"Chi fa 'u Catania?"..."a bulletta" di Gino Astorina

L'attore e cabarettista Gino Astorina

L'attore e cabarettista Gino Astorina 

Ogni settimana un nuovo personaggio ci dirà "a bulletta" sul Catania...buona fortuna!

Per tutta una lunga settimana, aspettando il calcio d’inizio della prossima partita, l’intera città con stemma ’u liotru si domanda: «Ca viremu chi fa ‘u Catania.» In quest’istante migliaia di cittadini etnei stanno ancora interpellandosi: seduti nell’autobus, in fila alla posta, sdraiati alla plaja o a passeggio alla Villa. Nondimeno, inquieta come il mare in tempesta, adesso un’ondata di catanesi se lo chiede persino in ospedale, in banca, nei bar e financo in visita al cimitero. Dal lunedì alla domenica, dalle nostre parti, la domanda di rito è una sola: «Chi fa ‘u Catania?»

Buonasera.
A un tiro di schioppo dal "Passiatore", dove i treni ormai prossimi alla stazione di certo non "stanno volando", si ragiona su quanto non valgano più alcunché le due reti al Matera, giacché altrettante ce ne infilò il Gigante di Girgenti. "Ricominciamo" si cantava molti anni fa, e nella Sala Harpago ci accoglie un altro celebre tifoso simpatico e travolgente, Gino Astorina, anch'egli storico componente della compagnia del Gatto Blu.
«E' proprio vero - attacca immediatamente -, ogni giorno, al bar, colazione a base di cornetto, caffè e discussioni sul Catania. Tipicamente, all'indomani di vittorie come quella contro il Matera il coro è unanime: "Avemu bellu Catania", facendosi tutti belli; quando reduci dalla debacle di Agrigento, invece, "Bella squatra iai", accollandola all'interlocutore. Io ho dichiarato di essere uno dei pochi a non essere presente a Gangi, ma credo vi siano stati più catanesi che agli spareggi della promozione in Serie A. E' il quarto mistero di Fatima, come se si fosse giocato al Maracana!»
Il tuo grande amico Luciano Messina non ha centrato la "bulletta" della settimana scorsa. "Akragas-Catania finirà 3-0 per noi", aveva pronosticato, e invece sappiamo come è finita. Come dobbiamo fare con Luciano?
«Vi devo confidare - continua fra il serio e il faceto - che Luciano Messina non capisce nulla di calcio. Lui potrebbe citare a memoria la formazione del '79 contro il Benevento, ma per capirne di calcio almeno una pedata al pallone devi averla pur data. Lui è invece lo sportivo non praticante, ma...osservante, comodamente seduto sul divano o la sedia a sdraio.»
Cosa faceva Gino Astorina 42 anni fa e oltre? Correggimi se sbaglio, 41 anni di attività per il Gatto Blu, da 29 nella vostra "casa" della Sala Harpago...
«Mi divertivo come un matto - ride pensandoci - nell'organizzare gite e serate danzanti, stavo per diplomarmi e già facevo teatro; gestivo e gustavo il mio "presente", cosa che faccio tutt'ora. Possono disconoscermi il passato, rubarmi il futuro, ma il presente non me lo tocca nessuno! Non ho mai avuto il tempo tanto nei 41 anni di Gatto Blu quanto nei 29 della Sala Harpago di girarmi indietro e chiedermi cosa fosse successo; la quotidianità ti porta via tanto di quel tempo da non accorgertene proprio. Ricordo, arrivammo qui, dipingemmo i tavolini, sistemammo il pavimento; avere una sede tutta nostra è stata sempre una priorità, non esiste disciplina senza il proprio palazzetto. Il cabaret di 40 anni fa aveva una dignità altissima, c'erano i comici e poi c'erano i cabarettisti, attori bravi e attori "cani". »
Catania è una città teatrale, quanto c’è della città negli spunti delle vostre performance? Raccontacene uno. E poi, com'è nato il tormentone della vostra fortunata striscia televisiva dal titolo "Sotto vuoto spinto" che recitava più o meno "La che differenza passa tra?"
«Tutto! Uno dei nostri primissimi sketch - ricorda-, anche portafortuna, è stato "Autobus"; chi non ha mai vissuto cosa succede nei mezzi pubblici di Catania? Ma quello a cui sono veramente legato è ispirato ad un episodio accaduto alla posta, in fila, ad attendere il mio turno. Intorno a me tutti quei "personaggi" non chiedevano altro che entrare nel mio copione, con la "catanesità" tipica nel dire sempre l'ultima parola, non offensiva, ma tagliente, ironica o "liscia". Tramutando il tutto nel lavoro del nostro gruppo, la mission è trasformare con una battuta il dramma in commedia! Il tormentone nacque come tutte le cose semplici, verso casa in macchina dopo lo spettacolo, scambiandoci l'un l'altro improbabili differenze a mo' di sfida; Nuccio Morabito fece sua la kermesse, raffinandola. Unico merito, il mio, l'intuizione di proporlo nello spettacolo. Abbiamo vissuto l'avventura televisiva come se fossimo accomodati nell'ultima fila di un immaginario pullman dove pian pianino tutti i passeggeri, i nostri spettatori, erano alla fine seduti accanto a noi, pienamente coinvolti. »
