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Fabian Monzon, miglior prestazione stagionale...

Fabian Monzon, miglior prestazione stagionale... 

Il commento di Max Licari pone in evidenza i rimpianti generati dal match giocato in maniera vigorosa e attenta contro la prima della classe. Se si fosse affrontato almeno gli scontri diretti con questa ferocia, la situazione di classifica sarebbe completamente diversa. Non dimenticando di sottolineare la miglior partita di un ritrovato Monzon, l'ingenuità di Bergessio e la scarsa vena di Damato. E l'appello a non mollare: mercoledì sera ci attende un'altra battaglia, doveroso crederci fino in fondo...

La partita dei rimpianti
Se il Catania ci avesse messo sempre questa grinta; se I giocatori avessero corso sempre così; se Monzon fosse stato sempre questo; se, se… E’ la partita dei rimpianti. E non sul risultato. Il Catania ha giocato da squadra, ha messo gli attributi in campo, ma ha creato poco, mentre la Juve, pur non esaltando, ha concretizzato almeno una delle poche occasioni procuratesi. Alla fine, il risultato può starci e via. Rimpianti, invece, per quello che poteva essere e non è stato. Se i rossazzurri ci avessero messo sempre questa voglia e questa attenzione contro avversari abbordabili e, soprattutto, negli scontri diretti, non avrebbero di certo racimolato i miseri 20 punti attuali e l’ultimo posto in classifica a 9 giornate dal termine. Sarebbe bastato un decimo della corsa e della ferocia antijuventina, per esempio, nel secondo tempo di Bergamo, nel primo tempo con il Cagliari o nella ripresa a Reggio Emilia. Da sei a otto punti in più. Mica bruscolini. Proprio per questo, per molti versi questi giocatori appaiono ingiustificabili, al di là di infortuni (comunque copiosi) o piccole sfortune. Allora, se si impegnano, ce la fanno a tenere testa anche alla prima in classifica… E, quindi, perché non lo hanno fatto sempre? Non basta come stimolo una retrocessione dietro l’angolo? Vedere gente correre e lottare per 90’, con i crampi eppure in campo fino al termine, fa specie, dopo gli scempi della ripresa di Reggio Emilia. Per comprendere, basterebbe anche solo questa battuta di Tevez, capocannoniere ancora decisivo, a fine gara: “E’ stata una guerra”. Ovviamente, sportiva. Ma, cavolo, la guerra la si doveva fare contro l’Hellas, il Livorno, il Cagliari, a Verona! In ogni caso, a fine partita, nulla si può imputare sul piano dell’impegno alla squadra, che ha tenuto testa alla Juve, uscendo dal campo a testa alta dopo un’autentica battaglia sportiva. Mostrando i limiti di sempre, magari arruffando in qualche occasione, ma con il cuore e anche la lucidità giusta per non prendere imbarcate. I bianconeri sono andati in rete in pratica alla prima occasione al 58’ con l’Apache, nell’unico frangente in cui Rolin, migliore in campo, se l’è perso, per poi, a campo aperto e in superiorità numerica a seguito dell’ingenua espulsione di Bergessio avvenuta 8’ dopo il gol, legittimare il risultato fallendo un altro paio di ottime palle con lo stesso Tevez e con Vidal. Il Catania, per tutta la gara, ha cercato i calci piazzati e le mischie, in un paio di occasioni anche creando i presupposti della pericolosità; troppo poco, tuttavia, per scalfire questa Juventus, veramente solida in difesa, malgrado l’assenza di Buffon,Barzagli, Asamoah (entrato nel finale), Pogba (squalificato) e Marchisio. Il rammarico più grande, alla fine dei conti, è proprio il “rosso” a Bergessio, evitabile, che priverà il Catania della sua unica punta di riferimento nel match di mercoledì sera ancora al “Massimino” contro il Napoli di Benitez. Sebbene, tale espulsione costringa ad aprire la solita pagina arbitrale. Damato non ha convinto. Il secondo “giallo” è assolutamente da rivedere, perché provocato da Chiellini che stramazza al suolo come colpito da una mazzata. Ciò non toglie l’inutile nervosismo di Bergessio, palpabile fin dall’inizio del match, ma… Troppi cartellini gialli in generale, tre espulsioni dalla panchina (Maran, Cosentino e Conte). L’impressione è che abbia voluto tenere in mano una partita difficile, non riuscendovi. Ma, attenzione, non in entrambe le direzioni. Non ha inficiato, a mio avviso, il risultato finale, ma si è trattato di un arbitraggio a senso unico...

3-5-2 riuscito
Questa volta Maran ha azzeccato la tattica iniziale. Disponendosi a specchio rispetto al 3-5-2 juventino, ha limitato sulle corsie laterali Lichtsteiner e Isla, imbottigliando i centrali di mediana ospiti (Vidal e Pirlo, soprattutto) nel pressing di Rinaudo, Plasil e Lodi e così inaridendo i rifornimenti verso Tevez e Osvaldo, in pratica quasi mai pervenuti nella prima frazione. La scelta più felice, a mio parere, è quella degli esterni. Izco e, soprattutto, Monzon, hanno fatto bene. L’argentino, finora “oggetto misterioso”, evidentemente si trova meglio a spingere protetto dietro dal centrale di sinistra e dai rinculi della mezzala mancina. È stato protagonista per tutta la partita di discrete discese e, forse, dell’azione più pericolosa della gara rossazzurra, conclusa con un tiro sballato. Se si fosse applicato fin dall’inizio del campionato in questo modo, magari non avrebbe raccolto così poco. E il Catania si sarebbe ritrovato un altro giocatore. Però, è chiaro, all’interno di un modulo similare. Quando chiamato a fare il difensore puro, va in difficoltà, almeno nel campionato italiano. Il Catania ha come sempre fatto fatica a penetrare nelle maglie della difesa bianconera per tutto il match. Troppo poco come forza d’urto Barrientos e un nervoso Bergessio. Però, la cosa che mi è piaciuta di più è stata la reazione al gol e all’espulsione del “lavandina”. Anche in 10 la squadra ha mantenuto una certa fisionomia e ha retto la botta. Fino al termine. Addirittura, nel finale cercando in inferiorità numerica un pareggio non clamoroso. Gli ingressi di Leto e Keko, pur non portando concreti benefici, non hanno comunque stravolto la fisionomia della squadra, che ha mantenuto compattezza mentale e fisica. Un buon segnale in vista di mercoledì sera.

Semplice
La situazione è chiara. Semplice. Semplicissima. Il Catania si ritrova, a 9 giornate dalla fine del torneo, a 4 punti da Chievo e Livorno, entrambe a terz’ultimo e quart’ultimo posto. In realtà, sarebbero 5 le lunghezze, considerati gli scontri diretti con i labronici e la differenza reti con i clivensi. Mercoledì sera si giocano: Catania-Napoli, Atalanta-Livorno, Chievo-Bologna, Sassuolo-Sampdoria. Almeno una di queste farà punti. Assai improbabile che sia soltanto una. Pertanto, o si fanno i tre punti in un match difficile come quello con i partenopei terzi in classifica e provenienti dalla sconfitta interna con la Fiorentina, oppure la situazione comincia delinearsi in maniera alquanto “definita”. Non importa chi giocherà al posto di Bergessio, che modulo sceglierà Maran, etc., etc. Conta solo il cuore. E quello visto oggi non sarebbe male ritrovarlo fra un paio di giorni. Noi, come sempre, saremo in prima linea a sostenere perché, finché vi sarà un alito di speranza, noi ci crederemo. Fino in fondo. Let’s go, Liotru, let’s go!!!