Ross Pelligra & Joe Tacopina: find the differences

 

Focus sui tanti aspetti in comune e sulle differenze tra i due personaggi che si sono affacciati alla ribalta del calcio etneo.

Pari u frati di Tacopina” è stato uno degli spontanei e più frequenti commenti social dei tifosi etnei non appena le foto raffiguranti il busto di Ross Pelligra hanno cominciato a fare il giro del web, poco dopo la notizia della sua partecipazione, per il tramite dell’advisor Dante Scibilia, alla procedura esplorativa indetta dal Comune di Catania per la ripartenza dalla Serie D di una nuova società in rappresentanza della città. Al di là di una vaga somiglianza fisica, sono tanti gli aspetti che accomunano il nuovo proprietario del Catania a colui il quale tentò di rilevarlo un anno fa.

I punti in comune
- Origini siciliane. Il primo tratto che unisce Ross e Joe è rappresentato dalle comuni origini siciliane: la famiglia del padre di Pelligra proveniva da Solarino (Siracusa), mentre la madre da Catania; la madre di Tacopina da Montelepre (Palermo). Entrambi, quando si sono presentati a Catania, hanno sottolineato quest’aspetto per motivare, almeno in parte, cosa spingesse loro ad investire all’ombra del Vulcano. L’avvocato newyorkese utilizzò argomenti analoghi un paio di anni fa, quando, prima di concentrarsi sul progetto etneo, tentò un approccio per acquisire il Palermo.
- Lingua. Sia Ross che Joe si sono fatti notare per le loro inflessioni dialettali, per il loro inglese che rimanda rispettivamente alla terra dei canguri ed al distretto di Brooklyn. Entrambi parlano con molta fatica l’italiano, riuscendo a pronunciare maccheronicamente soltanto qualche parola, con Pelligra che, perlomeno, riesce a padroneggiare con disinvoltura la lingua siciliana, come testimoniato da varie interviste, sia risalenti che recenti, nonché dalle parole proferite al microfono durante la sua apparizione al “Massimino” nel corso della Giornata dell’orgoglio rossazzurro.
- Dante Scibilia. Scelto come advisor da Pelligra dal gruppo australiano per la partecipazione alla procedura esplorativa, il commercialista veneziano ha alle spalle una lunga collaborazione con Joe Tacopina, che lo ha insignito del ruolo di direttore generale nel corso del suo ciclo in Laguna, lo ha voluto al suo fianco durante la lunga trattativa per rilevare il Catania dalla Sigi e, infine, gli ha conferito l’incarico di responsabile amministrazione, finanza e controllo della Spal, tuttora in vigore. Scibilia, tramite Vincenzo Grella, è stato messo in contatto con Pelligra nelle settimane che hanno preceduto l’invio della Pec contenente la manifestazione d’interesse per il nuovo Catania ed ha fornito il proprio prezioso contributo alla predisposizione del business plan, che si è poi rivelato vincente. Nelle interviste rilasciate negli ultimi giorni, non ha escluso, anzi ha auspicato di rimanere nel progetto Catania con un incarico esterno.
- Angelo Scaltriti. In molti ricorderanno la confidenza fatta da Tacopina ad Unica Sport durante il periodo della trattativa con Sigi, con la quale svelò che il suo interesse per il Catania nacque da un messaggio accorato che gli fu inviato da Angelo Scaltriti. Da lì nacque un rapporto di reciproca stima e le qualità professionali del responsabile della comunicazione del club etneo, all’epoca, devono essere state notate anche da Dante Scibilia, tant’è che il Pelligra Group si è rivolto proprio a Scaltriti per gestire la comunicazione nelle ultime settimane e con ogni probabilità lo confermerà nel medesimo ruolo nella costituenda nuova società.

