Sassuolo-Catania: analisi del match

 

Una sconfitta che non ammette repliche e fotografa la reale dimensione della stagione rossoazzurra. Senza nerbo e con poche, pochissime idee.

Una sconfitta che non ammette repliche e fotografa la reale dimensione della stagione rossoazzurra. Senza nerbo e con poche, pochissime idee. Una rosa di giocatori malamente assortita condotta da un nocchiero che fatica a trovare il bandolo della matassa e non adotta le opportune contromisure, regalando la gara alla diretta concorrente per la lotta salvezza.
Il cammino degli etnei è in ripida salita. Per i più pessimisti, in pericolante discesa.


Lo score delle due compagini  



La posizione media dei ventidue giocatori in campo  



Il Catania. La partita è di quelle da non sbagliare. Ultimo treno che passa in direzione salvezza. Il Catania ci arriva con buona condizione motivazionale, stante alle interviste rilasciate in settimana da alcuni giocatori, consapevole dell’enorme peso specifico della gara e delle insidie che riserva la stessa. Il tecnico di Rovereto deve forzatamente rinunciare all’infortunato Castro e agli acciaccati dell’ultim’ora, Spolli e Rolin, tenuti precauzionalmente a riposo e non convocati.
Catania col consueto 4-3-3: Andujar è a difesa della porta; la retroguardia può contare sul rientro di Bellusci, che ha scontato la squalifica e si colloca, insieme a Legrottaglie al centro della difesa. Sugli esterni, Peruzzi a destra e Biraghi, preferito ad Alvarez, a sinistra. La mediana è la solita, con Lodi a schermare la difesa, supportato da Izco e Rinaudo. In avanti, Keko vince il triplo ballottaggio con Leto e Fedato e gioca sulla corsia sinistra del tridente completato da Barrientos e Bergessio.

Massima densità sui piedi di Lodi, regista per un tempo  



Nel primo tempo il Sassuolo si affida al 4-4-3. La squadra è molto allungata  



Il Sassuolo. Archiviata la nerissima parentesi Malesani (5 sconfitte in altrettante partite), in panchina è tornato a furor di popolo Eusebio Di Francesco, condottiero dei neroverdi la scorsa stagione, quella della promozione nella massima serie, ed esonerato il 28 gennaio di quest’anno a seguito della sconfitta patita per 3-1 a Livorno. Aveva lasciato la squadra terz’ultima in classifica ad un punto da Bologna e Chievo (il Catania era fanalino di coda con 14 punti) e la ritrova all’ultimo posto della graduatoria. Il ritorno in panchina, lo scorso turno di campionato , ha già fruttato il primo punto (a Bologna, 1-1) che mancava da ben sette turni. Di Francesco riparte dal 4-3-3, vero marchio di fabbrica del tecnico pescarese e modello tattico che fece le fortune del Sassuolo in cadetteria, e conferma per nove undicesimi l’undici di domenica scorsa. Pegolo, tra i pali, è difeso da una linea difensiva costituita dai centrali Ariaudo e Cannavaro e dagli esterni Mendes e Longhi, rispettivamente a destra e sinistra; a centrocampo, Magnanelli gioca davanti alla difesa, spalleggiato da Brighi mentre Missiroli è a supporto del reparto offensivo, già ampiamente attrezzato, costituito da Sansone, Floccari e Floro Flores.

Durante i secondi 45’, i rossoazzurri si sfaldano, con una lunghezza di squadra di quasi 54 metri  



Nella ripresa il Sassuolo passa al 4-4-2 compattandosi e schierando l’artiglieria pesante 



