Schiavi in mano

Schiavi e compagni sotto la curva a fine gara...

Schiavi e compagni sotto la curva a fine gara... 

Max Licari sulla terza vittoria consecutiva dei rossazzurri nel derby. Morale e classifica in rialzo, ma nessun rilassamento...

La “terza”, era ora!
E la “terza di fila” è giunta… Dopo aver sfatato il tabù trasferta a Varese, i rossazzurri di Marcolin battono nettamente il Trapani, inanellano la terza vittoria consecutiva, obiettivo mai raggiunto in stagione e, alla buon’ora, per la prima volta dopo Catania-Perugia 2-0, si tirano seppur momentaneamente fuori dalla zona caldissima della classifica, attestandosi a quota 41. Nessun trionfalismo, ovviamente. Nulla ancora è stato fatto, se si considera che il Catania, sulla scorta dei risultati di questo trentacinquesimo turno, si ritrova a due punti dal terz’ultimo posto occupato dal Cittadella, permanendo una situazione di incredibile bagarre in fondo alla classifica, con le canoniche nove squadre in quattro punti (dalla Ternana a 43 agli stessi veneti a 39). Tutto, dunque, è ancora fluido. Tutto è assai incerto: un passo falso può farti ripiombare nel baratro, un’ulteriore vittoria proiettarti in acque imprevedibilmente tranquille. Come da prammatica in Serie B, del resto. Tuttavia, il poker rifilato ai cugini amaranto riveste importanza capitale per la truppa etnea, che si vede “rinsaldata” nelle proprie convinzioni di risalita in classifica attraverso la crescita di rendimento di determinate individualità e, a tratti, del gioco. Il dato più importante, a mio avviso, emerso dal "Derby di Sicilia" è il valore morale del “ribaltone” realizzato nella ripresa da Calaiò e soci, ben quattro reti rifilate al povero Gomis, in chiara controtendenza rispetto al recente passato: con Frosinone, Bari e Spezia, per esempio, Catania in vantaggio e poi rimontato inesorabilmente con seconde parti di gara disastrose sotto il profilo atletico e psicologico. Nelle ultime partite, in specie Varese e Trapani, la squadra ha dato invece l’impressione di correre maggiormente nel secondo tempo, segno che la condizione fisica sta palesemente migliorando e il lavoro del preparatore Neri sta cominciando a dare i suoi frutti. Un vero peccato, e purtroppo non ci si stancherà mai di sottolineare il gravissimo errore compiuto dalla società di Via Magenta, che questi ragazzi siano stati messi nelle condizioni di “nuocere” agli avversari solo nelle ultime dieci gare del campionato. Sarebbe bastato esonerare Ventrone e sostituirlo all’atto dell’avvento di Marcolin, Delli Carri e dei nove nuovi acquisti durante il miniritiro legato alla sosta invernale e, con tutta probabilità, il Catania sarebbe adesso tranquillamente in zona play-off, visto l’indubbio potenziale tecnico disponibile.

Pubblico vincente, tifoseria ospite da applausi
Prima ancora di una disamina tecnica, questo derby ne richiede una relativa alla “cornice” ambientale in cui si è svolto. Il record stagionale di presenze al “Massimino”, più di 17.000, fa ben comprendere che tipo di risposta abbia fornito il tifo catanese al delicatissimo momento della squadra. Sostegno allo stato puro, amore da definirsi “disperato”, come recitava uno striscione in Curva Nord. In Italia cose del genere non se ne vedono da nessuna parte. Per la mentalità nostrana, non esiste che una squadra retrocessa in B dopo un campionato disastroso, e nel giro di pochi mesi terz’ultima a un passo dal baratro della Lega Pro, possa fare 11.000 abbonati e vantare “numeri” similari nelle singole gare. Un patrimonio del genere non può essere disperso. Dispiace dirlo, la società quest’anno non ha messo in atto tutti i mezzi a propria disposizione per evitare un evidente “scollamento” che solo l’amore “pazzo” del catanese non ha tramutato in abbandono totale. Tuttavia, non si può sempre contare sulla “follia” degli amanti traditi, è necessario che Nino Pulvirenti comprenda che è giunto il momento di porre fine a un isolamento da bunker postatomico che non può condurre a nulla di positivo. Serve intervenire personalmente. E in fretta, al di là dei risultati, buoni o meno che siano. Gli spazi ci sono per ritrovare compattezza e serenità, basta averne la volontà… Mi preme, altresì, sottolineare la splendida, calorosa e colorata presenza di massa (più di 1.000) dei tifosi trapanesi, sempre pronti a incoraggiare la propria squadra, mai scorretti o fuori luogo. Rispettabili e rispettati. Giustamente. I migliori visti a Catania da decenni. Complimenti vivissimi.

