Tra dogmi e dubbi, per Raffaele è l'ora delle scelte

Tommaso Silvestri

Tommaso Silvestri 

Analisi sulle possibili scelte tattiche per il finale di stagione, alla luce dei recuperi e delle assenze.

Archiviato l'incredibile tour de force che ha impegnato il Catania l'ultimo mese, con risultati che hanno inevitabilmente ridimensionato entusiasmo e obiettivi (comunque ancora ampiamente in linea con le aspettative di inizio stagione), i ragazzi di Raffaele si apprestano ad affrontare l'ultimo quarto di stagione, con una serie di 9 incontri che inizierà sabato prossimo contro il Teramo e si concluderà domenica 25 aprile 2021 a Foggia. Sarà a tutti gli effetti un campionato nel campionato, anche per il modo in cui i rossazzurri si apprestano a viverlo, sotto il profilo degli uomini a disposizione e delle consequenziali soluzioni tattiche.
In particolare, sono due i fattori che incideranno e condizioneranno il cammino della truppa etnea: in positivo, il rientro ormai alle porte di Antonio Piccolo, ovvero colui il quale tra dicembre e gennaio ha permesso un salto di qualità in termini di gioco oltre che di risultati, consentendo a Raffaele di schierare un 3-4-3 finalmente all'altezza della situazione; in negativo, l'infortunio di capitan Silvestri, che priverà la difesa del suo maggior baluardo praticamente sino al termine della regular season.

I nodi del 3-4-3
Entrambi i suddetti fattori sollevano interrogativi sulle scelte che Raffaele vorrà adottare. In assenza di Piccolo, nella maggior parte delle occasioni il 3-4-3 non ha convinto, nonostante il mercato abbia consegnato al tecnico di Barcellona Pozzo di Gotto esterni nuovi di zecca come Russotto (ottimo impatto, il suo) e Golfo (fin qui abbastanza deludente). Ma col ritorno del numero 14, lui e Russotto dovrebbero rappresentare gli interpreti ideali per esaltare questo modulo, come peraltro dimostrato nell'unica occasione in cui hanno giocato insieme, ovvero contro il Foggia. Tuttavia, non di soli esterni offensivi "si nutre" il 3-4-3. Essenziale infatti è l'apporto dei tornanti e se Calapai fin qui ha dato ampie garanzie, sulla corsia opposta si è avuto un Pinto a mezzo servizio, con la sua naturale alternativa, Zanchi, che ha ben figurato ma che è anche lui incappato in problemi di natura fisica e sta tornando ad allenarsi soltanto adesso.
Ancor più importanti, per la costruzione di una manovra che parte dal basso, i tre centrali difensivi. Colui che avrebbe dovuto innalzare la qualità del reparto e migliorare la prima impostazione, Giosa, non ha convinto del tutto, alternando buone prestazioni ad altre piene di criticità. L'unico che ha dato ampie garanzie è stato Silvestri che, però, adesso non sarà a disposizione. Nessuno degli altri centrali a disposizione appare in grado, per caratteristiche, di rimpiazzarlo adeguatamente. Dunque una difesa a 3 composta da Tonucci, Giosa ed uno tra Sales e Claiton, sulla carta, nella migliore delle ipotesi garantirà una buona copertura difensiva, ma difficilmente sarà in grado di contribuire allo sviluppo dell'azione.
Altro rebus è quello legato alla composizione della mediana e all'utilizzo (o meno) di Maldonado. Ormai è palese che Raffaele non si fida dell'ecuadoriano in caso di 3-4-3, schierandolo solo quando, per opportunità o contingenze, decide di rispolverare il 3-5-2, affiancandogli due centrocampisti di quantità (Welbeck e Dall'Oglio, oppure Rosaia). Ma anche questa soluzione non ha mai garantito un'identità di gioco degna di questo nome, con vittorie importanti che spesso sono maturate grazie alla specialità della casa, le palle inattive, e non attraverso il palleggio.

L'ipotesi 4-3-3
E allora quale decisione adottare in vista del rush finale? Di sicuro c'è che Raffaele ha inculcato ai suoi la capacità di adattarsi, anche a partita in corso, a moduli diversi, ed è probabile che si proseguirà su questa falsariga. Ma allo stesso tempo sarebbe opportuno operare una scelta di campo. E' il caso di confermare la difesa a 3? Il centrocampo a 4 o 5? Maldonado si può "rischiare" anche senza due mediani ai lati?
Per le considerazioni sopra esposte, sebbene il mantenimento della linea difensiva a 3 non minerebbe le certezze fin qui acquisite, allo stesso tempo l'assenza di Silvestri appare fin troppo pesante per non indurre ad un ripensamento. In fin dei conti, la squadra si troverebbe con un palleggiatore in meno ed il gioco, spesso deficitario, ne risentirebbe. La spinta dei terzini sarebbe comunque coperta dal solito encomiabile lavoro di Dall'Oglio e Welbeck, ad una condizione: quella di far tornare in auge Maldonado, schierandolo davanti alla difesa.
Un anno fa, con Camplone, l'utilizzo di un regista (Lodi) in quella posizione, con una linea a 4 caratterizzata dalla presenza di due terzini fluidificanti, aveva reso l'equilibrio complessivo troppo fragile. Ma Maldonado non è Lodi. Non lo è in positivo, non avendo la stessa visione di gioco, ma anche in negativo, essendo un giocatore rapido e a volte anche efficace nei contrasti. Quindi ci sono motivi per ritenere che la barca reggerebbe. E con questo impianto si potrebbe esaltare un tridente composto da una punta fisica in grado di dialogare coi compagni di reparto (Sarao) e dal duo Piccolo-Russotto, ideale per accendere la luce dalla trequarti in sù. Un 4-3-3 a regola d'arte, insomma. Chiaramente, è solo un'idea e Raffaele potrà ben coltivarne altre. L'importante è che si trovi quella adatta agli interpreti a disposizione, sia per sfruttare al meglio il finale di stagione che, soprattutto, per trovare la via da percorrere ai playoff.