Sei personaggi in cerca d'Auteri...

Pozzegoooooooooooooolllllll!!!!!!!!

Pozzegoooooooooooooolllllll!!!!!!!! 

Max Licari sulla vittoria del Catania sul Matera. Rigoli coraggioso, Di Grazia super, Biagianti guerriero e... Pozzegol!!!

Per Ciccio, con Ciccio, in Ciccio
Il cielo è blu sopra gli spalti del “Massimino”, baciati da un’atmosfera magica, assorta eppure esaltata, incantata e “cantata” dai peana dei fratelli di maglia in onore del suo rappresentante più amato. Da lassù, Ciccio, nel giorno della sua personale ascensione all’Olimpo dell’imperitura memoria, avrà saltato e gioito con gli oltre 10.000 spettatori, tutti per lui, per la sua infinita fede; tutti con lui, con la sua immarcescibile passione; tutti in lui, dentro il suo inguaribile attivismo, sempre pronto a trasformarsi in ottimismo, anche nei momenti più bui. Le curve, mai come in questa occasione unite nel brivido unisono della celebrazione congiunta al sostegno “duro e puro” ai magici colori rossazzurri, lo hanno intonato subito, il coro più significativo: “Onoriamo Ciccio Famoso”. E la squadra ha risposto presente, come se fosse realmente un tutt’uno con il pubblico. Potrebbe essere veramente il momento, quasi “esoterico”, quasi da iniziati ai "misteri liotrini", della svolta psicologica, del ricompattamento di un ambiente lacerato da anni di omissioni, errori e contraddizioni, ammantati di tragedie più o meno annunciate. Il “segnale dal cielo” che la lenta risalita dell’Elefante può, alla buon’ora, avviarsi in maniera decisa. Senza nessuna cancellazione, senza alcun oblio, senza “giustificazionismi” di sorta. Solo per amore di Catania e del Catania. Quell’amore che traboccava in Ciccio e che rappresenta la sua più grande eredità trasmessa alla tifoseria etnea.

La vittoria di Pino…
C’eravamo lasciati una settimana fa con l’interrogativo relativo a un possibile “nuovo corso” del Catania di Rigoli. Vincere avrebbe consentito al Catania, a quota 35, di agguantare il settimo posto, a due punti dal sesto e quattro dal quinto, alla vigilia di un pacchetto di quattro gare sulla carta funzionali a un ipotetico “filotto” di successi. Ebbene, la risposta proveniente da quello che da tutti veniva considerato come il crocevia della stagione appare più che positiva. Il nuovo Catania lancia un segnale inequivocabile al campionato, mettendo sotto nettamente un Matera volitivo, ma chiaramente soverchiato dalla determinazione e dalle giocate belle e produttive dei rossazzurri. Ovviamente, “cantare vittoria” troppo presto sarebbe deleterio, giacché la riprova “principe” dovrà giungere dalla prima trasferta utile, quella di Agrigento di domenica prossima. Quello è il vero e proprio “tallone d’Achille” del Catania. Tuttavia, se il buongiorno si vede dal mattino, si può cominciare a sperare che il futuro vada, via via, colorandosi di rosso fuoco e azzurro mare. Il “mare della tranquillità”, della luna buona, del “sidus felix” che indichi la rotta sicura al vascello dal rostro in forma di proboscide, inesorabilmente pronto ad attraccare le prue dei velieri avversari senza lasciar loro scampo alcuno. Il Catania sembra uscito davvero rinforzato dalla finestra di mercato di gennaio. Tavares e Pozzebon, entrambi a segno all’esordio, Marchese padrone della difesa e anch’egli in rete con piglio da bucaniere dei mari del Sud. Tutta la squadra sembra beneficiarne in fatto di personalità e grinta. E lo stesso Rigoli, finalmente convinto di avere gli uomini giusti per poter osare qualcosa in più, obiettivamente non si è fatto trovare impreparato. Sono rimasto piacevolmente impressionato dalla formazione messa in campo dal tecnico di Raccuja, un 3-5-2 molto offensivo, con Di Grazia e Djordjevic sulle corsie esterne e la qualità di Mazzarani in mezzo, a supporto delle due punte “pesanti”, sempre pronte a far a sportellate con i difensori avversari e a offrirsi come punti di riferimento certi per gli appoggi dei centrocampisti. Tanto che il discusso Scoppa è parso molto più sicuro nel gioco di cucitura davanti alla difesa, avendo molte più opzioni di passaggio rispetto al desolante passato. Parliamoci chiaro, il sottoscritto in primis riteneva che questa fosse una sfida quasi decisiva per Rigoli, che andava a incontrare l’allenatore maggiormente "desiderato" dai tifosi in estate, peraltro cercato dalla stessa società di Via Magenta. Il risultato parla chiaro: il Catania ha vinto inequivocabilmente il match fin dalle prime battute, lasciando le briciole a un avversario capace di dimostrare il proprio valore solo negli ultimi 20’ (palo di Mattera al 73’), sotto di due gol (uno per tempo) e a risultato praticamente acquisito. Ha vinto il duello Rigoli sul suo più quotato avversario, onestà intellettuale impone di rimarcarlo. Un Auteri, fra l'altro, apparso assai nervoso e, mi sia consentito dirlo, un tantino "sopra le righe" nelle reiterate proteste contro arbitro e primo collaboratore, in specie durante le battute iniziali del match.