Catania d’attacco
Passare dallo schierare cinque difensori più due mediani puri al mandare in campo quattro attaccanti (Rosina, Castro, Calaiò e Maniero) più un centrocampista offensivo (Sciaudone) significa compiere una specie di “rivoluzione copernicana”, oltre probabilmente a evidenziare una non definitissima strategia tecnico-tattica complessiva, ma il 4-3-1-2 superoffensivo impiegato contro il Trapani di Cosmi ha alla fine dato ragione a Marcolin. Però, dopo aver sofferto le pene dell’inferno in un primo tempo chiuso in svantaggio e condotto a ritmi alti per lo più dai propositivi amaranto, sempre primi sul pallone, sempre in pressing alto e sempre pronti alla ripartenza corta. Il 4-3-1-2 ospite, imperniato su un centrocampo robusto dove Ciaramitaro, Scozzarella e Barillà conducevano le danze e il mobilissimo Falco (migliore dei suoi) si mostrava abile a innescare le punte Abate e Malele, ha funzionato meglio dello sfilacciato modulo "a specchio" rossazzurro, che denotava una sorta di spaccatura fra difesa e attacco, senza che Rosina, Castro e Sciaudone riuscissero compiutamente a fare da collante in fase sia di possesso, sia di non possesso palla. Forse il solo argentino, alla fine rivelatosi migliore in campo in assoluto, talora riusciva ad accendersi in sporadiche penetrazioni per via centrale, senza però ricevere la necessaria collaborazione dai compagni in avanti. Gioco sulle corsie laterali molto scarso, a differenza dei lilibei, abili ad allargare il gioco per poi “imbucare” pericolosamente al centro. Giusto, quindi, il vantaggio ospite, generato da un chiaro calcio di rigore provocato in avvio di gara da un fallo di mani di Rinaudo in piena area e trasformato dall’ex Terlizzi, nell’ambito di una frazione in cui il Catania ha prodotto poco o niente in avanti, a parte una bella conclusione di Castro e una palla gol fallita da buona posizione da Maniero, complice anche il riflesso di Gomis. Nella ripresa, di contro, si è visto subito un altro spirito. Più convinzione, più determinazione, più gioco sulle corsie laterali, evidentemente Marcolin si sarà fatto sentire negli spogliatoi... È vero, probabilmente il calo fisico del Trapani, congiunto all’innalzamento del livello atletico del Catania, ha favorito tali “incrementi di produzione, ma non si può non sottolineare con forza come dal gol su calcio da fermo di Schiavi, passando per l’autorete dello stesso Terlizzi su pressing di Maniero, per la splendida imbucata di Calaiò a consentire a Castro di siglare la quarta rete stagionale e per il gol conclusivo del medesimo Schiavi (doppietta che non dimenticherà facilmente il centrale difensivo ex frusinate) susseguente a una splendida traversa colta da Del Prete con una stoccata dai 25 metri, fino al termine del match si sia visto in campo solo il Catania; spariti del tutto i ragazzi trapanesi che hanno consegnato una netta, e forse inaspettata dopo i primi 45’, vittoria agli straripanti avversari. Da notare come la squadra titolare di Marcolin sia rimasta in campo per 70’, mostrando buona gamba e come, al contrario del passato, le mosse dell’allenatore avversario non abbiano cambiato in nulla l’andamento della partita. Tutti segnali assai positivi che potrebbero far ben sperare per il prossimo futuro.

A Latina per la “botta” decisiva
Inutile farsi illusioni, lo sottolineo con forza. Vivere alla giornata e continuare a pedalare, correre e lottare rimane l’imperativo per il Catania in queste ultime sette partite. I presupposti per un finale di torneo più tranquillo sono stati posti, ma adesso occorre confermare il buon lavoro fin qui svolto. Vincere a Latina, in uno scontro diretto delicato, significherebbe probabilmente dare una “botta” decisiva in chiave salvezza, ma comunque importante risulterebbe non perdere, dare continuità. Inutile fare previsioni sulle probabili scelte di Marcolin, che fra l’altro recupererà lo squalificato Odjer e avrà a disposizione a tempo pieno Coppola, già portato in panca contro i lilibei. Troppo presto e francamente sterile. La tattica è di pertinenza del tecnico e solo il risultato finale ne testimonierà il successo o l’insuccesso. I pontini martedì recupereranno il sentitissimo derby con il Frosinone, squadra lanciatissima in piena zona play-off; pertanto, domenica prossima in terra laziale i rossazzurri potrebbero ritrovarsi di fronte una squadra o prostrata da un risultato negativo oppure esaltata da una gara positiva. In ogni caso, pericolosissima. Occorrerà, dunque, mostrare la stessa determinazione delle ultime tre partite e onorare ancora la maglia come pretendono gli splendidi supporter dell’Elefante... Let’s go, Liotru, let’s go!!!