Rigoli e rigori

Il rigore sbagliato da Mazzarani

Il rigore sbagliato da Mazzarani 

Max Licari sul deludente pareggio interno con l'Andria. Scarsa identità di gioco e cambi tardivi. Adesso, il mercato...

Bivio
Si è capito il motivo per cui la Fidelis Andria abbia conseguito tredici risultati consecutivi, conditi da ben nove pareggi: organizzazione difensiva, cui partecipano tutti i giocatori, e un “pizzico” di fortuna. Il Catania, pur “NON giocando” la solita partita priva di fisionomia tattica, avrebbe certamente meritato qualcosa in più, avendo prodotto almeno quattro o cinque palle gol, compreso il calcio di rigore fallito da Mazzarani. Detto questo, il “karma” non sbaglia mai: la fortuna te la costruisci, la sfiga pure. Se, a 22’ dalla fine, ti ritrovi in superiorità numerica e non cambi "subito subito" un difensore per un attaccante, è giusto che poi tu non ottenga il successo. A Francavilla Fontana era accaduta la stessa cosa. Paradossalmente, questo deludente match potrebbe risultare una tappa positiva in prospettiva futura, in quanto foriera di indicazioni quasi risolutive per la società. Innanzitutto, il Catania ha certificato di non avere una propria identità di gioco. Da questo punto di vista non si è verificata l'auspicata evoluzione di cui tante volte, anche da parte del sottoscritto, si è favoleggiato. Si è sperato, vi sono stati alcuni momenti positivi che lo hanno fatto presagire, ma, alla luce del "vero", la squadra è sembrata rimanere quasi al palo in questo senso. Nelle ultime 4 gare, quelle della "verità", 4 punti, 1 gol realizzato, 5 subiti. Punto. Il Catania è una squadra che si affida esclusivamente alle individualità e al sostegno del pubblico… in casa. In trasferta, oltre al gioco, manca anche la personalità. Pertanto, due strade si aprono davanti alla dirigenza. O mantenere la guida tecnica, aggiungendo a una squadra del genere un congruo numero di giocatori superiori alla categoria, così da continuare puntare, ma con maggiori chance, a vincere le partite solo con la forza dei singoli. Questa strada comporterebbe, ovviamente, sforzi economici più importanti rispetto a quanto si ipotizzi possa fare attualmente il Catania. Oppure cambiare gestione tecnica e apportare qualche cambio in meno (comunque dai tre ai quattro), sperando che la stessa riesca, in una ventina di giorni, a dare un’idea di gioco alla squadra. Non so quale sia la strada migliore per il futuro di una società che esplicitamente ha posto come proprio obiettivo la promozione attraverso i playoff, tuttavia da questa scelta dipenderà il futuro del Catania. Una cosa è sicura: così, con questo impianto di gioco e queste carenze in ruoli chiave, non si andrà da nessuna parte, se non a giochicchiare un mediocre campionato da settimo-nono posto, senza regalarsi alcuna chance in chiave playoff.

Il gioco serve, eccome...
Su un fattore, però, vorrei esprimere una mia opinione netta: non ritengo sia assolutamente vero che in Lega Pro il gioco non sia importante. Questa è una favola da perdenti. Il gioco è importante come in A o in B. Lo dimostra il Matera di Auteri che, come il Benevento della scorsa stagione, non possiede l’organico migliore, ma con il gioco, le idee e la personalità riesce a primeggiare. Un giocatore come Negro, sulla carta “un quarto” di Calil o Paolucci, diventa fenomeno nell’ambito di un assetto votato all’attacco. E, magari, questo tipo di gestione ti consente di realizzare un minor numero di operazioni nel mercato di riparazione… Il Catania, quando ha incontrato squadre del genere, anche la Juve Stabia per esempio (pure alla prima giornata, quando ha vinto), ha sempre dimostrato la propria assoluta inferiorità. Comunque, il problema non è aver chiuso l’anno pareggiando con l’Andria. Abbiamo sempre detto che, affidandoti alle sole partite interne, non puoi avere speranze di posizionarti nei quartieri alti in questo campionato: qualcuna, fisiologicamente, “scapola”, come si dice dalle nostre parti. Può capitarti per mera sfortuna, come contro l’Akragas; per qualche merito dell’avversario, come contro il Fondi; per malasorte e tua incapacità tattica, come contro l’Andria. Ma ti capita. E capiterà ancora da qui al termine del girone di ritorno. Il problema è che il Catania dà l’impressione di non poter avere un futuro vincente proseguendo su questa strada. E, siccome trattasi di “impressione” assai datata, non si potrà dire che eventuali insuccessi non siano stati abbondantemente "vaticinati" da gran parte dell’ambiente.

