Torino-Catania: analisi del match

 

La sonora sconfitta contro il Torino all’Olimpico in numeri, statistiche e grafici.

Senza grinta e identità. Attraverso un modulo da rivedere, con ogni probabilità, ed un atteggiamento mentale approssimativo. Che esalta gli avversari dal primo al novantesimo. Oltre il loro valore assoluto. La prossima gara contro il Milan rappresenta già una sfida importante in chiave salvezza.
La sonora sconfitta contro il Torino all’Olimpico in numeri, statistiche e grafici.

Lo score delle due compagini

Lo score delle due compagini  




DISPOSIZIONI IN CAMPO

 I ventidue in campo all’avvio

I ventidue in campo all’avvio 



Per la gara dell’Olimpico di Torino, De Canio recupera alcune importanti pedine ma il solo Alvarez, tra i rientranti, è della partita dal primo minuto di gioco. Difesa a quattro, con il già citato Alvarez, capitano per l’occasione, lungo la corsia destra; sulla fascia opposta Ciro Capuano è preferito a Biraghi mentra al centro prendono posto Legrottaglie e Gyomber.
A centrocampo, Tachtsidis è in mezzo, supportato da Plasil, alla sua destra e da Guarente a sinistra. In avanti, spazio al tridente Keko-Maxi Lopez-Castro.
In casa Torino, a sorpresa, mister Ventura rispolvera il modulo tattico che aveva contraddistinto la prima parte della stagione dei granata. Mette da parte il 4-2-4 delle ultime uscite e decide di affidarsi ad un 3-5-2 particolarmente offensivo. Darmian, Bovo e Moretti sono i tre centrali difensivi; El Kaddouri, Vives e Farnerud i centrali di centrocampo supportati da Basha a destra e da D’Ambrosio a sinistra; Immobile è il riferimento centrale e Cerci parte da destra ma ha piena libertà di manovra.
L’accorgimento tattico del trainer ligure è chiaro: ostruire le corsie laterali a centrocampo attraverso lo schieramento di Danilo D’Ambrosio – terzino molto tecnico che può giocare su entrambe le corsie del terreno di gioco e che ha già ricoperto il ruolo di esterno di centrocampo – e quello dell’albanese, naturalizzato svizzero, Migjen Basha, vero jolly di centrocampo. La mossa tattica si rivelerà azzeccata sia in chiave difensiva, neutralizzando la manovra etnea lungo le fasce (il Catania sviluppa oltre il 70% del proprio gioco sulle corsie laterali), che in fase offensiva, allargando le maglie della retroguardia etnea proprio grazie alla posizione, alta e larga, dei due esterni di centrocampo.


 Il 4-3-3 etneo della prima frazione di gara

Il 4-3-3 etneo della prima frazione di gara 



  Il Catania attraverso il 4-2-3-1 della ripresa

Il Catania attraverso il 4-2-3-1 della ripresa  





L’approccio degli etnei alla gara è disastroso sin dai primi minuti di gioco. Quello mentale, anzitutto. E lo si capisce dai frequenti errori di valutazione in palleggio che permettono agli uomini di Ventura di ripartire con troppa facilità. Tattico, poi. Gli avversari sono disposti benissimo in campo, riuscendo a coprire il terreno di gioco per la quasi totalità mantenendo le giuste proporzioni tra i reparti.
Al 35’ De Canio, sotto di due reti, corre ai ripari attraverso un doppio cambio (deciso, a dire il vero, qualche minuto prima del raddoppio firmato El Kaddouri): dentro Sebastiàn leto e Barrientos, in panca Castro e Guarente. Ci si capisce ben poco, da un punto di vista tattico, fino all’intervallo.
Al rientro dagli spogliatoi il Catania appare più ordinato. Barrientos è alle spalle di Maxi Lopez, unico terminale offensivo, mentre Keko e Leto giocano sulla trequarti, battendo molto le vie centrali. In mediana, Plasil e Tachtsidis fungono da collante tra il reparto offensivo e quello di difesa. Il Catania è adesso disposto attraverso un 4-2-3-1 iper offensivo che lo espone inevitabilmente alle ripartenze dei granata. Il gol del momentaneo 2-1 messo a segno da Leto regala agli etnei l’illusione, della durata di appena nove minuti, di poter ribaltare il risultato. Moretti prima, El Kaddouri poi, chiudono la gara.
Al 65’, il tecnico Ventura regala la standing ovation al il giocatore belga – naturalizzato marocchino – e lo richiama in panchina. Gli subentra Glik che si colloca al centro della difesa, adesso a quattro, con l’arretramento di Darmian a terzino destro. I successivi cambi di Brighi per Farnerud, Meggiorini per Immobile in casa granata e Freire - all’esordio stagionale - per Tachtsidis nel Catania, non apportano aggiustamenti tattici di rilievo.


FLUSSI DI GIOCO

L’anarchia della manovra rossoazzurra

L’anarchia della manovra rossoazzurra  



 I flussi di gioco etnei in numeri

I flussi di gioco etnei in numeri  



Il Catania dell’Olimpico non ha gioco né identità. E per porre rimedio a questo problema, bisognerà iniziare a mettere seriamente in discussione gli interpreti del centrocampo, inclusi gli esterni d’attacco. Rivedendo il modulo, se necessario. Tachtsidis non è trequartista ma un discreto interno di centrocampo, al pari di Guarente. Plasil gioca a mezzo servizio e Barrientos entra quando già la frittata è servita.
Il Catania gioca più palle rispetto all’avversario (488 contro 460) ma ha meno incisività (45 giocate utili da parte degli etnei, 55 quelle degli uomini di Ventura). Il baricentro altissimo, portato oltre i 61 metri, lo espone sovente alle ripartenze del Toro ed il pressing degli esterni d’attacco rossoazzurri già sui difensori avversari, ai 47 metri, appare esagerato.
Lungo le fasce il Catania si esprime meglio che al centro e colleziona 10 cross su azione dal fondo (7 quelli di marca granata) ma le giocate sono spesso prevedibili e trovano sempre la retroguardia avversaria schierata. Le iniziative personali, poi, sono decisamente appannaggio dei granata che vantano 11 dribbling utili (solo 2 degli etnei) e sei accelerazioni, contro le 3 rossoazzurre.

L’ordinata manovra granata che conduce a Cerci

L’ordinata manovra granata che conduce a Cerci  



La stella del Toro è Alessio Cerci. Da solo, tiene in apprensione l’intera retroguardia etnea. Nei tre minuti di possesso palla, si rende protagonista di 22 passaggi riusciti e 14 giocate utili. Subisce tre falli, calcia cinque volte in direzione Andujar (quattro di sinistro, una di destro) e gioca nove palloni in zona area avversaria. A centrocampo, il mediano di interdizione Giuseppe Vives spolvera una buona prova da tessitore di gioco ed i due esterni, Darmian e D’Ambrosio supportano sempre la fase di possesso palla.

IN & OUT: BARRIENTOS E TACHTSIDIS

Il ritorno del Pitu alza il tasso tecnico della squadra ma non bastia ad evitare la sconfitta

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 Senza grinta e senza idee. Gara da dimenticare per il greco

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EPISODI

Il raddoppio granata. Pressing troppo alto e reparti scollati lasciano da soli i due centrali difensivi

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Contropiede Toro: inferiorità numerica a centrocampo e pericoloso 2 contro 1 difensivo

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