I cambi. Il primo avvicendamento arriva alla mezz’ora, ma matura dieci minuti prima, quando al 22’ Peruzzi rimedia il giallo reo di aver rallentato la ripresa del gioco a seguito di una punizione fischiata in favore degli avversari. I dieci minuti che seguiranno per il terzino argentino sono da dimenticare. Nervoso e confuso, rischia addirittura di farsi espellere, qualche minuto più tardi, per un intervento scomposto su Floro Flores. Gli subentra Alvarez, peggiore in campo.
Keko ha un altro passo rispetto al direttore marcatore Mendes. Di Francesco se ne accorge ed al 36’ lo manda anzitempo sotto la doccia. Gli subentra Gazzola (uno dei quattro ex della gara insieme a Polito, Bianco e Manfredini), 3 gare con il Catania durante la stagione 2007/08 ed al quale Di Francesco ordina di tallonare a vista lo spagnolo. Ci riuscirà meglio di Mendes, rimediando anche un giallo, al minuto 67, per fallo sullo stesso Keko.
Sotto di una rete, il Sassuolo cambia tutto nella ripresa. Brighi rimane negli spogliatoi per Simone Zaza ed il Sassuolo passa dal 4-3-3 al 4-4-2. Attraverso un undici dichiaratamente offensivo che si dispone però in campo per mezzo di un modello tattico equilibrato nonostante il baricentro di squadra elevato, Di Francesco mette da subito in difficoltà gli etnei, vincendo in una mossa la gara.
Al minuti 71, lo scontato doppio cambio in casa rossoazzurra. Fuori Keko - migliore in campo - e Barrientos per Fedato e Leto rispettivamente. Avvicendamenti tardivi e che non apportano novità nella interpretazione della gara. Tutto inutile.
Tre minuti più tardi, Di Francesco richiama in panchina Floro Flores, portato sugli scudi dai suoi dopo il brillante secondo tempo, per Davide Biondini. Il centrocampo, nelle mani del Sassuolo per buona parte della gara, è adesso solo un affare neroverde, che lo blinda attraverso una manifesta superiorità numerica ed una freschezza atletica di gran lunga superiore ai rossoazzurri.


Il Catania calcia 9 volte in direzione Pegolo, centrando in 4 occasioni lo specchio. Gli avversari collezionano 20 tiri, 12 nello specchio  



FLUSSI DI GIOCO E TATTICA

Si affrontano la peggiore difesa del torneo, quella del Sassuolo con 55 reti subite in 27 gare, e l’attacco più sterile del campionato, quello rossoazzurro che vanta appena 20 reti.
I neroverdi sono la compagine che ha fatto inoltre peggio tra le mura amiche, appena 10 punti su tredici incontri, mentre il Catania ha notoriamente il peggiore ruolino esterno della massima serie, sottolineato da soli due punti conquistati sui 42, sin qui, a sua disposizione.
La disperata ricerca di punti utili alla permanenza in Serie A, insieme ai severi dati che descrivono la stagione delle due compagini, lascia pensare, già alla vigilia, che quella del Mapei Stadium possa essere una gara nella quale gli aspetti motivazionali superano i tatticismi.
Il Catania non eccelle nel primo tempo, ma riesce a fare comunque bella figura e chiudere in vantaggio perché l’avversario fa poco o nulla. Solo una occasione, in avvio, e qualche tiro dalla distanza che non impensierisce più di tanto Andujar. Gli etnei si affidano a lanci lunghi, calibrati da Lodi e dai centrali difensivi, e si affidano alla rapidità di Keko che da solo tiene sotto scacco l’intera retroguardia locale. Una volta in vantaggio, il Catania riesce ad addormentare la partita: passaggi scolastici e copertura degli spazi. I più attenti, sanno che però non può essere così tanto facile.
Il Catania può contare su un doppio risultato – il pareggio non sarebbe comunque da buttar via - mentre Di Francesco non ha nulla da perdere. Sa bene che un ari, o peggio una sconfitta, equivarrebbe a mettere un piede e mezzo in cadetteria.
Studia la gara, i movimenti dei suoi e degli avversari e pondera le alternative che la ricca panchina gli offre. Striglia a dovere i suoi, lascia Brighi negli spogliatoi ed inserisce Simone Zaza, ripartendo nella ripresa col 4-4-2. Lui, uno zemaniano di ferro, attraverso un modello tattico che fece le fortune prima di Sacchi e poi di Capello.
Una vera lezione da manuale, che dimostra come l’organizzazione e la regolamentazione tattica possa gestire anche un undici iper offensivo nei suoi principali interpreti. Baricentro elevatissimo, certo, portato oltre i 57 metri, ma squadra cortissima, tutta racchiusa in soli 39 metri mentre il Catania si sfaldava in 53,8 metri. Copertura degli spazi, costante raddoppio e pressing. Niente da fare per i rossoazzurri scarichi fisicamente e psicologicamente, guidati da un nocchiero che non fa nulla per cambiare le sorti dell’incontro. Dopo il vantaggio locale ordina immediatamente a Leto di scaldarsi, ma impiega dieci minuti dieci per perfezionare il cambio. Scontato ed inutile, quanto quello di Fedato. Il Catania necessitava di una organizzazione tattica diversa, che gli consentisse di riconquistare il centrocampo, prima che di diversi interpreti.

