Sotto Toro

Mister De Canio

Mister De Canio 

Il commento di Max Licari mette in rilievo come quello di Torino sia risultato uno dei peggiori Catania dell'era Pulvirenti, non tralasciando di sottolineare l'evidenza degli errori commessi da tecnico e giocatori e l'urgenza di correttivi efficaci nel breve e nel medio periodo. Lettura, tuttavia, consigliata solo a coloro che credono alla rimediabilità della situazione... Astenersi perditempo e masoparanoidi...

Uno dei peggiori Catania dell’era Pulvirenti
Se, dopo quindici giorni a disposizione per preparare una gara, cambi due giocatori al 35’ per scelta tecnica, be’, qualche domanda, anche importante, te la devi fare. E te le devi fare soprattutto perché si era detto che questa sosta si sarebbe potuta rivelare cruciale per far sì che si facesse il definitivo salto di qualità in termini di condizione. Quello visto nel capoluogo piemontese, contro un non irresistibile avversario (il Toro non vinceva da un mesetto) e in uno scontro diretto fondamentale, è una delle peggiori versioni rossazzurre degli ultimi otto anni, sia sotto il profilo dell’approccio mentale al match, sia sotto quello tecnico-tattico. Una debacle “totale” che non accetta alibi ne "distinguo". Se il Catania è “questo”, le speranze di salvezza si riducono drasticamente. L’auspicio è che non sia “questo”... Avevamo avvertito due settimane fa di non indulgere in improvvide esaltazioni dopo la sofferta e risicata vittoria ottenuta contro l’Udinese; ribadiamo come sia ancora troppo presto per cantare il “de profundis” agli uomini di De Canio. Certo, la prestazione è tutt’altro che edificante e il ritiro ordinato dalla società a partire da martedì ne è la conferma più evidente. Il momento è delicato e bisogna uscirne fuori tutti insieme, sebbene sia indubbio che la mano più robusta se la devono dare tecnico e giocatori stessi, perché ciò che si è visto all’Olimpico di Torino va al di là del peggiore incubo. Già al 10’ Legrottaglie (altro errore decisivo in questo tribolato primo quarto di stagione) regalava incredibilmente il primo gol a Immobile. Un errore grave che spianava la strada all’undici di Ventura, "orrore" poi “bissato” al 34’ dal “passaggio” di Guarente a El Kaddouri per il facile raddoppio. Tutto semplice, quasi irrisorio per i granata. Cali di attenzione che in Serie A non possono sussistere. In questi primi 35’, non un’azione pericolosa, non un tiro in porta vagamente interessante per il Catania. Svagati in difesa, sia al centro (Gyomber, non supportato da Nicola, è andato anche lui in difficoltà), sia sulle fasce; in pratica inesistenti a centrocampo, dove il rientrante Plasil poco può fare, mentre Tachtsidis e Guarente non riescono a far filtro su Basha, Farnerud e Vives (onesti pedatori) e sbagliano 3 passaggi su 4; improduttivi in attacco dove a Maxi non arriva una palla e Keko e Castro non hanno la forza di sfondare sulle corsie laterali, opposti peraltro a due dei migliori dei padroni di casa (Darmian e D’Ambrosio). Questa la fotografia della situazione. Francamente, la chiara “ammissione di colpa” del trainer ex Lecce (la già citata doppia sostituzione Castro-Leto, Guarente-Barrientos), non fa altro che aumentare la confusione. Veramente, non ho capito come abbia giocato il Catania i 55’ seguenti, con quale modulo, con quale strategia. Ho notato solo un rientro “voglioso” dagli spogliatoi dopo il primo tempo (canonica sfuriata di De Canio), accompagnato dal gol del 1-2 di Leto (alla prima rete stagionale, una delle poche note positive insieme all’esordio di Freire negli ultimi minuti), e nulla più. Prima del gol di Leto, Andujar aveva commesso un altro errore inammissibile in A, regalando a El Kaddouri un’occasione a tu per tu rimediata da un intervento al limite di Gyomber (che scatena il putiferio, compresa l’espulsione di Ventura). Poi, il buio: Moretti lasciato solo in piena area su un corner sigla il 3-1, poi lo scatenato El Kaddouri, “guardato” dagli immobili Plasil e Keko, segna a due passi da Andujar, a seguito di una giocata stile Ronaldo (il Fenomeno) di Immobile. Ma a quel punto poco conta, perché il Catania, con il fragile spagnolo e il rientrante “pitu” a centrocampo, imbarcava acqua da tutte le parti. Se la partita non è finita 7-1 lo si deve all’imprecisione del migliore in campo. Già, il migliore in campo. Non difficile, prima della gara, immaginare che uno dei protagonisti potesse essere Cerci, anche considerando l’idiosincrasia della difesa rossazzurra rispetto ad attaccanti similari. Pensare, però, che Capuano potesse essere il marcatore ideale per contenerlo va al di là della mia comprensione. Cerci, letteralmente, non è stato fermato una sola volta in tutta la partita. Una. Una. Il problema è che il 99,9% dei tifosi lo aveva previsto, conoscendo le caratteristiche dei due “contendenti”. De Canio sicuramente pensava che Castro potesse aiutare il buon Ciro, ma gli è andata male. Le escandescenze del “pata” all’atto della precoce sostituzione non sono assolutamente giustificabili, perché i giocatori sono profumatamente pagati per giocare e sputare sangue in campo nel ruolo indicato loro dall’allenatore, anche in porta se possibile. Però, l’impressione è che il giocatore non gradisca per niente un certo tipo di utilizzo tattico. Insomma, da dimenticare. In toto. Da non dimenticare, invece, che il Catania è ancora in piena lotta per conseguire il proprio obiettivo, a 25 giornate dalla fine, e che nulla è perduto. Crederci è d'obbligo. Fermo restando come tutti i professionisti dell'esaltante "l'ava rittu" e gli elettrici masoparanoidi della "B sicura" abbiano tutto il sacrosanto diritto di autoflagellarsi pubblicamente. Di confraternite simili la storia è piena. La fine del mondo, si sa, è vicina, che sia il mille, il duemila, il duemiladodici o il tremilaventiquattro. Buon divertimento!

