Sampdoria-Catania 2-0: commento tecnico-tattico

...era davvero tutta colpa sua?

...era davvero tutta colpa sua? 

Focus sulla tattica, pro e contro, migliori e peggiori in campo nel commento al match tra liguri ed etnei.

Focus sulla tattica: Mihajlovic non sbaglia un colpo, De Canio si fascia la testa prima del tempo
Mihajlovic prosegue convinto per la sua strada, quella che ha intrapreso da quando ha rilevato Delio Rossi sulla panchina della Samp: 4-2-3-1. Davanti a Da Costa, linea a 4 composta da De Silvestri, Mustafi (un ex terzino riscoperto centrale), Gastaldello e Costa; Palombo e Obiang davanti alla difesa; Gabbiadini, Soriano ed Eder sulla trequarti a sostegno dell’unica punta Pozzi. Non è un caso che in settimana, nell’incontro di Coppa Italia contro il Verona, il tecnico serbo non abbiamo impiegato nessuno dei suddetti undici, se non Mustafi, entrato a poco meno di dieci minuti dalla fine. Turn-over studiato accuratamente a tavolino in vista di questo decisivo incontro salvezza.
De Canio invece decide di mischiare le carte, accantona il 4-3-3 e, forse per tamponare due grossi problemi del Catania di inizio stagione (i 0 punti accumulati in trasferta e l’enorme numero di gol subiti), schiera un abbonatissimo 5-4-1. Il modulo rivoluzionario (in senso difensivo) quasi fa passare in secondo pieno la seconda scelta per certi versi sorprendente di De Canio, che finora aveva concesso ad Andujar una fiducia che andava oltre l’evidenza ma che stavolta si decide a schierare in porta Frison. Davanti all’ex Vicenza, trio difensivo composto da Gyomber, Legrottaglie e Spolli, e retroguardia completata a destra da Peruzzi e a sinistra da Biraghi; sulla linea di centrocampo si piazzano Castro, Plasil, Guarente e Monzon, con Leto a giostrare da unica punta. In realtà in fase di possesso palla Peruzzi e Biraghi spostano il proprio raggio d’azione leggermente più avanti, Guarente rimane più basso, e Castro tende ad accentrarsi per stare più vicino a Leto: in queste fasi il modulo si trasforma in un 3-5-1-1.
Il Catania non impensierisce minimamente Da Costa, ma per un tempo e una manciata di minuti riesce a contenere una Samp tutt’altro che trascendentale. Poi il gol di Eder sblocca la partita, e da li comincia la girandola della sostituzioni e dei cambi tattici. Subito dopo essere passato in vantaggio, Mihajlovic si copre, inserendo il centrocampista Krsticic per la punta Pozzi. Il n°10 blucerchiato si piazza sulla trequarti insieme a Soriano e Gabbiadini mentre Eder va a fare la punta. Due minuti dopo De Canio prova a correre ai ripari: fuori Peruzzi e Monzon, dentro Keko e Maxi Lopez. Dietro si torna a 4, con Gyomber spostato nella posizione di terzino destro, davanti alla difesa resta il solo Guarente, mentre Leto, Castro, Plasil e Keko si piazzano sulla trequarti a sostegno di Maxi Lopez per quello che diventa un 4-1-4-1, peraltro provato più volte in settimana.
Al 70’ De Canio brucia il suo ultimo cambio sostituendo un Castro piuttosto confusionario col rientrante Boateng, che si piazza sulla destra. Non cambiano né il modulo, né la partita, che prende la piega definitiva a favore della Samp grazie al gol realizzato in contropiede da Gabbiadini. Tocca a Mihajlovic a questo punto far rifiatare qualcuno dei suoi: così entrano Regini al posto di Costa (un terzino sinistro per un terzino sinistro, a dieci minuti dalla fine, anche a causa degli acciacchi accusati dall’ex Reggina), e Wszolek per Eder (un esterno per una punta, Gabbiadini può finalmente riposizionarsi da centravanti mentre il brasiliano si prende i meritati applausi).

Cosa va: tra mille incertezze, spunta la certezza Frison
Per trovare degli spunti positivi, bisogna impegnarsi quest’oggi. Proviamoci. Innanzitutto la scelta di Frison. Per molti, dopo le recenti prestazioni di Andujar, poteva sembrare scontata. Così non dev’essere invece, se De Canio ha deciso di puntarci una volta seduto sulla panchina del Catania, sebbene l’ex Vicenza avesse appena giocato ottimamente la precedente partita contro il Cagliari, e il portiere argentino non aveva convinto neanche con Maran. Lo stesso De Canio ha più volte sottolineato quanto la gerarchia, da lui ignorata negli altri ruoli, sia importante in quello di portiere. Eppure stavolta è tornato sui propri passi. Forse troppo tardi? E’ comunque apprezzabile, ed è stato ripagato da una buona prova che lascia pochi dubbi su chi è giusto che sia il titolare per il proseguo della stagione.
Un piccolo appunto, in senso positivo, lo merita anche Leto, oggi preferito a Maxi Lopez. Certo, non ha fatto sfracelli, ma in confronto a ciò che ha fatto vedere nelle ultime uscite il compagno che porta la maglia numero 10, si è dimostrato migliore in un fondamentale più che mai importante nel Catania di De Canio, una squadra votata a difendersi e ripartire cercando il gioco di sponda e la protezione del pallone del centravanti, in modo tale che i centrocampisti abbiano il tempo di guadagnare metri e proporsi. Leto, pur senza eccellere è parso più pronto, da un punto di vista atletico, rispetto al biondo collega.
Infine, un dato che seppur negativo evidenzia un passo in avanti: nelle precedenti tre trasferte, il Catania di De Canio aveva incassato già due gol prima dell’intervallo. Stavolta si è riusciti a mantenere la porta imbattuta per 50 minuti e qualche scampolo. Di analizzare come si sia riusciti a farlo, però, è compito della prossima rubrica…

