Udinese-Catania 1-0: commento "a caldo"

Keko, simbolo del Catania attuale: aggressivo, volitivo, ma inconcludente.

Keko, simbolo del Catania attuale: aggressivo, volitivo, ma inconcludente. 

Il commento post-partita del match tra etnei e friulani mette in evidenza la grande occasione sprecata dal Catania.

L'aspetto positivo della serata, paradossalmente, emerge come dato negativo e sconfortante in ottica futura: se il Catania non è riuscito a segnare e cogliere almeno un punto oggi, in una delle partite meglio giocate e con più occasioni della stagione, come, quando e contro chi potrà sperare di accumulare quei punti che separano i rossazzurri dal sogno salvezza?

Poco infatti può essere rimproverato a Maran e ai suoi uomini stasera. Finalmente il tecnico si affida al coraggio invocato a più riprese e da più parti, non solo accantonando il 3-5-2 e tornando al 4-3-3, ma scegliendo interpreti che danno un profilo più offensivo allo schema prescelto. Come terzini, infatti, il tecnico di Rovereto schiera Izco a destra e Monzon a sinistra, liberando così lo spazio nel terzetto di centrocampo per Plasil, che ha caratteristiche più offensive rispetto al capitano degli etnei. Se a inizio stagione si fosse ipotizzata la possibilità di schierare una difesa del genere, con due giocatori meno propensi a difendere sulle fasce e con Gyomber (quinta scelta nel settore dei centrali difensivi nella gerarchia iniziale) in pochi avrebbero scommesso sulla sua tenuta. Invece il Catania nel primo tempo ha concesso solo due occasioni all'Udinese, peraltro non per scarsa solidità del reparto inteso nella sua interezza, ma per demeriti individuali (erroraccio di Gyomber) e per un fisiologico sbilanciamento in attacco dettato dalla situazione di classifica (contropiede concesso agli avversari e sprecato malamente da Nico Lopez davanti ad Andujar). Nella ripresa, il cambio di modulo dettato da Guidolin che ha aumentato il numero dei propri giocatori sulla trequarti ha permesso la conquista di maggiori spazi e conseguenti occasioni da parte dei friulani che, comunque, fino al gol di Di Natale, si erano fermati dinnanzi a un Andujar in giornata sì. Quanto al gol del n°10 bianconero, l'esecuzione della combinazione Fernandes-Pereyra-Di Natale è talmente perfetta che è difficile stabilire vere e proprie responsabilità della difesa etnea: neanche una difesa più compatta, attenta e rapida avrebbe potuto contrastare efficicacemente la tecnica e la velocità mostrata nella circostanza dal trio friulano.

Se il versante difensivo ha dunque limitato più che dignitosamente i danni tenendo viva la partita fino alla fine, il piatto piange, ancora una volta, dinnanzi alla concretezza in zona gol della squadra etnea, che è rimasta a secco per la nona volta in sedici partite disputate fuori casa (e guardando al dato generale notiamo come ciò sia successo in ben quindici occasioni, praticamente una volta ogni due partite). Eppure, non sono mancate le occasioni clamorose: due volte Plasil nella prima frazione di gioco; nella ripresa Lodi (due volte) e Monzon da fuori area, Plasil e Barrientos sotto porta in mischia, Bergessio di testa da due passi. In buona parte di queste circostanze, decisivi gli interventi del giovanissimo Scuffet, probabilmente il migliore in campo dei suoi. Ma attribuire i sacrosanti elogi a un campioncino in erba non può distrarre dal gravoso problema che sta condannando il Catania a un avverso risultato finale: una squadra di Serie A, che in Serie A vuole restarci, in partite da dentro o fuori su 7-8 palle gol create almeno una (a dir poco) deve buttarla dentro. Altrimenti non c'è sfortuna o giustificazione che tenga, e la classifica è meritata.

I 6 punti che ancora distanziano il Catania dalla salvezza (Livorno-Inter permettendo) possono essere recuperati soltanto con la conferma di scelte votate all'attacco da parte del tecnico (e di atleti in palla come dimostrano di essere attualmente Plasil e Monzon), con la forza di volontà mostrata dai giocatori in partite come quella contro la Juventus (non che sia mancata stasera, ma era palese che la squadra risentiva, sotto il profilo fisico, dei tre impegni in sette giorni) e con un necessario miglioramento dalla concretezza e freddezza sotto porta, aspetto a cui Maran a questo punto farebbe bene a dedicare la stragrande maggioranza delle fasi delle sedute d'allenamento.

C'è da augurarsi, inoltre, che il Catania possa continuare a incontrare avversari come quello di stasera: l'Udinese, soprattutto nel primo tempo, al di là dell'aggressività iniziale degli etnei che aveva spiazzato e messo in difficoltà nella prima mezz'ora la squadra di Guidolin, è parsa piuttosto svogliata, quasi sazia del campionato svolto, e si è svegliata soltanto nella prima parte della ripresa con l'inserimento del vivace Bruno Fernandes. Ciò aumenta i rimpianti della sconfitta maturata perchè Torino (contro cui mancherà Rinaudo) e Milan, che il Catania affronterà nelle prossime due giornate, potrebbero non essere altrettanto benevole visto che coi risultati maturati in questo turno di campionato sono rientrate in corsa per un piazzamento in Europa League. Lo stesso discorso potrebbe valere per le due partite successive, contro Sampdoria e Verona; ma chiaramente nel giro di poche giornate lo scenario potrebbe cambiare ulteriormente, anche in fondo alla classifica, a partire dal prossimo turno che vede il Chievo giocare il derby col Verona, e Bologna, Livorno e Sassuolo far visita rispettivamente a Inter, Juventus e Atalanta, quest'ultima motivata dal netto avvicinamento alla zona Europa. Guardare nel giardino altrui tuttavia serve a poco, se non ad alimentare le ultime speranza di salvezza: occorrono i punti, e devono arrivare sin dalla prossima partita.