Saraonda!

Sarno, altra prestazione incolore...

Sarno, altra prestazione incolore... 

Max Licari sull'ennesima sconfitta esterna di Brindisi. Mercato bocciato, mai pericolosi, dove i giovani?

Mercato bocciato
Al di là dell’ennesima sconfitta esterna, peraltro giunta in extremis nell’ambito di una gara in cui il pari sarebbe stata la fotografia esatta di quanto visto (o, meglio, non visto) in campo, il triste pomeriggio pugliese, condito da un terreno di gioco a dir poco orribile, certifica ciò di cui si disquisiva (non a torto) da tempo e che adesso diviene chiaro e lampante; il fallimento, per il terzo anno consecutivo, del mercato del Catania. Non di quello invernale, attenzione, ma del mercato in generale, compreso quello estivo. Nella sfida del “Fanuzzi”, la formazione schierata dal primo minuto contava quattro elementi “nuovi” rispetto alla scorsa stagione: Calapai, Llama, Esposito e Silvestri. Di questi, i primi due (il terzino ex modenese e il “pampero” mancino) risultano “cavalli di ritorno”, gli ultimi due (i difensori centrali, protagonisti di una stagione tutto fuorché “sfavillante”) appaiono profili, eufemisticamente parlando, "non decisivi". In campo nessuno dei “pezzi da novanta” acquistati in estate, né tantomeno alcuno fra quelli provenienti dal cosiddetto “mercato di riparazione” di gennaio.

"Cura Novellino", i numeri dicono no
Del resto, basti considerare questo dato inconfutabile: anche vincendo tutte e tre le restanti gare di campionato, il Catania non arriverebbe a racimolare i 70 punti realizzati da Lucarelli. A questo va aggiunto un altro dato "sensibile" degno di risalto: l'andamento del Catania "targato Novellino". I numeri dicono 10 punti in 7 partite, media 1,4. Nelle ultime 4 gare solo 3 punti (tre sconfitte e un sofferto successo in extremis sul Bisceglie), media 0,75. Non propriamente un impatto vincente. Un trend che, per onestà intellettuale, va analizzato. Non perché si pensi che il tecnico abbia colpe specifiche in ambito complessivo, dato che la squadra non l'ha fatta lui ed è subentrato in corsa per cercare di fare meglio del predecessore; ma perché il cambio, inteso proprio come un estremo tentativo di raggiungere l'obiettivo primario in via diretta, non sta oggettivamente generando i frutti sperati.

E la "rivoluzione verde"?
Non solo, a Brindisi, la formazione iniziale è risultata imbottita di diversi ultratrentenni come Esposito, Marchese, Lodi, Llama, Curiale (e mancava Biagianti che, in condizione, avrebbe giocato). Subentrati: Rizzo, Sarno e Di Piazza, cioè un ventottenne e due trentunenni. In queste condizioni, in Serie C, dove si vuole andare a parare? A nostro parere, da nessuna parte. E non si tratta di una previsione azzardata… Dispiace dirlo, considerata la stima verso la carriera di mister Novellino, ma dell’auspicata “rivoluzione verde” di cui tanto si è discusso nelle ultime settimane, nemmeno l’ombra. In campo il solo Brodic, francamente il meno dotato fra i ragazzi a disposizione (pensare di vincere i playoff con il croato in attacco sarebbe sinceramente come attendersi un autentico miracolo in una situazione disperata); in panca per tutta la partita i vari Manneh, Valeau, Liguori, Pecorino. Perché? Cosa è accaduto in questa settimana che ha fatto recedere il trainer irpino da propositi così evidenti nel match vinto al “Massimino” contro il Bisceglie? La risposta dovrebbe fornirla lo stesso allenatore rossazzurro. Avevamo scritto, nell’editoriale scorso, “a Brindisi con il coraggio di proseguire su questa strada”; ebbene, questo coraggio non si è materializzato e i risultati sono rimasti negativi. Un disastro totale. Certo è, invece, l’esito delle scelte iniziali, davvero mediocre, a testimoniare come il tecnico non sappia in che modo girare la frittata o, forse, come la frittata sia davvero troppo rovinata per poterla “aggiustare” con qualche padellata ben assestata. La squadra ha lottato, ha cercato di rimanere un minimo compatta, ma sotto il profilo offensivo non ha combinato nulla di nulla (solo un colpo di testa da corner di Aya parato da Nordi al 49’). Pertanto, prendere gol al 94’ ci può stare e non devi lamentarti, perché non hai fatto proprio niente per vincere una sfida che ti avrebbe proiettato verso il terzo posto, considerato il pareggio conseguito dal Catanzaro a Viterbo. Invece, gli etnei permettono ai calabresi di avvicinarsi ulteriormente, con la possibilità di essere superati, nel caso i medesimi uomini di Auteri battessero nel recupero del “Ceravolo” la Viterbese di mister Calabro. Ma questa considerazione, comunque, conta poco. Cosa volete che possa significare giungere terzi o quarti per una squadra che, allo stato attuale, non fornisce alcuna garanzia di rendimento accettabile?