Gestione della partita discutibile
È vero che a Rigoli mancavano i vari Drausio, Bastrini, Nava e Biagianti, più il centrocampista Fornito, ma ciò non giustifica la riproposizione di esperimenti già abbondantemente bocciati. Bastava sostituire Drausio con Mbodj (buona la sua prestazione, sia sotto il profilo fisico, sia sotto quello tecnico; una sorpresa in positivo, forse l’unica) o De Santis, inserire un centrocampista e scegliere tra Mazzarani o Di Grazia in avanti, magari proponendo lo stesso Barisic da centravanti (Anastasi sì recuperato, ma non certo in condizione di giocare dal primo minuto), non avendo avuto risposte adeguate da Calil e Paolucci. Invece, il tecnico di Raccuja ha riproposto Mazzarani mezzala insieme al poco mobile Scoppa e a un Bucolo che in questo periodo sta legittimamente rifiatando, dopo aver a lungo tirato la carretta. Una squadra spezzata in due, quindi, come a Castellammare di Stabia, con i tre attaccanti Russotto, Barisic e Di Grazia a prodursi in inutili “tourbillon” fatti di improduttivi e repentini cambi di posizione. Quasi sempre, unica soluzione il lancio lungo dalla difesa. Così si è regalato un tempo all’ordinata Andria di Favarin, perché, a parte i primi 5’ promettenti (occasioni di Russotto e Mbodj), i rossazzurri sono andati a imbottigliarsi e ingolfarsi nella zona nevralgica del campo, facendo sostanzialmente il gioco dell’avversario. Con un Mazzarani annullato dall’impiego anomalo, si è giocato come al solito in dieci. I vari Tito, Matera, Tartaglia, Piccinni ringraziano… Dopo qualche minuto della ripresa, si pensava che Rigoli cambiasse sollecitamente, ma si è dovuto aspettare il 66’, l’ingresso di Piermarteri per Di Grazia che, proprio nei dieci minuti precedenti, si era dimostrato il giocatore più pericoloso, procurandosi il rigore (fallo di Colella) fallito da Mazzarani al 62’. Fra l’altro, nella ripresa le cose sono andate un po’ meglio per l’avanzamento dello stesso ex modenese, chiaramente più a suo agio in avanti, ma in giornata decisamente no sotto il profilo delle conclusioni. Tuttavia, lo snodo cruciale, come ricordato in apertura di editoriale, avviene al 68’: fallo di Aya su Russotto lanciato a rete e giusta espulsione diretta da ultimo uomo da parte del signor Marchetti. Lì un po’ tutti ci saremmo attesi un veloce inserimento di Anastasi o Paolucci al posto di un inutile difensore. Invece, Rigoli rimane a quattro dietro (per cosa?), per poi inserire al 82’ il centravanti catanese al posto di Mazzarani. Troppo tardi, come tardivo è il forcing finale con quattro attaccanti puri (ingresso al 88’ di Paolucci per Bucolo). Solo mischie, confusione e rabbia. Della squadra e dei tifosi. Questo pareggio è unicamente frutto di incapacità etnee, perché se è vero che si è fallito un rigore e, in qualche circostanza, la buona sorte ha aiutato i pugliesi, è altrettanto pacifico che i rossazzurri avevano tutto il tempo e l’agio, facendo scelte decisamente diverse, di provare seriamente a vincere l’ottava gara di fila al “Massimino”. Una chiusura di 2016 in linea con le ormai riconosciute caratteristiche di vero e proprio “annus horribilis” che esso ha via via, mese per mese, assunto. Speriamo sia l’ultimo…

Mercato
Sicuramente, Lo Monaco avrà le idee chiare, essendo un dirigente capace e pronto a rimediare in corsa, sfruttando le occasioni che offre il mercato. Tuttavia, come accennato sopra, il mio forte dubbio è che anche le tre o quattro operazioni importanti in dirittura d’arrivo possano non risultare sufficienti a una squadra che ha dimostrato di non possedere un’identità di gioco, la quale non dipende da giocatori più o meno forti, ma dall’impronta tecnica. In ogni caso, un terzino destro (Nava e Parisi non convincono, Di Cecco è un adattato), un centrocampista di geometrie e personalità (Scoppa e Silva non hanno i ritmi della categoria, Bucolo ha caratteristiche unicamente difensive, Biagianti è un interno di sostanza, Fornito è un incursore) e un centravanti prolifico (inutile sottolineare i fallimenti dei vari Paolucci o Calil; Anastasi può diventare un’utile alternativa, Barisic potrebbe aver bisogno di giocare con continuità da qualche altra parte) sembrano essere le priorità. Ma anche un esterno d’attacco mancino potrebbe fare al caso. Dovranno essere titolari indiscutibili, giocatori che ti fanno fare il salto di qualità, pena l’azzeramento di ogni chance di eventuale promozione attraverso i playoff. In definitiva, lo dico adesso, perché bisogna esprimersi “prima”, non “dopo”, quando è troppo facile: Marchese, Lodi ed Eusepi (sono solo nomi esemplificativi di giocatori “top”, rappresentazioni di profili “ad hoc”, non i giocatori che necessariamente prenderà il Catania), più un esterno destro difensivo di rendimento, potrebbero far diventare il Catania un’autentica “corazzata” per la categoria; ma, senza il raggiungimento di un definitivo assetto di gioco, non potranno portare il Catania in Serie B. Siamo alla seconda di ritorno, qualche previsione fondata su dati di fatto la possiamo anche fare…

Arrivederci al 21 gennaio…
Staremo a vedere cosa accadrà in questo importantissimo mercato di gennaio. Intanto, godiamoci questa pausa festiva. Nell’augurare a tutti i fratelli rossazzurrri sparsi per il mondo un felice anno nuovo e nel fissare il prossimo appuntamento con il mio editoriale alla ripresa del campionato, terza del girone di ritorno, il 21 gennaio a Fondi, colgo l’occasione per lanciare il nostro grido di battaglia. E lo faccio imprescindibilmente, irresistibilmente: Forza Catania, let’s go, Liotru, let’s go!!!