Tutti giù per Teramo

Silvestri e Calapai, i volti della delusione...

Silvestri e Calapai, i volti della delusione... 

Max Licari sulla sconfitta del "Bonolis". Non basta un buon secondo tempo, latita la qualità in mezzo e in attacco.

Non basta la volontà
Non si può certo dire che al Catania sia mancata la volontà di aggiustare una partita, ancora una volta, approcciata nel modo sbagliato. Tuttavia, parliamoci chiaro, i numeri non mentono mai: nelle ultime quattro gare, 9 reti subite, 3 siglate; tre sconfitte e un pareggio, sebbene gli avversari siano (a parte il Palermo) i primi della classe. Questa squadra mostra chiari limiti qualitativi, soprattutto a centrocampo e in attacco. Si crea poco, si tira poco, si segna pochissimo. Obiettivamente, così strutturata, è una compagine non in grado di lottare per i primi sei posti, obiettivo che, in fin dei conti, rimaneva nelle menti dei più ottimisti a inizio stagione. Anche a Teramo, al cospetto di una formazione quadrata, ben messa in campo e in ottima forma atletica (i risultati, del resto, sono evidenti, avendo gli abruzzesi perso un solo match e vinto quasi tutte le altre gare), i rossazzurri hanno cominciato in modo arrendevole, facendosi pressare alti, sbagliando appoggi facili in mediana e consentendo, dopo un paio di minuti, facilmente a Ilari (la vera differenza fra le due squadre, un bomber che finora ha realizzato 5 gol) di portare in vantaggio i biancorossi. E, lo si sapeva, se si fosse preso subito gol, sarebbe stato difficilissimo recuperare, perché quella di mister Paci è una squadra bravissima a difendersi (miglior difesa del girone con sole 4 reti incassate) e il Catania ha mostrato importanti lacune dalla trequarti in su. È andata, purtroppo, come non ci si augurava che andasse, ma non può essere imputata alcuna accusa ai ragazzi di mister Raffaele in merito all’impegno profuso in campo. Alla fine, anche alla luce del buon secondo tempo giocato, il Catania avrebbe meritato il pareggio. I rossazzurri hanno creato non meno di quattro nitide occasioni da rete, chiudendo gli avversari costantemente nella propria metà campo fino al 94’ e concedendo loro sporadiche, seppur pericolose, ripartenze (in una di queste, Bunino avrebbe potuto raddoppiare se non fosse intervenuto a salvare miracolosamente Martinez). Insomma, Teramo non è Palermo. Però, però, però... i maccheroni riempiono la pancia e si è perso. Sconfitta=0 punti, polemiche, scontento e tutto quello che ben conosciamo, del tutto legittimo in piazze importanti come Catania. Si è perso, che sia ben saldo nelle nostre menti, esclusivamente per carenze qualitative sulle quali poco vi è da discutere o da fare e, a parere dello scrivente, per alcune scelte iniziali dell’allenatore; scelte che, alla luce della buona ultima mezzora giocata da Welbeck e soci, hanno limitato il gioco in mediana della squadra. Opzioni tecniche, non tattiche, giacché il 4-3-3 forse era l’unica strada da perseguire, considerate le numerose assenze (Tonucci in primis). Ovviamente, adesso il momento diviene delicato, perché i risultati non danno ragione a società ed allenatore e la classifica si fa non certo brillante, al netto dei due punti di penalizzazione e delle gare da recuperare. È vero, altresì, che il calendario prevede 4 gare interne nelle prossime sei partite, ma ciò significherebbe poco se non si riuscisse a cambiare marcia, cominciando a segnare qualche gol.

Un centrocampo che non convince
Vero, verissimo che in attacco si segna con il contagocce (solo Sarao e Pecorino hanno timbrato, una sola volta, il cartellino); tuttavia, il reale problema del Catania risiede a centrocampo. È lì che Raffaele non è riuscito a trovare il bandolo della matassa, che si giochi con il 3-5-2 (o 5-3-2) o con il 3-4-3 oppure con il 4-3-3. A Teramo, per esempio, ha rinunciato al suo uomo più qualitativo, Maldonado, e non si può dire che l’abbia azzeccata. Francamente, un centrocampo con Izco, Rosaia e Dall’Oglio non convince. Poca qualità, non eccessivo dinamismo, scarsa propensione all’inserimento. Contro il 4-2-3-1 di Paci, impostato su una difesa ermetica, su due ottimi frangiflutti come Arrigoni e Santoro, oltre che su tre trequartisti tecnici e dinamici a supporto di Bunino, sono andati in grande difficoltà. Nessuno dei tre ha doti tecniche e capacità di verticalizzazione in grado di accendere gli esterni (Biondi e Piovanello, purtroppo assai deludenti entrambi). Infatti, il Catania, nei primi 45’ non ha mai impensierito l’ottimo Lewandowski, creando quasi nulla e subendo le veloci incursioni di Mungo, Ilari e Costa Ferreira. Al di là del gol preso prematuramente, cartina tornasole di una predisposizione alla concentrazione iniziale ancora assai labile, è proprio la carenza qualitativa in fatto di gioco a preoccupare maggiormente per il futuro. Nella ripresa, a parte un atteggiamento in campo totalmente diverso, più predisposto al pressing e all’aggressività “in avanti”, si è dimostrato lapalissianamente quanto le scelte iniziali in fatto di composizione della mediana fossero poco felici. È bastato mettere dentro Welbeck e Maldonado, piedi più “puliti” rispetto a quelli di Izco e Dall’Oglio, abbinandoli a Reginaldo ed Emmausso (che pure ha fallito un’occasione importante nel finale), per migliorare sensibilmente la qualità della manovra e mettere davvero in difficoltà il forte Teramo. Quattro o cinque risultano le occasioni da gol create dai rossazzurri, anche grazie all’ingresso di Zanchi sulla sinistra (buono il suo ingresso in campo), allo spostamento sostanzialmente sulla trequarti di Pinto (ancora in ritardo di condizione) e a una più costante pressione nella trequarti difensiva degli abruzzesi. Il pareggio, come detto, sarebbe stato meritato. Ma, senza qualità offensiva, senza gente che fa gol (malgrado il grande impegno del giovane Pecorino, promettente ma ancora acerbo), non si può recriminare più di tanto, alla fine. Si perde. Si perde inesorabilmente contro squadre più attrezzate. E il Teramo lo è, scriviamocelo bene in testa. A gennaio, se Tacopina rileverà la società, si potranno fare discorsi completamente diversi, perché questa squadra, per poter competere a un livello più alto, necessita di ulteriore qualità; per adesso, l’unica strada da seguire è la consapevolezza, l’umiltà e la compattezza di tutto l’ambiente. Solo così si potrà giungere alla sosta in una posizione di classifica decente.

Con la Vibonese un solo risultato
Superfluo sottolineare come mercoledì sera, nel ritrovato “Massimino” (impreziosito da un bel manto erboso), il Catania abbia un unico risultato a disposizione, la vittoria, indispensabile per tranquillizzare un ambiente caldo come quello etneo. La speranza è che il secondo tempo di Teramo abbia chiarito le idee a Raffaele. Con il materiale a disposizione e al netto di eventuali rientri (Sarao e Albertini, per esempio), il materiale è questo e bisogna mettere in campo la qualità. Rimanendo coesi e compatti… Let’s go, Liotru, let’s go!!!