Zero sì, ma a punteggio pieno!

Russotto esulta dopo la

Russotto esulta dopo la "perla" su punizione... 

Max Licari sulla terza vittoria consecutiva dei rossazzurri sull'Ischia. Tifo in primo piano, squadra vera e ciao penalizzazione.

Tifo da Oscar
Le prime due belle e vincenti prestazioni esterne, evidentemente, non erano un bluff. Questa è una squadra che ha una propria identità e buona qualità per la categoria. Giungeranno, magari, tempi difficili, ma il carattere mostrato finora fa ben sperare affinché possano essere gestiti nel modo migliore, dalla società, dalla squadra e dall’ambiente tutto. Penalizzazione azzerata in tre partite, quota zero toccata in un amen… e una gara ancora da recuperare! Non è un sogno, è tutta “farina del sacco” di questi giocatori e di questo allenatore. Questa volta, però, la mia disamina parte DOVEROSAMENTE dal tifo. Vedere un “Massimino” così, “adornato” di due curve vive e appassionate, pronte a cantare e incitare; “assaporare” uno stadio riempito da 11.000 supporters disposti a soffrire e festeggiare; assistere a tutto ciò in Lega Pro, a “un tiro di schioppo” temporale dai fasti della “quasi Europa League”, dopo quanto accaduto dal 23 giugno in poi, beh, non può che suonare come una specie di miracolo alla catanese. Unicamente catanese. Rappresenta l’esaltazione del tifoso rossazzurro, unico, irripetibile, capace di vivere in simbiosi con i propri colori al di là della categoria, al di là delle dirigenze, al di là di tutto; un’esaltazione dovuta, irrinunciabile. Ciò che è accaduto in estate è incancellabile, tutti auspichiamo, ribadendolo puntualmente con forza, che possa il Calcio Catania dirigersi verso una nuova stagione in grado di rilanciare definitivamente il calcio alle falde dell’Etna, un cambio di proprietà che la Storia ha reso imprescindibile. Tuttavia, quando gli undici ragazzi in maglia rossazzurra scendono in campo, vi si catapulta, puro e inalienabile, anche il cuore infinito della gente “macca Liotru”. E questo cuore batte se alimentato dal flusso del sangue di chi sul terreno gioco lotta fino all’ultimo respiro, di chi mostra, con i fatti e non a parole, di meritare tale “rispetto”. Questi ragazzi stanno compiendo un piccolo miracolo: in brevissimo tempo, stanno riavvicinando al sacro simbolo dell’Elefante tutti quegli innamorati “traditi”, delusi, disperati, quasi convinti di un ipotetico processo di irreversibilità della “decadenza” di questo glorioso sodalizio. Non è poco. Avrei scritto queste parole anche se il Catania, contro una bella squadra come l’Ischia di Bitetto (farà un bel campionato la formazione campana, possiede buoni valori e bel gioco), non avesse vinto largamente al termine di una gara spettacolare che riconcilia con il calcio giocato; perché ciò che conta maggiormente, soprattutto dopo le tragedie “extracampo” abbattutesi sulle nostre spalle, è dimostrare di essere tornanti nuovamente “uomini”, persone con gli attributi che ti possono guardare negli occhi senza tema. Sentire la Curva Nord gridare a più non posso la propria appartenenza, seppur contestualmente e legittimamente esternando la propria assoluta discrasia con l’attuale proprietà; sentire la rinnovata Curva Sud incitare a squarciagola dal primo all’ultimo minuto, così come fatto anche da tutti gli altri settori delle stadio, è stato commovente. Il messaggio, in particolare, dello striscione in Curva Sud è illuminante: CUORE, GRINTA E SUDORE… mai deflettere dall’adempimento di questo dovere verso la gente! Anche perché, poi, ti ricambia con un amore folle che nessun’altra piazza ti assicura. Immagino l’emozione di qualche ragazzo non abituato a quanto successo al “Massimino”… Catania è questa e proprio per questo non la cambierei con nessun’altra città al mondo.

