra Bergessio o Leto? Tutti interrogativi leciti cui dovrà rispondere Maran, più che mai in prima linea e più che mai chiamato a dimostrare sul campo, riconfermandosi, che quanto di buon fatto l’anno scorso era vera gloria… Contro Hernanes, Klose e soci solo giocando una gara tutto cuore, grinta e intelligenza tattica si riuscirà a strappare un risultato positivo. Proviamoci! Let’s go, Liotru, let’s go!


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