Sassuolo-Catania 3-1: commento "a caldo"

Bergessio, ancora un gol inutile...

Bergessio, ancora un gol inutile... 

Focus sulla tattica, pro e contro, migliori e peggiori in campo nel commento al match tra neroverdi ed etnei.

Focus sulla tattica: Di Francesco, la spregiudicatezza paga; Maran gestisce la partita con prudenza, e gli va male.
Ancora una volta il Catania deve fare i conti con delle defezioni. Tuttavia, trattandosi di due difensori (Rolin e Spolli) Maran non ha certo bisogno di inventarsi un nuovo schema, come a Genova. Il tecnico di Rovereto si limita a sostituire gli indisponibili coi pari ruolo, e conferma Keko come terzo attaccante nonostante la positiva prova di Leto e Fedato contro il Cagliari. Avanti tutta col 4-3-3, dunque, con Andujar in porta, Peruzzi, Legrottaglie, Bellusci e Biraghi in difesa, Izco, Lodi e Rinaudo a centrocampo e Barrientos, Bergessio e, appunto, Keko in avanti.
Atteggiamento speculare quello scelto dal Sassuolo, che col ritorno di Di Francesco sulla panchina neroverde ha messo in soffitta il 3-5-2 puntando su un 4-3-3 più spregiudicato di quello etneo, perché il tridente offensivo è composto da tre attaccanti (Sansone, Floccari e Floro Flores). Alle spalle del reparto d’attacco, spazio per Pegolo in porta, Pedro Mendes (un centrale difensivo) adattato a destra, coppia centrale difensiva composta da Paolo Cannavaro e Ariaudo, con Longhi a completare il reparto sulla sinistra; a centrocampo il metronomo Magnanelli al centro a dirigere l’orchestra, affiancato da Brighi e Missiroli.
Subito dopo il gol del vantaggio del Catania, primo cambio tra le fila degli etnei: fuori Peruzzi, già ammonito, nervoso e in difficoltà, dentro Pablo Alvarez chiamato a contenere con più decisione le iniziative del Sassuolo su quel versante. Cambio sostanzialmente identico pochi minuti più tardi nel Sassuolo, ma con motivazioni diverse: anche Di Francesco, infatti, sostituisce il proprio terzino destro (Pedro Mendes) con Gazzola, non solo perché il portoghese fatica a contenere Keko, ma anche per fornire maggiore apporto in fase offensiva sulla fascia destra, dove Sansone è spesso lasciato al proprio destino.
La vera svolta del match avviene dopo l’intervallo: Di Francesco toglie un centrocampista, Brighi, per un attaccante, Zaza. Il Sassuolo passa un modulo ultra-spregiudicato in fase offensiva, con ben 4 attaccanti a presidiare l’area avversaria: Sansone e Floro Flores agiscono da esterni offensivi, Floccari e Zaza fungono da attaccanti di peso in area. Dietro a protezione rimangono i soli Magnanelli e Missiroli. E’ così che il Sassuolo trova i gol della rimonta e cambia il destino della partita e, forse, della stagione di entrambe le protagoniste del match odierno.
Alla rimonta neroverde Maran non reagisce immediatamente, attendendo più di qualche minuto prima di inserire Leto, e di mandarlo in campo insieme all’altro esterno offensivo Fedato. A differenza di Di Francesco, che continua a giocare con quattro attaccanti, l’allenatore del Catania non cambia modulo, limitandosi a sostituire gli stanchi Keko e Barrientos. Cinque minuti dopo il Sassuolo si copre tornando al 4-3-3 con Biondini che rileva uno stremato Floro Flores. Non cambia sostanziamente nulla fino al gol di Sansone che chiude definitivamente la partita.

Cosa va: primo tempo caratterizzato da intelligenza e concretezza.
Per 45’ nel Catania funziona tutto, o quasi. Funziona Andujar, attento su tutte le (velleitarie) conclusioni da fuori area del Sassuolo; funziona la difesa, che non corre pericoli, e l’unico realmente in difficoltà (Peruzzi), è intelligentemente sostituito da Maran già alla mezz’ora, anche per evitare un’eventuale doppia ammonizione; il centrocampo gestisce discretamente il possesso palla, smarcando spesso Barrientos e Keko sulla trequarti, e liberando più volte Lodi e compagni per un eventuale tiro da fuori; funziona l’attacco, perché Bergessio realizza l’unica ghiotta palla gol confezionata dai compagni e lotta da par suo. L’unico limite, se vogliamo, è la scarsa cattiveria dei rossazzurri che dopo il vantaggio avrebbero il dovere di cercare il raddoppio e invece si limitano a corricchiare sulla trequarti. Nella ripresa, dopo l’ingresso di Zaza, svanisce tutto.

