Roma-Catania 4-0: commento tecnico-tattico

Plasil: senza supporto, pressing e inserimenti a vuoto

Plasil: senza supporto, pressing e inserimenti a vuoto 

Focus sulla tattica, pro e contro, migliori e peggiori in campo nel commento al match tra capitolini ed etnei.

Focus sulla tattica: De Canio cerca continuità, Garcia a trazione anteriore
De Canio prosegue sulla strada tracciata in occasione dello scorso match contro il Verona: 4-3-3, che in fase difensiva diventa un 4-5-1. In porta confermato Frison, in difesa confermate le scelte sugli esterni (Peruzzi a destra e Alvarez, preferito a Biraghi, adattato a sinistra in marcatura su Gervinho), mentre al centro l’infortunio di Gyomber unito alla squalifica di Spolli e all’indisponibilità cronica di Bellusci fa sì che si ripieghi sull’unica coppia centrale disponibile, Legrottaglie-Rolin; a centrocampo confermato il trio Izco-Guarente-Plasil (anche qui giocoforza a causa delle indisponibilità di Tachtsidis e Almiron), conferma pure per il tridente schierato contro il Verona, composto da Barrientos, Leto e Castro. In particolare l’ex Panatinhaikos è preferito ad un Bergessio giudicato non ancora pronto fisicamente dall’allenatore, senza contare l’assenza di un Maxi Lopez con le valigie in mano.
Cambio radicale invece per Garcia, che deve fare a meno di mezzo centrocampo a causa delle squalifiche di De Rossi e Strootman. In settimana si vociferava il possibile impiego e arretramento sulla linea dei centrocampisti di Florenzi (o Taddei) al fianco di Pjanic e Bradley, questi ultimi regolarmente schierati. Invece l’ex tecnico del Lille sorprende tutti con un modulo ultra-offensivo: 4-2-3-1, col Totti che, schierato da trequartista, viene schierato a supporto del tridente Gervinho-Destro- Ljajic (“Er Pupone” alla vigilia era dato in ballottaggio con lo stesso Destro). Da De Sanctis, fino ai centrocampisti, confermati gli altri titolari annunciati: Maicon, Benatia, Castan, Dodò e, appunto, Pjanic e Bradley, posizionati qualche metro più indietro.
Al termine del primo tempo De Canio annusa le difficoltà di Peruzzi e lo toglie per inserire Biraghi, che si schiera da terzino sinistro e determina il consequenziale spostamento di Alvarez a destra.
L’uno-due terribile Destro-Benatia però scompagina qualsiasi piano di rimonta, ed ecco che quando è quasi scoccata l’ora di gioco il mister del Catania opera un tardivo inserimento, quello di Bergessio in luogo di Castro, mentre Garcia può permettersi il lusso di far rifiatare Destro inserendo Taddei e riproponendo dunque il classico 4-3-3, con Totti a fare da riferimento centrale.
Passano pochi minuti e De Canio toglie un impalpabile Leto per dar spazio a Monzon, schierato da ala sinistra. L’ex tecnico di Lecce e Genoa prova a spostare qualche pedina, mettendo Plasil alto a destra e mantenendo Barrientos riferimento centrale sulla trequarti: si passa ad una sorta di 4-2-3-1 con Izco e Guarente a protezione della difesa.
I cambi finali della Roma dopo il 4-0 di Gervinho servono solo a far rifiatare Pjanic e Totti e concedere scampoli di gara a Florenzi e al giovanissimo Ricci.

Cosa va: Per 55’ gioco sulla falsa riga dei progressi mostrati col Verona
Il Catania è durato un tempo, e qualche minuto della ripresa. Dopo i due gol in rapida successione di Destro e Benatia ha praticamente abbandonato, con la testa e le gambe, il campo di gioco. Ma fino a quel momento i ragazzi di De Canio non avevano demerito. Sorvolando sull’ingenua disattenzione difensiva che era costata il vantaggio giallorosso, avevano parato bene i colpi, in tutti i sensi, perché dove non arrivavano Rolin & soci ci pensava super-Frison. E in fase di costruzione dell’azione e di iniziativa offensiva, si era intravista quella crescita mostrata in occasione della gara contro il Verona. Con qualche imprecisione di troppo che ancora attanaglia il palleggio, ma con una buona predisposizione nel cercare con determinazione spazi e giocate. Poi, il buio.

