Ripartire da zero

Una vittoria che vuol dire salvezza...

Una vittoria che vuol dire salvezza... 

Max Licari sulla miracolosa salvezza del Catania. Adesso, unico imperativo categorico: reset totale e ripartenza da zero...

I miracoli esistono
Non ci credevo. Lo avevo anche scritto una settimana fa e non si trattava di scaramanzia. Non pensavo che, in una categoria come La Lega Pro, all’ultima giornata una squadra senza stimoli come il Matera potesse giocarsela fino alla fine con il ben più motivato Monopoli. Mi sbagliavo, evidentemente. Per fortuna, nel calcio odierno esistono ancora società e giocatori seri che interpretano nella maniera più congrua lo spirito del gioco. Ne beneficia il Catania e ne siamo felici. Siamo rimasti, anche allo stadio, tutti attaccati alle radioline o ai tablet, con il cuore in gola fino al 94’, quando il Monopoli, già da tempo in inferiorità numerica, ha colto una clamorosa traversa che avrebbe spedito dritto i rossazzurri nell’inferno dei play-out. L’urlo liberatorio finale, lo ammetto, è stato forte, perché la tensione accumulata durante tutto questo maledetto girone di ritorno è stata tanta. È finita bene, nel senso che il Catania ha centrato l’obiettivo stagionale "meno nobile" fra indicibili sofferenze, ma ciò non può e non deve cancellare i giudizi netti, inequivocabili, tracciati prima ancora dell’ultima partita vinta non senza patemi con l’Andria al “Massimino”. La stagione, sotto il profilo tecnico, va giudicata in maniera negativa e il “progetto” si chiude già al termine della prima tappa con un fallimento totale. Sia a livello dirigenziale, sia a livello di staff tecnico, sia a livello di organico siamo lontani dagli standard minimi richiesti da una piazza come quella catanese. Indipendentemente dal futuro societario, va operato un reset complessivo che, sostanzialmente, significherà nuovamente ricominciare da zero. Insomma, si è fatto il minimo indispensabile...

Cambiare per non morire
A Catania fioriscono, si sa, le “leggende metropolitane”, come quella che l’attuale società avesse progettato “ad arte” una retrocessione in Serie D non si sa bene a quali reconditi scopi, ma sospetto il solito complotto pluto-giudaico-massonico condito da scie chimiche e rettiliani acquisiti. I fatti hanno confermato come la permanenza in Serie C fosse l’unico “atout” giocabile dalla nuova dirigenza al fine di poter traghettare la società verso o l’auspicabile cessione oppure in direzione di una continuità gestionale tutta, comunque, da “spiegare”. Ma, su questo, le persone con un minimo di cervello, la maggioranza fortunatamente, non avevano dubbi. Così come mi sembra assolutamente folle affermare che il Catania non abbia meritato la salvezza rispetto a Catanzaro e Monopoli. Il solo dato numerico taglia la testa al toro: gli etnei hanno raccolto 49 punti totali rispetto ai 39 dei pugliesi e i 41 dei calabresi. Pertanto, piuttosto che dedicarmi alle "minchiate col botto", in questo mio editoriale finale mi occuperò delle cose serie, esponendo quale sia la mia opinione sull’immediato futuro del Catania. Il “percorso” andrebbe articolato in 3 punti:

1.Cessione auspicabile. Il punto di partenza è che ritengo indispensabile il passaggio di proprietà. Il ciclo Pulvirenti si è concluso e la frattura con la tifoseria è forte e palesemente radicata non solo a livello delle frange “più calde”. Gli ultimi tre anni parlano in modo evidente di imperizia gestionale; una insipienza che ha ridotto un club economicamente in piena salute e tranquillamente navigante in massima serie quasi con le casse vuote e alle soglie dei Dilettanti. I fatti, i numeri parlano chiaro e sono incontrovertibili. Non solo, quanto accaduto nell’estate scorsa in termini “legali” ha prodotto danni incalcolabili a livello di immagine e di credibilità della società presso le istituzioni calcistiche nazionali. Gli effetti, al di là della retrocessione per illecito e la pesante penalizzazione subite, si sono riscontrati chiaramente quest’anno a livello arbitrale: il Catania è risultato uno dei team più bersagliati da errori di valutazione, per lo più commessi da “fenomeni” giunti dalle nostre parti “a miracol mostrare”. In buona sostanza, il Catania, prima molto stimato a livello federale, adesso è visto come il fumo agli occhi. Ciò non va bene e non può portare da nessuna parte. La composizione del nuovo CDA sembrerebbe dimostrare che anche la proprietà si sia resa conto della situazione e sia seriamente intenzionata a passare di mano. Franco è un classico “traghettatore” che in passato è stato chiamato a risanare società calcistiche allo scopo di venderle nel modo più consono. Il fatto che il debito di 15 milioni circa sia stato abbattuto attingendo a riserve pregresse e che si sia disposti a scorporare Torre del Grifo (cosa che si rivelerebbe, a mio parere, un’autentica iattura per il futuro del club) fa comprendere come, in ogni caso, la strada è stata tracciata.

