Aggiornato: Dec 4, 2006

Semu M...Ascoli!!!


Ascoli-Catania 2-2


Il Gabbiano vola per la settima volta.

Grande cuore. Grande reazione rossazzurra al “Del Duca, coronata da un pareggio che vale il quarto posto in classifica in condominio con il Livorno di Arrigoni (ma è bene rimanere con i piedi per terra), a fronte di un approccio stranamente “molle” alla gara”, acuito, è bene dirlo, da uno scandaloso errore arbitrale in occasione della prima rete ascolana di Bjelanovic, in clamoroso fuorigioco. Inguardabile Pieri, inguardabile il collaboratore di linea Manzini, che dovrebbe essere sospeso a vita, giacché un errore del genere non appare ammissibile nemmeno in terza categoria. Un errore che ha messo subito la gara sui binari sognati da Sonetti, facilitandone il compito. Ma ciò non deve suonare come una giustificazione. L’Ascoli aveva poco prima fallito un rigore con Fontana (netto il fallo di mani di Silvestri in area). Bravo Pantanelli a parare, così come assolutamente farfallesco in uscita in occasione della rete bianconera (gli sfugge la palla di mano, non la prima volta che l’estremo rossazzurro palesa limiti in questo fondamentale).

Del resto, per tutta la prima frazione, impostata da Sonetti come ci si immaginava, 10 giocatori dietro la linea della palla e ripartenze fulminee, il Catania ha palesato poca attitudine al pressing e imprecisione nei passaggi (in special modo Lucenti, Edusei e Del Core), lasciando campo agli indemoniati ascolani, bravi a colpire ancora con la punta croata (quinta rete stagionale), questa volta in maniera splendida (lento in chiusura, sul cross di Zanetti, Lucenti). Poca reattività, quindi, a fronte del pressing e alla chiusura degli spazi dei padroni di casa, impostati su un copertissimo 4-5-1. In pratica i 3 mediani (bravo Boudianski) non lasciavano respiro al regista ghanese e i due esterni, Fini e Guberti, in pratica giocavano dietro la linea di metà campo, raddoppiando sistematicamente Colucci e Del Core. Un “catenaccio” antica maniera che ha dato frutti ottimi a quella vecchia volpe di Mastro Tornedo, malgrado ad occhio nudo si percepisca come l’Ascoli sia squadra che in Serie B, probabilmente, stenterebbe a salvarsi. Assolutamente mediocre la cifra tecnica bianconera, se si esclude il vecchio Fontana, il giovane Boudianski, l’ex Fini e il centravanti croato Bjelanovic. Tanta corsa, tanta volontà, falli tattici a volontà (una quantità industriale, stranissimo come l'internazionale per caso Pieri abbia ammonito solo 4 bianconeri e ben 3 rossazzurri) e niente più.

Bisogna, comunque, dire che le assenze hanno condizionato parecchio il Catania. Vargas, Falsini, Corona e Mascara non si regalano a nessuno. Tanto più che Lucenti, diligente ma poco incisivo e Del Core, impreciso e abulico, sono risultati fra i meno positivi in campo. In questo senso, anche considerando quanto poi il catanesissimo Millesi è stato capace di proporre negli ultimi 20 minuti, ci è apparsa nettamente errata la scelta di Marino di preferire proprio il suo “pupillo” al centrocampista ex avellinese. Per caratteristiche, come si è visto, il ragazzo di "Zia Lisa" era perfetto per mettere in difficoltà il lento e tecnicamente inadeguato ex etneo Minieri. Un errore grave, poi rimediato. Ma con una buona dose di fortuna.

In ogni caso, nel secondo tempo i rossazzurri hanno ancora una volta dimostrato di essere giocatori veri, entrando in campo con tutt’altro piglio e mettendo subito sotto l’Ascoli, colpevolmente ancor più rintanatosi nella propria metà campo (e questo è quanto poco ci piace della filosofia di Sonetti). Protagonista assoluto Baiocco, gladiatore incredibile capace di suonare la carica e portare palloni su palloni vicino all’area bianconera, presto diventata un fortino. La partita è girata in senso catanese all’ottavo, proprio grazie alla “streghetta” che porgeva un gran cross sul fondo a Lorenzo il Magnifico che, appostato nei pressi di un incerto Pagliuca, depositava in rete. Seconda rete in massima serie per Stovini; l’altra l'aveva siglata il 9 dicembre 2000 in Reggina-Verona, curiosamente al “Massimino”, campo neutro in virtù della squalifica del “Granillo”. Da sottolineare, sfruculiamento per sfruculiamento, che l’unica altra segnatura realizzata in carriera dal difensore fiorentino porta la data del 15 dicembre 2002 in B con il Lecce. Evidentemente, il mese natalizio gli porta tanta fortuna e tanti regali inusitati.

Ma la vera svolta del match in chiave etnea è da considerarsi l’ingresso di Millesi per Edusei al 26’. Come detto, colpevolmente lasciato in panchina, il centrocampista esterno ha subito messo in croce con la sua tecnica e la sua velocità lo schieramento ascolano sull’out sinistro sfornando, in rapida successione: lo splendido cross per il facile pareggio aereo del Gabbiano, alla settima marcatura stagionale (questo per i suoi critici); un altro assist per lo stesso Spinesi che si mangia il gol davanti a Pagliuca (addirittura con una inopportuna “rabona” ipoteticamente alla Aquilani); una ripartenza su verticalizzazione di Caserta salvata in extremis da un difensore; un tiro al volo dal limite di pochissimo a lato. Francamente, un impatto mostruoso che alimenta i rimpianti in merito a un suo impiego dall’inizio. Tuttavia, v’è da riconoscere che Millesi è stato anche facilitato dall’atteggiamento complessivo della squadra nella ripresa, diametralmente opposto a quello dei primi 45’. Buona circolazione di palla, velocità, determinazione, pazienza nel cercare il varco giusto, questi gli ingredienti per la riscossa; questi gli ingredienti che hanno permesso di portare a casa un giusto risultato positivo, rafforzando una classifica da sogno.

Adesso, sotto con l’Udinese, squadra di rango, malgrado sia attardata in classifica di qualche punto rispetto al Catania. Probabilmente si potrà recuperare almeno un giocatore importante (Falsini), se non due (Corona). Altra partita da prendere con le molle, senza indulgere in voli pindarici in settimana, sebbene il Catania attualmente sia in zona Champions. L’obiettivo è sempre quello, la salvezza. I soliti 20.000 del “Massimino” contribuiranno a metter paura anche ai friulani, non dimenticando che ciò che conta è muovere la classifica, come fatto oggi. Questa è una squadra vera. Non ci sono dubbi. Let’s go, Liotru, let’s go!!!


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