Stefania, sei meravi...Giosa!!!

Antonio Giosa, autore del gol vantaggio

Antonio Giosa, autore del gol vantaggio 

Max Licari sul successo di Cava. Onorata la memoria di Stefania. Giosa, Maldonado, Dall'Oglio e Sarao sugli scudi. Strada giusta.

Per te
Per te, Stefania. A te, alla tua imperitura memoria, al tuo immenso amore per i nostri colori, alle ineguagliabili emozioni che ci hai fatto vivere allo stadio. A te, cara amica. A te va dedicata questa vittoria, questa prestazione gagliarda sciorinata dalle maglie rossazzurre al “Lamberti” di Cava de’ Tirreni, campo tradizionalmente ostico nel quale il nostro Catania non aveva mai vinto nella sua storia. Il significato di questo successo in terra campana trascende il “terreno”, si inscrive nel “celeste”, o meglio nell’azzurro cielo striato di rosso lava, rappresentato al massimo, nella sua vera essenza, da quel timbro formidabile, “quella” Voce non più personale ma collettiva, non più solo “tua” ma “nostra”, quell’usato suono ritmato e persistente, melodioso e potente, caldo e trascinante, che accompagnava i vessilli del Liotru nei pomeriggi aridi e assolati come nelle serate di pioggia e vento, nel buono e nel cattivo tempo, nella gioia e nel dolore, travolti dalla rabbia della sconfitta o esaltati dalla gioia della vittoria. Scusami, ho scritto “accompagnava”… sbagliato! Ci accompagna e ci accompagnerà per sempre. In eterno.