2.Eventuale mancanza di compratori. Detto ciò, tutti noi siamo concordi nel pensare che il Catania vada ceduto a un interlocutore credibile in grado di assicurare il rilancio sportivo della matricola 11700. Credibile significa: economicamente solido, serio, appassionato e in possesso di un progetto nel medio-lungo periodo, considerato che l’investimento per i primi anni (Serie c o Serie B che fosse) sarebbe assolutamente “a perdere”. La domanda è: al momento esiste? Non lo so. So solo che nessuno si è mai seduto fattivamente a discutere con l’attuale dirigenza. Voci tante (non mi va nemmeno di riepilogarle, tanto le conosciamo tutti a menadito), fatti zero. Nessuna proposta. Ciò non significa che non potranno giungere, anche fra qualche ora, ma che attualmente è necessario ragionare su tutte le ipotesi. E un’ipotesi molto concreta è che si debba ricominciare la stagione agonistica in Serie C con l’attuale gestione. Che facciamo? Le strade sono due: avviarci placidamente verso un masochistico suicidio collettivo, magari con l’ausilio di qualcuna delle scie chimiche cui precedemente ho accennato, una sorta di “muoia Sansone con tutti i Filistei”, o magari cercare di comprendere dall’attuale dirigenza se ci siano le condizioni e i requisiti per continuare; cioè, quale possa essere il futuro tecnico del club, partendo da un presupposto: a Catania, in Serie C, non si può pensare ad altro che a presentare una squadra in grado di stravincere il campionato. Qualunque altro “traccheggio” sarebbe un tagliarsi la giugulare ancor prima di partire. In soldoni, il nuovo piano del CDA di Finaria destinerebbe, in caso di (non auspicabile) mancata cessione dell’asset calcistico, risorse adeguate al Calcio Catania? e, soprattutto, esistono tali risorse? Questa l’unica domanda, non banale, da farsi (e fare) qualora la situazione nelle prossime settimane dovesse permanere immutata.

3.Reset totale. Nel caso in cui la risposta dovesse essere affermativa, mi sembra assolutamente improcrastinabile un “repulisti” a tutti i livelli. Innanzitutto, “conditio sine qua non”, serve un direttore sportivo capace e riconoscibile a livello nazionale, un personaggio carismatico, un “nome sicuro” che possa dialogare con il mercato, con le istituzioni calcistiche e con i tifosi, oltre che governare lo spogliatoio con mano sicura, cosa che negli ultimi non è riuscita a nessuno. L’A.D. Bonanno deve prendere atto che anche quest’anno si è fallito sotto questo profilo e rimuovere chi ha sbagliato. Poi, un nuovo staff tecnico, a partire dall’allenatore. Moriero è riuscito per il rotto della cuffia a salvare la stagione, ma non si è rivelato allenatore adeguato alla piazza. Va preso un tecnico importante, in grado di governare con polso fermo una squadra che non potrà fallire per il quarto anno consecutivo e di dialogare serenamente con una piazza affranta e delusa. Importante, inoltre, sarà ingaggiare fin dall’inizio un preparatore atletico in grado, finalmente, di far correre i giocatori etnei, cosa che non fanno da tre stagioni. Non meno rilevante, bisognerà rinnovare il settore medico, cosa che andava fatta già da anni. Infine, rifare “ex novo” la squadra. Quasi nessuno degli attuali giocatori ha meritato la riconferma. Direi, a naso, Bergamelli (autore di un gol importantissimo contro i pugliesi), Di Cecco (anche con l’Andria il migliore in campo e il più tonico sotto il profilo mentale e atletico), Nunzella (ma è in prestito dal Lanciano, bisognerà vedere) e Russotto (con riserva, dati i limiti caratteriali, ma mi sembra tecnicamente l’unico ad avere numeri importanti). A questi, aggiungerei qualche giovane promettente dalla Berretti di mister Pulvirenti e il rientro di Di Grazia dal prestito all’Akragas (sperando che, finalmente, si possa puntare seriamente sui ragazzi “fatti in casa”). Il resto, a casa. Dal “capitano” in giù, inadeguati al livello delle aspettative, soprattutto caratteriali, dei tifosi rossazzurri. In sostanza, una squadra intera da rifare.

Arrivederci…
Questa ulteriore deludente annata calcistica mi ha sicuramente segnato. Sono stanco, così come lo è tutta la tifoseria del Catania. Ciò, in ogni caso, non mi impedirà di ritrovarmi in prima linea con Calciocatania.com ai nastri di partenza della prossima stagione, come sempre. Al di là di tutto, di qualsiasi categoria… Let’s go, Liotru, let’s go!!!