Pancaro, ancora una volta, ha avuto ragione…
Evidentemente è una strategia di gestione ben definita, una filosofia, non un’alternanza dovuta alle condizioni contingenti. Il turnover è una costante con cui dovremo abituarci a convivere per tutto il campionato. E, finora, ha avuto ragione Pancaro. Evidentemente, il tecnico rossazzurro è convinto di avere a disposizione una “rosa” importante e omogenea per la categoria, in grado di consentire un ricambio anche rilevante quasi in ogni match, senza che ne risenta particolarmente l’impianto di gioco e, soprattutto, il rendimento complessivo. Ciò, ovviamente, presuppone un martellante lavoro tattico e tecnico in allenamento, altrimenti sarebbe impossibile proporre un così ampio tourbillon di cambi. Sinceramente, come accaduto a Monopoli con altri protagonisti, non mi aspettavo che restassero in panca giocatori capaci di fornire ottime prestazioni come Ferrario o Musacci. Altrettanto, non mi aspettavo che l’unico centravanti più o meno di ruolo, in attesa di Plasmati, potesse riposare in panca. Ebbene, mi sbagliavo. Pancaro ha avuto il coraggio di far esordire un altro difensore, Bergamelli, come rispolverare Agazzi e spostare Calderini al centro dell’attacco per inserire il decisivo (in Puglia) Falcone sull’esterno destro offensivo. E il gioco, unito all’importantissimo risultato, gli ha sorriso, meritatamente. Certo, si è sofferto, in specie in difesa, in alcuni tratti del primo tempo e nel finale di partita prima del quarto gol di Calil, ma la capacità di non rinunciare mai al gioco (cosa inusuale in Lega Pro) ha entusiasmato i tifosi. I rossazzurri, dopo essere passati in vantaggio con il centravanti di giornata Calderini, fra i migliori in campo, hanno beccato subito due gol balordi, soprattutto il secondo di Mancino, su rigore regalato da Bergamelli e Liverani (un po’ impreciso l’estremo difensore, un passo indietro rispetto alle precedenti prestazioni); però hanno avuto il coraggio di replicare colpo su colpo e tornare nuovamente sopra la linea di galleggiamento, prima colpendo una clamorosa traversa con il “solito” Scarsella e, poi, grazie a un paio di “perle” assolute di Russotto su punizione dal limite (la seconda trasformata in gol dal sempre più convincente centrale difensivo Pelagatti). Questo attaccante ha stoffa e lo si sapeva. Per certi versi, il suo modo di trasformare i calci da fermo mi ha ricordato il Lodi dei tempi migliori, ma per adesso lasciamolo tranquillo, senza esagerare negli elogi. Merita, comunque, la standing ovation del pubblico all’atto della precoce uscita a inizio ripresa (speriamo non sia nulla di serio il suo acciacco). Semmai, l’unico appunto che si possa rivolgere ai ragazzi di Pancaro è quello di non aver saputo chiudere la gara prima, evitando la sofferenza finale, seppur potendo disporre di un buon numero di palle gol. Diamo, però, merito all’avversario che ha lottato fino all’ultimo, mostrando un attacco davvero attrezzato per la categoria: Fall, Kanoute e Mancino faranno soffrire tutte le difese del campionato. Una bella squadra, quella isolana. Tuttavia, cosa si sarà detto fra sé e sè Bitetto quando ha visto il tecnico avversario sostituire giocatori decisivi come lo stesso Russotto e Castiglia con Musacci e Calil, due elementi che pure nelle categorie superiori hanno dimostrato il proprio valore? La differenza sta tutta lì. Sono molto contento che il brasiliano si sia finalmente sbloccato, giacché trattasi di un giocatore importantissimo per il prosieguo del cammino etneo. Così come sono contentissimo per la splendida, anche se limitata nel tempo, prestazione del giovane Di Grazia. È entrato in campo con il giusto piglio, pronto a dimostrare le qualità che indubbiamente ha, come mostrato ampiamente nel settore giovanile. Ha propiziato con una grande azione la rete di Calil, a dimostrazione che potrà essere protagonista con la squadra della sua città, finalmente “propheta in patria”. In ogni caso, il sunto della gara può essere racchiuso nell’andirivieni in panchina, nelle urla e nei consigli di Pancaro, che ha indovinato tutte le mosse, alla ricerca di una certa “multifunzionalità” dell’organico: Calderini centravanti (la prima rete è da punta pura, cinica e pronta a sfruttare qualunque indecisione avversaria), Agazzi mezzala all’atto dell’ingresso di Musacci in regia. Convincenti anche la riproposizione di Parisi e Di Grazia, perché ai giovani bisogna dare fiducia e il cambio Russotto-Calil, con il riposizionamento di Calderini sull’esterno, in modo da non dare mai punti di riferimento alla non eccelsa difesa ischitana. Insomma, un bel pomeriggio in cui tutto ha funzionato, nella speranza che ciò possa divenire una confortante “regola”.

Anche l'Inno...
Invocata dal 100% della tifoseria, ecco la "rimozione" dello sfortunato e non certo indimenticabile inno dello scorso anno. All'ingresso delle squadre in campo e al fischio finale dell'arbitro lo stadio, il cui impianto audio è stato migliorato sensibilmente da un professionista come Villardita, viene pervaso dalla colonna sonora di "Pirati dei Caraibi", sicuramente non originale, ma indubbiamente trascinante. La curiosità "rivelatrice" da sottolineare è come tale sigla sia stata scelta dai giocatori stessi (Castiglia in primis). Anche questo fa gruppo... impensabile fino a pochi mesi addietro.

Lecce, prova del 9... +3!
La prossima partita sarà un “classico” di categoria superiore. Lecce-Catania ci ricorda tante cose, anche in Serie A. Ma adesso siamo in Lega Pro, in basso… e sarà tutta un’altra storia, perché i salentini sono maggiormente abituati a questo tipo di torneo. Costituiscono un sodalizio attrezzato per il salto in B e una piazza importante, affamata di calcio quanto Catania. Superare indenni questa sfida sarebbe fantastico, un’ulteriore riprova del lavoro di questi ragazzi. Una specie di prova del 9 (punti) +3 (in caso di ulteriore vittoria)! Visto l’andazzo, mi aspetto ulteriori “sorprese” nell’undici iniziale, anche in considerazione del fatto che mercoledì 7 ottobre si recupererà la gara interna con il Cosenza, ma se i risultati sono questi… Avanti con rinnovata fiducia! Let’s go, Liotru, let’s go!!!