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Un rossazzurro a Milano

Di

30/11/-0001 12:00

Evangelizzazione rossazzurra…
Invisibili. Come il celebre protagonista di un famosissimo romanzo di fantascienza. Come il ragazzo sfigatello agli occhi della più bella della classe. Come un noto e validissimo candidato di sinistra alla Presidenza della Regione Siciliana per un altrettanto noto quotidiano locale. Come…

Due settimane. Mi ci vollero quindici giorni per metabolizzare un evento sconvolgente, dopo il quale nulla è rimasto più come prima.
Gennaio 2005, il Catania milita in Serie B per la terza stagione consecutiva dopo anni di anonimato. Da qualche mese Antonino Pulvirenti ha rilevato la società dai Gaucci: la squadra annovera tra le sue fila ottimi giocatori quali Walem, Vugrinec, Padalino, Pantanelli, Ferrante e può ambire ad un campionato di avanguardia. In campo, però, le cose non vanno benissimo, prova ne è il recente avvicendamento in panchina (da circa un mese l’esperto Sonetti ha preso il posto del debuttante Costantini). Il giorno prima il Catania ha perso sciaguratamente a Cesena, 1-0 per i padroni di casa, dopo una serie incredibile di errori sotto porta commessi dagli atleti in maglia rossazzurra. L’occasione più ghiotta è capitata tra i piedi di Marco Ferrante, che ha sciupato malamente un calcio di rigore. Ferrante, appunto.

Gennaio 2005, mi trovo da qualche mese alle dipendenze del Comune di Milano per un contratto a tempo determinato: trent’anni, laureato, emigrato per lavoro. Direte, nulla di nuovo sotto il sole. Vero, verissimo, ma in quei primi mesi le cose sono andate al di là di ogni più rosea aspettativa, non è stato difficile inserirsi in un ambiente giovane (non sono l’unico precario), con colleghi cortesi e disponibili.

Come ogni mattina mi reco, nel corso della pausa caffè, in un ufficio composto da colleghi simpatici come tutti gli altri ma con un qualcosa in più: sono esperti di calcio, per loro non si tratta di uno sport ma di tanto altro, insomma sono “calcio-maniaci” come il sottoscritto.

Grazie alla simpatia (?), competenza (??), memoria enciclopedica (!), mi sono guadagnato il rispetto e la considerazione di tali colleghi e tra Milan, Juventus, Inter , Roma, Napoli, nei discorsi del lunedì fanno spesso capolino il Catania ed il campionato cadetto.

Il Milan ha battuto facilmente l’Udinese, Juve ed Inter sono state bloccate sul pari a Cagliari e Reggio Calabria, si discute sul primato in classifica conteso da Milan e Juve (inutilmente visto che quello scudetto, vinto dalla Juve, sarà revocato dalla Figc un anno e mezzo dopo), il Catania ha perso come detto a Cesena, dando il primo di una serie di addii ai sogni playoff promozione.
“’Sto Ferrante sbaglia pure i rigori, è venuto a Catania a svernare, ah, quel Loriano Cipriani, ci vorrebbe lui al centro del nostro attacco”. Giuseppe Bianchi, tifoso milanista doc “Loriano chi?”, Antonio Donini, fede nerazzurra, facendo inconsapevolmente (?) il verso al Manzoni “Cipriani? E chi era costui?”. Un gancio sul viso mi sconvolgerebbe di meno.

“Cipriani, quello che segnò un goal storico su punizione a Palermo, un missile terra-aria da 40 metri”. Goal storico? Derby con il Palermo? Tutti ammutoliti. “Ma come non vi ricordate quel derby del 1993 in cui il Catania mise sotto nel gioco e nel punteggio, davanti a 30 mila tifosi sbigottiti, il Palermo capolista?”. Quel derby, però, caro Salvatore, avrà sì avuto una cornice di pubblico degna della massima serie, ma si giocava in C1 (l’attuale Prima Divisione). In C1! E come possono essere a conoscenza di un episodio “storico” simile un gruppetto di quarantenni, calcio-maniaci è vero, ma il cui panorama calcistico di riferimento non oltrepassa la soglia della B (ma solo per lucrarci qualcosa con schedine e scommesse). La C degli anni ‘90? Giusto due partite in fondo alla schedina, i risultati dei due gironi a “Novantesimo minuto” e al Televideo, per i più volenterosi tabellini e mini-commenti confinati a pagina 30 dei quotidiani sportivi del lunedì. Cosa ne sanno loro dei gironi meridionali di serie C1 e C2, quei tornei leggendari, dagli scontri esotici in stadi campani “unni u Signuri ci lassai u scappi”, in campi dove la scorta per le squadre avversarie è necessaria come la doccia dopo un’intera giornata trascorsa alla Playa, in stadi gremiti da tifosi smaniosi di rinverdire i vecchi fasti di campionati di serie A sempre più lontani nella memoria: Avellino, Catanzaro, Foggia , Perugia, Ternana. E poi i derbies siculi? Le sfide con Palermo, Siracusa, Messina, Acireale, Giarre, Licata? Non si ricordano di Cipriani, scuro di carnagione, fisico non eccezionale, barba incolta, schivo, taciturno, insomma un perfetto tigrotto di Mompracem, adattissimo con le sue bordate (su punizione da fuori area) a solcare a bordo del praho rossazzurro i mari procellosi ed infidi della C ?

