Catania, nodo Ferraro: perché sarebbe giusto riconfermarlo (e perché no)

Mister Ferraro dialoga con l'ad Grella

Mister Ferraro dialoga con l'ad Grella 

Considerazioni sulle prossime scelte societarie, coi pro e i contro legati all'eventuale conferma dell'attuale mister.

Forse ci avete fatto caso, forse no, sta di fatto che su queste pagine, fino ad oggi, non abbiamo mai parlato delle scelte che la società etnea sarà chiamata a fare in vista della prossima stagione, sebbene si trattasse dell’argomento più caldo da diversi mesi a questa parte, ovvero da quando si è intuito che l’obiettivo promozione era ormai divenuto una pura formalità. Ma c’era ancora un campionato da completare e ci è sembrato il minimo sindacale, in forma di rispetto nei confronti dei professionisti impegnati sul campo, evitare di unirsi alla ridda di voci e di giudizi prematuri. Adesso, però, che la stagione agonistica del Catania 2022/23 si è conclusa, è inevitabilmente tempo di bilanci e di considerazioni sulle decisioni che la proprietà del club dovrà adottare per programmare il prossimo campionato di Serie C, in particolar modo quelle legate alla panchina e alla composizione dell’organico. Due temi particolarmente importanti che meritano un approfondimento separato.

 

Oggi iniziamo dal focus riguardante il tecnico, non prima di aver sottolineato una premessa fondamentale: qualsiasi scelta adottata dalla società, allenatore incluso, non sarà altro che la conseguenza degli obiettivi che verranno prefissati. I dirigenti hanno fatto intuire a più riprese di voler raggiungere la massima serie nell’arco di qualche anno (d’altronde, restare in C a lungo non farebbe bene alle casse); le notizie sul volume d’affari del gruppo Pelligra fanno ben sperare sulla potenza di fuoco della proprietà. Tutto ciò è vero, come è anche vero che non esiste un’unica ricetta per vincere e non necessariamente spendere più degli altri è garanzia di successo. Pertanto occorrerà capire dalle prossime dichiarazioni di intenti e dai fatti concreti quale sarà la strategia della società, tra le due possibili alternative: cercare di vincere il campionato a tutti i costi, varando immediatamente una squadra da categoria superiore, in modo non dissimile da quanto fatto quest’anno in D, ma con costi nettamente maggiori; lottare per la promozione con un progetto meno dispendioso, basato su oculate scelte di mercato e su alcune scommesse, soprattutto tra i giovani, con l’intento di aprire un ciclo e di raggiungere la B entro un paio di anni. Dalla direzione che si deciderà di intraprendere potrebbe pertanto dipendere l’identikit del prossimo tecnico, fermo restando che qualsiasi ipotesi sulla panchina del Catania 2023/24 appare priva di senso se non si parte dall’analisi sulla possibile permanenza del mister attualmente in sella, Giovanni Ferraro, che peraltro rappresenta l’opzione caldeggiata da buona parte della tifoseria. Il trainer di Vico Equense ha molte frecce nel suo arco, ma anche qualche lacuna: osserviamole nel dettaglio.

 

I pro

Se Ferraro merita di essere preso almeno in considerazione per il prossimo anno, lo si deve ai risultati ottenuti in questa stagione ed al modo in cui sono arrivati. Si è parlato tanto del fatto che la conquista della promozione in C, sulla base della competitività della squadra e dell’assenza di avversarie, fosse praticamente scontata. Probabilmente è così. Ma non è affatto scontato, altresì, vincere il campionato con sei turni d’anticipo, con 31 punti di vantaggio sulla seconda e con una serie di statistiche da record o quasi. C’è un aspetto, della trionfale cavalcata del Catania di quest’anno, che va in particolar modo evidenziato. Nel corso del filotto di vittorie consecutive maturate dalla gara Catania-Trapani in avanti, a un certo punto e soprattutto dopo la vittoria nello scontro diretto col Locri, il vantaggio in classifica era ormai consolidato e la promozione era divenuta una questione di tempo, con le famose tabelle elaborate per indovinare la data dei festeggiamenti. E’ stato proprio in quel momento che si è materializzato il capolavoro di Ferraro: la sua squadra ha giocato alla morte, quando avrebbe potuto fisiologicamente, da un punto di vista sia fisico che mentale, staccare la spina. E invece no: vittoria sul campo dell’ostico Città di Sant’Agata; vittoria cercata e trovata ossessivamente al 97° contro il Cittanova; perentoria affermazione a Caltanissetta con il Canicattì nel giorno della promozione. E poi ancora, ad obiettivo raggiunto, altre 4 vittorie nelle successive 5 partite, col pareggio con la Sancataldese maturato in modo beffardo soltanto nel finale. Spina staccata, in pratica, soltanto con Trapani e Sorrento. Questi risultati arpionati ferocemente vanno oltre il vantaggio tecnico sugli avversari, oltre la mentalità vincente di una società sempre sul pezzo: sono anche e soprattutto il frutto del lavoro martellante di un tecnico e del suo staff che hanno preparato ogni partita come se fosse una finale, senza guardare in faccia a nessuno, puntando quasi sempre sugli stessi uomini e ciò nonostante riuscendo a tenere in caldo molti dei comprimari, che puntualmente o quasi hanno dato il loro contributo da subentranti. E proprio la scarsa propensione per il turnover esalta un’altra grande dote di Ferraro: il pragmatismo. E’ stato parecchio criticato per non aver dato spazio sufficiente ad alcuni giocatori (su tutti Giovinco), ma considerando il rendimento che hanno offerto taluni “grandi esclusi” negli spezzoni di gara loro concessi (alcune volte, anche dal primo minuto), occorre ammettere che il mister ha avuto ragione ad andare avanti per la sua strada, garantendo maggiore spazio agli atleti più adatti a calarsi nel suo 4-3-3.

