Vibonese-Catania 1-1: Altra occasione mancata...

Andrea Russotto in azione quest'oggi a Vibo Valentia

Andrea Russotto in azione quest'oggi a Vibo Valentia 

Il commento sulla prestazione degli etnei in terra calabrese

TRE PUNTI IN UNA SETTIMANA
È meglio vincere una partita e perdere le altre due, oppure vanno bene tre pareggi in altrettante gare disputate nell’arco di una settimana. Probabilmente, quando ti chiami Catania, la risposta scontata sarebbe “vincerle tutte”, ma fra gli ipotetici sogni di gloria e la realtà ci sono in mezzo troppe variabili. L’impressione, analizzando a mente fredda queste tre gare, è che il Catania avrebbe potuto fare bottino pieno con Bari, Paganese e Vibonese. La verità? Gli “avrebbe”, i “se” ed i “ma” cozzano irrimediabilmente con l’imprevedibilità del gioco del pallone e – lo ribadisco – con le sue variabili quasi infinite. Quest’oggi i rossazzurri di mister Giuseppe Raffaele, alla quinta gara disputata negli ultimi 15 giorni (media di una gara ogni tre giorni…), hanno raccolto un punto al “Luigi Razza” di Vibo Valentia, mantenendo “fede” a quella tradizione che non li ha mai visti vittoriosi in casa dei calabresi: quattro precedenti, tre vittorie e una sconfitta. Al di là dei numeri, utili ad almanacchi e statistiche, se (eccone un altro…) Vibonese-Catania fosse stato un incontro di pugilato i rossazzurri si sarebbero aggiudicati la vittoria ai punti. Sì, perché i rossazzurri visti al “Razza”, soprattutto nella prima frazione di gioco, hanno avuto un atteggiamento voglioso e propositivo, sicuramente ben diverso rispetto alla scialba ed anonima prova di Pagani di mercoledì scorso. Un Catania sulla stessa falsariga del secondo tempo con il Bari, insomma, contro una Vibonese che a parte il gol (inaspettato) del vantaggio con Plescia, e un’altra occasione nella ripresa non sfruttata dallo stesso bomber di casa, si è trincerata nella propria trequarti. Un muro, quello eretto dai rossoblù di Giorgio Roselli, scardinato soltanto da un imperioso colpo di testa di Manuel Sarao, al terzo gol nelle ultime quattro gare, e “scavalcato” con due tiri da lontano di un Andrea Russotto in crescita costante. Meno intensa la ripresa, ravvivata da pochi sussulti, con la stanchezza degli etnei che diviene preziosa alleata dei padroni di casa. La vera verità? Quando non gira non gira...


LIMITI EVIDENTI IN MEDIANA
Pronti via mister Raffaele, privo dei difensori Zanchi, Tonucci e Sales (gli ultimi due squalificati) e dei lungodegenti Martinez e Piccolo, schiera inizialmente i suoi, per la prima volta in stagione, con un inedito 4-2-3-1. Gli effetti del modulo di “lucarelliana memoria” si riassumono in un primo tempo nel quale il Catania, salvo l’errore (individuale, di Giosa) in occasione della rete del vantaggio calabrese, mantiene costantemente il controllo del pallone rischiando poco o nulla e, anzi, costruendo un paio di situazioni pericolose dalle parti di Marson, in particolar modo l’occasione non concretizzata da Manneh sullo 0 a 0. In avvio di ripresa, il cambio del gambiano (deludente) con Rosaia e il successivo inserimento del secondo attaccante puro, Di Piazza, per uno spento Golfo, ha…spento la luce. La mediana composta dal rientrante Dall’Oglio, dallo stakanovista Welbeck e dal già citato Rosaia ha sì assicurato copertura alla difesa, perforata nella ripresa solo una volta, ma allo stesso tempo è stata incapace di fornire palloni giocabili ai tre attaccanti. Un problema, quello della poca qualità a centrocampo, che è emerso vistosamente in queste ultime settimane. Onesti pedatori, gran faticatori, encomiabili per impegno e dedizione alla causa ma niente di più. Eppure, in linea teorica, un potenziale centrocampista di qualità in organico ci sarebbe pure (Maldonado) ma le tante attese che hanno accompagnato il sudamericano ad inizio stagione sono state…disattese dai fatti e dalle scelte del mister, sia ad inizio gara che in corso d’opera. Una lacuna evidente, accentuata in questo momento della stagione dall’assenza pesantissima del giocatore di maggior qualità all’interno dell’organico rossazzurro: Antonio Piccolo. Tuttavia, l’assenza del numero 14 potrebbe anche non rappresentare la soluzione ad un problema, quello della qualità a centrocampo, che è tutt’altro che…piccolo.


DERBY, UNA PARTITA DA VINCERE PER TANTI MOTIVI
Neanche il tempo di metabolizzare il pareggio in terra calabra, di oltrepassare lo stretto e di rientrare ai piedi di un’Etna (l’apostrofo non è un errore, perché l’Etna per i catanesi è fimmina) sempre fumante, è già tempo di pensare a quel che sarà fra poco meno di settantadue ore. Allo stadio “Angelo Massimino”, mercoledì 3 marzo 2021, alle ore 20.30, sarà la volta del Derby di Sicilia al cospetto di un Palermo reduce da due sconfitte consecutive (Catanzaro e Viterbese) e soprattutto dall’esonero di mister Roberto Boscaglia. Elementi negativi, ai quali bisogna sommare le assenze forzate degli squalificati Odjer, Saraniti ed Almici, che tuttavia DEVONO tenere altissima la guardia in casa rossazzurra per evitare di ripetere quanto fatto nella gara di andata, quando i rosanero arrivarono all’appuntamento del “Barbera” con solo 11 calciatori disponibili per via dell’emergenza causata dal Covid-19. Col Palermo, al di là della valenza del derby in sé che vale per i tifosi una buona fetta di stagione (fino al prossimo derby…), occorre conquistare i tre punti per non perdere definitivamente di vista quel quarto posto che dopo le ultime gare si è allontanato sensibilmente. Testa bassa e pedalare, il derby non si può toppare!