Cosa non va: Disattenzioni da categoria inferiore, crollo psicologico nel finale
Al Catania del primo tempo si può rimproverare solo una cosa, che assume comunque, nella massima serie, una certa gravità: come erano state impostate le marcature in occasione del corner che ha poi portato al gol di Benatia? E’ possibile che dopo la sponda del compagno sul marocchino non escano né Peruzzi, né soprattutto Rolin che, piazzato nelle vicinanze, rimane a guardare stupefatto il pallone? Considerando la dinamica del secondo gol del giocatore ex Udinese, viene da pensare che questa squadra abbia dei limiti eccessivi in fase difensiva sui calci piazzati, che vanno assolutamente curati se si intende mantenere la categoria. Perché contro un grande avversario come la Roma di oggi, puoi anche giocare la partita perfetta neutralizzando gli esterni con ottime marcature, irrobustendo il centrocampo, ma non puoi peccare in certi fondamentali, come la marcatura sulle palle inattive, altrimenti prendi il gol, anche in maniera banale e quindi ancor più pesante da un punto di vista psicologico. C’è da capire se la marcatura a zona sia stata voluta dal mister, in tal caso quindi in concorso di colpa, o se tali defaillance possano essere attribuite esclusivamente alle disattenzioni dei ragazzi in campo.
Dopo il gol del gol 3-0, come detto prima, buio totale. Il segnale è allarmante. Perché si può anche perdere all’Olimpico e si può comprendere lo scoramento della squadra, ma la maglia va onorata sempre, il sudore e la corsa non possono mai mancare. Invece i ragazzi hanno mollato, regalando alla Roma la massima libertà in fase di possesso e ricerca degli spazi, e fortuna che i capitolini non abbiano infierito più di tanto. Se a De Canio non possono essere imputate certe mancanze perché il gioco e i risultati sono stati senz’altro stati condizionati dagli infortuni, allo stesso tempo non bisogna essere miopi e c’è da riconoscere che una squadra che molla in questo modo evidentemente non è tenuta in pugno dal trainer, che dell’aspetto mentale ha fatto il proprio cavallo di battaglia da quando è arrivato alle pendici dell’Etna.

Migliori in campo: Plasil e Benatia
Senza quel goffo infortunio su Rolin che ha di fatto spianato la strada alla Roma, la palma di migliore in campo dei rossazzurri, anche quest’oggi, a Frison non l’avrebbe tolta nessuno, grazie a interventi miracolosi su Ljajic, Destro, Gervinho e compagnia. E ciò nonostante i 4 gol sul groppone. Il n°1 non deve scoraggiarsi perché se il Catania riprenderà una certa solidità difensiva lui non potrà che rappresentare un valore aggiunto. Ma oggi il premio, che di consolazione ha ben poco, va al solito Plasil che, soprattutto nel primo tempo si è proposto con continuità, intensità e qualità, ma non è stato mai supportato a dovere dai compagni.
La Roma è stata devastante soprattutto sul versante offensivo: Gervinho scatenato anche se inguardabile sottoporta, comunque in gol come lo stesso Destro, Totti illuminante nelle giocate di prima. Ma, curiosamente, il bomber di giornata è un difensore, che ha messo in luce le eccessive magagne sui calci piazzati della difesa rossazzurra: trattasi di Mehdi Benatia, uno dei migliori giocatori del campionato di questa stagione, nel suo ruolo e in generale, che punisce con cinismo gli spazi lasciati dagli etnei sulle palle inattive. Senza contare che Leto prima e Bergessio poi non hanno praticamente visto il pallone, grazie al lavoro di coppia del marocchino e di Castan.

Peggiori in campo: Peruzzi e Ljajic
E’ rientrato in campo tra troppo poco tempo, dopo un lungo e antipatico infortunio, e si è ritrovato in una squadra in preda ad una crisi di nervi a causa di una classifica deficitaria. Non poteva esserci situazione peggiore per adattarsi nel nostro campionato per Gino Peruzzi, giocatore che prima di infortunarsi giocava nella nazionale maggiore dell’Argentina, e che in poche partite ha fatto intravedere buoni colpi. Anche quest’oggi ha mostrato intraprendenza in fase di ripartenza, ma poi, come i compagni, si perde nei bicchieri d’acqua. Fermo in area in occasione del primo gol di Benatia, ammonito per un inutile fallo a centrocampo a palla già lontana su Gervinho. De Canio fiuta l’andazzo e lo lascia negli spogliatoi.
Nella Roma di oggi è veramente difficile scegliere. Per cui, invece di scegliere il peggiore, bisogna individuare il giocatore che si è messo in mostra meno rispetto agli altri. Da questo punto di vista, va rimarcato che il serbo Ljaijc è stato impalpabile sotto porta, nonostante si sia ritrovato più volte vicino all’area piccola, e anche in fase di dribbling non ha fatto impazzire eccessivamente i giocatori in marcatura su di lui.