Le differenze
- Il profilo di investitore. Al di là dei diversi tratti in comune, non si può non evidenziare come in realtà Ross Pelligra e Joe Tacopina siano molto distanti dal punto di vista professionale, nonché del background che li conduce a portare a termine determinati investimenti.
Tacopina è un avvocato penalista di grande successo nello stato di New York e da quando ha iniziato ad orientare le proprie attenzioni verso il calcio italiano lo ha fatto nella veste di punto di riferimento di fondi d’investimento o gruppi di imprenditori. Un vero e proprio frontman, che coagula l’interesse (e le risorse finanziarie) di vari investitori per dirottarlo verso un determinato progetto sportivo. Sebbene non si limiti a gestire somme altrui ma ci metta anche molto del suo (a Venezia era azionista di maggioranza), non può essere considerato alla stregua di un “tycoon”. Ed è ormai noto in Italia per la sua strategia volta a rimettere in sesto, economicamente e sportivamente, i club che acquista per poi capitalizzare l’investimento con la cessione delle proprie quote.
Pelligra è praticamente all’esordio nel mondo del calcio ed anche in quello più generale dello sport ha un’esperienza relativamente recente, quindi è presto per tirare le somme sul suo modus operandi in quest’ambito. Ma quel che è certo è che, a differenza di Tacopina, si tratta un imprenditore a capo di un vero e proprio impero, che opera in prima persona i propri investimenti per allargare e differenziare il proprio core business. Dalle prime dichiarazioni rilasciate, si evince il suo intento di non fungere da mero benefattore (figura ormai del tutto arcaica nel calcio moderno), ma di realizzare un progetto improntato sulla solidità in ottica futura, al fine di perseguire i propri legittimi interessi economici, ma al contempo di valorizzare il territorio oggetto del suo raggio d’azione.
- Il “physique du rôle”. Un'altra caratteristica in cui Pelligra e Tacopina sono agli antipodi riguarda l’atteggiamento ed il linguaggio del corpo. Tacopina, forse anche per deformazione professionale, denota una personalità da animale da palcoscenico, pronto ad interloquire con scioltezza con chiunque, dai rappresentanti delle istituzioni ai professionisti, dai giornalisti agli uomini della strada. E’ esuberante e sembra piuttosto a suo agio quando è illuminato dalle luci dei riflettori e quando viene rotolato davanti a sé un tappeto rosso.
Tutto il contrario di Ross Pelligra, per quel che abbiamo avuto modo di appurare nelle prime uscite pubbliche di quest’ultimo. Un uomo certamente disponibile, che si presta ad incontri istituzionali, interviste, persino ai selfie coi tifosi, ma anche un uomo che pare non essere abituato a scenari di euforia collettiva come quelli “andati in onda” lo scorso 27 giugno, prima in Comune, poi, soprattutto, allo stadio. Una personalità molto più mite, insomma, in quanto tale confusa di fronte ad alcuni sketch come quelli che gli sono stati proposti a bordocampo al “Massimino”.

Dal treno perduto a quello preso
Nonostante le differenze evidenziate, i vari punti di contatto tra i due hanno indotto qualcuno a ventilare l’ipotesi che, dietro l’approdo dell’imprenditore australiano nella Sicilia orientale, ci possa essere stato lo zampino dello Zio Joe. Quest’ultimo, peraltro, nei giorni successivi all’esito della procedura esplorativa, ha confidato ad alcuni organi di stampa locale la propria felicità per l’avvento di Pelligra, al quale ha rivolto il proprio endorsement sottolineando la serietà dell’imprenditore australiano.
Molti in passato hanno rimpianto (e continuano a rimpiangere) quello che è stato definito come “il treno americano”, addebitando lo spreco dell’opportunità a muri eretti da taluni soci Sigi (sotto forma di richieste economiche), nonché ad alcuni commenti infelici proferiti sul conto di Tacopina da alcuni giornalisti locali. In realtà, come hanno avuto modo di evidenziare a più riprese sia l’avvocato newyorkese che Dante Scibilia, l’affare non si è potuto concludere a causa della mancata riduzione dei debiti che, per l’entourage a stelle e strisce, costituiva la condizione imprescindibile per procedere all’acquisto. Mancata riduzione che doveva essere operata da Sigi, la quale però ha incontrato degli ostacoli strada facendo, fino al punto da non riuscire a rispettare la scadenza del closing (aprile 2021). A quel punto, con gli adempimenti per l’iscrizione al successivo campionato alle porte e l’urgenza mostrata dai partner di Tacopina in merito all’investimento da operare, non vi era più il tempo materiale per proseguire le trattative e il gruppo americano ha dirottato le proprie attenzioni sulla Spal.
Un anno dopo quel treno perso, a prezzo carissimo (il successivo fallimento del Catania ’46, la fine della matricola 11700), ne è comparso un altro, per certi versi forse più avvenente, per la portata degli investimenti promessi. Ed è ripartito il timore di perderlo, che ha indotto molti ad assumere una posizione di attesa scettica della decisione dell’amministrazione, mentre qualcuno si è spinto sino al punto di intimare a giornalisti e tifosi che ponevano delle domande lecite e tutt’altro che maliziose sul progetto Pelligra a “non fare le pulci” (sic) al gruppo australiano, per evitare il rischio che potesse scappare. Per il sollievo di tutti, ciò non è accaduto. Stavolta la città di Catania non ha mancato l’appuntamento col treno. Adesso può iniziare un viaggio importante, con l’auspicio che possa servire a far crescere e progredire tutte le componenti che si stanno accomodando a bordo.