Sat Agnelli

Moriero, scelte perdenti a Foggia...

Moriero, scelte perdenti a Foggia... 

Max Licari sulla sconcertante prestazione dei rossazzurri a Foggia. Formazione sbagliata, gioco inesistente, condizione allarmante

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Potrei Iniziare e concludere così, con le due paroline del titoletto, il mio commento alla terrificante prestazione offerta dai rossazzurri allo “Zaccheria”, ma il cosiddetto “occhio sociale” vuole che io debba sforzarmi di scrivere più di qualche striminzita e stizzita parola. E, allora, volontariamente mi sottopongo a tale masochistica operazione da tragicommedia. Ma lo faccio solamente per lo smodato amore che nutro verso il sacro vessillo dell’Elefante, ancora una volta vilipeso, stracciato, sbrindellato dalle “evoluzioni” di tecnici e giocatori che nulla hanno a che vedere con la sua gloriosa storia recente. La realtà è solo una: che si salvi la stagione, mantenendo la categoria, attraverso la non irresistibile “impresa” di battere Lupa, Melfi e Andria al “Massimino” (pensare di fare punti a Benevento con l’ectoplasmaticità attuale sarebbe da allocchi) e poi… a casa, tutti o quasi. Da chi non è riuscito a comporre una squadra “vera”, per giunta incredibilmente indebolendola a gennaio con scelte al limite dell’autolesionismo, all’attuale tecnico, di cui parlerò più avanti, ai giocatori, tra i quali si potrebbe pensare (solo pensare, intendiamoci, approfonditamente) di tenere Bergamelli, Nunzella e Calil (ma non per fare il centravanti, ovviamente). Checché se ne dica, la salvezza all’ultima giornata, pur con 10 punti di penalizzazione, non si sarebbe mai potuto configurare come obiettivo legittimo per una piazza del livello di Catania in Lega Pro. Un fallimento tecnico su tutta la linea per il terzo anno consecutivo è francamente troppo da far digerire ai martoriati stomaci dei tifosi. Bisogna prenderne atto e trarne le necessarie conseguenze. Con dignità, senza che si debba strillare o altro. Si è toccato il fondo e sarà necessario resettare nuovamente. Unico conforto, il fatto che il Monopoli, perdendo ancora (si è dimesso anche l’allenatore Tangorra), al momento sarebbe ai play-out in virtù degli scontri diretti in svantaggio con il Catania. Magrissima consolazione, a cinque turni dal termine.

Suicidio
Se, dopo dieci giorni di preparazione settoriale a una gara di tale importanza, ti presenti in campo nelle condizioni atletiche e nell’assurda formazione schierata da Moriero, meriti di fare figure barbine e di farti lanciare pesantissime contumelie dai tuoi tifosi. Quello che si è visto allo “Zaccheria” sfiora lo psicodramma. Il tecnico ex leccese, evidentemente in piena confusione, ha pensato bene di articolare un 4-2-3-1 composto da quattro centrali difensivi, di cui due (Pelagatti e Bergamelli) adattati a terzini, due mediani spersi tra le tagliole rossonere, tre ipotetici trequartisti (manifestamente non in grado di tenere una alla e agevolare un passaggio di dieci metri) e una punta centrale dal peso atletico nullo (Lupoli, il quale ancora una volta non ha toccato un pallone che sia uno) a sostituire un altro centravanti che centravanti non è per caratteristiche (Calil). Il tutto contro un Foggia che, si sa, fa delle verticalizzazioni, degli uno-due sulle corsie laterali e del pressing alto a centrocampo i propri punti di forza. Un “harakiri” in piena regola, tenuto conto che, per l’ennesima volta, gli avversari andavano al triplo della velocità dei rossazzurri. Come Moriero, dopo tutti questi giorni e tutte le prove tattiche esperite, abbia potuto pensare di schierare una formazione del genere, pensando anche di mettere in difficoltà i rossoneri, rimane un mistero. Sarei, infatti, stato più disposto a credere alle scie chimiche, o agli avvistamenti dello Yeti, che alla possibilità che una squadra siffatta potesse far risultato a Foggia. E, infatti, il Catania, non solo ha giocato in modo irritante, sterile e orripilante sotto il profilo estetico, ma si è anche consegnato con facilità al’avversario. Non un passaggio azzeccato in verticale, non un’imbucata, non una manovra avvolgente sulle fasce, non un break in ripartenza, non un tiro nello specchio della porta. IN TUTTA LA PARTITA. Un’autentica umiliazione inflitta ai tifosi giunti in terra pugliese e a quelli davanti a computer e tv. I “satanelli” dell’ex De Zerbi hanno letteralmente fatto quello che hanno voluto: segnato quasi subito, gestito con tranquillità, chiuso la partita nella ripresa con semplicità imbarazzante, per giunta permettendosi di “fare spettacolo” contro un avversario inesistente, tanto che il gol del 3-0 di Agnelli (fra l’altro, abile a rubare una palla in mediana all’imbarazzante neo entrato Musacci, come di consueto “bradipesco”) è giunto grazie a un pallonetto da trequarti campo che nemmeno a Luis Figo sarebbe stato così facile realizzare. L’assurdità delle scelte del tecnico è riassunta dai cambi in corso d’opera realizzati dello stesso: Musacci (per Lupoli a inizio ripresa), Garufo (per Pelagatti) e Nunzella (per Bergamelli), a ricostituire l’ipotetico 4-3-3 d’ordinanza, probabilmente l’unico modulo per il momento supportabile da questa squadra in chiara confusione tattica, tecnica e atletica. Se, dopo la vittoria sul Messina, qualcuno si era illuso che si fosse fatto un passo avanti, ecco la risposta. La situazione permane stabile sul “rosso” e, come anticipato sopra, bisognerà salvare il salvabile e ricostruire dalle fondamenta. Naturalmente, non si pensi che le colpe siano di un tecnico giunto qualche settimana fa e destinato a non essere riconfermato a fine stagione... Veder giocare gente come (per esempio, ma un po’ tutti rientrano in questo discorso) Musacci, Calderini o Russotto, a questi ritmi, con coefficienti di evanescenza massimi, fa male e aiuta a comprendere come mai si ritrovino a giocare in terza serie. E senza possibilità di fare il salto di qualità. Complimenti, quindi, a De Zerbi e ai suoi giocatori, nettamente superiori rispetto ai supposti “fuoriclasse” etnei. Elementi come Agnelli, come Gigliotti, come Vacca, come Sarno, come Iemmello, il Catania se li sogna. E, sottolineiamolo, i pugliesi con molta probabilità NON vinceranno il girone C, perché ci sono un paio di squadre ancora superiori. Dunque, di che cosa stiamo parlando? Ma stiamo scherzando? Lo dico con amarezza, per l’ennesima volta, il sottoscritto in primis, ci eravamo sbagliati e illusi, pensando di avere una squadra più forte di quello che è in realtà. Questa è una formazione di medio-bassa caratura per la categoria (avrebbe 39 punti), senza leader e priva di giocatori in grado di vincere la gara da soli. Punto e a capo.

Jolly
Domenica prossima il Catania si giocherà il Jolly. La vittoria sul “fanalino di coda” Lupa Castelli Romani, sulla carta scontata, dovrà riconfortare i rossazzurri e “proiettarli” (diciamo così) a Benevento. Dopo una prestazione del genere, il minimo sarebbe che cercassero di mangiarsi il campo davanti ai propri tifosi. Rientreranno Calil e Bombagi; ma, con questi “chiari di luna”, non ritengo possa essere notizia da prima pagina. Tempi duri. Durissimi. Let’s go, Liotru, let’s go!!!