Torino-Catania 4-1: commento tecnico-tattico

De Canio, parecchi interrogativi su cui rispondere

De Canio, parecchi interrogativi su cui rispondere 

Focus sulla tattica, pro e contro, migliori e peggiori in campo nel commento al match tra piemontesi ed etnei.

Focus sulla tattica: Ventura si sbilancia in avanti, De Canio le prova tutte
Tempo di cambiamenti in casa granata. Ventura, che a inizio stagione, un po’ a sorpresa, aveva puntato sul 3-5-2, comunque decisamente votato al gioco offensivo sulle fasce in luogo del proprio schema tipo, il 4-2-4, torna sui propri passi dopo alcune uscite un po’ deludenti dei suoi e schiera un modulo inedito per il Torino, il 4-3-3. Ne fa le spese un difensore centrale, Glik, che esce dalla formazione titolare. Davanti a Padelli viene schierata la coppia Bovo-Moretti, mentre Darmian e D’Ambrosio si limitano ad abbassarsi sulla linea difensiva, occupando entrambi la stessa fascia di competenza nel precedente modulo. Ciò permette a Ventura di schierare un centrocampo più robusto, composto da Basha, Vives e Farnerud, e soprattutto di avanzare El Kaddouri, trequartista che da inizio stagione fino alle ultime partite si stava sacrificando qualche metro più indietro rispetto al proprio raggio d’azione. L’ex Brescia viene schierato da ala sinistra ed è chiamato, insieme a Cerci schierato nel proprio ruolo naturale sulla fascia opposta, ad assistere l’unica punta Ciro Immobile, che in granata ha ritrovato con continuità la via del gol smarrita col Genoa nella deludente passata stagione.
De Canio invece sceglie la via della continuità, schierando il consueto (per i rossazzurri) 4-3-3 e scegliendo gli uomini annunciati alla vigilia come i più in forma del momento. Davanti ad Andujar, torna Alvarez sulla destra, confermati sia la coppia Legrottaglie-Gyomber che Ciro Capuano sull’out di sinistra. Le defezioni di Izco e Almiron costringono De Canio a schierare Plasil, ai box nelle ultime settimane, e di puntare giocoforza sugli altri due mediani rimasti a disposizione, Tachtsidis e Guarente. Il tridente è lo stesso che ha ben figurato contro l’Udinese: Keko a destra, Maxi Lopez riferimento centrale, Castro a sinistra.
Nella prima mezz’ora il Torino, oltre a trovare subito il gol del vantaggio, mette vistosamente sulle corde l’undici etnei, tant’è che De Canio, ancor prima di subire in maniera sfortunata il gol del raddoppio torinista, per scuotere la squadra prepara un clamoroso doppio cambio anticipato: fuori Guarente e Castro, dentro Leto e Barrientos. Con l’ingresso dei due argentini il Catania gioca la parte finale del primo con una sorta di “4-2-fantasia”: Plasil e Tachsidis restano più bassi a protezione della difesa, mentre Leto, Barrientos e Keko si scambiano spesso posizione dietro Maxi Lopez.
Al termine dell’intervallo il Catania esce dagli spogliatoi con uno schema ridisegnato per l’ennesima volta: si passa alla difesa a 3, con Alvarez affiancato a Legrottaglie e Gyomber, sugli esterni scala a destra Keko mentre il versante sinistro viene presidiato da Capuano, Plasil e Tachtsidis confermati in mezzo e Barrientos qualche metro più avanti a sostenere il tandem offensivo Maxi Lopez-Leto.
Con questo schieramento il Catania accorcia le distanze al 49’, ma dieci minuti dopo subisce un terribile uno-due che taglia le gambe e che fissa il risultato di 4-1 a favore del Torino. A quel punto girandola di cambi in casa granata, con Ventura (che dopo essere stato espulso detta le proprie linee guida al secondo Sasà Sullo) che torna al 3-5-2 inserendo Glik per El Kaddouri, e successivamente fa rifiatare Farnerud e Immobile inserendo i pari ruolo Brighi e Meggiorini. Nel Catania De Canio concede qualche minuto a Freire che esordisce in Serie A subentrando a Tachtsidis e piazzandosi in mezzo al campo al fianco di Plasil.

Cosa va: con Barrientos più soluzioni offensive sulla trequarti
Giornata storta per il Catania, nessun reparto ha disputato una gara convincente e anche a livello di singole prestazioni c’è poco da salvare. C’è però da annotare un feeling in crescita tra centrocampo e attacco, che rispetto alle ultime uscite in trasferta si sono trovati con maggior frequenza. Certo, non sono state create tantissime occasioni, ma non sono mancate alcune buone soluzioni. In particolare, nella prima mezz’ora è parso particolarmente presente in fase offensiva, rispetto al solito, Guarente (troppo morbido invece nei ripiegamenti), che però è stato sostituito troppo presto. In quella zona si è innestato Barrientos e col “Pitu” in campo ne ha giovato un po’ tutto il fraseggio sulla trequarti, incoraggiando Keko e persino Capuano a spingere con maggior frequenza. Purtroppo tale lavoro non ha fruttato molto, al di là del gol un po’ fortunoso cercato e trovato con caparbietà da Leto. Troppo poco, comunque, per un Catania dato in ripresa alla vigilia, forse troppo in fretta.

