RidicoLazio

Simeone, gara da dimenticare...

Simeone, gara da dimenticare... 

Il commento al match del "Massimino" tra rossazzurri e biancocelesti. I temi "caldi": approccio da spiaggia; mantenere la calma; Simeone, scelte errate; task... fars(a); a Torino per il riscatto.

Approccio da spiaggia

Ha ragione il presidente Pulvirenti: ridicoli. Una squadra che ha il dovere morale e civile di lottare con il coltello fra i denti per conquistare la salvezza non può, nemmeno nel campionato islandese, scendere in campo con l'approccio mentale esibito oggi dal Catania al cospetto di una Lazio anni luce più determinata. Determinata come deve essere una formazione che si gioca l'ingresso in Champions League. Determinata come (dovrebbe essere) una squadra che si gioca la categoria. Tanto per dire: 5 ammonizioni per la Lazio, 1 (Morimoto all'ultimo minuto) per il Catania. Allucinante. Solo il pubblico non ha fallito l'appuntamento, facendo sentire il proprio apporto lungo l'intero match. Tutto sbagliato, fin dai primisismi minuti, con una Lazio subito riversata nella metà campo rossazzurra, alla ricerca del gol, e un Catania timido e impacciato, votato unicamente a un fantomatico contropiede che non parte quasi mai. Inevitabile il vantaggio di Hernanes al 40', seppur tardivo. E dire che l'inizio di ripresa aveva fatto gridare al miracolo, in virtù del subitaneo pareggio in tap-in di Schelotto, alla prima rete in A. Un fuoco di paglia. La compagine allenata dall'ex Reja si è subito scatenata in avanti e, raggiunto il vantaggio grazie a un chiaro errore arbitrale (Mauri in off-side), il classico episodio che nel calcio "sposta le montagne", ha poi dilagato con la ripartenza letale di Floccari e il capolavoro su punizione dello straordinario Zarate, un argentino "fuoricategoria" rispetto alla varia argent(in)eria in campo. Un disastro finale che lascia l'amaro in bocca, anche perché, dopo quattro vittorie consecutive interne, nessuno si aspettava un tale tracollo. Perdere con un team superiore ci sta, perdere la faccia no. L'augurio di tutti i tifosi etnei è che si sia trattato di un episodio, perché altrimenti sarebbe grave. Non posso credere che questi ragazzi, a 6 turni dal termine, raggiunta quota 36, si possano essere sentiti già virtualmente salvi. Si tratterebbe di una follia.


Mantenere la calma

Tuttavia, è inaccettabile pure il clima da disfatta epocale che si respira a Catania. Nessun equilibrio, come al solito. Dopo aver distrutto il Palermo, tutti fenomeni; oggi, tutti brocchi, tutti in B (sicuramente!) sulla base di arzigogolate tabelle salvezza spalmate su calendari fantascientifici, di verniani intrecci stile "Ventimila leghe sotto i mari", di supposizioni dietrologiche, di ipotetiche combine, di "sicuri" complotti da "cortina di ferro" e via discorrendo. Non funziona così. Sembrerebbe quasi che a 36 punti, 4 lunghezze sopra il terz'ultimo posto, ci siano altri e non il Catania. Provate a chiedere ai tifosi di Brescia, Samp o Cesena se non sarebbe di loro gradimento trovarsi al posto dei rossazzurri... La fotografia della situazione è chiara. Sono 4 i punti di vantaggio, 5 se consideriamo gli scontri diretti favorevoli, sulla Samp, a 5 turni dal termine del campionato, con 5 squadre ancora sotto, malgrado le vittorie di Parma e Cesena. Il Catania è nell'invidiabile posizione di non dover dipendere da altri, se non da sé stessi. Quanti punti ci vorranno per la matematica salvezza? Tre, quattro, cinque? Si vedrà. Al momento, fare calcoli sarebbe fatale. Bisogna giocare gara per gara come se fosse l'ultima. Esattamente l'opposto di quanto fatto oggi, per intenderci. Una cosa, comunque, è certa: il Brescia, a 30, dovrebbe fare, per raggiungere quota 39, 9 punti in 5 gare. La Samp 7. I doriani, per esempio, ne hanno conquistati 2 nelle ultime 9 partite. Questi sono numeri. Senza contare gli scontri diretti. Senza contare che le supposte "pappette" non sono scontate, altrimenti non si spiegherebbe il pareggio del Cagliari a Lecce o il "cappotto" del Genoa al Brescia. Senza contare che, via via che scorrono le giornate, bisognerà aggiornare "real time" la "classifica delle motivazioni", comprese le grandi squadre con cui si dovrà misurare il Catania, dalla Juve già fuori dalla Champions, alla Roma (quasi), alla cosiddetta "Interina" di queste ore, Inter che gli etnei afrronteranno all'ultimo turno. Quindi, meno minchiate da millenarismo d'accatto, meno predizioni apocalittiche stile Nostradamus dei poveri e più sostanza. Rimbocchiamoci le maniche, manteniamo inalterata la fiducia, sosteniamo senza "tafazzarci", pur non dimenticando di far capire a 'sti "carusi" che prestazioni del genere non sono tollerate in una piazza come quella catanese...