“E’ inutile allora che vi parli del Catania di Passiatore, Brutto che vinse alla grande il torneo di C2 1998-99”, ecco infatti, me lo sono detto da solo, perfettamente inutile. Un silenzio imbarazzante aleggia nell’ufficio. Mario Paolini, autista del direttore, rompe gli indugi e mi fa: “Dai, non te la prendere, magari ‘sto Cipriani lo ritrovo in uno degli album Panini che la Gazzetta sta ristampando. Ci ha mai giocato in A, in B?”, “Sì in B nel Genoa, nel Lecce e nell’Empoli a metà degli anni Ottanta”, sto per rispondere a mo’ di riflesso condizionato, poi ripensandoci dico “No, no, Cipriani è un eroe tutto nostro, appartiene esclusivamente a noi, tifosi di una squadr…, beh di una squadr….”. Di una squadretta da quattro soldi sto quasi dicendo e, del resto, quel termine rappresenterebbe lo sbocco logico di quel discorso penoso fatto davanti a colleghi sorpresi ed imbarazzati. Con gli occhi lucidi vado via, inventando di sana pianta la storiella di una pratica urgente da sbrigare.

Quindici giorni per realizzare che non c’era nulla di cui sorprendersi, che era fisiologico che calcio-maniaci a Milano così come in altri contesti abituati ai massimi livelli calcistici, sconoscessero vicende, imprese e personaggi di quel periodo tanto leggendario quanto buio della storia del calcio rossazzurro, vissuto ai margini del calcio professionistico. Due settimane per capire che bisognava essere orgogliosi della mia squadra, del suo passato recente e remoto, delle sue (poche ma esaltanti) gioie e dei suoi (tanti) fallimenti.

Conclusi i 15 giorni di riflessione, al ruolo secondario di impiegato amministrativo presso il Comune di Milano, si affianca la mia nuova attività principale: quella di “agit-prop” per il Calcio Catania nel territorio milanese, anzi volendo utilizzare un termine più appropriato, quella di “evangelizzatore” della causa rossazzurra.

Predicare il “Vangelo” significa predicare la “buona notizia”:quella dell’esistenza di una squadra gloriosa, che ha calcato con onore i campi dalla A all’Eccellenza, che si è ribellata a parecchi “soprusi di Palazzo”, squadra immortale, seguita da tifosi appassionati ed innamorati, che rappresenta una delle pochissime cose della città etnea di cui vantarsi. Vi sembra poco?

Avete presente una persona che non ha mai criticato in presenza di “infedeli” la squadra, elogiando instancabilmente l’operato dei dirigenti, anche quando i fatti deporrebbero inequivocabilmente nel senso opposto?Vi ricordate le vignette di Guareschi sul comunista trinariciuto (dotato di tre narici) al telefono, che, alla domanda dell’amico sulle condizioni atmosferiche, risponde testualmente “Non posso sapere che tempo fa, non ho ancora acquistato l’Unità”? Ecco, se le avete presenti, vi sarete fatti un’idea abbastanza precisa del sottoscritto “evangelizzatore”. Se avessi guadagnato dei soldi ogni qualvolta ho magnificato le sorti della squadra rossazzurra, beh, adesso potrei vivere di rendita. Magari l’ex direttore Lo Monaco sarà stato deferito per frode anche per le somme che in questi 7 anni non mi ha mai voluto liquidare..…..

Sembra incredibile adesso ritrovarsi a parlare di un brillantissimo esordio in A in casa di una delle favorite per la corsa allo scudetto. Domenica sera si va ad incontrare la squadra costruita in estate dal personaggio che non mi ha ancora pagato per la mia opera di evangelizzatore. Che ci volete fare, come molti di voi converranno è un personaggio brutto e cattivo, del resto si è limitato a tenerci dignitosamente in A per 6 campionati consecutivi……

P.S. Perché ricordatevi che non è il Catania ad essere la squadra della mia città, ma è Catania ad essere la città della mia squadra del cuore


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