Pulvirenti: "Pronto ad incontrare i tifosi, voglio riportare il Catania in A"

Nino Pulvirenti, patron del Catania

Nino Pulvirenti, patron del Catania 

Le parole del patron del Catania estrapolate dalla trasmissione televisiva 'Corner' in onda su Telecolor

Ospite di “Corner”, nota trasmissione televisiva in onda su Telecolor, Nino Pulvirenti, patron del Calcio Catania, ha parlato a 360° sulle vicende legate al sodalizio rossazzurro, sugli accadimenti passati e sulle prospettive future. Le immagini degli anni passati in massima serie scorrono veloci, con tutti i loro ricordi: “È bello rivedere queste scene, questo Catania, però fa parte del passato – ha esordito così l’ex presidente degli etnei – . Dobbiamo guardare avanti ed è quello che stiamo facendo. Cosentino? L’ho conosciuto quando prendemmo Barrientos”.

Piano di risanamento concluso in due anni: “Noi abbiamo fatto otto anni di Serie A, poi siamo retrocessi in B e poi, per le note vicende, siamo andati in C. Da lì inizia un calvario sia dal punto di vista sportivo che economico. Il Catania rischiava di fare la fine che hanno fatto altre società, anche più blasonate. La dirigenza attuale ha fatto sì che ciò non accadesse. Oggi il Catania vive abbastanza bene. Questa crisi, che ha coinvolto anche le altre società del gruppo Finaria, aveva prodotto un piano di risanamento quinquennale. Entro il mese prossimo usciremo dal piano di risanamento, concludendo il tutto in due anni anziché cinque. Le prospettive future sono ottime. A parte il primo anno abbiamo fatto due anni di vertice, l’anno scorso e il campionato attuale, le risorse non sono mai mancate”.

Nel 2012 la l'addio di Lo Monaco, nel 2016 il ritorno: “Non c’è una causa precisa, si sono creati dei disguidi fra noi che hanno portato il direttore ad andare via da Catania, non è stata una mia scelta. Poi è arrivato Gasparin, da alcune operazioni di mercato di cui non voglio parlare mi sono accorto che sarebbe stato meglio affiancargli un esperto del settore come Cosentino, ma lui non ha accettato. Pablo è arrivato con quel ruolo ed è diventato operativo dopo la retrocessione, ma ho fatto un errore di valutazione perché non aveva le competenze per amministrare la società. Peraltro in quell'anno non ha percepito alcunché. Dopo il primo anno di Lega Pro (quello della triade Bonanno, Pitino e Ferrigno, ndr) ho capito che non saremmo mai riusciti a svoltare. Ho incontrato Lo Monaco, autorizzato dal giudice, abbiamo parlato cinque minuti, gli ho prospettato la situazione e lui ha accettato all’istante. Gli devo dire grazie, perché nessuno avrebbe preso in mano quella situazione. Lui non l’ha fatto per soldi, ma perché sente il Catania come una sua creatura. Nessuno avrebbe preso il Catania. C’ha messo dei soldi, non mi nascondo a dirlo, così come lo ha fatto anche il presidente Franco, immedesimandosi nella storia del Catania. Lo Monaco ci mette la faccia, il cuore e anche la salute. Ha un doppio lavoro, sia dal punto di vista tecnico ed amministrativo, è tutto sulle sue spalle”.

L'obiettivo è la Serie A: “Dal punto di vista tecnico è stato riorganizzato tutto, anche il settore giovanile. Oggi il Catania ha venduto un calciatore (Di Stefano) ad una squadra di A e ce n'è un altro (Pecorino) prestato ad un’altra squadra di A. Analizzando gli ultimi due anni potevamo essere un po’ avanti, ma questa è la realtà. Noi vogliamo riportare il Catania dove merita, questa è la nostra mission. Vogliamo arrivare al traguardo, che è la Serie A. Le risorse ci sono, ci sono state e ci saranno. Abbiamo fatto degli investimenti importanti, se c’è bisogno ne faremo altri”.

Abbiamo bisogno dei tifosi: "In questi cinque anni non li ho mai incontrati. Sono pronto ad incontrarli, anche una delegazione, per spiegare tutto quello che è successo in questi cinque anni. Il Catania ha bisogno dei tifosi, non possono rimanere fuori. Mettiamo una pietra sopra, abbassiamo tutti quanti i toni, nel rispetto dei ruoli, e ritorniamo ad essere un'unica cosa". Sul possibile ritorno allo stadio: "Ritornerò al "Massimino" non prima di aver scontato la squalifica (nel 2020, ndr). Ritengo che sia giusto espiare la colpa anche in questo modo".