Cosa non va: ripresa da incubo, in ogni reparto. Maran però non osa come dovrebbe.
I problemi cominciano dal 45’ in poi. A volte il destino è beffardo, e proprio quel Pablo Alvarez chiamato a sopperire le falle di Gino Peruzzi si fa sorprendere da un inserimento sull’out di sinistra di Floro Flores. Il resto della difesa non si mostra poi in grado di reggere all’assalto del Sassuolo, agevolato dalla presenza di un uomo in più (Zaza) nell’area di rigore rossazzurra. Paura, mancanza di fiducia, condizione fisica scarsa: tutti fattori che trasformano ogni ripartenza del Sassuolo in angosciosi pericoli.
Il problema è che, difesa allo sbando a parte, gli altri reparti non brillano, anzi. Lodi ancora una volta è limitato se non annullato dal pressing avversario, Rinaudo non si dimostra alla sua altezza quando si abbassa per ricevere il pallone e giocarlo, Izco prova soltanto, senza successo, ad imbastire azioni personali. Dell’attacco poi manco a parlarne. Bergessio, nervoso e sostanzialmente non assistito dai compagni di reparto, commette inutili falli che spezzano la trama di gioco, mentre Leto e Fedato, stavolta, non trovano varchi, facendo rimpiangere i compagni che hanno sostituito.
Da questo punto di vista, ancora una volta e con ancor più evidenza, lascia più di un dubbio la gestione tattica del match da parte di Maran, se confrontata con quella del collega Di Francesco. Il Sassuolo, già parecchio spregiudicato con tre attaccanti dal 1’, per vincere la partita ne schiera quattro contemporaneamente nella ripresa, mantenendo tale assetto anche dopo il gol del 2-1, per una decina di minuti. Maran invece aspetta parecchio prima di dare la “scossa”, per poi ripetere la stessa improduttiva mossa della partita col Cagliari: fuori due esterni, dentro due esterni. In pratica, nessun cambio tattico per una squadra che, col proprio atteggiamento tattico, non riusciva a mettere in difficoltà un avversario tutt’altro che trascendentale. Barrientos è stato uno dei migliori dei suoi fino alla sostituzione (assist per Bergessio, miriade di punizioni conquistate, palloni difesi sempre con grande eleganza ed efficacia) ma “nulla quaestio” sul fatto che a causa della sua condizione non si poteva pretendere di chiedergli il sacrificio di giocare fino al 90’. Ma Keko? Dalla partita con la Lazio del 16 febbraio scorso (esattamente un mese fa) lo spagnolo non ha saltato un match. E’ possibile che non abbia i novanta minuti nelle gambe? Ha speso molto, è vero, ma con la sua rapidità ha messo in difficoltà fino al momento dell’uscita i dirimpettai (prima Mendes, poi Gazzola). Nella partita da dentro o fuori a parere di chi scrive non si può rinunciare a giocatori di questo tipo, specie se stai perdendo. Non si può non osare di più, magari togliendo, proprio come Di Francesco, un centrocampista o, perché no, anche un difensore.

Migliori in campo: Barrientos e Floro Flores.
Tra i rossazzurri, dopo l’oscena ripresa, si salvano in pochi. Tutto sommato positiva la prova di Andujar, che prende tre gol ma evita un passivo decisamente peggiore con una serie di interventi importanti; un primo tempo ad alti livelli di Bergessio che però si spegne nella ripresa; forse i più positivi sono Barrientos e Keko, che nella prima frazione di gioco mettono in difficoltà la retroguardia avversaria con iniziative costanti. Il “Pitu”, in particolare, brilla per lo splendido assist regalato a Bergessio, e nella ripresa continua a sciorinare un gran controllo di palla; Keko prende un palo e prova dribbling e giocate fino al momento della sostituzione.
Un Sassuolo non irreprensibile in difesa (eccezion fatta per un Ariaudo in gran spolvero) e poco armonico a centrocampo vince la partita soprattutto grazie agli attaccanti. Vivace Sansone, premiato dal gol nel finale, decisivo Zaza, che garantisce peso e qualità. La partita però, più di tutti la decide Floro Flores che con due grandi giocate confeziona altrettanti assist. L’ex attaccante dell’Udinese è inoltre encomiabile per come si sacrifica sulla fascia, anche a seguito di un duro colpo subito che ne condiziona l’integrità fisica. Bene anche Missiroli negli inserimenti offensivi nella ripresa.

Peggiori in campo: Legrottaglie e Mendes.
Nel Catania sarebbe troppo facile indicare Gino Peruzzi, l’unico in difficoltà nel positivo 11 della prima frazione di gioco. Ma i rossazzurri la partita la perdono col naufragio del secondo tempo, in cui la difesa perde la bussola contro l’attacco a quattro punte predisposto da Di Francesco. Non che i compagni di reparto facciano una figura migliore (Pablo Alvarez, in particolare, si perde Floro Flores in occasione del pareggio neroverde) ma l’impressione è che, fra tutti, sia andato più in difficoltà Legrottaglie. Il 37enne, comunque finisca questa stagione, resterà fra i migliori difensori che hanno indossato la maglia rossazzurra in massima serie, ma quest’anno, purtroppo, anche a causa dell’età avanzata, non ha azzeccato una partita.
Il Sassuolo invece gioca male solo i primi 45’, e in questo caso la prestazione di Pedro Mendes “merita” di essere evidenziata come la peggiore tra le fila dei neroverdi. Il portoghese, va detto, in realtà è un centrale difensivo, e il ruolo di terzino mal gli si addice, tant’è che soffre sia in fase di contenimento che, a maggior ragione, in fase di spinta. Anche l’altro terzino Longhi è protagonista di diversi svarioni e lo stesso Paolo Cannavaro non sembra garantire quella sicurezza che la sua esperienza richiederebbe. Opaco anche Brighi sostituito da Di Francesco nell’intervallo.