 

I contro

Il principale dubbio che sorge in merito all’opportunità della riconferma del tecnico campano è legato alla sua inesperienza in Serie C. Nella “terza serie” propriamente intesa, Ferraro non ha mai allenato, collezionando una cinquantina di panchine in quella che all’epoca era nota come Lega Pro Seconda Divisione (in buona sostanza, la vecchia C2). All’inizio della stagione appena conclusa, la società ha voluto affidarsi a lui in quanto tecnico dal pedigree vincente per la categoria. Se Grella & co. volessero adottare pedissequamente lo stesso criterio per puntare alla vittoria del campionato di C, è chiaro che dovrebbero guardare altrove, puntando su un profilo alla Tesser (mero esempio, in quanto habitué di promozioni in cadetteria). Altro motivo di riflessione è quello legato non tanto al “bel gioco”, che in certi campionati lascia il tempo che trova in termini di raggiungimento degli obiettivi, quanto dell’identità tattica. Per quel che abbiamo potuto osservare nel corso del campionato 2022/23, Ferraro si è contraddistinto per un approccio “allegriano” e non nel semplicistico significato da molti attribuito a tale filosofia, ovvero quello del corto muso. No, ci riferiamo invece al fatto che il tecnico ha collaudato un impianto volto ad esaltare le grandi qualità dei singoli, piuttosto che un’organizzazione collettiva o dei meccanismi consolidati. Tant’è che quelle poche volte in cui il Catania quest’anno ha sofferto, lo ha fatto quando ha incontrato formazioni che hanno mostrato un canovaccio ben marcato. In un torneo più equilibrato come sarà, verosimilmente, il prossimo campionato di C, non basterà avere i giocatori più forti e metterli nelle condizioni di farli rendere al meglio, ma occorrerà dare alla squadra un’impronta altrettanto precisa.

 

La variabile relativa all’organico

Oltre alle strategie societarie ed alle caratteristiche proprie del tecnico di Vico Equense, un altro fattore che può far pendere la bilancia in un senso o nell’altro è quello che riguarda il numero dei giocatori che saranno riconfermati per la prossima stagione. Questo tema, al quale come anticipato dedicheremo un approfondimento ad hoc nei prossimi giorni, si lega - seppur parzialmente - alle valutazioni su Ferraro per un motivo che è presto detto. Il gruppo è stato costruito da Laneri, il quale ha più volte manifestato l’idea che si tratti di un’ottima base per la prossima stagione. Secondo il ds, non sarebbe opportuno rivoluzionare l’organico, ma apportare i rinforzi necessari, andandoli a sommare ad un congruo numero di riconferme. Posto che, in ottica futura, occorre capire se la società vorrà confermare la fiducia allo stesso Laneri per il mercato di terza serie, è chiaro che, qualora i dirigenti dovessero avallare questo ordine di idee, Ferraro sarebbe tra i più adatti a prendere in gestione una rosa del genere, non fosse altro perché ha già dimostrato di saperla guidare, la conosce come nessun altro ed ha conquistato anche la fiducia dello spogliatoio. Nel caso in cui, invece, il progetto societario dovesse prevedere una significativa “revisione” dell’organico, con non più di 7-8 giocatori confermati, le chances del mister si ridurrebbero drasticamente, per le motivazioni già evidenziate.

 

Quale che sia la scelta, Giovanni Ferraro resterà comunque nella storia del Catania e nel cuore dei tifosi, non soltanto per i traguardi raggiunti ma anche per le qualità umane che gli sono state unanimemente riconosciute. Fa sorridere chi ritiene che, tra i motivi di un’eventuale mancata conferma, ci sia quello relativo al suo carattere mite, poco adatto ad una piazza calda come quella etnea ed alle relative pressioni mediatiche. Ferraro ha dato prova di saperle gestire – facendo puntualmente lo gnorri in conferenza – e di non farsi influenzare dalle voci esterne nel proprio lavoro. E in ogni caso non è certo questo un criterio significativo che una società seria deve tenere in considerazione. Da settimane, come dicevamo, si moltiplicano le voci su questo o quel tecnico che il Catania starebbe valutando. Ogni previsione al riguardo appare superflua. Meglio attendere in silenzio le comunicazioni ufficiali, continuando a rispettare il lavoro dei professionisti coinvolti.