Nel segno della continuità
Baldini e i ragazzi, nelle dichiarazioni del postpartita, hanno dedicato la vittoria a Stefania Sberna, segno di quanto ci tenessero, in particolare in questa occasione, a dare continuità alla bella prestazione mostrata al “Massimino” contro l’Avellino. Proprio in tale direzione, vanno lette le scelte iniziali del tecnico ex trapanese, alla sua seconda panchina in rossazzurro. Tutti confermati. Dentro, dunque, anche Martinez, Giosa e Izco, i tre che alla vigilia sembravano in ballottaggio con Santurro, Sales e Welbeck. La necessità di consolidare un certo tipo di percorso, fondato sul 4-3-3 classico, ha consigliato all’allenatore di riproporre l’undici della partita precedente, secondo il vecchio adagio “squadra che vince non si cambia”. Contro il fanalino di coda Cavese, proveniente da ben sei sconfitte consecutive, non era per niente facile, a dispetto dei sempre pericolosi pronostici della vigilia. I metelliani, nel turno di recupero infrasettimanale giocato al cospetto del Catanzaro terzo in classifica, avevano combattuto e perso di misura, mostrando di non essere assolutamente una squadra “sbracata”. Il primo tempo degli uomini di Campilongo, del resto, ha confermato tale assunto. Il 4-4-2 dei padroni di casa, molto abbottonato in difesa e in mediana, con l’ex Scoppa a fare da metronomo e l’altro ex Calderini a cercare di ripartire sulla corsia mancina, ha imbrigliato un Catania sì ordinato, ma non brillantissimo dalla trequarti in su, anche a causa degli spazi assai intasati. Qualche sbaglio di troppo nella misura dei passaggi a centrocampo, dove comunque fin dall’inizio sono sembrati propositivi Maldonado e Dall’Oglio, nonché una certa difficoltà a sfondare sulle corsie laterali in modo da fornire cross utili per la testa di Sarao, giocatore veramente utile per la squadra e autore di una prova complessivamente maiuscola. In particolare, un Piccolo ancora evidentemente in ritardo di condizione non è riuscito a dare il suo consueto contributo in fatto di qualità, mentre qualcosa in più in termini di mobilità ha mostrato Russotto, protagonista dell’unica vera palla gol creata dal Catania nella prima frazione: al 17’ sontuoso lancio in verticale di un convincente Maldonado, stop e sinistro da due passi del 7 etneo, con palla sparata sul corpo di Kucich. Per il resto, buon ordine dei rossazzurri, che non hanno concesso quasi nulla in avanti a Gerardi e Bubas, ma scarsa incisività in area avversaria. Nella ripresa, complice evidentemente una bella “ripassata” di Baldini negli spogliatoi, in campo tutto un altro Catania, quello visto contro l’Avellino: pressing alto, triangolazioni, azioni da gol. Ovvio, serviva un episodio in grado di “sbloccare” la situazione, puntualmente verificatosi al 48’, sugli sviluppi da corner, grazie al cross di Dall’Oglio capace di trovare solo in area un Giosa poi bravissimo a girare un gran sinistro di prima intenzione in rete. Prima “gioia” etnea per il difensore centrale ex Monopoli, uno abituato in carriera a metter dentro qualche gollettino stagionale. Di lì in poi, anche in considerazione della necessità dei blufoncè di recuperare il risultato (Camplilongo metterà dentro anche gli ex Gatto e Lulli) allargando le maglie difensive, si è assistito a un monologo rossazzurro, con Maldonado e Dall’Oglio (migliore in campo) sugli scudi. Tante le occasioni, potenziali o effettive, create dal Catania, rinforzato dagli ingressi al 64’ di Welbeck per Izco e di Reginaldo per lo stanco Russotto, nonché del “contropiedista” Di Piazza (impiegato da esterno a supporto dell’inamovibile Sarao) per Piccolo al 76’. Assolutamente logico, pertanto, il raddoppio di Dall’Oglio a dieci minuti dalla fine, a conclusione di una percussione centrale in ripartenza rifinita con un preciso destro dal limite. Quarto sigillo personale per il mediano ex Brescia, in un momento di forma strepitoso. Paradossale che il criticato “pupillo” di Raffaele si sia rivelato la miglior “freccia” nell’arco di Baldini, Così come assai bizzarro risulta che il reparto ritenuto meno attrezzato fino a una settimana fa, il centrocampo, si stia mostrando il migliore nelle prime uscite del nuovo corso tecnico. Paradosso o bizzarria, a nostro parere, più semplicemente spiegabile in chiave tattica: il 4-3-3 consente a Dall’Oglio di fare quel che sa fare, e in categoria il livello è, nei fatti, da considerarsi buono, così come la fiducia accordata al giovane ecuadoregno, utilizzato nel suo ruolo di regista davanti alla difesa coperto da due mezzali di corsa, permette alla squadra di poter contare su di un punto di riferimento costante in appoggio e in fase di smistamento del pallone. Veramente buona la prova di Maldonado. E può (deve) ancora crescere. Forse, bastava solo dargli la possibilità di rimanere in campo, anche di sbagliare (come in occasione del rigore concesso all’Avellino la settimana prima). Solo, semplicemente, questo. Probabilmente, il giudizio negativo sul livello della mediana fin qui legittimamente diffuso tra giornalisti, addetti ai lavori e tifosi era “inquinato” da un utilizzo non propriamente “secondo caratteristiche” dei centrocampisti a disposizione? La risposta la avremo solo nel corso di questo finale di torneo ed, eventualmente, nei playoff. E sarà importante, perché, in ogni caso, sarà necessario comprendere se questo è un organico che, come riteniamo noi, abbia già in sé una discreta base di giocatori "sicuri" oppure sia da “rimpolpare” in modo assai corposo in ottica promozione. Intanto, godiamoci, dopo un mese di stenti, questa “piccola rinascita” sostanziata da due successi consecutivi, questo ritrovato quinto posto a quota 49 (la Juve Stabia in questo turno riposa e il posticipo Palermo-Foggia è stato rinviato), senza esaltazioni, senza abbandonarci a illusioni pericolose, con umiltà e voglia di lavorare. Senza, soprattutto, fare tabelle o tracciare arzigogoli di classifica, come giustamente sottolinea il medesimo Baldini. “Cum grano salis”, insomma.

Non sottovalutare la Viterbese
In questo girone di ritorno, i laziali dell’ex Mbende stanno facendo bene, tanto da proporsi per un posto playoff. Non sarà, dunque, facile affrontare la compagine allenata da Taurino. Pericolosissimo sottovalutarla, pericolosissimo pensare di essere diventati improvvisamente imbattibili. Dovrà essere cura di Baldini mantenere concentrati Izco e compagni, magari recuperando definitivamente per il campo giocatori importanti come Tonucci, Zanchi e Golfo, gli ultimi due già in panchina al “Lamberti”. Il sottoscritto vivrà, comunque, un pomeriggio di grande emozione, assistendo al match dalla Tribuna Stampa “Stefania Sberna” del “Massimino” ed esaltandosi, magari, all’ascolto della poesia in lingua siciliana dedicata da Alfio Guzzetta alla nostra “The Voice”, declamata in sua memoria… Let’s go, Liotru, Let’s go!!!