Mi racconti di quella bellissima iniziativa condivisa con l'allora facoltà di Lettere e Filosofia (oggi Di.S.Um.) che ti portò a condividere il "palco" con un'aula universitaria, affascinando tantissimi studenti?
«Non solo una bellissima esperienza - ci dice spontaneo -, ne sono stato proprio onorato. La possibilità di avere un contatto diretto con delle menti giovani è una cosa fantastica. Ho tentato di mettere in evidenza su un piano tutti gli errori per arrivare all'obiettivo di farglieli evitare; insieme abbiamo intrecciato esperienze e contaminazioni che devono coesistere fra radio, televisione e web, tramite la chiave di lettura della satira, dell'ironia nel raccontare la città. Mi sono divertito e le tante testimonianze di chi mi ha raccontato come avesse realizzato un sito, una web-radio, piuttosto che conducesse un programma, o scrivesse, mi hanno reso orgoglioso. Ma ciò che mi ha fatto enormemente piacere è stato il rendermi conto di come quei piccoli successi non fossero per forza figli del mondo del teatro o della satira, ma il risultato della perfetta contaminazione fra gli strumenti "media". Sono ormai un paio d'anni che ho sospeso l'attività ma da questo preciso istante mi assumo l'impegno di riallacciare i contatti, fornendo la mia piena disponibilità.»
Oggi, tanta esperienza ma la stessa "fame", proiettati dritti verso l'ennesima stagione del Gatto Blu! E parlaci anche dei progetti futuri!
«Bella stagione - inizia di getto - anche quella in corso. Stanno andando per la maggiore le cosiddette "Officine", forma di spettacolo che ci porta a condividere il palco fra artista di turno e nostra compagnia, arrivando a un risultato più immediato e meno costruito. Gettiamo le basi per quella che è una vera e propria "jam session" di musica e di parola. Il pubblico apprezza la spontaneità, si accorge del fatto che quanto messo in scena non è memorizzato, non è un prodotto da catalogo, ma pronto ad essere aggiustato, modellato e levigato. Tutto ciò è molto divertente, una novità ben riuscita. Ultimi graditi ospiti a misurarvisi, Nuzzo e Di Biase, la giovane coppia di attori protagonisti di "Mai dire gol", "Quelli che il calcio", "Zelig", che si sono perfettamente integrati con la musica di Francois e le Coccinelle, alle mie presentazioni, alle esternazioni di Nuccio e di Luciano, ai monologhi di un altro ospite. In futuro vogliamo continuare con questa freschezza e voglia, con la stessa "fame", hai proprio usato la parola giusta. "Noi meridionali abbiamo una marcia in più", mi disse una volta un vecchio napoletano. E' il bisogno che ti affina l'intelletto!»
Torniamo subito al tema della bulletta, chi fa u Catania contro il Taranto?
«Ricordi - lui si, benissimo - il principio di Archimede? Brevemente, un corpo immerso nell'acqua riceve una spinta dal basso verso l'alto. Il tuffo ad Agrigento l'abbiamo fatto, ci deve essere automatica la reazione. Si gioca in casa, il nuovo mister non sovvertirà del tutto i meccanismi già oliati, i giocatori riprenderanno i loro movimenti naturali, io credo che un 2-0 per i rossazzurri sia nell'ordine delle cose, restituendo pace e armonia. Se così non fosse, allora non sarebbe un raffreddore ma una grande malattia.»
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La briga di trascriver di volta in volta le risposte più “sfruculianti” (citazione Max Licari) se l’è presa la redazione di calciocatania.com. Dopo un’interminabile successione di conciliaboli segreti, l’incarico è andato a due appassionati storici di pallone rossazzurro. L’uno bazzica da anni il mondo finanziario, per passione segue i tornei giovanili del Catania e si chiama Vincenzo La Corte. L’altro è Alessandro Russo, un medico ortopedico catanese che scrive e insegna scrittura creativa; il suo ultimo libro, pubblicato di recente per Algra Ed., s’intitola “IL RUSSO-AZZURRO“.