Solo il risultato

Pancaro, una vittoria che fa morale

Pancaro, una vittoria che fa morale 

Max Licari sulla sofferta ma importante vittoria conseguita a Rieti. Adesso, ci si attende la riconferma sabato prossimo...

Tre punti psicologicamente d'oro
Ciò che contava, questa volta, era il risultato. Solo quello. E il Catania ha ottenuto, alla fine, quanto necessitava; una vittoria corroborante sul piano della classifica, al termine di una settimana non certo ideale per le coronarie dei tifosi rossazzurri, messe a dura prova dal mancato recepimento da parte del Coni del ricorso in merito ai 9 punti di penalizzazione, nonché dalla notizia della possibilità di un ulteriore punto di penalizzazione a causa del ritardo nel pagamento degli emolumenti ai tesserati nel periodo marzo-aprile 2015 (l’ultimo retaggio dell’estate più drammatica della storia etnea, inserito nel “pacchetto” fideiussione-Irpef-stipendi delle mensilità in oggetto, di cui purtroppo già si sapeva). Ci voleva. Era fondamentale soprattutto sul piano psicologico tornare a vincere. Proprio per questo, mai come questa volta, a mio parere, il supporter rossazzurro può tralasciare elucubrazioni sulla bontà del gioco espresso dai ragazzi di Pancaro. È vero, non si è trattato di una prestazione brillante, si rischiato lo psicodramma collettivo, beccando il gol del pareggio da parte del catanese Siclari (fra i pochi giocatori di categoria nell’organico laziale) nell’unico tiro in porta dei “lupacchiotti”, si è sprecato l’inverosimile sotto porta (almeno otto o nove le occasioni fallite clamorosamente, fra errori marchiani, legni e inspiegabili “miracoli” del non certo sicurissimo portiere locale Secco), ma almeno si è dimostrato carattere. Infatti, quando a mezzora dalla fine subisci il gol del pareggio come lo ha preso il Catania, dopo aver sprecato l’inverosimile (si pensi solamente a cosa aveva fallito Calil pochi minuti prima della rete di Siclari), non è facile, anche sotto il profilo mentale, riuscire a trovare il “morale” idoneo a riaggiustare un risultato “orribile”, che avrebbe suscitato una marea di polemiche se confermato al triplice fischio dell’arbitro Mei. Il Catania ha metabolizzato il colpo, si è nuovamente catapultato in avanti e ha fatto quanto necessario per tornare in vantaggio contro una squadra nettamente inferiore, ma in quel momento ringalluzzita da un risultato clamoroso quanto un 6 al Superenalotto. Non un’impresa epica, quindi; anzi, il “minimo sindacale” da richiedere a un team come quello catanese al cospetto di un avversario del genere, di gran lunga il meno attrezzato della categoria. Ma un risultato essenziale per il prosieguo della stagione. Adesso, la compagine etnea si ritrova, a quota 12, ancora al quart’ultimo posto in classifica, ma a un tiro di schioppo dalla zona tranquilla della stessa. Considerate le contendenti in quella fascia, non parrebbe peregrino poter ottenere con relativa tranquillità almeno l’obiettivo minimo stagionale. Altra faccenda, ovviamente, è considerare la classifica reale dei punti conquistati dalle squadre del girone C senza le penalizzazioni. In questo caso, al di là del calo del Catania nell’ultimo mese, non si può non notare comei rossazzurri sarebbero comunque al secondo posto in classifica dietro la Casertana, impegnata lunedì sera a Foggia nel big match del tredicesimo turno.

Oggettività
Qui, si deve per forza aprire un “taglio” diverso rispetto al profilo “emotivo” tipico di tutti noi “malati” del Liotro. Anche il sottoscritto, durante la visione delle partite, si autodistrugge davanti a una prestazione insufficiente, a un errore madornale, a un risultato deludente (i miei “picchi” li ho raggiunti con Juve Stabia e Akragas, per esempio). Pure lo scrivente si “attapira” quando si rende conto di un determinato “malfunzionamento” nell’ambito del meccanismo di gioco o, magari, della non completa “idoneità tecnica” di taluni attuali interpreti alle legittime ambizioni di una tifoseria affranta da due anni di umiliazioni. Vi posso assicurare che anch’io “sacramentio” come uno scaricatore di porto giavanese. Tuttavia, non solo nel calcio, un’analisi giornalistica che possa un minimo definirsi “oggettiva” non può basarsi su fattori “emozionali”, bensì su numeri, dati, statistiche, trend i quali, beninteso, non è che spieghino tutto, però costituiscono l’unica strada per giungere a una quanto meno credibile “tracciatura” di un fenomeno. Il Catania ha conquistato 23 punti, frutto di 6 vittorie, 5 pareggi e sole 2 sconfitte, di cui una pazzesca al 94’ a Castellammare. Ha siglato 18 reti, secondo miglior attacco dietro quello della capolista Casertana e meglio, almeno fino a lunedì, anche di quello del reclamizzato Foggia di De Zerbi, depositario del Calcio Champagne targato Lega Pro. Inoltre, esprime attualmente il capocannoniere del girone C, Calil con 7 gol. Di contro, rispetto alle pari grado (le prime, cioè, della graduatoria), non possiede una difesa impermeabile, a onta delle ottime prestazioni finora di Pelagatti, Bergamelli e Nunzella: 12 gol subiti, troppi rispetto ai 6 di Casertana e Messina, i 7 del Cosenza o gli 8 di Foggia e Benevento. Ma, considerate, come detto, le prestazioni individuali dei tre quarti del reparto difensivo, al momento fra i “top” di rendimento della squadra, sarebbe credibile ritenere che ‘sti benedetti 12 gol siano stati tutti subiti per colpa di Parisi o Garufo, gli unici a non aver convinto pienamente? Non scherziamo. È evidente che dipenda da un evidente calo della mediana e degli esterni offensivi del 4-3-3 di prammatica, incapaci, nell’ultimo scorcio di campionato, di proteggere adeguatamente la difesa. È evidente, dunque, che siano emersi, numeri alla mano, importanti punti di forza e alcuni palesi motivi di debolezza. È altrettanto chiaro che, se la società vorrà tentare il “miracolo” playoff, a gennaio questa squadra andrà rinforzata con due o tre “titolarissimi” in grado di fare la differenza: a naso, un terzino destro, un centrocampista di qualità e un attaccante centrale capace di dare una mano a Calil. Altrimenti, salvezza e basta. Detto questo, la domanda sorge spontanea; potrebbe esistere al mondo un analista calcistico (non un tifoso, ribadisco; quelli possono dire e fare quello che vogliono) capace di presentarsi davanti a Pippo Pancaro, cui è stata consegnata una squadra, pur buona per la categoria, ma costruita in cinque minuti, bisognosa di una frettolosa preparazione, oberata da una forte penalizzazione, inserita in un ambiente che definire “in ebollizione” risulta un eufemismo, che nell’ultimo mese ha dovuto fronteggiare l’assenza di elementi importantissimi per la categoria (Castiglia, Russotto e Falcone) e dirgli: “Amico mio, hai fatto un cattivo lavoro, non vai bene come allenatore e la tua squadra è scarsa”? Secondo voi, Pancaro cosa e come dovrebbe rispondere a un tizio del genere? Una risata, una “vociata”, una manata o un colpo di scimitarra malese stile Tremal-Naik?

