Sogni infranti

Marcolin, scelte sbagliate...

Marcolin, scelte sbagliate... 

Max Licari sulla sconfitta subita a Bologna che chiude ogni velleità di rincorsa. Adesso, chiudere e programmare. Da adesso...

Game over
Era la partita decisiva per comprendere se questo “nuovo” Catania potesse avere la forza di fare il “miracolo”, perché di miracolo in ogni caso si sarebbe trattato, anche facendo risultato a Bologna. Ebbene, risposta negativa. "Sogni infranti", come canta il buon Grignani. Per la Serie A se ne riparlerà la prossima stagione, sperando che i gravi errori commessi per il secondo anno consecutivo consiglino un ripensamento complessivo di alcune strategie tecniche e di approccio ambientale. Sconfitta netta, meritata, al cospetto di una compagine non trascendentale, ma capace di metterci più cuore e gamba, di credere maggiormente, insomma, al suo obiettivo. I rossazzurri, purtroppo, si esibiscono in una performance “old style”, nel senso più deteriore: sembrava di rivedere al “Dall’Ara” il Catania di qualche mese fa. Svagati, spompati, nervosi, spuntati, Calaiò e compagni vagavano in campo pressati dai volenterosi avversari, senza mai dare l’impressione di essere realmente in partita, perennemente in ritardo sul pallone e, proprio per tali ragioni, spesso costretti al fallo da ammonizione; al termine del match, ben sette i”gialli” sventolati da La Penna agli etnei, più un’espulsione, anche questa “vecchio stile”, allo stesso capitano per un’inutile protesta susseguente a un’ammonizione subita. Tutto il campionario, quindi, di ciò che non avremmo più voluto rivedere in campo almeno in questa stagione, compresi gli orrori tattici di un Marcolin improvvisamente “in regressione” rispetto alle ultime uscite. Tutto sbagliato fin dall’inizio, dalla scelta degli uomini alla conduzione della gara, ai cambi. Tutto. Una gara da dimenticare al più presto, già da sabato prossimo, quando il Catania avrà l’obbligo di riscattarsi al”Massimino” contro il Livorno, agguantando i tre punti necessari alla virtuale salvezza matematica, “minimo sindacale” di una stagione piena di amarezze che il comunque buon finale non può e non deve far obliare, alla società in primis, ai tifosi e all’ambiente tutto di conseguenza. Dopo cinque vittorie consecutive uno stop ci può stare, ovviamente; una gara sbagliata in toto rientra nella normalità di una stagione. Il problema è che, facendo la media, troppi sono stati i momenti bui rispetto alle gioie momentanee.

Scelte sbagliate
Alla vigilia del match di Bologna, un po’ tutti ritenevano che Marcolin avrebbe scelto il turn over, magari facendo riposare Rosina e inserendo Sciaudone nell’ambito di un 4-3-1-2 classico. In realtà, il tecnico bresciano ha spiazzato tutti, riproponendo il Catania “quattro stelle” con l’ex Zenit in mediana e due soli incontristi. In più, le indisponibilità di Schiavi e del Prete lo costringevano a schierare l’ancora non scintillante Belmonte laterale destro basso e il lento Sauro a al centro della difesa. Probabilmente, l’intenzione era di giocarsela a viso aperto consapevoli di una sfida in cui il pari non sarebbe giovato a nessuno, ma il risultato si è rivelato disastroso, con il Catania in inferiorità numerica e perennemente in affanno in mediana, dove Casarini, Krsticic e Laribi, spalleggiati da Mbaye e Morleo sulel corsie laterali, facevano il bello e il cattivo tempo, pressando alto e ripartendo in continuazione. Una marea di appoggi e verticalizzazioni errati ha facilitato, poi, il lavoro dei felsinei dell’ex Fini, con particolare menzione in negativo per la serata “horror” di Castro e Rosina, forse protagonisti della loro peggior prestazione in rossazzurro. Ma anche le due punte non sono mai riuscite a tener palla in avanti, con il risultato che l’unico tiro pericoloso verso la porta di Coppola in tutta la partita è stato scagliato, su azione da corner, dal centrale difensivo Sauro al 57’. Troppo poco per sperare di non uscire sconfitti, anche in considerazione del fatto che la tenuta difensiva, senza i due titolari, è risultata compromessa, vedasi il primo gol di Cacia al 37’, invero eccessivamente “facile” nella sua concezione. Non metterei in conto il raddoppio in ripartenza di Sansone al 73’, dopo un’interruzione di qualche minuto per un guasto all’impianto elettrico, perché il Catania, in inferiorità numerica, era in pratica già con la testa sotto la doccia, malgrado di acqua se ne fosse vista abbastanza nella non caldissima serata bolognese. Troppo poco reattivo, in ogni caso, è sembrato Marcolin in panchina. Già dopo una ventina di minuti si percepiva che l’assetto era stato “toppato” e che il Bologna, peraltro, non fosse da considerare alla stregua del Trapani. Bisognava, una volta realizzato l’errore commesso, porre rimedio al più presto, ovvero a inizio ripresa, al ritorno dagli spogliatoi, magari inserendo Sciaudone al posto di uno dei due trequartisti in cattiva giornata, per poi giocarsi la carta Martinho. Invece, il primo cambio è avvenuto al 68’, il brasiliano per Maniero, in pratica a 20’ dalla fine. Troppo tardi. Il pasticcio di Calaiò ha, infine, mandato in tilt tutti i piani, costringendo a giocare il finale di partita senza attaccanti di ruolo. Un patatrac completo, come speravamo di non viverne più fino al termine del campionato.

Almeno, “chiudere” subito il discorso salvezza!
Qualcuno si era illuso, qualche altro no, ma di fatto resta che questa squadra, i cui valori sono indubitabilmente alti per la categoria, ha l’obbligo morale di chiudere il discorso “permanenza” già da sabato prossimo in casa con il Livorno, contro un team in corsa per i play-off e in un match sentito dalla tifoseria. Almeno questo lo deve a chi ha sostenuto con passione e ardore fino alla fine, anche contro la logica stessa. Mancheranno gli squalificati Ceccarelli e Calaiò, ma rientrerà Del Prete. I sostituti non mancano per fare bene e incamerare i tre punti necessari a garantirsi la B. Amaramente B, ma “almeno” B… Let’s go, Liotru, let’s go!!!