Opinioni

Bari e patta

Di Max Licari

30/11/-0001 12:00

Maxi, capolavoro al "San Nicola"

Bicchiere mezzo vuoto o mezzo pieno?

La domanda più classica aleggia sulle bocche dei tfiosi rossazzurri: un punto guadagnato o due persi? Provo a rispondere al fatal quesito estraniandomi dall'analisi contingente del match del "San Nicola" e, di contro, prendendo in considerazione il mero risultato finale e la classifica a sei turni dal termine del campionato. Ebbene, il Catania rimane a 5 lunghezze (insieme al Chievo) dal terz'ultimo posto, occupato dal miracolato Cesena (due reti nel recupero al "Barbera", ad equilibrare una gara che non può non far riflettere). Certo, a 36 punti lo scorso anno ci si salvava, questa volta ne serviranno magari 3 0 4 in più, ma l'analisi non può prescindere da due capisaldi: i rossazzurri hanno attualmente sotto di sé 6 squadre, di cui una (Bari) virtualmente retrocessa; è trascorsa un'altra giornata di campionato, peraltro caratterizzata da sconfitte tragiche come quelle del Parma e della Samp. Dati incontrovertibili che mitigano certamente quel pizzico di amaro in bocca lasciato dalle clamorose occasioni fallite da Maxi e Bergessio nel finale di partita, occasioni che avrebbero condotto a una vittoria che avrebbe avuto il sapore di salvezza quasi matematica. Quindi, bicchiere mezzo pieno, visione ottimistica del futuro basata sui numeri, ma consapevolezza, confermata al 100% dal match odierno, che questa squadra manca della personalità necessaria a far risultato pieno fuori dalle mura amiche. Si tratta dell'ennesimo refrain di un film già visto, fra l'altro, a Lecce, a Milano (Milan), a Roma (entrambe le sponde), a Napoli, a Cesena, a Bologna, a Udine. Tutte gare in cui i rossazzurri, con il risultato in bilico, hanno fallito occasioni colossali a tu per tu con il portiere avversario. Troppe, obiettivamente. Sarebbe bastato che in un quarto di questo "pacchetto" di partite si fosse messo dentro qualche gollettino e la salvezza, pur nell'ambito di un torneo non certo condotto in maniera eccezionale, si sarebbe già concretizzata in modo inequivocabile, senza attendere lo spegnersi degli ultimi fuochi. Inspiegabile la metamorfosi di un team che in casa registra un trend da Europa League, al ritmo di 3 reti a partita, e lontano dal "Massimino" balbetta e fallisce le occasioni più semplici. Questo il principale problema stagionale del Catania. Non altro. Comunque, un altro passo in avanti è stato compiuto, la salvezza si avvicina, solo questo deve interessarci, come la miniserie positiva (4 punti in 2 gare), evento che non si materializzava dalla notte dei tempi.


Simeone, sostituzioni "sui generis"