Cosa non va: De Canio si arrende prima ancora che la partita cominci
Chiaramente l’ultimo passaggio è amaramente ironico. Se per difendere l’inviolabilità della porta, peraltro non per tutti i 90’ ma solo per un tempo, è necessario difendere in 5 con altri 4 a sostegno davanti, allora siamo alla frutta. Se non lo è alla squadra, certamente dimostra di esserlo il tecnico. Va bene il momento di difficoltà, va bene le assenze, va bene la classifica, va bene tutto…ma si stava giocando in casa della penultima in campionato, quell’avversario contro il quale devi provare a fare il bottino pieno per scavalcarlo, piuttosto che rintanarti nella tua area sperando di non prenderle. Non è solo una questione di modulo, ma anche di interpreti: si può anche giocare col 5-4-1, ma se sugli esterni metti due terzini difensivi come Peruzzi e Biraghi (quando si poteva provare a dare una parvenza di spavalderia con Keko e Monzon) e giochi con Leto da unica sconsolata punta, allora ti consegni all’avversario. Il contrario di quello che bisognerebbe fare, e il contrario di quello che hanno fatto nella stessa situazione i tecnici che in passato con il Catania l’hanno vissuta, come Simeone e Mihajlovic. Proprio Mihajlovic ha dimostrato ancora una volta, sulla panchina blucerchiata, cosa bisogna fare per risollevare una squadra in crisi di risultati e classifica. Non abbiamo visto miracoli, gioco spettacolare e chissà quale altra mirabilia. Ma abbiamo visto l’atteggiamento: 3 trequartisti e una punta, e due dei trequartisti, Gabbiadini ed Eder, sono attaccanti sacrificati sulla fascia. Poi, una volta passato in vantaggio, Sinisa si è subito coperto, ma solo dopo aver sbloccato la partita a proprio favore. I Baldini, gli Atzori, i Giampaolo, abbiamo visto tutti che risultati e che fine hanno fatto dalle nostre parti, dopo aver insistito con tattiche fin troppo rinunciatarie. E nel caso soprattutto di Giampaolo, vi era almeno l’attenuante di una classifica tutto sommato non pericolosa…
Inutile approfondire ulteriormente la giornata sfortunata di alcuni giocatori: il messaggio trasmesso alla squadra dalle scelte dell’allenatore ha fatto sembrare la gara di oggi come un match pregiudicato in partenza.

Migliori in campo: Frison e Eder
Due gol sul groppone, ma diverse parate che hanno evitato un passivo peggiore e una reattività superiore rispetto a quella di Andujar mostrata in occasione delle uscite e dei calci piazzati: in quest’analisi è riassunta la partita di Alberto Frison, forse l’unica mossa azzeccata da De Canio. Nessun altro compagno merita di raggiungere la sufficienza.
Nella Sampdoria Eder ha fatto letteralmente ballare la samba a Peruzzi e Gyomber, ed il gol, a cui ha contribuito anche la marcatura deficitaria che gli stessi gli hanno riservato, ne è solo la dimostrazione finale. Anche qui va fatto un appunto a De Canio: nel primo tempo il brasiliano ha creato sistematicamente la superiorità sul terzino destro e soprattutto sul centrale slovacco. Perché non spostare da quel lato il più esperto e smaliziato Spolli, che dall’altra parte stava sonnecchiando dietro Soriano e Gabbiadini, fino ad allora impalpabili?

Peggiori in campo: Castro e Pozzi
Di Peruzzi e Gyomber abbiamo già detto. Ma la giornata negativa in casa Catania non coinvolge, purtroppo, solo il reparto arretrato. Rossazzurri mai pervenuti con pericolosità nell’area avversaria. Anche perché, sulla trequarti, nella maggior parte dei casi il pallone era gestito da Castro che, praticamente sempre, finiva per perderlo avventurandosi in dribbling fuori luogo. L’argentino riesce anche a dare il tempo a Obiang di recuperare, piuttosto di involarsi verso l’area nell’unica potenziale ghiotta occasione concessa dalla Samp, col pallone perso da Mustafi.
Tra i blucerchiati, da segnalare un impalpabile Soriano sulla trequarti, la stessa trequarti in cui ha spadroneggiato Eder e, nella ripresa, anche Gabbiadini. Ma peggio di lui ha fatto Pozzi che non è riuscito mai a trovare l’anticipo o fare un movimento interessante nonostante si trovasse di fronte Legrottaglie, che di questi tempi non è certo un muro invalicabile.