Tempesta rossa

Leto, altra espulsione, questa volta dalla panchina...

Leto, altra espulsione, questa volta dalla panchina... 

Max Licari sul film horror andato in scena al "Tombolato". Indifferibili i provvedimenti pronti, forti e decisi.

Presidente, indifferibili i provvedimenti…
Avevo scritto tre giorni fa di come si fosse giunti a un “punto di non ritorno”; ebbene, l’orrore del “Tombolato” ne è la piena conferma. Non si può perdere nemmeno un minuto di tempo, pena il baratro. È necessario che la società, a cui tutta la tifoseria e gli addetti ai lavori in coro unanime stanno insistentemente chiedendo un segnale forte e tangibile, proponga un reset generale a tutti i livelli, altrimenti la situazione potrebbe precipitare irrimediabilmente. E la società è Nino Pulvirenti. Il Presidente. È lui che deve dare risposte autorevoli, a tutti i livelli, per cercare di offrire almeno uno spiraglio di luce a una piazza in estremo subbuglio, legittimato da risultati e scelte che il campo, unico giudice, fin qui dice totalmente negative. È lui a essere tirato in ballo in prima persona dalla tifoseria e dai media. Intendiamoci, si tratta di un complesso di asset, di cui abbiamo già parlato in abbondanza, non è solo questione di giocatori o allenatore, non è una questione meramente tecnico-tattica, sebbene Cittadella-Catania vada annoverata nella Galleria delle peggiori prestazioni “all times” dei rossazzurri. A Padova, con i pur encomiabili “Primavera” Parisi, Ramos e Rossetti; con i purtroppo deludenti giovani Escalante e Chrapek (e senza Odjer, il migliore…); con Rolin al 5%, Spolli al 10%, Rinaudo al 15% e Leto non pervenuto, senza 11 giocatori fra infortunati e squalificati, si sapeva che sarebbe stata difficile a onta di un avversario ultimo in classifica e tecnicamente non eccelso. Non mi va nemmeno di disquisire sulla formazione iniziale (più o meno forzata) o sulle scelte in corsa (come per ogni allenatore opinabili) dello sconfortato Pellegrino, perché non avrebbe alcun senso, se non quello di rigirare il coltello nella piaga. Il problema è strutturale, gestionale, giacché è assolutamente impossibile finire una partita con 4 giocatori espulsi (3 in campo e il super-recidivo Leto dalla panchina; non battuto il record di Crotone, nella stagione dell’ultima promozione dalla B alla A: lì rimanemmo in campo in 7…) più l’allenatore. In tutto 5 allontanamenti intimati dal pur inguardabile signor Maresca. Ma, attenzione, che tale “tempesta rossa” non costituisca alcun alibi: si sa che gli arbitri di questa categoria, checché ne dica Farina, sono a dir poco inadeguati; e, come lo sono per il Catania, lo sono anche per gli altri…

Alto rischio
L’impressione fornita dagli uomini di Pellegrino è di squadra allo sbando, alla deriva totale, senza alcun tipo di rotta programmata; una squadra distrutta senza colpo ferire dalla tripletta (!!!) dello Sgrigna di turno, improvvisamente trasformatosi da buon elemento di categoria in fenomeno di stampo ronaldiano. E il fatto che, appena comincino a giocare 10’ contro squadre del genere Cittadella, i rossazzurri facciano due gol in scioltezza in inferiorità numerica, fa ancor più arrabbiare i tifosi. Risulta un’aggravante piuttosto che un lenitivo rispetto alla catastrofica prestazione offerta. Il “tempo delle mele” è finito, bisogna guardare in faccia la realtà. E la realtà dice che questa squadra a 21 punti è diciassettesima in classifica (a due dall’ultimo posto), con 5 successi , 6 pareggi e 9 sconfitte, 31 gol fatti e 34 subiti. Questo, al momento, il valore del Catania, senza “se”, senza “ma”, perché con quelli non si va da nessuna parte. Anzi, sì: in Lega Pro. Non solo, a deludere fin qui non sono i giovani, malgrado sia impensabile non rilevare errori anche gravi di inesperienza nelle loro prestazioni. A deludere sono gli “esperti”, quelli che dovrebbero reggere la baracca. La gara contro il Cittadella ne è solo l’ultima e più lampante dimostrazione. Quindi, occorrerà assolutamente prendere atto che un ciclo si è concluso e che un determinato” pacchetto” di giocatori non è più funzionale né alla categoria, né alla piazza. Per esempio, ci si chiede quante altre ne dovrà combinare ancora Leto affinché si prenda atto che la sua infelice esperienza etnea possa concludersi definitivamente e senza alcun rimpianto…

Operazione già fatta...
Bisognerà avere il coraggio di compiere un’operazione simile a quella articolata alla fine del girone d’andata del primo anno di gestione Pulvirenti in B. Ci si accorge che una strada non spunta e… si cambia. Quasi tutto. Si tratta di un’operazione che doveva essere strutturata già al termine del girone d’andata dello scorso campionato; fu un errore non farlo. Ora, se “quel” presidente fu in grado di farlo, ci si chiede perché non debba ripetersi oggi, con tanti anni d’esperienza e di successi indelebili sulle spalle. Non mi sembra possibile che un patrimonio talmente solido di fiducia nel “condottiero” dei più fulgenti record della storia rossazzurra, patrimonio costruito mattone su mattone con durissimi sacrifici, debba essere dilapidato in tale maniera! Mi sembrerebbe un delitto atroce, quasi una sorta di reato di "lesa maestà" alla Storia con la "S" maiuscola del glorioso Elefante compiuto proprio da chi ne è stato il principale protagonista. Un paradosso inaccettabile. E il presidente deve rendersi conto che sta correndo questo rischio, giacché lo scollamento delle varie parti del “giocattolo”, fino a un anno e mezzo fa perfetto, è evidente. Bisogna fare di tutto per ricucire lo strappo e, ripeto, solo il Presidente può farlo. Senza perdere tempo. È un grido che, con modalità differenti, legittime e civili seppur diversificate, condivisibili o meno a seconda delle singole convinzioni personali, tutto l’ambiente sta lanciando forte e udibile. Non fare un passo avanti di carattere distensivo e arroccarsi su posizioni “fortapacheggianti”, al momento, sarebbe l’ultimo step verso l’abisso. Anche perché, storicamente, tutti i “Fort Apache” sono andati a finire solo e unicamente in un modo…

Realismo “carpigiano”
Guardiamo in faccia la realtà. Fra tre giorni al “Massimino”, contro il Carpi primo in classifica con 9 lunghezze di vantaggio sulla seconda e proveniente dalla quaterna rifilata al Perugia (una formazione, quella di Castori, che corre a mille e funziona come un orologio svizzero), oltre ai tanti infortunati, Pellegrino dovrà fare a meno di Spolli, Rinaudo, Leto e Chrapek. Anche se mi ritengo un irriducibile, mai disposto a pensare che il Catania non abbia anche una sola possibilità di vincere, sarà necessario un approccio “catartico” e realistico al match. Qualunque cosa accada, dal miracolo alla “normalità” datata 28 dicembre 2015, bisognerà mantenere i nervi saldi, in modo da archiviare, in qualunque modo, quest’anno orribile, per poi operare l’indifferibile “palingenesi”. Dall’allenatore al mercato, dalle relazioni con l’ambiente alla definizione della struttura tecnico-societaria. Hic e nunc. Let’s go, Liotru, let’s go!!!