Così “bassi” non si vincono le partite
Si è rivisto il Catania di Catanzaro, impostato sul 5-3-2 (due terzini come “quinti” sulle fasce), basso e (ipoteticamente) pronto a ripartire. Troppo basso. Vero, più compatto, con minore distanza tra i reparti, più “coperto” in difesa, ma troppo basso, troppa distanza tra le due punte e la porta avversaria. Così, le partite non le vinci, nemmeno contro formazioni modeste (ma “cazzute”) come la Virtus Francavilla, messa in campo da mister Trocini secondo parametri “realistici”, senza fronzoli, abile a non scoprirsi, impostata su centrocampisti di quantità (Folorunsho su tutti), due esterni (soprattutto l’ex Nunzella) che spingono e una coppia di attaccanti (Sarao e Partipilo) interessante. Sinceramente, questo modulo a cinque non ci piace, ci pare troppo poco propositivo e impostato su scarsa sostanza atletica e tecnica. Mister Novellino ha voluto inserire un giocatore più tecnico in mediana, in grado di poter dialogare con Lodi, ma Llama obiettivamente non possiede le qualità fisiche per reggere determinati ritmi, tanto che nel finale è uscito dal campo acciaccato. Inoltre, se si vuole giocare in contropiede, ci pare incredibile che si lasci in panchina uno come Manneh, il giocatore più veloce a disposizione. Anche se, pensare pure di fare le ripartenze con Marchese, Llama, Lodi o Curiale appare quasi un ossimoro. Conseguentemente, ne è venuta fuori una gara bloccata, senza sussulti, in cui le due squadre, complice un campo inguardabile, si sono fronteggiate sostanzialmente a centrocampo, senza quasi mai impensierire i portieri avversari (a proposito, scontata la riproposizione di Pisseri fra i pali, dopo quanto visto di Bardini contro il Bisceglie). Nella ripresa, i cambi di Novellino, votati a fornire maggior qualità (Di Piazza e Sarno per Curiale e Brodic) non hanno cambiato lo stato dell’arte, perché non è mutato né il modulo, né soprattutto l’atteggiamento. La "punizione" finale, il gran gol di Sarao, non è che un episodio tipico di partite “pensate” in modo così speculativo dalla squadra sulla carta più forte. Considerarla “sfortuna” sarebbe un errore esiziale. La domanda, dunque, sorge spontanea: ma veramente qualcuno pensa che un pareggio a Brindisi con la Virtus Francavilla possa essere considerato da giornalisti e tifosi un risultato positivo? Qualcuno davvero pensa che una prestazione del genere, A CATANIA, possa essere giudicata positiva? Se così fosse, saremmo alla fine del percorso e aggiungere parole sarebbe pleonastico.

Con la Leonzio per la dignità…
Dopo questa ulteriore batosta, cosa possiamo attenderci dalla prossima gara interna contro la Leonzio? Dignità. Cercare di chiudere il campionato con un pizzico di amor proprio e, soprattutto, coraggio. Bisogna avere il coraggio di proseguire sulla strada di un cambiamento improcrastinabile e mettere in campo un mix di veterani e ragazzi nell’ambito di un modulo propositivo. Solo questo attendiamo dalla società, da Novellino e dai giocatori. Troppo? Let’s go, Liotru, let’s go!!!