Simeone. scelte errate

Non ho mai nascosto di apprezzare il lavoro di Simeone. E sono certo che tale lavoro porterà alla salvezza e al sesto anno consecutivo in A. Tuttavia, non si può certo nascondere che oggi il Cholo ne abbia azzeccate poche, sia in fase motivazionale, sia in quella di scelte tecnico-tattiche. Se, da un lato, posso capire che si sia voluto affidare al modulo e alla squadra "ammazzarosanero", dall'altro non si riesce a capire, in primis, la scelta di mettere in campo il rientrante Capuano al posto di Marchese, e poi le sostituzioni in corso d'opera. Ricapitoliamo. Fin dall'inizio si notava come la Lazio avrebbe dominato a centrocampo, in virtù della maggior tecnica e sostanza atletica dei vari C. Ledesma, Bresciano, Mauri, Hernanes, poco pressati dal lento Lodi, dallo smunto Schelotto e dal leggero Ricchiuti. Come al solito, il solo Carboni a ringhiare, supportato dall'unico giocatore (a parte il "vichingo", ovvio) a poter essere esente da qualunque critica in fatto di impegno: Gonzalo Bergessio, uno che si sacrifica, torna, riparte, dà sempre il proprio contributo di sudore (presente anche nell'azione del gol del pareggio). E questo è pacifico. Ma, una volta che hai anche la sfortuna che si infortuna Sculli quasi subito ed entra in campo Zarate, non puoi non accorgerti che Reja te lo piazza davanti a Capuano e per te la notte scende inesorabile. Lì devi sostituire il terzino campano già da primo minuto della ripresa, magari appiccicandogli addosso Alvarez, l'unico a poterlo arginare in velocità. E, invece, il fantasista argentino della Lazio è stato lasciato libero di asfaltare la corsia mancina come e meglio di Garrincha. Impressionante la sua prestazione: dribbling, cross, assist decisivi e gol. Ma aveva davanti il Nulla. Cioè, nessuna opposizione. Terrificante la stagione di Capuano, che almeno in un'altra decina di partite aveva fatto prendere più di un gol al Catania, ma questa volta non è colpa sua. La colpa è del Cholo che l'ha messo dentro. Poi, i cambi che non cambiano. Ledesma per Lodi, con il Catania che si procura due punizioni dal limite senza che nessuno sia in grado di tirarle. Gomez al posto di uno dei migliori, Ricchiuti, autore dell'assist decisivo a Bergessio in occasione del pareggio. Un errore del "papu" innesca la ripartenza della terza rete ospite. Troppo molli, obiettivamente i rossazzurri. Troppo, troppo. Ma questa volta hanno sbagliato tutti, compreso il Cholo. Dovranno riscattarsi, sputando sangue a Torino.


Task fars(a)

Ribadito in maniera inequivocabile come la Lazio abbia vinto nettamente e meritatamente, mi viene da sorridere pensando al mitico presidente Lotito, un personaggio fantasmagorico che, se non ci fosse, bisognerebbe inventarlo. Sta portando in alto la Lazio con la sua politica di rigore, sebbene alquanto "sui generis" nella gestione mediatica, bisogna dargliene atto. E a me sta simpatico. La sua ultima invenzione, la "task force" per vigilare sulla regolarità di questo finale di campionato, poi, si inscrive a pieno titolo nella leggenda del fantapallone stile "Maidiregol". Una trovata veramente geniale. Proprio per tali motivi, ai più parrebbe opportuno che questo "commando" della giustizia, questo manipolo di eroi della legalità messi insieme per salvare il mondo del pallone italico, prenda i provvedimenti del caso nei confronti del collaboratore di linea del signor Rizzoli, Faverani, che sull'1-1, in un momento decisivo del match, ha concesso il raddoppio a Mauri in netta posizione di fuorigioco. E' vero, la Lazio ha meritato, nulla da eccepire, viva la Lazio; però il calcio è strano: a quante partite "stregate" abbiamo assistito, strane gare caratterizzate dal dominio di un team che non riesce a vincere per sfortuna o imprecisione sotto porta? Ci sta. Bene, quello è un errore importante, non inferiore, per esempio, al gol di Brocchi non visto al "San Paolo". La "task force" riuscirà nell'intento di risarcire il Catania di questo torto evidente? "Qui monet quasi adiuvat", scriveva l'immortale Plauto nel "Curculio", tanto per rimanere al "latinorum" tanto caro al massimo dirigente capitolino. Chi dà consigli è come se aiutasse. Agli ammonimenti seguano i fatti. Altrimenti, si potrebbe citare Matteo: "Nolite iudicare, ut non iudicemini". Non giudicate, per non essere giudicati. O magari: "Medice, cura te ipsum". Medico, cura te stesso...

 

A Torino per il riscatto

Francamente, il Catania standard da trasferta, o "questo" Catania odierno, non farebbe ben sperare in previsione della gara di Torino contro la Juventus in programma sabato prossimo alle ore 21.00 presso lo stadio Olimpico. Ma il Calcio non è scienza esatta. Ci aspettiamo una reazione veemente, anche in ragione delle dure parole proferite da Pulvirenti nel post-partita. C'è aria di "bastone" in casa Catania. Un giusto bastone. Devono riscattarsi tutti, a cominciare dal tecnico. I tifosi desidererebbero vedere almeno un approccio da squadra che lotta con occhi da tigre. Da compagine che si gioca la vita. Almeno quello. Un'ultima considerazione: se l'A.D. Lo Monaco, con le dichiarazioni "pieditavoliniane" rilasciate in settimana, voleva stimolare i giocatori, dovrà rivedere la sua strategia. Non è quella giusta per "profili psicologici" del genere... Let's go, Liotru, let's go!!!