Dove e quando intervenire
Ultimi in classifica, penultimo peggior attacco, difesa non certo impermeabile (già due le gare in cui sono stati subite 4 reti), 7/7 perse in trasferta, risultati delle dirette concorrenti sfavorevoli (vittorie di Chievo e Sassuolo in primis). Se non ci sarà da intervenire, quando si dovrà intervenire? Il campo dice che si è fatto male, dopo Torino direi assai male, e si dovrà rimediare. La risposta di De Canio nel postpartita è stata chiara: “la società non si tirerà indietro a gennaio, ma ancora non ho dato indicazioni”. Lo ha fatto in passato (abbiamo già vissuto situazioni simili…), lo farà adesso, dato che nessuno vuole retrocedere, tantomeno Pulvirenti, tifoso viscerale oltre che imprenditore che ne ricaverebbe un danno gravissimo. Mi sembra corretto, oltre tutto, il fatto che l’allenatore ancora non abbia dato risposte definitive. Deve vedere all’opera tutti gli effettivi e, in specie, i ragazzi che purtroppo non ha avuto modo di utilizzare. Ma, mi sia consentito dirlo, per alcune “pedine”, mi pare che 13 partite possano costituire più di un indizio. Evidentemente, come accade in tutte le squadre, alcune scelte non si sono rivelate felici. Ciò detto, ci sono partite importanti ancora da giocare, a cominciare da quella con il Milan, e punti da conquistare in questo girone d’andata. Nulla è perduto, se consideriamo che il Catania è sì ultimo, ma a due punti dal quart’ultimo posto (Bologna, protagonista di un buon punto conquistato con l’Inter). Ciò, ovviamente, non significa “illudersi”, perché giocando così non si va da nessuna parte. Ci vorrebbe come il pane un match-svolta (non intendo solo un risultato, perché con l’Udinese è giunto, ma una prestazione convincente con l’esplosione di alcune individualità) e, mi dispiace dirlo, finora con De Canio non si è verificato. Anche a Torino, prestazione atleticamente insufficiente e mentalmente preoccupante. E siamo a 13… A mio parere, l’approccio più giusto sarebbe vedere all'opera il Catania dei “recuperati”, quello cioè con i Monzon, gli Spolli, i Peruzzi, i Plasil, gli Almiron, i Barrientos, i Leto, tutti in campo e in condizioni un minimo accettabili, constatare che tipo di risposta si ricava e poi trarre le risultanze definitive a gennaio. Da queste “risposte” si potrà capire se intervenire in modo massiccio o meno sul mercato. Ma bisognerà fare punti, almeno 17-18 nel girone d’andata. Le partite con squadre alla portata ci sono, ma senza il recupero totale dei suindicati sarà dura. Ci vuole personalità in determinati momenti e, penso, alcuni ragazzi (per esempio Keko) che in passato richiedevano più spazio, quando lo trovano non possono rispondere come a Torino. Le parole servono a poco, ci vogliono i fatti. E, per adesso, se ne sono "fatti" pochi.

Stadio pieno, ma…
Ci saranno 20.000 spettatori al “Massimino” domenica prossima, che si giochi a mezzogiorno o di sera. Considerato il momento del Catania e l’entità dello “zoccolo duro”, quanti tifosi del Catania ci saranno sugli spalti? La risposta la lascio al lettore. Quello che non vorrei mai più vedere, però, è il Catania di Torino. De Canio, se sono recuperati, deve mettere in campo i migliori, perché solo con quelli il tasso tecnico e di personalità della squadra diviene tale da poter battere anche un Milan “minore” come quello attuale. Sarà necessario un Catania gladiatorio come quello visto contro l’Udinese, ma di gran lunga più attento e qualitativo, come mai in questa stagione, se si vorranno avere chance di vittoria. E i tre punti servirebbero come il pane, pure in direzione della famosa “svolta” di cui sopra. Quest’anno, inutile dirlo, con le “grandi” abbiamo sempre perso, comprese Fiorentina e Lazio, ottime formazioni che comunque hanno lasciato punti per strada a dirette concorrenti del Catania. Il ritiro potrà servire alla concentrazione, ma in campo ci vanno le gambe e la testa. E devono essere gambe e testa di qualità. Ci aspettiamo molto di più.. Let’s go, Liotru, let’s go!!!