Centrocampo sofferente, sempre in inferiorità numerica. Lodi ed Izco male.  



La manovra etnea in numeri  



Flussi di gioco Catania. Nei primi 45’ di gioco gli etnei giocano di più e meglio rispetto agli avversari. Niente di trascendentale, per intenderci, ma quanto basta per consentire a Bergessio di mettere a segno la quinta rete stagionale e chiudere il primo tempo in vantaggio. Per buona parte della prima frazione di gara Lodi è guardato a vista da Missiroli e spetta dunque a Rinaudo (2 minuti di possesso palla e 36 passaggi riusciti) il campito di imbastire la manovra in mediana. Il centrocampista campano gioca tropo a ridosso della propria linea difensiva, lasciando un corridoio sguarnito a centrocampo nel quale si inseriscono, vicendevolmente, Izco e Rinaudo. Si fa grande uso dei lanci lunghi (solo il 60% delle azioni etnee è organizzato dalle retrovie) e questo consente agli avversari di organizzarsi bene dietro, specie dopo il cambio di Gazzola per Mendes in marcatura su Keko.
Lo spagnolo è il più cercato dai compagni, coglie un palo esterno, ma le sue giocate – punta dell’avversario e rientro sul piede preferito – appaiono scontate e prevedibili. Meglio quando cerca l’allungo sulle corsie esterne. Nel centrocampo sotto tono, Izco fa davvero male. Gioca spesso su Barrientos (9 passaggi utili diretti al Pitu) ma non incide e gioca mezzo servizio.
Ammaina la bandiera quando il Sassuolo passa a 4 a centrocampo e perde, come tutti i compagni, la bussola.

Magnanelli è il regista, Sansone il più cercato dai compagni  



Flussi di gioco del Sassuolo racchiusi in numeri  



Flussi di gioco Sassuolo. E’ la vittoria del gruppo, indemoniato nel secondo tempo, e del tecnico pescarese, abile a prendere le giuste contromisure dopo aver visto i suoi disputare la prima frazione di gara davvero sotto tono. Magnanelli si conferma un buon regista, discreta tecnica e buona visione di gioco e pochi rischi, confermati da un’accuratezza del 70% in palleggio. Con un centrocampo a quattro il Sassuolo si organizza in maniera ordinata. Squadra molto corta e di grande movimento lungo le corsie laterali, con gli esterni offensivi a supporto della spinta operata dai terzini. Sansone è il più ricercato dai compagni (36 i passaggi ricevuti) e sovente mette in difficoltà il diretto marcatore. Floro Flores è tra il migliore in campo, no va in rete, ma distribuisce assist ai compagni, chiudendo la gara con bene 12 giocate utili, 3 dribbling riusciti su altrettanti tentativi e cinque tiri, di cui tre nello specchio.
Merita una particolare menzione, ancora, il tecnico dei neroverdi. Con lui in panchina. Il Sassuolo può legittimamente ambire al miracolo sportivo che è invece adesso quanto mai sfocato per il Catania.

IN & OUT: KEKO E ALVAREZ

Lo spagnolo è il migliore in campo tra i rossoazzurri. Frizzante nel primo tempo, rimane in campo per 74  



Maran lo chiama in causa per sostituire un nerovoso Peruzzi. A fine partita è il peggiore in campo  




EPISODI

Sin dalle prime battute, Lodi appare troppo a ridosso della retroguardia etnea. Lasciando la mediana rossoazzurra, spesso, in inferiorità numerica  



Per mezz’ora, sino a quando Mendes rimane in campo, Keko gode di grande libertà di manovra. Al termine dell’azione coglierà la base esterna del palo  



Nel primo tempo lo spagnolo svaria su tutto il fronte d’attacco. Riuscendo a creare superiorità numerica sugli esterni 



Una delle rare sovrapposizioni perfezionate dai terzini etnei. Al termine dell’azione, Bergessio impatta male il pallone su cross di Biraghi 



Sul vantaggio rossoazzurro, Bergessio è parte da posizione regolare  



Nella ripresa il Sassuolo passa al 4-4-2 e la musica cambia  



Sul pareggio neroverde, Legrottaglie esce in chiusura su Floro Flores – che aveva superato Alvarez – lasciando però il corridoio libero all’accorrente Zaza  



Sul 2-0 del Sassuolo, corresponsabilità di Lodi – che tiene in gioco gli avanti neroverdi – e di Bellusci, che rivolge le spalle a Missiroli ed Ariaudo