Probabilmente Simeone l'aveva preparata così. 4-3-1-2 d'ordinanza, primo tempo tranquillo, ripresa a tutto gas. E ci stava anche riuscendo, considerate le incredibili occasioni da rete fallite. Probabilmente, dico probabilmente, se Bergessio avesse messo dentro quella palla più facile da buttare in gol (simile a quella realizzata nel derby), tutti gli avrebbero dato del genio leonardesco. Dopo il pareggio, pur sempre un risultato positivo, invece si discute sulle sue scelte e sulle sue sostituzioni in corsa. Il Cholo aveva pensato di inserire un centrocampista in più (Ledesma) per dare più consistenza alla mediana, per poi inserire Schelotto e Gomez nella seconda parte del match e tentare di sfruttarne la freschezza nelle ripartenze. Il primo tempo giocato dai centrocampisti rossazzurri, nei fatti, non gli ha dato ragione. Male Pablo, male Lodi, entrambi lenti e imprecisi, spaesato Ricchiuti nel ruolo di trequartista dietro le due punte; il solo Carboni a correre per quattro, come sempre. Gioco sulle fasce, nisba. Immagini del derby, sbiadite, sbiaditissime. L'1-1 ci sta tutto e, anzi, se Maxi non si fosse inventato una rete da antologia nel finale della prima frazione, si sarebbe tornati negli spogliatoi in svantaggio. Pazzesca, e non è purtroppo la prima volta, la rete subita dall'improvvisata difesa etnea (Terlizzi-Augustyn coppia centrale d'emergenza): Gazzi, uno che non ha mai segnato in A e per di più di testa, lasciato solo a colpire in mezzo all'area. Disattenzioni gravi, problemi strutturali che solo il prossimo ritiro estivo e nuovi innesti potranno eliminare. La ripresa, però, è tutt'altra cosa. Con Schelotto al posto di Lodi e, poi, Gomez al posto di un Ricchiuti spaesato, i rossazzurri si sono rivelati micidiali nelle ripartenze sulle corsie laterali, mettendo in croce Belmonte e Parisi. Le occasioni già ricordate testimoniano di un dominio che non può, con un pizzico di cattiveria in più, non portare alla scontata conclusione, cioè una vittoria a man bassa. Poi, il colpo di scena finale. Proprio sul più bello, a una decina di minuti dal termine, ecco la scelta che fa discutere: fuori un attaccante, Bergessio, dentro un difensore, Capuano, peraltro al rientro dopo lungo infortunio. Perché? Me lo chiedo anch'io, giacché da quel momento il Catania ha smesso di spingere, inviando un chiaro segnale di "soddisfazione" per il risultato fin lì ottenuto. Così facendo, ha rischiato di perdere, dato che i baresi, rinfrancati, hanno sfiorato il vantaggio all'ultimo secondo con Rivas (rete annullata per fallo su Andujar). La spiegazione più logica da darsi sarebbe questa: Simeone, dopo aver assistito allo scempio di tutte quelle occasioni fallite, da vecchio bucaniere dei campi di calcio, ha pensato che la legge non scritta del Dio Pallone si potesse abbbattere sul Catania: gol fallito, gol subito. A quel punto, ha cercato di agevolare la fase di contenimento al fine di portare a casa almeno il risultato positivo, chiudendo la corsia laterale mancina dove Marchese stava, da qualche minuto, soffrendo. I fatti, dal punto di vista del risultato finale, gli hanno dato ragione, ma i tifosi gli imputano id non aver voluto tentare di vincere fino all'ultimo secondo. Chi avrà ragione? Mi metto nei panni del Cholo: deve ramazzare la salvezza e un punto potrebbe rivelarsi decisivo in un campionato così difficile. Meglio l'uovo oggi che la gallina domani, considerato che a quota 36 si trova davvero avanti nella corsa alla permanenza. Ma la perplessità rimane.


Discussioni da bar

Quello che non ci sta è la discussione da bar tesa a instillare pessimismo inutile in un ambiente che dovrebbe, invece, rimanere sereno. Addirittura sento e leggo che il calendario del Catania è il più difficile, che le dirette concorrenti faranno perlomeno 10 o 11 punti e che ce ne vorranno 42-43 per salvarsi, che il Catania ha solo due partite (Lazio e Cagliari) in cui poter fare punti perché le altre sono già perse ancor prima di giocarle. E di fantascienza discorrendo... Ma dove siamo, al Circo Togni? Il cervello ce lo siamo bevuto del tutto? Cioè, il Catania dovrebbe in pratica perdere tutte le partite fino al termine e le altre (5 squadre!!!) dovrebbero trasformarsi in compagini da Champions. Non abbiamo sotto due team, cinque!!! Ma ragioniamo, tra partite proibitive e scontri diretti, se una diretta concorrente fa punti, l'altra non li perde? come si fa a pensare che in sei partite facciano "tutte" cose fenomenali? Con il trend che presentano queste squadre spalmato su tutto il campionato, la media di un punto a partita sarebbe già eccezionale. Come possono, con un vantaggio di 5 punti, i rossazzurri essere "sfavoriti"? Misteri catanesi. o, meglio, misteri della malafede catanese.

In casa si può chiudere il conto

Detto questo, sarebbe il caso che i rossazzurri chiudessero i conti fin già dalla prossima gara interna al cospetto della Lazio quarta in classifica. Un match vero in cui entrambe hanno molto da giocarsi. Un'altra gara epica in cui il pubblico potrà dare una mano fondamentale. Io mi fido del Catania versione interna, dà garanzie. Si può fare una grande partita contro Hernanes, Zarate e compagni. Recupereremo i due difensori centrali titolari, e non è poco; magari schiereremo una formazione diversa fin dal primo minuto. Ma ciò che conterà sarà lo "spirito derby". Con quello non c'è Lazio che tenga... Let's go, Liotru, let's go!!!


Max Licari . Per CalcioCatania.com è autore di 359 articoli