Cosa non va: festival degli errori, scelte discutibili di De Canio
Innanzitutto errori individuali. Da inizio stagione se ne contano troppi e hanno deciso in negativo anche questa partita. Imperdonabile “liscio” di Legrottaglie sul gol di Immobile, Andujar poi non aiuta restando con indecisione all’altezza del dischetto del rigore piuttosto che fiondarsi sul n°9 torinista. Il primo gol di El Kaddouri è certamente da addebitare alla cattiva sorte, Guarente è costretto a intercettare la pericolosa verticalizzazione granata ma sfortunatamente offre un assist d’oro al marocchino. Tuttavia la disposizione della difesa rossazzurra è sbagliata perché la squadra era eccessivamente sbilanciata in avanti. Si perdeva per 1-0 e per quanto poco convincenti fossero stati gli undici schierati da De Canio nei primi 30 minuti, c’era ancora un’ora di tempo per giocarsi la partita. Perché questa fretta, quest’ardore irruento e irrazionale, non solo della squadra, ma anche dello stesso mister che aveva già pronti due cambi? Che i giocatori si sentano sotto pressione e non riescano a tenere le giuste distanze in una situazione del genere, ci può stare. Che l’allenatore non sia convinto delle proprie scelte, torni sui suoi passi bocciando in maniera eclatante l’idea di partenza, è legittimo e dimostra pure capacità di autocritica.
Ma a De Canio qualche ulteriore domanda va posta. Dopo la partita contro il Sassuolo, in cui sostituì Tachtsidis, tra i migliori in campo, motivò questa sostituzione col cambio di modulo che intendeva attuare e che prevedeva due mediani e non il centrocampo a 3 in cui il greco è abituato a giocare. Allora adesso dovrebbe spiegarci perché dopo 30 minuti in cui lo stesso Tachtsidis e Plasil non avevano convinto, quando decide di passare alla coppia di mediani, mette fuori Guarente che era parso il più attivo dei tre, aveva sfiorato il gol e aveva disputato probabilmente il miglior inizio di gara da quando è arrivato a Catania. Ancora: quanto è opportuno, anche da un punto di vista psicologico e di tenuta dello spogliatoio, sostituire giocatori dopo così poco tempo? Castro, che certamente ha il dovere di mantenere i nervi saldi, si è imbestialito per la scelta del mister, e in parte va anche compreso, visto che fino a quel momento si era sfiancato in un lavoro di copertura per garantire un sostegno a Capuano e un raddoppio contro Cerci. Inserendo Leto, il Catania ha trovato il gol, ma ha consegnato la fascia agli avversari mandando definitivamente in tilt il terzino campano.
La sagra degli errori purtroppo è continuata nella ripresa. Moretti imperdonabilmente lasciato libero di staccare in piena area di rigore su calcio d’angolo (e due difensori come Legrottaglie e Gyomber che marcavano l’aria e non gli avversari), e poco mordente in fase di pressing in occasione del quarto gol granata. Le tante assenze e lo stato di forma ancora precario continuano a spiegare la classifica e il rendimento esterno da incubo, ma adesso il tempo dell’attesa è svanito: è necessaria una svolta anche in trasferta per risalire la china, e la svolta la devono dare i giocatori a disposizione, non certamente quelli sussurrati dai giornali (Lodi?), già concentrati sul mercato di gennaio.

Migliori in campo: Immobile e Barrientos
Dopo questa partita, Ciro Immobile agiterà a lungo i sogni di Legrottaglie e Gyomber. In particolare il numero 6 rossazzurro, semplicemente non è riuscito a tenerlo. L’ex attaccante di Pescara e Genoa gli sfugge in continuazione, e, ironia della sorte, si trova al posto giusto nel momento giusto quando il difensore etneo si lascia sfuggire un pallone in apparenza semplice da gestire. Immobile colpisce inoltre una traversa ed un palo, e semina il panico nell’area del Catania fino al momento della propria sostituzione.
Nel Catania come preannunciato buona la prova di Barrientos che, come succedeva spesso prima del suo infortunio, predica nel deserto. Eppure il recupero del Pitu è fondamentale e deve incoraggiare e spronare il gruppo. In questo momento sembra l’unico in grado di azionare il gioco dal centrocampo in su. Ne giova sia il gioco sugli esterni che il lavoro di Maxi Lopez i cui movimenti acquistano concretezza solo se accuratamente assistiti da passaggi smarcanti.

Peggiori in campo: Vives e Legrottaglie
Con un punteggio del genere, e con la padronanza mostrata per larghi tratti della gara, la prestazione complessiva del Torino non può che essere valutata ampiamente al di là della sufficienza. Se c’è un giocatore che, rispetto ai compagni, è parso un attimino più in difficoltà, quello è Vives che, in particolare dopo l’ingresso di Barrientos, ha sofferto l’affollamento che si è creato davanti alla difesa granata, ricorrendo spesso al fallo sistematico con cui ha anche regalato insidiose punizioni dal limite al Catania.
Tra i rossazzurri i 4 gol sul groppone pesano soprattutto sulla valutazione del reparto difensivo. In generale ancora una volta da rivedere Andujar, autore di un clamoroso errore di concentrazione nella ripresa che per poco non costava un rigore ai suoi, in difficoltà Gyomber (e questa forse è una novità), volenterosi ma insufficienti stavolta Alvarez e Capuano. Ma come detto sopra, chi ha sofferto più di tutti è stato ancora una volta Nicola Legrottaglie. L’ex giocatore della Juventus, che a Catania aveva trovato una seconda giovinezza, quest’anno sembra improvvisamente patire i segni dell’età, e ogni volta che incontra attaccanti veloci, da Palacio a Ibarbo passando per l’Immobile di oggi, va in seria crisi e mette in crisi l’intera squadra. In questo senso recuperare immediatamente Spolli e Rolin, tornati a disposizione, sarà fondamentale.