San Caetano
A Rieti, contro una squadra, diciamocelo, complessivamente da Serie D, la differenza la poteva fare chi è, appunto, di un’altra categoria. Calil lo è. La sua doppietta, ne sono sicuro, risulterà cruciale nel campionato del Catania. Malgrado nelle ultime gare non fosse stato brillantissimo, al pari dei suoi compagni di reparto, quando vi è stato da tirare la carretta sacrificandosi, lo ha fatto. E quando è stato necessario qualche gol decisivo, la pallettina l’ha messa dentro. Molto bello il secondo gol realizzato allo “Scopigno”, tocco felpato sul primo palo su cross di Nunzella, ma anche il rigore tirato con freddezza non va sottovalutato. Il protagonista è lui, inutile girarci intorno. Per il resto il 4-3-3 di Pancaro ha sì messo sotto il debole avversario, ma senza rubare l’occhio. Francamente, troppe le imprecisioni nell’ultimo passaggio e nelle conclusioni sotto porta, anche se poi lo stesso Calderini alla fine ha procurato il rigore e spesso messo in difficoltà il dirimpettaio difensivo. Ancora troppo acerbo Rossetti, spesso fuori dal gioco, mentre a centrocampo Agazzi ha cantato e portato la croce, coprendo l’attuale scarsa condizione di Musacci. Un po’ meglio Scarsella, che ha beccato una traversa clamorosa nell’ambito di uno dei suoi soliti inserimenti in verticale, ma non è lo stesso di inizio campionato. Contro un avversario del genere, al cospetto del quale hai tutto da perdere e niente da guadagnare, si poteva prendere gol solo commettendo un errore evidente. Ancora una volta, purtroppo, lo ha commesso Garufo, fino a quel momento tranquillo e da quel frangente in poi disastroso. Lasciandosi facilmente superare da De Gol, ha dato il la all’unica azione pericolosa dei padroni di casa, poi sfortunatamente conclusasi con la rete di Siclari. Qualche minuto dopo ha lasciato la fascia libera allo stesso esterno laziale, producendo un ulteriore pericolo. Quello del laterale destro difensivo è un problema, inutile negarlo: sia l’infortunato Parisi, sia il medesimo terzino ex trapanese non hanno finora fornito garanzie sufficienti. Necessario intervenire. Tuttavia, questa volta mi ha convinto pienamente Pancaro, che ha dimostrato di essere uomo intelligente. Non ha commesso lo stesso errore di Castellammare. Appena accortosi come Garufo stesse andando in tilt, lo ha tolto, inserendo Ferrario e spostando Pelagatti sulla destra. Ed è finito tutto, risultato in ghiaccio e via. Mi chiedo se, in prospettiva Benevento, non sia il caso di proseguire sulla stessa strada, data la bravura nelle ripartenze sugli esterni mostrata dalla squadra campana.

Solo vittoria
Già, il Benevento, l’ultimo scoglio importante all’alba di un ciclo sicuramente più facile che dovrà, nelle aspettative dei tifosi, riportare il Catania nelle zone più nobili della classifica. Il mio auspicio, considerando le prestazioni dei pur volenterosi ragazzi, è che possa essere disponibile Russotto. Questa squadra ha bisogno della sua qualità e della sua esperienza in attacco. Per il resto, se si vorrà cullare una minima speranza di poter raggiungere un traguardo diverso dalla salvezza, non si potranno non inanellare, come ha fatto per esempio il non irresistibile Catanzaro, tre o quattro vittorie consecutive. Se lo hanno fatto i calabresi, lo possono fare i rossazzurri. Pertanto, la prossima gara interna non potrà non generare un unico risultato che sia gradito alla piazza: la vittoria. Let’s go, Liotru, let’s go!!!