Un undici coraggioso
Uno schieramento comunque coraggioso, quello approntato da Rigoli, sostanziato in alcuni ruoli chiave da giocatori di qualità piuttosto che onesti portatori d’acqua, nonché da due attaccanti veri. Il tutto contro un avversario programmaticamente pericoloso sulle corsie laterali (Strambelli e Carretta) e negli inserimenti dei centrocampisti centrali (Armellino e capitan Iannini). Se la sicurezza di Drausio, Bergamelli e Marchese in difesa, il gran lavoro di Biagianti (il migliore in campo, a mio parere) in fase di contenimento e la costante presenza in fase di pressing sui venti metri difensivi lucani di Pozzebon e Tavares hanno sicuramente disinnescato le potenzialità tecnico-tattiche dell’undici di Auteri, assicurando una palese supremazia territoriale al Catania, non si può disconoscere che la vera e propria sorpresa confezionata dal trainer etneo è quel Di Grazia “a tutta fascia”, capace di stupire tutti per la capacità di resistenza e per la qualità nelle giocate. Non per nulla, entrambi i gol provengono da sue “accensioni”: un grandissimo cross “al bacio” per il puntuale Pozzebon al 25’ e il pericolosissimo corner deviato nella propria porta da Armellino al 58’. Devo dire che mai avrei pensato che potesse rendere in maniera così elevata in quella posizione. È ovvio che serviranno delle riprove, in specie in trasferta, ma tanto di cappello a Rigoli e al suo coraggio di provare una soluzione così rischiosa proprio in un match così importante per il suo futuro e quello del Catania. Inappuntabili, del resto, anche le sostituzioni, sia nella tempistica, sia nella scelta dei protagonisti. Prima, ruolo per ruolo, Russotto al posto dello stanco e applaudito Pozzebon; poi, un centrocampista, Fornito, per lo stanco Mazzarani (comunque encomiabile per lo spirito di sacrificio in una posizione obiettivamente a lui poco congeniale); infine, un uomo di fascia fresco per lo stremato Di Grazia. La “standing ovation” riservata dal pubblico al “catanesino volante” mi ha fatto venire davvero i brividi. Per chi ha la pelle marchiata di rossazzurro deve essere un’emozione indescrivibile… Insomma, una “serata perfetta”, architettata in modo quasi sublime dal Dio del Calcio in onore di un suo degno figlio. Un barrito di infinito orgoglio che anelavamo da tempo. Il barrito dell’Elefante che si risveglia, dell’elefante che riparte e, una volta in corsa, spazza via tutto. Ci voleva, eccome se ci voleva!

Pozzegol
Quante volte lo avevamo invocato, quante volte lo avevamo sognato, quante volte lo avevamo immaginato. Un centravanti. Centravanti. Parola quasi leggendaria, che da sola riempie la bocca di sapori e umori da saga popolare. Termine a Catania legato a nomi come Prenna, Cantarutti, Spinesi o Maxi Lopez. Vocabolo quasi negletto negli ultimi, tragici anni. Pensavamo un po' tutti: ma questa squadra, anche quella abbastanza convincente vista con la Reggina, quella impreziosita dalla prestazione di una potenziale "spalla" come Tavares (e il portoghese lo ha pienamente dimostrato contro Mattera, Bertoncini e soci quanto possa essere efficace da supporto alla punta di riferimento), con un “vero” centravanti, cosa potrebbe fare? Il responso è giunto nel match contro il Matera: molto. Tanto. Mai troppo. Bastava mettere una punta di ruolo, forte fisicamente e dotata di fiuto del gol, per cambiare il senso a un team comunque da tutti ritenuto valido. Eccolo, ecco Pozzebon. Ci ha trasmesso le stesse sensazioni del giorno in cui lo avevamo visto per la prima volta a Catania con la maglia del Messina. Un attaccante di categoria, capace di far reparto da solo e letale in zona gol. Ha segnato, una rete importantissima e decisiva, in pratica alla prima occasione avuta. Si è fatto trovare puntuale con il destino, sulla palla giusta, “impacchettata” per lui. E non ha fallito. Questo serviva al Catania. Magari, adesso, potremo divertirci un po’ di più…

La prova del 9
Adesso, ci aspettiamo che Rigoli dimostri lo stesso coraggio anche in trasferta. Lì “casca l’asino”. Lì bisogna "dimostrare". Vogliamo vedere lo stesso spirito, la stessa voglia di offendere, la medesima bramosia di fare la partita, di prendere in mano le redini del gioco. Non un Catania da “Massimino” e un Catania da trasferta. Ma un Catania unico, un Catania propositivo che vada in ogni campo a imporre il proprio blasone, avendo l’organico per farlo! Che l’avversario si chiami Akragas (il prossimo) o Lecce... Solo così potremo convincerci che la svolta reale, definitiva, sia avvenuta. Domenica prossima, contro una squadra orgogliosa ma nettamente inferiore, vedremo di che pasta è veramente fatto questo “nuovo” Catania. La vittoria sarà d’obbligo. Let’s go, Liotru, let’s go!!!